L’edizione dei Golden Globe al tempo del Covid si divide tra New York e Los Angeles, condotta da Tina Fey e Amy Pohler. Trionfa tra le serie ‘The Crown’, per i film vincono Borat 2 e Nomandland. Chloé Zhao migliore regista 37 anni dopo Barbra Streisand
Una cerimonia ibrida, per forza di cose, vista la pandemia in atto, con i nominati collegati su Zoom. Le conduttrici Tina Fey ed Amy Pohler hanno fatto del loro meglio per ravvivare la serata, aiutate dai ‘presenter’ incaricati di annunciare le varie categorie premiate. Le padrone di casa, l’una in diretta dal tradizionale Beverly Hills Hilton Hotel e l’altra dagli storici studi del Saturday Night Live, situati all’interno del Rockfeller Center, hanno iniziato commentando la platea, riempita da persone che si sono occupate dell’emergenza sanitaria: “Grazie mille di essere qui voi così le celebrità se ne stanno tranquille e sicure a casa. Solitamente qui ci sarebbero Meryl Streep che non sa nemmeno per quale film sta qui o Tarantino che tocca i piedi a tutti sotto i tavoli.”
Un solo premio arriva per l’Italia. La migliore canzone dei Golden Globe dell’era Covid, è Io sì (Seen) di Diane Warren, interpretata dalla nostra Laura Pausini per il film La vita davanti a sè. La vittoria annunciata di Nomadland – ancora una volta il Leone d’Oro ha portato fortuna – non sorprende e consegna a Chloé Zhao anche il trofeo di miglior regista, seconda donna a vincere nella storia del premio dal 1984 quando era stata Barbra Streisand con Yentl ad essere premiata (e poi esclusa dall’Oscar). Qui sotto puoi guardare il trailer italiano del film.
Collegata da casa, seduta davanti a un candido pianoforte a coda, Laura Pausini ha ringraziato alternando italiano e inglese: “Sono così orgogliosa, ho la pelle d’oca. Grazie mille”, ricordando il regista Edoardo Ponti, Sophia Loren e naturalmente Diane Warren, autrice del testo. La cantante romagnola adesso vede la candidatura all’Oscar molto vicina: “Dedico questo premio a tutti coloro che vogliono e meritano di essere ‘visti’ e a quella ragazzina che 28 anni fa vinse Sanremo e non si sarebbe mai aspettata di arrivare così lontano. All’Italia, alla mia famiglia, a tutti coloro che hanno scelto me e la mia musica e mi hanno reso quello che sono oggi. E alla mia bellissima figlia, che da oggi vorrei ricordasse la gioia nei miei occhi, sperando che cresca e continui sempre a credere nei suoi sogni”.
#IoSi won the 2021 @goldenglobes as #BestOriginalSong
GRAZIE!
THANK YOU@Diane_Warren @EdoardoPonti #sophialoren @NiccoloAgliardi #TheLifeAhead #GoldenGlobes #GoldenGlobes2021 pic.twitter.com/TUDsG2W8GA— Laura Pausini (@LauraPausini) March 1, 2021
Dopo il clamoroso exploit di Parasite dello scorso anno è un altro film sudcoreano, Minari di Lee Isaac Chung ad essere incoronato miglior film in lingua straniera, battendo la concorrenza del danese Un altro giro, fresco trionfatore agli European Film Awards. Il regista, sudcoreano ma naturalizzato americano, con la figlia di sette anni in braccio, ha detto: “Lei è la ragione per cui ho fatto questo film. Esso racconta di una famiglia che sta imparando a parlare una sua lingua: la lingua del cuore. Io stesso ho cercato di impararla e trasmetterla agli altri soprattutto in questo ultimo anno”. Il film infatti racconta la storia autobiografica di una famiglia di immigrati dalla Corea del Sud che nell’Arkansas vuole costruire una fattoria e del rapporto, complicato e tenero, che si instaura tra il figlio più piccolo e la nonna arrivata dalla Corea.
Tra gli interpreti indiscutibili le vittorie di Chadwick Boseman e Sacha Baron Cohen. In Ma Rainey’s Black Bottom accanto a Viola Davis, Boseman è semplicemente superbo: il suo volto emaciato e sofferente esprime alla perfezione l’interiorità del giovane musicista geniale ed incompreso, proveniente da un passato fatto di violenza e sopraffazione. Una prova estrema e commovente, che mi ha ricordato quella di Massimo Troisi ne Il Postino. I leoni da tastiera che la ritengono una vittoria del ‘politically correct’, un contentino sentimentale dato all’estabilishment afroamericano, evidentemente non hanno visto il film o sono in malafede. La nostra redazione lo considera al contrario il giusto riconoscimento ad un grande professionista che ha donato tutto il suo talento ad un personaggio che ha amato fino all’ultimo istante. Commossa la moglie di Boseman: “Se lui fosse qui ringrazierebbe il Signore, il suo team e tutti quelli che hanno lavorato a questo progetto. Direbbe qualcosa di bellissimo e di grande ispirazione che amplifica la piccola voce che abbiamo dentro di noi e direbbe di tenere duro che ce la faremo. Io non ho le sue parole ma dobbiamo prendere tutti i momenti che possiamo per festeggiare quelli che amiamo. Tesoro, sei sempre con me”.
L’insinuazione appare infondata anche alla luce dell’affermazione del collega Cohen, l’attore forse più politicamente scorretto del mondo. In Borat – Seguito di film cinema (miglior commedia dell’anno) mette alla berlina in modo esilarante l’ipocrisia della presidenza Trump e della sua propaganda. Unica delusa del fortunato sequel la rivelazione Maria Bakalova, da molti data come favorita, battuta dall’outsider Rosamund Pike, detestabile tutore legale nella commedia nera I care a lot. Sorpresa, l’attrice ha reso omaggio alla collega: “Celebro il coraggio di essere da sola in una stanza con Rudolph Giuliani”. Miglior attrice drammatica è la cantante trentasettenne Andra Day, scelta come Billie Holiday, perseguitata dall’FBI nel film The United States vs Billie Holiday che supera la concorrenza agguerrita di Viola Davis madre del Blues, della nomade Frances McDormand, della sofferente Vanessa Kirby di Pieces of a Woman e soprattutto della Carey Mulligan di Una donna promettente (dopo le sue interpretazioni in An Education, Drive, Il grande Gatsby e Via dalla pazza folla tifavo per lei, che considero una delle migliori attrici della sua generazione). Il processo ai Chicago 7 conquista il Golden Globe per la sceneggiatura, vibrante ed ispirata, di Aaron Sorkin. Tra i non protagonisti si afferma Daniel Kaluuya (Scappa – Get Out) per la parte del leader delle pantere nere Fred Hampton, il quale curiosamente appare anche ne Il processo ai Chicago 7 interpretato in quel caso da Kelvin Harrison Jr., mentre è un gradito ritorno al Golden Globe quello di Jodie Foster, che ottiene il premio per The Mautitanian, stavolta come non protagonista, 29 anni dopo Il silenzio degli innocenti. Amanda Seyfried, favorita della vigilia per il grande sconfitto Mank (6 nomination e nessun premio) può consolarsi, avendo perso con una fuoriclasse. L’attrice ringrazia mano nella mano con la moglie Alexandra Hedison in pigiama, dal divano di casa propria, con tanto di cagnolino in braccio (foto).
Miglior film d’animazione è Soul, targato Disney Pixar: non è un capolavoro come Inside-Out o Coco, ma diverte e fa riflettere. Il film vince anche per la colonna sonora jazz arricchita dagli assoli al piano del protagonista, doppiato da Jamie Foxx.
Serie tv
La quarta stagione di The Crown s’impone come miglior serie drammatica, un dominio incontrastato ribadito quando si passa ai premi per i suoi attori. La venticinquenne Emma Corrin fa centro conquistando il premio per la miglior attrice in una serie drammatica e dedica il riconoscimento a Lady D, da lei ritratta con fedeltà e rispetto: “A Diana che mi ha insegnato l’empatia oltre ogni limite”. Josh O’Connor, dal canto suo è un principe Carlo più affascinante (non ci voleva poi molto) e complesso dell’originale e si laurea miglior attore in una serie drammatica, dedicando un pensiero ai tanti colleghi in difficoltà per la chiusura dei teatri: “Io sono molto fortunato ad essere in grado di lavorare ma tante persone non lavorano e sentono un senso di isolamento, il lavoro è una priorità per tutti”. The Crown regala il Golden Globe da non protagonista anche a Gillian Anderson la cui trasformazione (la rivedremo in Sex Education 3) in una Lady di ferro credibile si è giovata del confronto con l’eccezionale Olivia Colman/Elisabetta II, costretta anche quest’anno ad arrendersi alla più giovane Corrin: l’appuntamento col Golden Globe è solo rimandato. Sul fronte della commedia doppio riconoscimento per la sorpresa dell’anno Schitt’s Creek, miglior serie-commedia che vanta anche la vittoria di Catherine O’Hara (ex madre smemorata in Mamma ho perso l’aereo). Come miglior attore di una serie drammatica invece ha vinto Mark Ruffalo (I Know This Much Is True- Un volto due destini nel quale si destreggia interpretando due fratelli gemelli) che, abbracciato dai figli, ha tenuto un discorso serio: “Dobbiamo essere coraggiosi, è il momento per la nostra nazione di voltare pagina per ottenere più giustizia e inclusione e per curare la nostra madre terra”. Ottimo risultato anche per la serie La regina degli scacchi, vero e proprio fenomeno culturale dell’anno soprattutto tra i giovani, che ha rivelato al grande pubblico Anya Taylor Joy, miglior attrice in una miniserie dell’annata, apparsa anche nelle nomination cinematografiche per il ruolo di Emma Woodhouse nella recente riduzione del celebre romanzo di Jane Austen (qui sotto il trailer).
A poche ore dalla cerimonia è scoppiata una polemica che ha colpito l’organizzazione dei Golden Globe. Con l’hashtag #TIMESUPGlobes e lo slogan “cosmetic fixes is not enough” (che si riferisce alla scelta di avere diversi presentatori afroamericani nello show, come i fratelli Jackson e Satche, figli di Spike Lee, ambasciatori di quest’anno) molte star della comunità nera ma non solo. Shonda Rhimes, Ava DuVernay, Olivia Wilde hanno protestato nei confronti della Hollywood Foreign Press Association, colpevole di non contare fra i suoi membri alcun rappresentante di colore. L’associazione ha risposto in tutta fretta con un comunicato in cui ha dichiarato che lavoreranno per allargare la partecipazione a giornalisti neri e di altri background non rappresentati. Non ha contribuito a gettare acqua sul fuoco Spike Lee (il cui film sui soldati afroamericani in Vietnam Da 5 Bloods – Come fratelli non è stato candidato: lo trovi su Netflix) che a Variety ha detto: “La Hollywood Foreign Press Association ha chiaramente molto da fare. Tuttavia, è stata una gioia vedere i nostri figli Satchel e Jackson come ambasciatori ai Golden Globe. Spero che l’HFPA capisca che per rimanere rilevante, deve diversificare la propria appartenenza. Mettete alcune sorelle e fratelli su quel muro. “
(Golden Globe 2021: in grassetto i vincitori)
Miglior film drammatico
Nomadland (Searchlight Pictures)
The Father (Sony Pictures Classics)
Mank (Netflix)
Promising Young Woman (Focus Features)
Il processo ai Chicago 7 (Netflix)
Miglior commedia o musical
Borat 2 (Amazon Studios)
Hamilton (Walt Disney Pictures)
Palm Springs (Neon)
Music
The Prom (Netflix)
Miglior regista
Chloé Zhao, Nomadland (Searchlight Pictures)
Emerald Fennell, Promising Young Woman (Universal Pictures)
David Fincher, Mank (Netflix)
Regina King, One Night in Miami (Amazon Studios)
Aaron Sorkin, Il processo ai Chicago 7 (Netflix)
Migliore sceneggiatura
Aaron Sorkin, Il processo ai Chicago 7
Emerald Fennell, Promising Young Woman
Jack Fincher, Mank
Florian Zeller e Christopher Hampton, The Father
Chloé Zhao, Nomadland
Miglior serie, musical o commedia
Schitt’s Creek (Cbc)
The Flight Attendant (Hbo Max)
The Great (Hulu)
Emily in Paris (Netflix)
Ted Lasso (Apple Tv Plus)
Miglior attore in una serie tv drammatica
Josh O’Connor (The Crown)
Jason Bateman (Ozark)
Bob Odenkirk (Better Call Saul)
Al Pacino (Hunters)
Matthew Rhys (Perry Mason)
Miglior attrice in una miniserie o film tv
Anya Taylor-Joy (La regina degli scacchi)
Cate Blanchett (Mrs. America)
Shira Haas (Unorthodox)
Nicole Kidman (The Undoing)
Daisy Edgar-Jones (Normal People)
Miglior attrice di commedia o musical
Rosamund Pike (I Care a Lot)
Maria Bakalova (Borat 2)
Michelle Pfeiffer (French Exit)
Anya Taylor-Joy (Emma)
Kate Hudson (Music)
Miglior attore in un film drammatico
Chadwick Boseman (Ma Rainey’s Black Bottom)
Riz Ahmed (Sound of Metal)
Anthony Hopkins (The Father)
Gary Oldman (Mank)
Tahar Rahim (The Mauritanian)
Miglior serie drammatica
The Crown (Netflix)
Lovecraft Country (HBO Max)
The Mandalorian (Disney Plus)
Ozark (Netflix)
Ratched (Netflix)
Miglior attrice in una serie drammatica
Emma Corrin (The Crown)
Olivia Colman (The Crown)
Jodie Comer (Killing Eve)
Laura Linney (Ozark)
Sarah Paulson (Ratched)
Miglior attore in una miniserie o film tv
Mark Ruffalo (I Know This Much Is True)
Bryan Cranston (Your Honor)
Jeff Daniels (The Comey Rule)
Hugh Grant (The Undoing)
Ethan Hawke (The Good Lord Bird)
Miglior attore in una commedia o musical
Sacha Baron Cohen (Borat 2)
James Corden (The Prom)
Lin-Manuel Miranda (Hamilton)
Dev Patel (La vita straordinaria di David Copperfield)
Andy Samberg (Palm Springs)
Miglior attrice in un film drammatico
Andra Day (The United States vs. Billie Holiday)
Viola Davis (Ma Rainey’s Black Bottom)
Vanessa Kirby (Pieces of a Woman)
Frances McDormand (Nomadland)
Carey Mulligan (Una donna promettente)
Miglior attore non protagonista
Daniel Kaluuya (Judas and the Black Messiah)
Sacha Baron Cohen (Il processo ai Chicago 7)
Jared Leto (The Little Things)
Bill Murray (On the Rocks)
Leslie Odom, Jr. (Quella notte a Miami)
Miglior attrice non protagonista
Jodie Foster (The Mauritanian)
Glenn Close (Elegia americana)
Olivia Colman (The Father)
Amanda Seyfried (Mank)
Helena Zengel (News of the World)
Miglior attrice in una serie tv commedia
Catherine O’Hara (Schitt’s Creek)
Lily Collins (Emily in Paris)
Kaley Cuoco (The Flight Attendant)
Elle Fanning (The Great)
Jane Levy (Zoey’s Extraordinary Playlist)
Miglior attore in una serie comica
Jason Sudeikis (Ted Lasso)
Don Cheadle (Black Monday)
Nicholas Hoult (The Great)
Eugene Levy (Schitt’s Creek)
Ramy Youssef (Ramy)
Miglior miniserie o film tv
La regina degli scacchi (Netflix)
Normal People (Hulu/Bbc)
Small Axe (Amazon Studios/Bbc)
The Undoing (Hbo)
Unorthodox (Netflix)
Miglior attore non protagonista in una serie o film tv
John Boyega (Small Axe)
Brendan Gleeson (The Comey Rule)
Dan Levy (Schitt’s Creek)
Jim Parsons (Hollywood)
Donald Sutherland (The Undoing)
Miglior attrice non protagonista in una serie o film tv
Gillian Anderson (The Crown)
Helena Bonham Carter (The Crown)
Julia Garner (Ozark)
Annie Murphy (Schitt’s Creek)
Cynthia Nixon (Ratched)
Miglior canzone
Io Si (Seen) per La vita davanti a sé (Netflix) – Diane Warren, Laura Pausini, Niccolò Agliardi
Fight for You per Judas and the Black Messiah (Warner Bros.) – H.E.R., Dernst Emile II, Tiara Thomas
Hear My Voice per Il processo ai Chicago 7 (Netflix) – Daniel Pemberton, Celeste
Speak Now per One Night in Miami (Amazon Studios) – Leslie Odom Jr, Sam Ashworth
Tigress & Tweed per The United States vs. Billie Holliday (Hulu)
Miglior colonna sonora cinematografica
Trent Reznor, Atticus Ross, Jon Batiste per Soul
Alexandre Desplat per The Midnight Sky
Ludwig Göransson per Tenet
James Newton Howard per News of the World
Trent Reznor, Atticus Ross per Mank
Miglior cartoon
Soul (Walt Disney Pictures)
The Croods: A New Age (Universal Pictures)
Onward (Walt Disney Pictures)
Over the Moon (Netflix)
Wolfwalkers (Cartoon Saloon)
Miglior film straniero
Minari
Un altro giro
La Llorona
La vita davanti a sé
Due