Protagonista di oggi è Josh O’Connor, giovane attore inglese che negli ultimi anni è diventato una delle star più famose, chiacchierate e amate non solo a livello nazionale, ma anche internazionale. La fama è arrivata soprattutto grazie alla terza e quarta stagione di The Crown, in cui interpretava, in modo magistrale, il Principe Carlo. Per questo ruolo ha vinto anche un Golden Globe come miglior attore in una serie drammatica.
Vedi anche: The Crown – la recensione della quarta stagione
Josh O’Connor, però, non è solo The Crown. Di film non ne ha fatti ancora molti, ma quelli che ha fatto, una volta visti, non si dimenticano facilmente; che figuri in un ruolo minore o nel ruolo di protagonista, Josh sa come farsi notare e la sua incredibile bravura rimane decisamente impressa. Andiamo quindi a scoprire qualcosa in più su di lui, sulla sua carriera e sulla sua vita privata e vediamo insieme quali, tra i suoi lavori, sono assolutamente da non perdere. Iniziamo!
Josh O’Connor: infanzia, adolescenza e l’amore per la recitazione
Josh O’Connor nasce il 20 maggio 1990 a Cheltenham, Inghilterra. La madre, Emily, è un’ostetrica, il padre, John, un insegnante. Josh passa tutta la sua infanzia e adolescenza nella sua città natale insieme ai genitori e ai due fratelli, uno più piccolo e uno più grande. Come riportato da lui in più interviste, in famiglia sono tutti “un po’ artisti e molto creativi“; sia la madre che il padre sono lettori accaniti, amanti della poesia e del teatro, suo nonno, John Bunting, era un famoso scultore britannico, mentre la zia materna è la scrittrice Madeleine Bunting. Josh cresce quindi in un ambiente molto stimolante e fin da piccolo il suo sogno è uno: “Volevo essere un artista; il mio obiettivo era o diventare un artista o diventare un attore. Adesso posso dire di esserci riuscito!“.
Da ragazzo frequenta la St. Edwards School, ma non ama studiare e non ottiene mai risultati particolarmente brillanti; la scuola è frustrante, Josh fa fatica a imparare le cose, ha difficoltà a leggere e scopre così di essere dislessico. Ad aiutarlo è proprio la recitazione e in particolare un professore di teatro molto bravo e appassionato.
L’attore racconta così quel periodo della sua vita: “A scuola era un dramma, facevo fatica a fare qualsiasi cosa. Quando ho deciso di studiare recitazione mi hanno detto che l’avevo fatto per non dover studiare troppe materie serie. In realtà gran parte del merito è di un mio insegnate di teatro, molto competente, innamorato del suo lavoro e del teatro. Un giorno ci porta a vedere un’opera di Samuel Beckett. Grazie a lui sono passato dal dire ‘tutto questo è davvero divertente’ a ‘tutto questo è incredibilmente affascinante‘“.
Continua parlando della sua dislessia: “Prima frequentavo un corso di inglese, leggevo Shakespeare e lo trovavo esasperante. Dopo aver iniziato a recitare, invece, improvvisamente il dislessico Josh poteva leggere Romeo e Giulietta e, pur non comprendendo necessariamente ogni parola, aveva compreso la magia del teatro. E da quel momento la recitazione è diventata un’ossessione“.
Spinto da questa improvvisa passione, Josh studia recitazione alla Bristol Old Vic Theatre School, che ha formato alcuni tra i più grandi attori britannici di tutti i tempi, tra cui Olivia Colman, Sir Daniel Day-Lewis, Sir Patrick Stewart e Gene Wilder.
I primi ruoli
Riuscire a sfondare nel mondo dello spettacolo non è facile per nessuno, neanche se sei un attore di talento con tanta voglia di fare e pronto a mettersi in gioco. Anche Josh O’Connor ha dovuto fare una discreta gavetta e i primi ruoli che ottiene, nel 2013, sono piccole particine in alcune serie tv, come Lewis, Law & Order: UK e London Irish. Sempre nel 2013, però, viene scritturato per un episodio della settima stagione di Doctor Who, Hide, al fianco di Matt Smith e di Jenna Coleman, l’allora compagna del dottore Clara. La sua parte è veramente piccolissima, quasi insignificante e poco rilevante per la trama, ma l’attore ha un bellissimo ricordo di quell’esperienza e racconta divertito: “mi si vedeva soltanto all’inizio dell’episodio, per un minuto, forse meno, dicevo qualche battuta e poi venivo strangolato da un alieno“.
Josh aveva detto poco o niente alla sua famiglia di quel ruolo e non aveva neanche specificato che non sarebbe più comparso, che la sua parte era di pochi minuti. A questo proposito racconta: “La sera in cui andò in onda l’episodio, mia madre aveva invitato mia nonna e tutti i suoi amici. Tutta la mia famiglia si era radunata per guardare il mio episodio di Doctor Who. Ero a Tottenham, pensavo ai fatti miei, e all’improvviso ricevo un messaggio da parte di mia madre che dice: ‘Finora tutto bene. Non vedo l’ora di vedere di più.’ E poi 45 minuti dopo me ne arriva un altro che dice: ‘E’ finita così, vero?’. La mia povera mamma era a dir poco delusa. Spero che in questi giorni i miei genitori siano un po’ più soddisfatti di me e del mio lavoro“.
Comunque sia, piccolo ruolo o meno, Doctor Who, che in Gran Bretagna è in assoluto una delle serie tv più amate, è un ottimo trampolino di lancio per giovani attori e offre l’opportunità a Josh di farsi notare dal pubblico e dai più importanti produttori.
Nel 2014 cominciano ad arrivare i primi ruoli degni di nota, anche se Josh continua a rimanere un po’ nell’ombra. Questo è l’anno di Posh, film di Lone Scherfig e adattamento cinematografico dell’omonima opera teatrale di Laura Wade, dove recita insieme a Sam Claflin, Max Irons e Douglas Booth. Sempre nel 2014 entra a far parte del cast di Ripper Street e ottiene anche una piccola parte in Peaky Blinders, dove compare per tre episodi nel ruolo di James, coinquilino di Ada, sorella di Tommy.
Nonostante abbia avuto ben poco screen time, per Josh il tempo passato sul set è stato prezioso. In un’intervista ha detto che lavorare con Cillian Murphy è stato uno dei momenti più belli della sua vita e ha anche rivelato: “Una volta, mentre giravo una scena insieme a Cillian, il regista ha dovuto urlare ‘azione’ più volte perché ero rimasto imbambolato a fissare i suoi occhi“.
Purtroppo del suo personaggio sappiamo poco o niente e non sappiamo neanche se sia ancora vivo e se potrebbe tornare nella nuova stagione. Improbabile, ma perché non sperarci? Noi, dopotutto, stiamo ancora sperando di rivedere Freddie Thorne…
Josh O’Connor spicca il volo
Nel 2015 Kenneth Branagh gli offre una piccola parte in Cinderella, al fianco di Lily James e Richard Madden, mentre Stephen Frears lo vuole sia per The Program, film che ripercorre la vita del ciclista Lance Armstrong, sia per Florence, dove viene raccontata la storia vera della cantante lirica Florence Foster Jenkins, che tutto sapeva tranne cantare. Nel film i veri protagonisti sono, però, Meryl Streep, Hugh Grant e un esilarante Simon Helberg.
Nel 2016 Josh ottiene il ruolo da protagonista nella serie I Durrell – La mia famiglia e altri animali, dramedy andata in onda fino al 2019 e basata sull’omonima saga autobiografica di Gerald Durrell. La storia inizia nel 1935 e racconta la storia della famiglia Durrell; la capofamiglia è la madre Louisa che, dopo la morte del marito, insieme ai quattro figli si trasferisce da Bournemouth all’isola greca di Corfù. Lo show è stato elogiato dalla critica, ottenendo solo recensioni positive, e ha ammaliato il pubblico, riuscendo a farlo divertire moltissimo, ma anche a farlo commuovere. La serie è adesso disponibile su NowTV; se non hai avuto modo di guardarla serie, ti consiglio caldamente di farlo.
Piccola curiosità: come si vede dal video qui sotto, in un episodio della serie è comparsa anche la madre di Josh, Emily… e Josh era felicissimo!
God’s Own Country (2017)
Nel 2017 arriva il primo vero ruolo importante nella carriera di Josh O’Connor, un ruolo che lo rende famoso a livello internazionale. Diretto da Francis Lee, Josh interpreta Johnny Saxby nel film drammatico God’s Own Country, al fianco di Alec Secăreanu. Il film è stato più volte paragonato a I segreti di Brokeback Mountain, ma se in quel film uno dei temi centrali è l’omofobia, in God’s Own Country tutto ruota intorno ai due giovani protagonisti e alla loro storia d’amore.
Protagonista è Johnny Saxby, venticinquenne allevatore di pecore che vive nello Yorkshire. Dopo la morte della madre e dopo che il padre è rimasto semi paralizzato, Johnny rinuncia agli studi, agli amici, a un lavoro in città per aiutare la famiglia nella gestione della fattoria. Johnny è frustrato, amareggiato, insoddisfatto della sua vita e ogni sera, per dimenticare per qualche ora i suoi problemi, si ubriaca e fa sesso occasionale con chiunque gli capiti a tiro. Con l’avvicinarsi della stagione dell’agnellatura, il padre decide di assumere Georghe, un ragazzo romeno, che li aiuterà a gestire la fattoria. Il rapporto tra i due ragazzi inizia nel peggiore dei modi; Johnny fa di tutto per mettere in difficoltà Georghe e si rifiuta di avere un qualsiasi dialogo con lui. Ben presto, però, tra i due nasce un legame profondo, che cambierà la vita a entrambi.
God’s Own Country si regge interamente sui due attori protagonisti, che sullo schermo hanno una chimica incredibile. Come dicevo, fulcro del film è la storia d’amore tra Johnny e Georghe, una storia d’amore riuscitissima, talmente realistica e intensa da farci dimenticare di star guardando un film e due attori che recitano. Nonostante le difficoltà iniziale e nonostante i due ragazzi si conoscano appena, tra di loro si crea una forte intimità, un rapporto di fiducia, in cui l’uno dà all’altro ciò di cui ha bisogno.
Georghe è una persona serena, con se stessa e con il mondo, è consapevole di sé, del proprio corpo, delle proprie emozioni, è felice della propria vita, per quanto non abbia praticamente niente. Johnny, invece, è problematico, inquieto, odia la vita che fa e odia anche se stesso. Insieme, però, cambiano, crescono. Johnny, grazie all’altro, impara a volersi bene e ad accettarsi e capisce anche che il sesso, fino ad allora pura valvola di sfogo, può diventare qualcos’altro, che si può parlare di amore. Il sesso diventa non più solo un modo per ottenere qualcosa, un soddisfacimento sessuale, ma anche un modo per stare con l’altro, un contatto che è un atto di amore totalmente disinteressato.
Il film, che puoi trovare su Amazon Prime Video, ha ottenuto recensione entusiastiche, è stato elogiato dalla critica e amato dal pubblico, tanto da diventare un cult, nonostante sia uscito pochi anni fa. Per l’interpretazione di Johnny, Josh ha vinto un British Independent Film Award come miglior attore e anche un Golden Globe.
Prima di proseguire, ti rivelo una piccola curiosità su God’s Own Country. Come puoi immaginare, Josh e Alec hanno dovuto lavorare molto sui loro personaggi, ma hanno anche dovuto imparare a gestire davvero una fattoria. In particolare, hanno imparato ad assistere le pecore durante il parto e quindi a far nascere gli agnellini. Josh racconta: “Accadeva spesso che, tra una ripresa e l’altra, arrivasse John, un contadino, e ci dicesse ‘ehi venite, dovete far nascere un agnellino’. Quindi io e Alec lo seguivamo, aiutavamo la pecora a partorire e poi eravamo pronti a ricominciare a girare. In tutto credo di aver fatto nascere circa 150 agnelli“.
Only You (2018)
Grazie all’enorme successo di God’s Own Country, nel 2018 arriva un ruolo molto importante. Dopo aver interpretato Marius Pontmercy nella miniserie I miserabili, Josh ottiene il ruolo di protagonista in Only You, film diretto da Harry Wootliff. Viene considerato una commedia romantica, ma Only You è molto più di questo. Se l’idea iniziale era di raccontare una storia d’amore moderna e mostrare come spesso le persone abbiano un’idea un po’ romanzata dell’amore, che difficilmente corrisponde alla realtà, alla fine il film ruota attorno a un tema ancora taboo nel cinema, l’infertilità. Come detto dalla regista: “Credo che tuttora sia quasi più facile parlare di aborti che non di infertilità. Nei film non si parla quasi mai di questo, di cosa significhi non essere in grado di avere un figlio; soffri per la perdita di un qualcosa, di un qualcosa che sarebbe potuto esserci in futuro, ma che in realtà non c’è mai stato. Per le altre persone è come se tu soffrissi la perdita di niente“.
Di infertilità quindi si parla, ma senza stereotipi. Jake (Josh O’Connor), 26 anni, e Elena (Laia Costa), 35 anni, si incontrano per caso un ultimo dell’anno. Condividono un taxi per tornare e casa e lungo il tragitto si innamorano. Un classico colpo di fulmine. Cominciano a uscire insieme e dopo poco Jake va a vivere con Elena. Nonostante la notevole differenza di età e nonostante si conoscano da pochissimo, i due decidono di avere un bambino. Le cose, però, si fanno più complicate del previsto: Elena non riesce a rimanere incinta. Per evitare spoiler non rivelo ulteriormente se non che, trattandosi di una commedia, il lieto fine è garantito.
Come dicevo, la cosa che colpisce del film è che non ci sono stereotipi. L’infertilità è raccontata senza filtri, senza alcun tentativo di edulcorare la realtà. Sarà per questo che una certa fetta di pubblico ha odiato il personaggio di Elena, definendola come “insopportabile“, “ingiusta“, “eccessivamente melodrammatica“, “pazza“. Una reazione che dimostra, ancora una volta, come una donna debba, in qualsiasi circostanza, adeguarsi alle aspettative della società, anche di fronte al dolore. Questo dice la regista:
“Le donne vengono sempre mostrate come molto forti, in ogni situazione. Mi piace il mio personaggio perché è un sacco di cose: è vulnerabile, irrazionale, divertente. Questa è una donna. Abbiamo anche qualità ritenute meno ammirevoli – forse perché siamo in una società dominata dagli uomini – quindi perché non dovremmo vederle?”
Only You ha ricevuto recensioni molto positive e Josh, un personaggio di cui ci si innamora immediatamente, proprio come successo a Elena, ha anche ottenuto un British Independent Film Award come miglior attore.
The Crown
Su The Crown non mi dilungherò più di tanto, dato che, anche se tu non l’avessi vista, sicuramente ne avrai sentito parlare. Non sono una grande fan di serie tv di questo tipo e la famiglia reale e la sua storia mi interessa veramente poco (per non dire per niente). Anche Josh O’Connor, inizialmente, era della stessa opinione e non aveva alcuna intenzione di accettare il ruolo del principe Carlo. In un’intervista a The Gurdian ha detto: “il ruolo non mi interessava, non volevo neanche fare l’audizione. Non mi entusiasmava. Non capivo il motivo di fare una serie simile, di interpretare una persona tutto sommato normale. Mi sono chiesto ‘cosa potrei mai aggiungere a questa storia?’, ‘che cosa potrebbe mai darmi un personaggio simile?’. Non percepivo la sfida, era un ruolo poco interessante e per di più la famiglia reale non mi è mai interessata”.
A convincerlo è stato proprio il creatore di The Crown, Peter Morgan, che un giorno ha proposto a Josh di leggere con attenzione una particolare scena del copione, quella in cui il principe si paragona al protagonista di Dangling Man, romanzo del 1944 di Saul Bellow, in attesa di essere arruolato in guerra perché la guerra darà finalmente un senso alla sua vita. In questa scena il principe dice: “Sto essenzialmente aspettando che mia madre muoia affinché la mia vita abbia un significato’“. Questa scena fu tutto quello che servì a Josh per accettare la parte: “Ho letto quella battuta e ho pensato ‘Beh, è un’affermazione abbastanza controversa, forse potrebbe rivelarsi un personaggio molto più interessante di quanto pensassi“.
Nonostante quindi l’iniziale titubanza Josh ha poi accettato la parte del principe Carlo e ha sicuramente fatto un lavoro eccezionale, tanto che si è aggiudicato un un Golden Globe e un Critics’ Choice Award come miglior attore televisivo in una serie drammatica per la sua interpretazione.
Gli ultimi ruoli
Nel 2019 recita insieme a Bill Night e Annette Bening in Le cose che non ti ho detto di William Nicholson, film che ha ricevuto recensioni solo positive. Nel 2020 arriva Emma, diretto da Autumn de Wilde, dove Josh interpreta Mr Elton, il vicario del villaggio. Nel romanzo di Jane Austen Mr Elton è forse il personaggio più spregevole e ridicolo, un arrampicatore sociale pieno di sé senza motivo. Nel film, Josh incarna alla perfezione il personaggio e a lui viene affidata la parte comica della pellicola:
https://www.youtube.com/watch?v=MQjA1tTaH4I
In questi giorni, invece, l’attore è a Cannes con Mothering Sunday, dramma diretto da Eva Husson in cui reciterà al fianco di Olivia Colman e Colin Firth. Il film si basa sull’omonimo romanzo di Graham Swift del 2016 su tre famiglie che affrontano la perdita dei loro figli durante la prima guerra mondiale. Come detto dalla regista la domanda da cui è nato il film è: “come sopravvivi alla vita e alle difficoltà? E’ un film che parla di dolore e di come rimanere vivi“. Tra i progetti futuri, invece, pare che ci sia un nuovo film con Francis Lee, ma non sappiamo ancora di cosa parlerà
Vita privata
Nonostante l’attore sia incredibilmente riservato, qualcosa siamo riusciti a scoprire. Niente sappiamo delle sue relazioni precedenti, ma attualmente Josh O’Connor vive a Londra con la compagna Margot Hauer-King. Figlia del ristoratore Jeremy King e sorella dell’attore Jonah Hauer-King (Piccole donne, The Last Photograph), Margot si è laureata con lode in letteratura comparata e scienze politiche presso la Brown University. Subito dopo la laurea ha ottenuto una borsa di studio presso la multinazionale WPP per poi diventare direttrice strategica dell’azienda. Attualmente lavora come account director presso la start-up digitale BeenThereDoneThat.
Josh nelle interviste ha rivelato ben poco, ma in una chiacchierata con The Standard ha lasciato intendere che le cose tra lui e la compagna vadano molto bene: “sto cominciando ad avere un’idea più chiara del mio futuro, riesco a immaginarlo: tranquillità, una casa in campagna, qualche festa, tanta allegria. Magari prima o poi ci sarà anche qualche bambino, ma adesso è ancora presto per pensarci“.
Qualche curiosità
Come si prepara per interpretare un nuovo ruolo
Per prepararsi a un nuovo ruolo, Josh crea degli scrapbook, album dove raccoglie tutto quello che gli può servire per calarsi totalmente nel personaggio: fotografie, pezzi di stoffa, ritagli di giornale, a volte addirittura profumi!
In un’intervista a Esquire ha raccontato: “per prepararmi a interpretare il principe Carlo ho fatto davvero di tutto. Ho addirittura comprato un dopobarba particolare, quello che mi sembrava più adatto a lui, e l’ho spruzzato sulle pagine dell’album. Ho anche ordinato un’uniforme scolastica simile a quella che il principe doveva aver indossato da piccolo. Forse a volte esagero e non sono nemmeno sicuro che mi aiuti davvero nel mio lavoro, ma è una cosa che mi diverte, quindi chi se ne frega?“.
I 30 anni, età di cambiamenti
Il 20 maggio 2020, in piena pandemia, Josh ha compiuto trent’anni. L’attore ha raccontato a The Guardian: “Già da alcuni anni sentivo che qualcosa non andava, che non sempre ero chi volevo essere davvero. Il giorno del mio compleanno è come se fosse scattato qualcosa; finalmente ho capito tante cose di me e ho fatto pace con tanti aspetti di me stesso che non mi piacciono. Ho anche deciso che non ho più voglia di fare cose che in realtà non amo fare, che non voglio più scendere a compromessi. Non mi piace andare in discoteca, uscire in gruppo o fingere di essere figo. E la notte dei miei trent’anni ho deciso che non mi doveva piacere per forza. Trent’anni sono un’età importante, sono adulto e posso finalmente sentirmi libero di stare da solo, di rimanere a casa a leggere, di essere me stesso. È stata la mia maledizione per così tanto tempo, fingere disperatamente di essere divertente“.
La squadra del cuore
Josh è un grandissimo tifoso del Southampton FC, squadra di calcio inglese con sede a Southampton, nell’Hampshire. Attualmente milita nella Premier League, la massima divisione del campionato inglese di calcio.
Politica
Josh O’Connor è un repubblicano convinto, sostenitore del partito laburista e in più interviste si è definito un “liberale di sinistra“. Buffo pensare che il ruolo che lo ha reso più celebre in tutto il mondo sia proprio quello del principe Carlo, simbolo della monarchia inglese.
O’Connor ha anche ammesso di aver avuto qualche iniziale difficoltà per quanto riguardava il suo ruolo in The Crown, dato che ha rivelato di non essersi mai interessato alla famiglia reale: “da repubblicano non ho mai pensato alla famiglia reale, a chi fossero i membri, a che vita facessero. Non ero minimamente interessato. Loro erano semplicemente lì, esistevano, a me cambiava poco. In un certo senso li rispetto per il modo in cui hanno sono riusciti a gestire le cose, perché esistono, ma se vogliamo possiamo dimenticarcene, non sono mai troppo ‘ingombranti’“.