Dagli esordi al Golden Globe 2019 per “The Wife – Vivere nell’ ombra” la carriera di Glenn Close, dal teatro al cinema, alle sei infruttuose nomination all’ Oscar. Che la settima sia la volta buona?
Glenn Close (sì, è il suo vero nome) nasce a Greenwich, nel Connecticut, il 19 marzo 1947 da una famiglia aristocratica. Il padre, medico chirurgo, viaggia molto fino ad arrivare nel Congo Belga, con moglie e figlia al seguito. La giovane vede il mondo, passando dalla freddezza del prestigioso collegio svizzero che frequenta, ai viaggi rutilanti al seguito del genitore, tra Europa e Africa. Tra i 7 e i 22 anni si unisce a quella che lei stessa definisce una setta di estrema destra, il “Riarmo Morale” (Moral Re-Armament). Il movimento, come sostiene l’attrice, l’avrebbe aiutata a sviluppare il talento per la recitazione. Conseguita la laurea nel 1974, si trasferisce a New York dove inizia a recitare in teatro, distinguendosi per il suo talento fino a calcare il palcoscenico a Broadway. Vince un Tony Award per La cosa reale nel 1984 e sarà solo il primo dei tre ricevuti per le sue interpretazioni sul palcoscenico
Intanto è arrivato l’esordio sul grande schermo ne Il Mondo secondo Garp (1982) di George Roy Hill, tratto dal romanzo di John Irving. Nel film Glenn Close interpreta Jenny Fields, la moglie femminista e infedele del protagonista Robin Williams e viene candidata subito all’Oscar come miglior attrice non protagonista. Nonostante i buoni incassi il film non vince nulla. Nel 1983 e 1984 arrivano altre due candidature per Il Grande Freddo di Lawrence Kasdan, ritratto di un gruppo di giovani ribelli degli anni ’60 che si ritrovano vent’anni dopo al funerale di uno di loro e Il migliore di Barry Levinson, in cui si innamora di Robert Redford, campione di baseball a fine carriera(questo sport tipicamente americano è una delle passioni dell’ attrice, grande tifosa dei New York Mets).
Nel 1987 arriva il primo dei ruoli che la consegnerà all’immaginario degli spettatori come “cattiva ragazza”: è Alex Forrest, amante tradita e vendicativa di Michael Douglas, in Attrazione Fatale. Il film dell’ ex pubblicitario Adrian Lyne è furbo e di grande effetto (il regista viene dall’aver girato 9 settimane e ½ con Kim Basinger e Mickey Rourke) ma il ruolo interpretato da Glenn Close è memorabile per la sua perfidia, che la induce perfino a bollire in pentola il coniglietto della figlia del suo ex amante (la locuzione “bunny boiler”, che significa “bollitrice di coniglio” alla lettera, diviene nei dizionari sinonimo di stalker). Vincitrice del Golden Globe come miglior attrice in un film drammatico, l’Oscar da protagonista le sfugge perché l’Academy le preferisce la cantante Cher, contesa tra due fratelli nella piacevole commedia Stregata dalla Luna.
Il 1988 vede l’esordio a Hollywood dell’inglese Stephen Frears. Il regista sceglie Glenn Close per il ruolo della perversa Marchesa di Marteuil che, per vendicarsi di un antico amante, spinge il visconte di Valmont (un viscido John Malkovich)a sedurne la casta promessa sposa (una giovanissima Uma Thurman): il crudele gioco, destinato ad un epilogo tragico, sfuggirà di mano all’intrigante nobildonna e al suo complice. Il film è Le relazioni pericolose,che vince tre Oscar per la sceneggiatura, le scenografie e i costumi. Glenn Close manca ancora una volta l’alloro come protagonista per la crudele Marchesa, sconfitta da Jodie Foster, vittima di uno stupro di gruppo nel “trial movie” Sotto Accusa.
All’inizio degli anni ’90, da carnefice Glenn Close diventa vittima nell’algido e ambiguo Il Mistero Von Bulow del cosmopolita Barbet Schroder. L’ex playboy Klaus Von Bulow, (interpretato da Jeremy Irons) condannato in primo grado per aver mandato la moglie in coma irreversibile, viene assolto in appello grazie all’abilità del principe del foro Alan Dershowitz. Il personaggio è quanto mai sgradevole ma porta Irons all’Oscar da protagonista e i maligni suggeriscono che l’aver ridotto in coma Glenn Close – di cui per altro è buon amico nella vita reale – gli abbia giovato. Altro ruolo per il quale ottiene notorietà internazionale è Crudelia De Mon in La carica dei 101 – Questa volta la magia è vera; il film regala all’attrice una candidatura al Golden Globe ed è un successo al box office arrivando ad incassare oltre 320 milioni di dollari
Nel 2000 è nel cast tutto al femminile nel film Le cose che so di lei diretta da Rodrigo García e reinterpreta la malvagia Crudelia De Mon in La carica dei 102 – Un nuovo colpo di coda. Nel 2003 doppia Nicoletta Braschi nel ruolo della Fata Turchina nella versione americana del film Pinocchio di Roberto Benigni. Nel 2004 è nel film La donna perfetta con Nicole Kidman, Bette Midler, Matthew Broderick e Christopher Walken: il film non riceve critiche entusiastiche ma riesce comunque a ottenere buoni risultati al box office.
Nel 2005 è nel film drammatico di Rodrigo García 9 vite da donna, accolto positivamente dai critici e nel film TV The Lion in Winter (Il leone d’Inverno) per cui vince un Golden Globe interpretando Eleonora D’Aquitania, ruolo che nel 1967 era stato di Katharine Hepburn. Nel 2007 è nel film Un amore senza tempo: nonostante il cast stellare ricomprenda la Close, Meryl Streep, Claire Danes, Vanessa Redgrave, Toni Collette e Natasha Richardson il film riceve critiche negative.
Sul piccolo schermo, si fa notare nella figura del capitano di polizia Monica Rawling nella serie The Shield e come personaggio principale di Damages. Quest’ultima ottiene critiche entusiastiche e si classifica come una delle serie televisive di maggior successo ricevendo candidature ai più importanti premi. Interpretare l’avvocato Patty Hewes in Damages regala a Glenn Close un Premio Golden Globe, 2 Emmy Awards ed un Satellite Award.
Altra tappa fondamentale nella carriera dell’ attrice è nel 2012 Albert Nobbs. Riprendendo un personaggio che aveva già interpretato a teatro e riservandosi anche il ruolo di produttrice, partecipa alla stesura della sceneggiatura e del testo della canzone originale cantata da Sinead O’Connor. Non paga, interpreta il personaggio principale, una donna che si finge uomo. La trasformazione è talmente magistrale e resa con una tale abilità mimica da estorcere ai critici superlativi assoluti, ma nonostante le numerose candidature, tra cui la sesta all’Oscar come miglior attrice protagonista, Glenn Close non vince.
Si dedica nuovamente al teatro ma la ritroviamo nel 2014 nel film Marvel Guardiani della Galassia e nel 2016 inizia la lavorazione del film che l’ha portata al terzo Golden Globe della carriera quest’anno, The Wife – Vivere nell’Ombra. Il film è ambientato nel 1992. Joan Castleman (Glenn Close) è la moglie di Joe Castleman, il grande scrittore che oramai ultrasettantenne ha vinto il premio Nobel per la letteratura, grazie al suo particolare e rivoluzionario stile. Mentre si prepara ad accompagnare ilmarito a Stoccolma per la premiazione, insieme al figlio David, Joan ripensa agli anni passati al suo fianco, al segreto su cui si è basato il suo successo, ai i quarant’anni di matrimonio insieme e al sacrificio che ha fatto per fargli raggiungere la fama sopportando tradimenti e menzogne.
Glenn Close è senz’ombra di dubbio una delle attrici più dotate di questo secolo, alla quale manca solo il premio Oscar, come coronamento ad una carriera strepitosa, nella quale si è dimostrata versatile ed eclettica, dimostrando ai critici e, quel che più conta, al pubblico di essere capace di interpretare qualunque parte. Nel 2019 è ancora candidata all’Oscar, ma perde lo scontro frontale con Olivia Colman, che s’impone come capricciosa regina d’Inghilterra in La Favorita di Yorgos Lanthimos. Nel 2020 è una nonna forte e intelligente che cresce col pugno di ferro suo nipote, rimasto solo a causa di una madre bipolare e inaffidabile nello stroncatissimo Elegia americana di Ron Howard. Ai Golden Globe 2021 è stata sconfitta dalla Jodie Foster di The Mauritanian, la quale però non è candidata alla statuetta da comprimaria. Storicamente quello da ‘non protagonista’ è un premio più semplice da vincere rispetto a quello riservato alle interpreti principali ma, anche in questo caso, la concorrenza è variegata e non va sottovalutata: lo scontro tra Olivia Colman in concorso per The Father e Glenn Close si ripropone. Che sia il suo momento? Del resto è tradizione degli Oscar premiare un grande interprete per il suo film peggiore (un esempio per tutti l’Oscar ad Al Pacino per il mediocre remake Scent of a Woman).
Il Mondo secondo Garp (1982)
https://youtu.be/70XsEeEurY0
Esordisce accanto a Robin Williams nel film di George Roy Hill.
Il Grande Freddo (1983)
Con Jeff Glodblum e William Hurt nel film di Lawrence Kasdan.
Il Migliore (1984)
https://youtu.be/i1SUYMWMnMs
Innamorata di Robert Redford nel film di Barry Levinson.
Attrazione Fatale (1987)
Crudele amante tradita di Michael Douglas nel film di Adrian Lyne.
Le Relazioni Pericolose (1988)
https://youtu.be/QIRlqr-UtVs
Marchesa intrigante con John Malkovich nel film di Stephen Frears.
La Carica dei 101 – Questa Volta la magia è vera (1995)
Crudelia Demon diventa realtà nel film Disney.
Il Leone d’ Inverno (2005)
Eleonora d’ Aquitania con Patrick Stewart nel film tv diretto da Andrey Konchalovskiy.
Albert Nobbs (2012)
https://youtu.be/3tSVlm2NZgw
Inappuntabile maggiordomo travestito nel film di Rodrigo Garcìa.
The Wife – Vivere nell’Ombra (2018)
Moglie nell’ombra nel film per cui è candidata all’Oscar 2019.
Elegia americana (2020)
Nonna coraggio che cresce suo nipote nonostante la malattia, affinchè possa elevarsi dalla propria condizione e inseguire i suoi sogni.