Da venerdì 5 marzo sono disponibili tutti gli episodi di WandaVision su Disney Plus. La prima serie tv Marvel sulla piattaforma Disney apre la Fase 4 del MCU e si dimostra un esperimento molto riuscito: attraverso questo show i Marvel Studios danno più spazio al romanticismo e alla commedia rispetto all’azione dei film; l’accento è posto maggiormente sui super problemi dei supereroi creati da Stan Lee, in particolare vediamo come Wanda Maximoff ha affrontato le tragedie della sua vita grazie ai suoi poteri e le relative conseguenze.
La serie tv è stata apprezzata dalla critica, con un indice di gradimento del 91% su Rotten Tomatoes. Un successo che si evince anche in termini di spettatori: secondo le analisi fornite a Variety da TVision, WandaVision è stato lo show più visto sulle piattaforme di streaming durante il mese di gennaio, in media 81,3 volte di più degli altri titoli, superando anche Bridgerton, che si posiziona al secondo posto. Il merito risiede soprattutto nella camaleontica regia di Matt Shakman (Game of Thrones) che regala ad ogni puntata uno stile diverso, ripercorrendo i decenni della tv americana e nelle splendide interpretazioni di Elizabeth Olsen e Paul Bettany.
WandaVision: “Cos’è il dolore se non un amore perseverante?”
WandaVision esplora la tormentata storia d’amore tra Wanda Maximoff e Visione, una delle relazioni più interessanti dell’Universo Marvel sia nei fumetti sia sul grande e ora piccolo schermo. Una storia segnata dalla diversità poiché unisce una mutante/strega ad un sintezoide, ma anche influenzata da diverse tragedie. In particolare, nel MCU Wanda perde l’amato alla fine di Avengers: Infinity War per mano di Thanos. Dopo esser tornata in vita in Avengers: Endgame, il dolore per le perdite di Pietro (in Avengers: Age of Ultron) e di Visione provoca l’esplosione delle emozioni e dei poteri di colei che diventerà Scarlet Witch.
WandaVision rappresenta un’ottima storia di origine per il personaggio di Scarlet Witch, che man mano diventa consapevole del proprio potenziale, cambiando anche aspetto e costume nel finale. Questo cambiamento non sarebbe stato possibile senza un villain determinato, la potente strega Agatha Harkness (Kathryn Hahn). Elizabeth Olsen è semplicemente stupenda nei panni di Wanda Maximoff, molto espressiva e abile nei piccoli gesti magici. Lo show presenta anche una nuova organizzazione, lo S.W.O.R.D., riportando il “Tenente Cercaguai”: Monica Rambeau (Teyonah Parris), ormai adulta, conduce un percorso di formazione che la porterà a giocare un ruolo principale anche in Captain Marvel 2.
Paul Bettany interpreta magnificamente un Visione che deve fare i conti con la vita da marito e non più con battaglie contro nemici invincibili. Nella parte centrale la sua presenza diminuisce, ma nel finale addirittura notiamo due diverse versioni del sintezoide; questo confronto è traducibile con il Paradosso della nave di Teseo. Visione aveva già citato questo paradosso in Kang Wars (puoi acquistare il fumetto su Amazon cliccando qui). L’attore ha ammesso di essersi impegnato molto per portare in scena due personaggi identici:
“Differenziare quei due personaggi in un modo che non risultasse superficiale… Voglio dire, certo, uno è viola e l’altro è bianco, per voi può senz’altro bastare questo. Ma volevo che quel Visione risultasse familiare e al tempo stesso intimidatorio. Per qualche motivo ero davvero spaventato all’idea. Ho continuato a rimandare lo scendere a patti con questa cosa perché sapevo che avremmo girato quelle scene molto tardi. Ero davvero spaventato!”.
Dal punto di vista interno alla storia WandaVision può essere diviso in tre parti: nei primi tre episodi siamo completamente immersi nello show creato da Wanda; la quarta puntata funge da spartiacque, spostando il punto di vista dai personaggi di Paul Bettany ed Elizabeth Olsen a quelli del mondo esterno fino al settimo episodio; infine, gli ultimi due episodi non necessitano più di sigle o pubblicità, i misteri sono ormai svelati dalla nuova regista interna, Agatha Harkness. Questi diversi passaggi sono resi alla perfezione da una superba regia che riesce a cambiare stile ad ogni episodio, ma il merito va anche alla fotografia.
Per esempio, nel terzo episodio notiamo uno stravolgimento di toni, dal divertimento iniziale allo smarrimento al contatto con la realtà; ciò è espresso da un cambiamento di visualizzazione dello schermo, da un formato in 4:3 a quello in 16:9. Il direttore della fotografia Jess Hall ha scelto di cambiare stile ad ogni episodio, ribaltando le atmosfere così come il rapporto delle immagini e quindi e gli stili di composizione. Ogni episodio gioca secondo proprie regole, rinnova il linguaggio adottato con il pubblico e si modella su schemi per conquistare l’immediatezza.
Sin dalla prima puntata di WandaVision i colori acquistano un significato particolare. Nel famoso intro dei Marvel Studios scorgiamo le epiche scene di Avengers: Endgame e notiamo che le immagini che compongono il logo diventano in bianco e nero, come i colori dei primi due episodi. Il bianco e il nero predominano le scene e solo il rosso rappresenta un’eccezione, ricordando il colore di Scarlet Witch.
All’inizio del penultimo episodio, invece, il logo è viola, come il colore dei poteri di Agatha Harkness (Kathryn Hahn), sottolineando come abbia ottenuto la regia dello show di Wanda. Il colore della magia della protagonista è scarlatto, come notiamo soprattutto quando sprigiona l’energia per creare il suo mondo; diventa giallo quando crea Visione nell’Esa, attingendo così dall’energia assorbita dalla Gemma della Mente durante gli esperimenti dell’Hydra.
L’ottimo aspetto visivo di WandaVision è accompagnato dall’efficace colonna sonora di Cristophe Beck (Ant-Man and The Wasp); inoltre, Robert Lopez e Kristen Anderson-Lopez hanno scritto diverse sigle televisive che ricordano le serie tv del passato.
La sesta puntata è stata la mia preferita: nonostante abbiamo vissuto un Carnevale senza festeggiamenti, abbiamo potuto ammirare una puntata di Halloween ricca di costumi che ci ricordano quelli indossati nei fumetti. WandaVision si è chiusa con due episodi molto intensi, ricchi di emozioni e di azione, soprattutto nel finale. Niente mutanti, né Doctor Strange, né multiverso… Dopo le tante teorie formulate durante la visione della serie tv alcuni fan si aspettavano di più dall’ultima puntata, ma si tratta di una giusta conclusione per la storia di Wanda, come anticipato dal regista Matt Shakman:
“A tenere tutto insieme è il grande cuore della serie. È una storia d’amore, è una storia di perdita, e penso che risuoni ancora di più in questa folle pandemia a cui stiamo tutti cercando di sopravvivere in questo momento. Penso che tutti possiamo capire cosa prova Wanda”.
Alla fine di WandaVision la protagonista si rende conto delle sue capacità e di essersi chiusa nel suo mondo immaginario per il grande dolore; libera le persone che la circondano e riscopre se stessa e il valore della vita. La showrunner Jac Schaeffer ha cercato di giustificare l’assenza di Mephisto:
“Voglio dire, il grande antagonista della serie è il dolore, questa è la storia che stavamo raccontando, e poi abbiamo avuto un cattivo bonus sotto forma di Agatha Arkness che ha finito per facilitare la terapia di Wanda, quindi penso che siamo a posto con noi stessi sotto questo punto di vista”.
Al di là delle teorie sfumate, avremmo preferito un finale di WandaVision meno frettoloso, che avrebbe dato più spazio anche ai personaggi secondari, ben caratterizzati nel corso delle puntate. Non è mancato, invece, il tema della famiglia anche nella nona puntata, dalla battaglia finale contro il villain, stile Gli Incredibili, alla dolce e dolorosa buonanotte di Wanda ai suoi figli. Per finire, ti lascio con il dialogo d’addio tra i protagonisti di WandaVision:
– Wanda, so che non possiamo rimanere così, ma prima di andare devo assolutamente sapere: cosa sono io?
– Tu, Visione, sei il pezzo della Gemma della Mente che vive in me. Sei un corpo di fili e sangue e ossa, che io ho creato. Sei la mia tristezza, la mia speranza, ma soprattutto tu sei il mio amore.
– Sono stato una voce senza corpo, un corpo ma non umano e ora un ricordo diventato realtà. Chissà che altro potrò essere… Ci siamo già detti addio, quindi a rigor di logica…
– … ci rivedremo di nuovo!