Non so quale sia la percentuale di individui nati a Barnes, quartiere sud-ovest di Londra, che oggi non ha social network. Non lo so, e a dire il vero non lo voglio nemmeno sapere. È quel tipo di curiosità che non avrei la sfrontatezza di domandare neanche a una IA, ammesso che questa possa rispondere in modo sensato a interrogativi del genere. Di certo, però, un figlio del Tamigi introvabile su Insta è Robert Pattinson, attore e star di fama mondiale il cui primo vagito, 38 anni fa, è datato 13 maggio 1986.
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Terzogenito di Richard Pattinson e Clare Charlton, rispettivamente importatore d’automobili d’epoca dagli USA e dirigente di un’agenzia di modelle, il timido Robert cresce in una casa vittoriana nei pressi dell’Hammersmith Bridge, accanto alle sorelle maggiori Victoria ed Elizabeth.
Appassionato sin da piccolo di pianoforte e chitarra, a 13 anni si unisce al Barnes Theatre Company, con cui, in un afflato shakespeariano, ha il privilegio di mettere in scena il Macbeth.
Dal teatro alla TV, poi, il salto è breve, con la partecipazione nel 2004 a La saga dei Nibelunghi, fantasy per il piccolo schermo diretto da Uli Edel.
Robert Pattinson, la svolta nel cinema
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Ma come sanno coloro che hanno fatto il test “A quale casata di Hogwarts appartieni?”, Robert Pattinson inizia a farsi conoscere a livello planetario l’anno successivo, nel 2005, grazie al ruolo di Cedric Diggory in Harry Potter e il Calice di Fuoco, 4⁰ capitolo cinematografico tratto dai romanzi di J.K. Rowling che, oltre all’enorme successo commerciale, può vantare anche una candidatura agli Oscar per la migliore scenografia.
Un palcoscenico importante il Torneo Tremaghi, dove il Tassorosso dà sfoggio di tutte le migliori virtù, tra cui, secondo gli Albus Silente di icrewplay.com, spiccano la correttezza e la lealtà. Ciò non sarà sufficiente a rinnovargli il contratto, a causa delle manie di protagonismo di un imprecisato sgherro di Lord Voldemort, autoinvitatosi alla competizione.
Quindi, di conseguenza, niente Harry Potter e l’Ordine della Fenice per il nostro Robert, il quale, tuttavia, da voci di corridoio la cui origine è da rintracciare ne La Camera dei Segreti, scopre dell’esistenza del casting di Twilight, nel quale è vacante la parte di Edward Cullen.
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Il resto è storia, con il magnetico vampiro che vivrà l’intenso amore con Bella Swan (Kristen Stewart), sia dietro le telecamere dirette da Catherine Hardwicke che nella finzione della realtà.
Ispirata ai romanzi di Stephenie Meyer, la saga dei 5 film di Twilight (2008-2012) avrà numeri incredibili al botteghino, con un incasso stimato dai contabili di Summit Entertainment di 3,3 miliardi di dollari (e 47 centesimi…), proiettando così Robert Pattinson nell’Olimpo degli attori più pagati al mondo.
Robert Pattinson, i film indipendenti
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Grondante di dollari e idolo delle teenager, il Nostro, bontà sua, decide di scostarsi dai ruoli che l’hanno reso celebre a livello internazionale, con scelte audaci in discontinuità con il passato.
Eccolo allora, novello Grande Artista, in Cosmopolis (2012), pellicola in cui interpreta un miliardario a New York su una limousine, diretto da David Cronenberg. Tratto dal romanzo di Don DeLillo, il film avrà fortuna presso la critica, con una candidatura alla Palma d’Oro del Festival di Cannes.
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Sempre nel 2012, poi, Pattinson è protagonista di Bel Ami – Storia di un seduttore, opera tratta dallo scritto del 1885 di Guy de Maupassant in cui, nei panni di George Duroy, si diletterà a trattar le donne, al fine di scalare i ranghi della società parigina tramite l’uso spregiudicato del giornalismo.
Diretto da Declan Donnellan e Nick Ormerod, nel cast, oltre a Robert, cinico Madame Bovary al maschile, spicca un tris di attrici di grido: Uma Thurman, una Madeleine tutta da scoprire, Holliday Grainger, una deliziosa Suzanne in fiore, e Christina Ricci, una Clotilde dalla vivace irrequietezza. Menzione, mi si consenta, altresì per Colm Meaney, l’iconico Capo O’Brien di Star Trek: Deep Space Nine.
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Passati due anni, nel 2014, Robert torna sotto la regia canadese di David Cronenberg, dove dà spirito e voce a Jerome Fontana, comprimario in Maps to the Stars.
Il film, satireggiante nel descrivere lo showbiz nel contesto della cultura occidentale, sarà un successo di critica in particolare per Julianne Moore, protagonista dell’opera e candidata al Golden Globe nel 2015, dopo aver sbancato Cannes col trionfo del Prix d’interprétation féminine.
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In Civiltà perduta, scritto e diretto da James Gray nel 2016, largo a un inedito look per Robert Pattinson. Nei panni del Caporale Costin, infatti, per la prima volta lo si può ammirare con la barba lunga, accompagnata da un paio di baffi che, pare, vadano molto di moda presso la Rhode Island School of Design.
Estetica trasandata a parte, la pellicola è la storia del leggendario esploratore Percy Fawcett, interpretato dal già protagonista di Pacific Rim Charlie Hunnam, il quale, scomparso senza lasciare traccia nel 1925 nella giungla amazzonica assieme al primogenito Tom Holland (Jack Fawcett), era in cerca della mitologica città di Z.
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Pizzetto per il Nostro nel 2017, protagonista sul Grande Schermo con Good Time. Diretto dai fratelli Josh e Benny Safdie, autorità nelle produzione indipendenti, il film narra di un delinquente di bassa lega, Connie Nikas, responsabile di una rapina in banca in correità col fratello minore Nick, affetto da disturbi mentali. In seguito all’arresto di quest’ultimo, Patterson crederà di averlo fatto evadere dalla morsa di Rikers Island, prima di accorgersi, in realtà, di aver liberato un galeotto ad alto tasso di LSD.
Un successo di critica per i registi, financo in competizione per la Palma d’Oro a Cannes, che nel 2019, poi, realizzeranno Diamanti grezzi, opera con protagonista Adam Sandler che consacrerà i due presso il grande pubblico.
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Il 2018, invece, è l’anno di High Life, dramma fantascientifico per la regia di Claire Denis. Incarnato da Pattinson, il protagonista è tale Monte, un ergastolano la cui pena detentiva è stata commutata nella partecipazione a una missione interstellare senza ritorno, con finalità di ricerca scientifica.
Accanto al detenuto, ecco riapparire nel ritratto Juliette Binoche, che dalla manager Didi Fancher di Cosmopolis è divenuta la Dottoressa Dibs della nave spaziale n.7.
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Atmosfere oniriche e ottima critica anche per The Lighthouse (2019), pellicola girata in 35 mm e in bianco e nero da Robert Eggers nella quale Robert Pattinson condivide la follia lisergica di un faro con l’esperto Willem Defoe. Candidato all’Oscar per la migliore fotografia, nelle intenzioni del regista il film è tanto freudiano quanto junghiano, con i due mostri sacri della psicologia novecentesca spettatori ideali di simbolismi e citazioni, tra sirene sensuali e tensioni omoerotiche.
Il film, nel concept iniziale, è un adattamento di un racconto incompiuto di Edgar Allan Poe, poi reinterpretato in modo originale dalla sceneggiatura a quattro mani del cineasta e del fratello Max.
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Chiude la sequenza esistenziale Le Strade del Male (2020), thriller-horror corale diretto da Antonio Campos in cui il britannico è Preston Teagardin, un reverendo non esattamente devoto alla dottrina del cristianesimo.
Successo Netflix tratto dal romanzo di Donald Ray Pollock, completano il cast il redivivo Tom Holland, Bill Skarsgård e Riley Keough. Tra guerra, serial killer e sesso, di certo non è il film adatto prima di andare a nanna.
Robert Pattinson, il ritorno alle grandi produzioni
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Nonostante le performance di spessore degli anni ’10, ammettiamolo, per il pubblico casual Robert Pattinson era sparito dai radar da parecchio, relegato ancora a vampiro telepatico dal trucco improbabile di twilightiana memoria.
Con una sfumatura di biondo, tuttavia, eccolo tornare a una grande produzione hollywoodiana, dal budget record stimato di 200 milioni di dollari. Si tratta, ovviamente, di Tenet (2020) di Christopher Nolan, opera vincitrice del Premio Oscar per i migliori effetti speciali, nonché candidata a quello per la migliore scenografia.
Letale in completo di lino come in mimetica, Neil, disinvolto e malinconico, è la misteriosa spalla del Protagonista John David Washington, il cui fil rouge da Grande Artista trascende entropia e linearità cronologica, impreziosendo, vodka tonic alla mano, il bizantinismo cinematografico del regista. A suggellare la quadratura del Sator, poi, le prove di Elizabeth Debicki, Kenneth Branagh, Michael Caine, Aaron Taylor-Johnson e Dimple Kapadia, che, tra agenti segreti e catastrofi planetarie, affrescano un’umanità in fuga dal futuro e intrisa di anti-tempo.
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Appena di qualche spicciolo in meno, nel solco dei colossal ricercati della nuova era pattinsoniana, è il budget di The Batman (2022), reboot del franchise di Gotham City firmato Matt Reeves. Perfetto da vedere a Halloween, il Nostro, nei panni di Bruce Wayne/Sono Vendetta, è alle prese con i delitti autunnali del cosiddetto Enigmista (Paul Dano), il quale è avvezzo lasciare macabri indovinelli indirizzati al pipistrello mascherato.
Dal sapore più tetro della già cupa trilogia nolaniana, illuminano il film la gattara mascalzona Zoë Kravitz (Catwoman), il mafioso da bowling John Turturro (Carmine Falcone), il mai protagonista Peter Sarsgaard (Gil Colson), il Pinguino di Oswald detto Oz (Colin Farrell) e, infine, un Alfred Pennyworth più mercenario che maggiordomo (Andy Serkis). Candidato a tre Premi Oscar, non dirò che durante le tre ore di pellicola ho perso il filo più volte, dato che, aziendalista come sono, non vorrei contraddire la recensione da 10 presente su questo sito.
Robert Pattinson, progetti futuri
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Sulla scia di quello di Christian Bale, anche il Batman di Robert Pattinson, in teoria, dovrebbe dispiegarsi in una trilogia, con il sequel del primo capitolo previsto nelle sale a ottobre 2027.
Più immediata, di contro, l’uscita del fantascientifico Mickey 17, in cui il Nostro è al centro dei dilemmi esistenziali di un essere umano clonato tramite stampante 3D, infinitamente sacrificabile in vista della colonizzazione del pianeta ghiacciato Niflheim. La pellicola scritta e diretta da Bong Joon-ho, salvo ulteriori rinvii, sarà sul Grande Schermo a marzo 2025.
Progetto avviato, dulcis in fundo, per L’Odissea dell’onnipresente Christopher Nolan, il quale, tra le stelle omeriche coinvolte, pare abbia reclutato altresì Robert Pattinson.
Robert Pattinson, vita privata
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Si sa poco sulla vita lontano dai riflettori del buon Robert, vedasi, ad esempio, quanto detto nel primo paragrafo di questo ritratto. Quel che è sicuro è che in seguito alla relazione con Kristen Stewart, nata e sepolta (quasi) sul set di Twilight (2009-2013), ha frequentato per tre anni (2014-2017) la popstar britannica FKA twigs, al secolo Tahliah Barnett.
Dal 2018, invece, Pattinson ha cominciato la relazione con la modella, cantante e attrice Suki Waterhouse, che ha partorito il loro primo figlio, di cui non si conosce né il nome né il sesso (ma pare sia una femmina), nel marzo 2024.
Il gossip internettiano, inoltre, afferma che i due neogenitori si sarebbero sposati in gran segreto ai Caraibi, proprio in concomitanza del Capodanno 2025.