Una delle storie forse più belle e più rappresentative dei valori che il Natale porta con sé, è sicuramente quella narrata da Charles Dickens nel 1843 con il romanzo Canto di Natale (A Christmas Carol).
Il romanzo è in realtà una critica alla società dell’epoca, attenta solo all’apparenza piuttosto che all’essenza ed è anche una delle più famose e commoventi storie sul Natale al mondo.
Narra della conversione del vecchio e tirchio Ebenezer Scrooge, visitato nella notte di Natale da tre spiriti (il Natale del passato, del presente e del futuro), preceduti da un’ammonizione dello spettro del defunto amico e collega Jacob Marley.
Il Canto unisce al gusto del racconto gotico l’impegno nella lotta alla povertà e allo sfruttamento minorile, attaccando l’analfabetismo, l’ignoranza e la pochezza d’animo dell’uomo medio.
Come spesso accade, anche il cinema ha iniziato ad interessarsi a questa storia meravigliosa, che nel tempo è stata modificata e rinnovata, mantenendo sempre e comunque intatto quel l’inconfondibile alone di mistero, humor e sentimento.
E così, facendo un’approfondita ricerca, scopriamo che esistono circa 50 versioni cinematografiche di questa storia, che a partire dal 1901, fino ai giorni nostri, hanno dato il proprio contributo a questo raccnto.
Il cinema l’ha cominciato ad adattare dal 1901 prima dell’arrivo del sonoro, con Scrooge, or, Marley’s Ghost, un cortometraggio muto diretto da Walter R. Booth e prodotto da Robert W. Paul.
e poi ancora nel 1908 nel 1910 (Il sogno dell’usuraio) nel 1914 e nel 1916, sempre versioni mute, quando ancora l’audio era qualcosa di impensabile.
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È stato però nella seconda metà del Novecento che Canto di Natale ha cominciato a diventare anche altro, qualcosa di plastico da manipolare e reinventare, in base anche ai gusti e alle mode dei decenni.
Il primo cortometraggio sonoro risale al 1928, si intitola Scrooge ed ha una durata di 9 minuti mentre è del 1935 quello che può a tutti gli effetti essere considerato il primo film sonoro, diretto da Henry Edwards per la durata di 78 minuti.
Il protagonista Seymour Hicks aveva interpretato il personaggio di Ebenezer Scrooge numerose volte in teatro sin dal 1901, e quindi in uno dei primi adattamenti cinematografici nel 1913.
Dal 1938 in poi la storia è stata declinata in tutte le salse possibili: titolo in inglese, titolo in italiano, cartone animato, film di animazione, pellicola con titolo che non avesse nulla a che vedere con la storia originaria, insomma un’ossessione quasi.
Fra quelle più celebri con l’originario titolo in inglese A Christmas Carol (1999), una versione televisiva statunitense, prodotta dalla rete televisiva Turner Network Television; protagonista è l’attore inglese Patrick Stewart nel ruolo di Ebenezer Scrooge.
La pellicola si distingue per una non comune serietà ed austerità, nata dal fatto che Stewart aveva finito da poco una serie di letture del libro a Broadway e qualcuno pensò di sfruttare la cosa per farne una versione televisiva.
Nessuno poteva però prevedere che il risultato sarebbe stata una delle versioni più autoriali in assoluto.
A Christmas Carol (1971)
Il premio per la versione animata meno conciliante, quella che più di tutte sposa il concetto che il Canto di Natale è innanzitutto una storia di fantasmi, è quella del 1971 di Richard Williams (il genio dietro Chi ha Incastrato Roger Rabbit?!, The Thief and The Cobbler e molto altro).
È prodotto anche da Chuck Jones e comprende diverse tecniche innovative d’animazione, più un character design impeccabile per tutti i fantasmi (molto vicino alle illustrazioni originali di John Leech) unito ad un tono lugubre che lo rendono un classico dell’attrazione/repulsione infantile.
A Christmas Carol (2009)
È probabilmente la versione del Canto di Natale più aderente alla storia scritta da Charles Dickens. Uscito nel 2009, il film è stato diretto da Robert Zemeckis ed è stato prodotto e distribuito da Walt Disney. La sua particolarità? La tecnica con cui è stato realizzato: quella della performance capture in CGI.
Jim Carrey interpreta tutte le parti principali, in un delirio piacevolissimo di azione, idee, recitazione plastica e sperimentazione con nuove tecniche. Tra le versioni moderne senza alcun ombra di dubbio è la migliore, al tempo stesso teatrale e cinematografica.
Zemeckis ha più volte ribadito che Canto di Natale è una delle sue storie preferite soprattutto in tema di viaggi temporali e per questa pellicola ha deciso di riutilizzare la tecnica denominata motion capture già mostrata in Polar Express e La leggenda di Beowulf.
Il film è stato prodotto con un budget di circa 200 milioni di dollari.
Come dicevamo, la storia è stata spesso l’imput, il punto di partenza per sviluppare storie molto affini alla trama, che resta comunque trainante.
La più bella storia di Natale (1970)
È britannica ed è una delle prime versioni (di peso) a fare del Canto di Natale qualcos’altro. Con Albert Finney nella parte di Scrooge e Alec Guinness in quella del fantasma di Marley, questa versione musicale è diventata ben presto la pietra di paragone per chiunque dovesse fare qualcosa di “diverso” intorno a questa storia ormai arcinota.
Il primo spirito infatti, è interpretato da una donna anziana, forse per indicare gli anni trascorsi. In questo film inoltre Scrooge si ritrova nell’Inferno durante il suo viaggio nel futuro, dove Marley fa una seconda apparizione.
Blackadder’s Christmas Carol (1988)
The Black Adder, successivamente diventato Blackadder, è stata una serie tv di importanza fondamentale per la televisione britannica. Era ideata da Rowan Atkinson e Richard Curtis (la medesima coppia che avrebbe poi ideato Mr. Bean) e ogni stagione era ambientata in un’epoca storica diversa.
Lo speciale di Natale ha l’idea geniale di ribaltare i presupposti: un uomo d’affari di gentilezza e bontà incredibili viene visitato dai soliti fantasmi e scoprirà cose che lo faranno diventare un meschino, avido, bastardo (clicca qui per acquistare )
Lo schiavo dell’oro (1951)
È sostanzialmente la versione più nota tra quelle storiche e fedeli, il Canto di Natale per come è stato conosciuto per decenni. Produzione britannica con nel ruolo di Scrooge l’attore che più viene identificato con esso, Alastair Sim (era anche la voce della versione animata del 1971.)
Più di ogni altro, l’attore scozzese riuscì a tratteggiare la complessa personalità e la psicologia del personaggio, sottolineandone le fragilità, le timidezze, la solitudine, l’umorismo e soprattutto il suo represso bisogno di affetto.
La sceneggiatura sfrutta la pieno le qualità dell’attore soffermandosi in particolare a ricostruire le vicende di vita che hanno portato Scrooge ad essere quello che è, e alla sua infelicità presente.
Da segnalare la scena straziante al capezzale di Marley (peraltro inventata) dove emerge tutta la miseria interiore del vecchio Scrooge.
Asciutta e fedele all’originale, è la migliore rivisitazione del racconto ed ebbe subito grande diffusione e successo internazionale.
La rivolta delle ex (2009)
E’ un film del 2009 diretto da Mark Waters, ed interpretato da Matthew McConaughey e Jennifer Garner. Il film è una libera rilettura, in chiave moderna, del Canto di Natale di Charles Dickens.
Il film è uscito nelle sale italiane dal 3 luglio 2009.
Il primo abbozzo di questo film risale addirittura al 2003 e avrebbe dovuto vedere Ben Affleck nel ruolo principale. Quando è saltato quel primo accordo produttivo, anche l’ipotesi Affleck è tramontata. Curiosamente, però, è quella che al tempo era la moglie di Affleck, cioè Jennifer Garner, ha ottenuto la parte femminile principale.
Per la parte dello zio Wayne sono stati considerati anche Jack Nicholson, Warren Beatty, Bill Murray e Robert De Niro.
Un film che scorre sereno, con qualche momento divertente prima del finale denso di buoni sentimenti con tanto di lezione morale per il protagonista.
Cupido di Natale (2010)
Film per la televisione statunitense del 2010.
Una giornalista single di Hollywood, Sloane Spencer, riceve a Natale la visita del fantasma di una sua ex cliente che ha perso la vita in un incidente. Quest’ultima porta Sloane in uno strano viaggio che le mostra come sarebbe stata la sua vita se fosse rimasta insieme a uno dei suoi ex fidanzati.
Il fantasma vuole cercare di far capire alla protagonista che è importante dare spazio ai sentimenti e alla vita privata, e non solo alla carriera e al successo come Sloane è solita fare.
Non più i fantasmi di Dickens quindi, ma gli ex della sua vita che le vengono in soccorso: idea moderna, adatta forse a incontrare i gusti dei giovani d’oggi.
Sos Fantasmi (1988)
Piegata e cambiata radicalmente, ambientata in un network televisivo malvagio, spietato, violento e sessualmente spregiudicato, la storia del Canto di Natale non perde un colpo, anzi.
Bill Murray è lo Scrooge moderno perfetto, totalmente concentrato sulla propria carriera lavorativa che ha inevitabilmente perso le persone a lui più care e nonostante l’ambientazione, i tempi e il linguaggio diversi, la trama dei viaggi nel tempo regge perfettamente.
Questa è una delle versioni più sottovalutate (innanzitutto da Murray, che non lo sopporta) ma anche una delle più memorabili.
Natale a casa Deejay (2004)
E’ un film del 2004 diretto da Lorenzo Bassano e liberamente ispirato a Canto di Natale di Charles Dickens.
Il film, girato a Vimercate, in provincia di Monza e Brianza, è interpretato dai deejay di Radio Deejay, ed è il primo film ad essere stato realizzato da una emittente radiofonica.
Il lungometraggio è stato distribuito direttamente in home video.
Con la partecipazione straordinaria di Fiorello, Gianni Morandi, Gerry Scotti, Paola Cortellesi, Articolo 31 e la medaglia d’oro Stefano Baldini, oltre che naturalmente tutti i componenti della celebre emittente radiofonica, riesce a creare il gusto connubio fra comicità e sentimenti.
Dickens: L’uomo che inventò il Natale (2017)
È l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 2008 di Les Standiford, a sua volta ispirato al celebre romanzo Canto di Natale di Charles Dickens.
Uscito nel 2017 sotto la regia di Bharat Nalluri, Dickens: L’uomo che inventò il Natale ripercorre la storia di colui che al Canto di Natale ha dato vita. Stiamo ovviamente parlando del suo autore, Charles Dickens. All’interno del lavoro cinematografico ne viene ricostruito il processo creativo che lo portò, dopo una serie di fallimenti editoriali, a lavorare a questo suo grande successo, capace di rilanciarne la carriera.
Una storia così natalizia e piena di buoni sentimenti, non poteva ovviamente non toccare anche il mondo ei cartoons, nascono così ance in questo genere, vari adattamenti della storia.
Festa in casa Muppet (1992)
Se l’originale storia del Canto di Natale, quella scritta da Charles Dickens, presenta ben pochi momenti di ilarità, la sua versione realizzata con l’impiego dei Muppets si discosta decisamente da essa, mantenendone lo schema iconico, ma aggiungendo quella dose di umorismo tipico delle celebri marionette che piace a tutta la famiglia.
È lo special natalizio dei Muppet pensato su un formato lungo. Kermit è il povero dipendente di Scrooge, miss Piggy ovviamente sua moglie e con un colpo di genio Gonzo fa il narratore, cioè Dickens stesso. Nella parte di Scrooge un ineffabile Michael Caine.
Bugs Bunny’s Christmas Carol (1979)
Tutto il Canto di Natale (o quasi) in 8 minuti. La versione migliore delle molte fatte nei cartoni Looney Tunes è una in cui Yosemite Sam è Scrooge e Bugs Bunny un nipote del suo dipendente che si traveste da diversi fantasmi per spaventarlo e convertirlo.
Tagliano corto su tutto ma rispettano lo spirito, traducono la storia in una versione fatta di botte, botti e risate nello stile Looney Tunes, in cui Bugs Bunny come sempre trionfa. Eppure l’atmosfera è quella giusta.
Il canto di Natale di Topolino (1983)
Rimanendo sempre all’interno della Walt Disney Pictures, come dimenticare il film di animazione Canto di Natale di Topolino, che traspone il romanzo di Charles Dickens nel mondo di Mickey Mouse. Nei panni di Ebenezer Scrooge troviamo, ovviamente, Paperon de’ Paperoni, fedelissimo allo spirito natalizio, molto abile nel glissare sui fantasmi e utilizzarli nella chiave più rassicurante possibile, Il canto di Natale di Topolino è un esempio di impeccabile logica Disney applicata ad un classico.
Soprattutto ha una narrazione così scorrevole e innocua (è di Burny Mattinson che poi avrebbe scritto tutti i lungometraggi Disney degli anni ‘90) da non essere invecchiato di un giorno.
Canto di Natale di Topolino fu in gran parte un adattamento animato di un musical audio del 1974 della Disneyland Records intitolato An Adaptation of Dicken’s Christmas Carol. Il musical era caratterizzato da simili dialoghi e cast di personaggi, ad eccezione dei fantasmi dei Natali passati e del Natale futuro.
Il film fu nominato per un Oscar al miglior cortometraggio d’animazione ai Premi Oscar 1984, ma perse a favore di Sundae in New York. Era la prima nomination per un cortometraggio di Topolino da Topolino e la foca (1948).
Barbie e il canto di Natale (2008)
Film d’animazione in computer grafica del 2008 diretto da William Lau, e distribuito direttamente per il mercato home video.
Barbie e il Canto di Natale è un tenero adattamento del classico racconto di Charles Dickens, pieno di canzoni natalizie, abiti fantastici e risate.
Data la protagonista, non poteva essere che una versione al femminile e con varie modifiche per alleggerire la storia (visto che il target è preferibilmente il pubblico dei bambini).
La protagonista naturalmente è Barbie nei panni di Eden Starling, la sofisticata cantante e primadonna di un teatro della Londra dell’epoca vittoriana. Con il suo inseparabile e altezzoso gatto, Chuzzlewit, Eden pretende che tutti i membri della compagnia passino il giorno di Natale in teatro, impegnati nelle prove.
Neppure la costumista e amica d’infanzia di Eden, Catherine, riesce a convincerla a non essere così egoista e capricciosa. Toccherà a tre insoliti Spiriti del Natale condurre Eden in un viaggio fantastico che lo farà scoprire il vero senso del Natale e la gioia di dare.
Atmosfera natalizia, tanti colori e una storia classica, rendono anche questa versione piacevole, anche se non rientra certo tra più fedeli trasposizioni del racconto.
I Puffi: A Christmas Carol (2011)
È un cortometraggio d’animazione del 2011 prodotto per la promozione home video del film I Puffi. In questo cortometraggio è stata combinata la tecnica dell’animazione in CGI con quella in 2D.
Il protagonista del cartone è Puffo Brontolone, attorno al quale fanno da comprimari Grande Puffo, Puffetta, Quattrocchi e Forzuto. I loro personaggi appaiono sia in 2D che in 3D assieme a quelli di Inventore, Tontolone, Puffo Cuoco e Puffo Vanitoso. Solo nelle sequenze 2D si vedono anche Burlone, Gargamella e Birba. Golosone e Sarto vengono nominati dal Grande Puffo.
Anche i cani vanno in paradiso – Un racconto di Natale (1998)
Film di animazione statunitense del 1998, diretto da Paul Sabella e distribuito dalla Metro Goldwyn Mayer direttamente nei mercati dell’home video. È il sequel dei film Charlie – Anche i cani vanno in paradiso e Le nuove avventure di Charlie.
Il film racconta di come Charlie, il suo amico Itchy e Sasha cercano di far capire a Carface il vero significato del Natale impersonando i tre fantasmi del racconto di Charles Dickens. Charlie riuscirà a far capire a Carface il vero spirito del Natale facendo rivivergli il suo passato, presente e futuro, e tutto questo prima che scada la mezza notte, infatti l’indomani Carface sarà completamente cambiato e regalerà doni e ossa per tutti i cani del quartiere.
Insomma, Canto di Natale è proprio quella che potremmo definire una storia senza tempo, che è riuscita a sfidare i decenni e ogni genere cinematografico uscendone indenne e ogni volta, se possibile, sempre più forte e migliorata.
Un chiaro esempio di come, quando una storia funziona e bene, anche se modificata continua a piacere.
Probabilmente assisteremo in futuro ad altre interpretazioni di Canto di Natale, e sarà sempre un piacere assistervi, perché la bontà dei sentimenti è qualcosa che ci accompagna sempre, nonostante tutto.