Gli amanti della fantascienza, conosceranno sicuramente Philip K. Dick, scrittore prolifico di genere fantascientifico appunto, le cui opere sono spesso state portate al cinema anche se non sempre con successo.
Potremmo ricordare, ad esempio, The Scanner Darkly o la serie TV The Man in the High Castle, tratta dal suo romanzo La Svastica sul Sole.
Fra i suoi lavori migliori spicca Il Cacciatore di Androidi da cui è stato tratto, pur con notevoli cambiamenti, il capolavoro Blade Runner.
Adattare le opere di Dick per la televisione o il cinema non è mai stato facile, perché l’autore era tra i più complessi e stratificati. Venderlo al pubblico dei cinema, abituato a una narrazione più semplice, era un’impresa ardua, soprattutto se si trattava di un action movie, e il film in questione ha come protagonista Arnold Schwarzenegger ed è ambientato su Marte, capite bene che il discorso si fa più complicato, olte che estremamente interessante.
Avrete capito che il film di cui parliamo oggi è Atto di forza, tratto dal racconto di Dickiano Ricordiamo per voi (We Can Remember It for You Wholesale) che consacrò definitivamente la bravura alla regia di Paul Verhoeven pur avendo avuto una genesi piuttosto lunga e tormentata.
Un inizio tormentato
In effetti la storia di come riuscì a vedere la luce nel 1990, a firma di Paul Verhoeven, è piuttosto articolata.
Tutto parte, come già detto, dal racconto di Dick, i cui diritti sono acquisiti da Dan O’Bannon e Ronald Shusett, quand’ancora Philip K. Dick è in vita.
Il progetto, però, si rivela complesso da adattare, perciò a metà degli anni ’80, Dino De Laurentiis se ne impadronisce: nelle sue intenzioni c’è quella di portarlo sul grande schermo con star come Richard Dreyfuss o Patrick Swayze.
Lo script viene dunque consegnato a David Cronenberg, il quale ci lavora per quasi un anno elaborando una decina di versioni, che però non sono mai quanto richiesto. Il commento laconico di Shusset fu che il regista aveva scritto qualcosa di molto dickiano, mentre la produzione voleva I Predatori dell’Arca Perduta su Marte.
Per dirigere Total Recall, Cronenberg ha mollato la regia de La Mosca (farà a tempo comunque a riprenderne in seguito il timone, dopo il ritiro del suo sostituto, Robert Bierman), ma le cose non vanno per il verso giusto: lui e Shusett continuano ad essere in disaccordo sulla storia.
La produzione continuò ad avere problemi di varia natura e il colpo di grazia arriva dal flop di Dune di David Lynch, prodotto sempre da De Laurentiis e che incassò poco più del budget stanziato per produrlo.
Di lì a poco, Cronenberg molla, portandosi dietro la sua idea di far vestire a Patrick Swayze o William Hurt i panni del protagonista (ma i mutanti, compreso Kuato – nel suo ultimo draft chiamato Quato – resteranno nel film), mentre la compagnia di De Laurentiis va allegramente a gambe all’aria e si avvia al fallimento.
Più o meno a questo punto della storia s’inserisce Schwarzenegger, che intrigato dal progetto e soprattutto ansioso di prendersi una rivincita nei confronti di De Laurentiis convince la Carolco a comprare i diritti del film in cambio pretende di avere l’ultima parola su co-protagonisti, regista, storia e fondamentalmente qualsiasi altro aspetto.
Il regista scelto da Arnoldone è Paul Verhoeven, con il quale avrebbe dovuto lavorare in RoboCop.
L’arrivo di Schwarzy cambia ovviamente molte carte in tavola, a cominciare dall’aspetto di Quaid, che passa dall’essere un normale impiegato a un tizio fisicatissimo che lavora nel settore delle costruzioni.
Proprio la corporatura di Arnold era stato uno dei motivi per cui De Laurentiis e i suoi non avevano nemmeno voluto provinarlo per la parte, come racconta lo stesso attore in un’intervista inclusa nelle edizioni home video del film.
Secondo Schwarzenegger, la cura da culturista di Quaid ha giovato alla pellicola, rendendo più netto il contrasto tra un personaggio fisicamente imponente e la sua vulnerabilità quando iniziano a fargli i magheggi nella testa.
In tutto questo, la storia del film si discosta ovviamente molto dal racconto originale di Dick (dove il protagonista non va su Marte e non mena/spara a nessuno), e nella baraonda generale nessuno fa troppo caso al fatto che il nome dello scrittore sia stato scritto MALE nei titoli di testa. Il resto è storia
La trama
Atto di forza, racconta le vicende di Douglas Quaid (Arnold Schwarzenegger), un operaio edile che vive con sua moglie Lori (Sharon Stone). L’uomo continua a fare strani incubi su scenari futuri: siamo nel 2084 su Marte, quando due individui stanno passeggiando in tuta spaziale; uno dei due cade in un cratere e, rompendo il casco, provoca la depressurizzazione della tuta, morendo.
Pur di dare una spiegazione ai suoi sogni, Douglas sviluppa una vera e propria ossessione per il pianeta rosso, e non potendosi permetere un viaggio su Marte, ormai da tempo colonizzato dagli uomini, che ne estraggono un prezioso minerale, il turbinium, Doug si rivolge ad un centro specializzato, la Rekall, che per una modica cifra fornisce, con particolari attrezzature, eventuali ricordi di viaggi e di esperienze su quel pianeta.
Ma, appena iniziato il procedimento per produrre ricordi artificiali, è subito chiaro che Quaid è stato già realmente su Marte e la sua memoria è stata poi cancellata; da quel momento comincia per lui una serie di avventure mirabolanti, perchè torna sul pianeta dove apprende di essere Hauser, un agente segreto, e di aver compiuto recentemente un’eroica missione, contro lo spietato industriale Cohaagen, padrone delle miniere di turbinium. Il despota, col perfido aiutante Richter e una schiera di brutali guardie domina un esercito di operai schiavi, lesinando loro l’aria artificiale necessaria per vivere sul pianeta, che è privo di ossigeno.
Inoltre Lori non è sua moglie, ma solo un’agente che lo sorveglia, perchè egli conserva, a sua insaputa, nel proprio cervello alcune preziose notizie, che i suoi nemici vogliono strappargli, per poi ucciderlo. Quaid intanto ritrova su Marte la donna, che vedeva in sogno, Melina, e insieme a lei supera tremendi agguati, aiutato da creature umane rese mostruose dalle radiazioni, cui sono state sottoposte per colpa di Cohaagen. Dopo strani colloqui sul monitor con l’altro se stesso, Hauser, che infine si rivela suo nemico, Quaid riesce a eliminare Cohaagen, Richter, Lori e i loro complici, e, con i dati che ha nel proprio cervello, riesce a far funzionare un apparecchio, che produce ossigeno in abbondanza. Mentre Marte diventa più ridente e vivibile per gli abitanti, Quaid, trionfante, può finalmente ricongiungersi con Melina.
Il film
Negli anni ’90 un film del genere non era certamente all’ordine del giorno, ed ha sicuramente rappresentato qualcosa di molto innovativo sotto due aspetti in particolare: gli effetti speciali e le scene forti e cruente.
Non è un brutto film, anzi, è giustamente considerato un piccolo cult di quella generazione, tanto da ricevere un Oscar per gli effetti speciali, meritatissimo perché costato davvero tanto lavoro.
Quando infatti Verhoeven fu scelto come regista, si portò dietro alcuni fedelissimi da RoboCop, come il direttore della fotografia Jost Vacano, il production designer William Sandell, l’attore Ronny Cox (Dick Jones in RoboCop, qui Vilos Cohaagen) e il curatore degli effetti speciali Rob Bottin.
Verhoeven e Bottin trascorsero dei mesi a litigare sul set, ma alla fine il risultato fu talmente buono da far seppellire l’ascia di guerra: Bottin viene tirato così dentro per inventarsi i marziani, e Kuato (dallo spagnolo cuate, gemello) gli viene talmente bene che ci fu chi all’epoca credette che all’attore Marshan Bell avessero davvero appiccicato un nano al torace.
Non dimentichiamo che ai tempi, la CGI era quasi inesistente, si faceva tutto in modo artigianale e l’animatronic di Kuato era una roba talmente complessa che ci volevano 15 persone per farla funzionare durante le riprese.
Di grande effetto, a dire il vero, è l’aspetto di tutti i mutanti, fegati cresciuti sui volti avranno sicuramente fatto scuola a medical drama come Grey’s anatomy; la faccia di Quaid viene fuori da quella di una distinta e simpatica signora di mezza età della quale resta solo un’orribile testa calva, e come non dimenticare la scena della prostituta con le tre tette, diventata ovviamente una delle più ricordate del film.
Mentre fissa la tripletta, il tassista abusivo Benny dice:
“Mi fai rimpiangere di avere soltanto due mani”.
Beh, in realtà ne ha tre: una vera, una mutante mostrata più tardi e quella robotica con cui nasconde la mano mutante.
A prima vista tuttavia, almeno all’epoca in cui il film uscì, devo tuttavia ammettere che non fu la “deformità” dei mutanti a colpirmi, quanto la violenza di alcune scene che, riviste oggi a tanti anni di distanza, non lo sono poi più di altre della filmografia recente.
Sta d fatto però che all’inizio il film era stato vietato X-rating dalla MPAA (Motion Picture Association of America) per l’eccessiva violenza e alcune scene sono state editate per togliere la censura.
Una delle di quelle ri-editate, per ottenere un R-rating ad esempio, è stata quella della sparatoria in cui Quaid usa un corpo umano per ripararsi dai proiettili, sicuramente molto cruda, come quella in cui spara a Lori, dicendole
“Ho chiesto il divorzio”
In realtà il copione era leggermente diverso: Quaid avrebbe dovuto pronunciare la battuta
“Consider THIS a divorce”,
prima di spararle, a sangue freddo.
La violenza della versione finale era talmente smodata da far beccare al film, anche in questo caso, un rating X (vietato ai minori di 17 anni) dall’MPAA.
In generale si lavorò allora di montaggio per cambiare alcune angolazioni delle scene più crude, in modo da far scendere il rating della censura a R (vietato ai minori di 17 anni solo se non accompagnati da un adulto).
Ad ogni modo, ancora oggi, Atto di forza è tra le pellicole più apprezzate della carriera di Arnold Schwarzenegger, ed è considerato un vero e proprio cult della fantascienza anni ’90.
Qualche preoccupazione a dire il vero, la ebbe anche lo stesso Schwarzenegger prima che il film uscisse, ma nulla a che vedere con la violenza delle scene.
https://www.youtube.com/watch?v=YyhrWcg9cHc
La star era piuttosto preoccupata per l’accoglienza del pubblico a causa del primo trailer ufficiale, che riteneva non all’altezza delle ambizioni della pellicola.
“Sembra il trailer di un film di 20 milioni di dollari, quando in realtà è costato qualcosa come 50 milioni (65 milioni per la precisione). Un budget enorme per quei tempi”
ha spiegato l’attore prima di raccontare la sua conversazione con l’allora presidente di Sony Pictures, Peter Guber.
“Lo conoscevo molto bene, e gli dissi ‘Peter, devi darmi una mano con questa cosa’. Sapevo che era molto impegnato con le faccende dello studio, ma lo avvertii che quel film avrebbe potuto fare un sacco di soldi. Gli dissi ‘Non hanno capito di cosa parla la storia e il modo in cui venderla”
Ebbene, grazie ai consigli dell’attore, lo studio commissionò un nuovo trailer al team artefice del marketing de L’Impero colpisce ancora, che riuscì a valorizzare l’impatto degli effetti speciali e delle scene d’azione facendo crescere a dismisura l’attenzione del pubblico nei confronti della pellicola.
Il risultato? Atto di forza incassò ben 261 milioni di dollari ottenendo il quinto posto del box office globale del 1990 (dietro Ghost, Mamma ho perso l’aereo, Pretty Woman e Balla coi lupi).
Al film lavorarono oltre 500 persone, su 45 set diversi.
All’epoca, Atto di Forza divenne uno dei film più cari di ogni tempo dopo Rambo III e Die Hard 2.
Total Recall…e poi?
Il film, come ci si aspettava dopo che anche il trailer fu “rieditato”, ebbe un successo tale, da far pensare ad un sequel nel quale, il protagonista, sarebbe tornato sulla Terra dopo aver salvato Marte, portando con sé alcuni mutanti dotati di preveggenza.
Questo progetto non vedrà mai la luce, ma il plot sarà adattato per un altro film, sempre basato sull’opera di Dick: Minority Report.
Nel 2012 arriva però il classico remake con protagonista Collin Farrell che prometteva di essere un film più fedele all’opera originale di Philip K. Dick, senza ambientazioni marziane.
Il risultato fu, però, ancora più deludente perchè troppo pieno di effetti speciali, e pur risultando un successo al botteghino, non resse il confronto con l’originale.
Possiamo essere più clementi e considerare l’Atto di Forza del 2009 semplicemente un’occasione mancata per portare al cinema le tematiche di Dick, mentre invece, il Total Recall del 1990, era esattamente quanto il pubblico cercava da un film con Arnold Schwarzenegger.
Il film sembrava infatti essere stato studiato esattamente per lui: inseguimenti, scazzottate, e poi la sua espressione sotto sforzo mentre si toglieva la cimice dal naso o quella consapevole sotto la maschera indossata da signora paffuta: chi altri avrebbe saputo fare di meglio?
Oltre al remake del 2012, da Total Recall è nata una serie TV canadese di 22 episodi del 1999, Total Recall 2070, che più che altro era ispirata fortemente da Blade Runner.
Di Total Recall esistono inoltre due videogiochi ufficiali. Uno per home computer a 8 e 16-bit (Commodore 64, ZX Spectrum, Amstrad CPC, Amiga, Atari ST) sviluppato dalla Ocean e un altro, sensibilmente più brutto, per NES della Acclaim. Per spingere il gioco per NES, la rivista statunitense Nintendo Power organizzò un mega-concorso: in palio, un viaggio a Hollywood “per incontrare Schwarzenegger”. Tempo dopo, la rivista ammise che si era trattato di una roba promozionale uscita malissimo, perché il loro lettore aveva potuto incontrare Arnold solo un anno più tardi, nel 1991, e giusto il tempo per una stretta di mano.
Il lato femminile
A parte la donna con tre seni che catalizza l’attenzione dello spettatore dalla prima scena in cui compare fino all’ultima, le protagoniste femminili del film sono Lori (Sharon Stone) e Melina, la bionda moglie di Quaid e la mora che popola i suoi sogni.
Per il ruolo di Lori venne presa dapprima presa in considerazione Cynthia Rothrock, ex campionessa mondiale di karate e in seguito protagonista di molti film in cui le scene di lotta la fanno da padrona, anche per registi come Sammo Hung e Jackie Chan.
La Rothrock, venne tuttavia scartata perché si temeva che con le sue doti da campionessa di arti marziali potesse mettere in ombra gli attori maschi.
La parte passò quindi ad una semi-sconosciuta Sharon Stone, prima di allora apparsa in capolavori del cinematografò come Nico con Steven Sagal e Blood and Sand.
Pare che Verhoeven rimase colpito dalla capacità dell’attrice della Pennsylvania di cambiare completamente registro tra una scena e l’altra, e perciò la vorrà in seguito come protagonista femminile di Basic Instinct (1992).
In un’intervista il regista precisò che la Stone era esattamente così, totalmente imprevedibile, anche nella vita vera, e che per prepararsi al ruolo di Lori Quaid, Sharon si ammazzò di palestra, posando anche nuda per un numero di Playboy uscito all’arrivo del film nelle sale.
Paradossalmente, Verhoeven spiega nel commento audio di Total Recall che avrebbe voluto vederla un po’ più nuda nella scena di sesso post-risveglio con Quaid, ma l’attrice aveva rifiutato.
Due anni più tardi, Verhoeven e uno sgabello si sarebbero presi la loro rivincita con la scena più vista al fermo immagine nella storia delle VHS.
L’altra donna del film, Melina, è Rachel Ticotin, apparsa anche in Prognosi riservata, Don Juan De Marco maestro d’amore e Con Air, ed è proprio sua una delle battute finali del film, la più romantica direi in un film tutt’altro che sdolcinato
“E se fosse tutto un sogno?”
Le chiede Quaid
“Allora sbrigati a baciarmi, prima che ci sveglino”
Questa battuta venne in realtà inserita da Verhoeven di proposito, per lasciare aperta all’interpretazione dello spettatore la conclusione del film e, in buona sostanza, tutto quello che aveva visto fino a quel momento.
Era davvero tutto un sogno? Quaid ha solo sognato di essere un agente segreto invischiato in una storia d’azione su Marte? È stato sul serio lobotomizzato?
Curiosità
Il film fu girato a Città del Messico, per sfruttare varie architetture in cemento dal look sufficientemente fantascientifico della città, in particolare la sua metropolitana. Gli interni furono allestiti nei vicini Estudios Churubusco.
Gurdando con attenzione il film inoltre, possiamo inoltre accorgerci di quanto rappresenti una pubblicità continua di una nota bevanda marrone, la Pepsi.
Lattine di Pepsi sono infatti infilate – spesso in modo totalmente pretestuoso – in tutta una serie di scene, a dispetto invece di una gigantesca insegna luminosa della Coca-Cola che campeggia all’esterno della stazione della metro e che non fu però inserita di proposito nella sceneggiatura, ma era un vero e proprio cartellone pubblicitario della metro Insurgentes, e che è ancora lì a tutt’oggi.
Durante le riprese del film che negli USA uscì il 01 Giugno 1990, Arnold Schwarzenegger ha subito diversi infortuni.
Per una qualche ragione, sul set di aggiravano alcuni grandi felini, tra cui un cucciolo di pantera e uno di puma. Schwarzy amava giocare con loro e chiedeva all’addestratore di portarli nel suo trailer quando non si girava.
Solo che le bestioline crescevano in fretta e il puma, che aveva ormai sette mesi, un giorno saltò dal retro del camperone-camerino direttamente sulla schiena dell’attore, mandandolo a schiantarsi contro il volante.
“Voleva solo giocare, ma gli sarebbe bastato un morso per uccidermi”
Dichiarò l’attore.
A provocargli delle ferite vere e proprie furono però altri piccoli incidenti capitatigli sul set. Dapprima si procurò dei tagli ad una mano perché, nella scena in cui sfonda dall’esterno il vetro di un vagone della metro per saltarci dentro, la microcarica esplosiva non funzionò e il cazzotto dell’attore arrivò senza aiuti all’impatto con il vetro; in seguito, si ruppe un dito di quella stessa mano durante lo scontro con gli scagnozzi di Cohaagen che fanno irruzione dopo la morte del dottor Edgemar e per mascherare la mano fracassata, in gran parte delle scene girate dopo questa, non appare nell’inquadratura.
Incidenti a parte, Atto di forza è un gran bel film, da vedere tutto d’un fiato, e anche se oggi potrebbe avere un gusto un po’ retrò, per gli amanti del genere resta comunque un capolavoro.
Ricordiamo che, oltre all’Oscar per i migliori effetti speciali visivi, fu candidato anche per miglior sonoro, migliori effetti e montaggio sonoro.
Inseguimenti, sparatorie, esplosioni, apparizioni di mostri, imprigionamenti e fughe si susseguono velocemente e si incastrano perfettamente, creando pathos e tensione come nella migliore tradizione che coniuga il thriller con la fantascienza.
Il risultato è impeccabile e sbalorditivo anche se oggi, nell’era del digitale, ci fa un po’ sorridere.