Dopo L’inganno (2017) con il quale Sofia Coppola ha vinto, seconda donna della storia, il premio alla migliore regia al Festival di Cannes la regista ha atteso più di due anni per girare il suo ottavo lungometraggio. Con On the rocks ha esordito nel mondo dello streaming, avendo siglato una partnership tra la società di produzione American Zoetrope – creata dal padre e presieduta dal fratello Roman – e Apple TV plus che si è aggiudicata i diritti di distribuzione del film, nel quale ritrova l’amico Bill Murray (foto in basso).
On the rocks (Id.)
Regia: Sofia Coppola; soggetto e sceneggiatura: Sofia Coppola; fotografia: Philippe Le Sourd; scenografia: Anne Ross; costumi: Stacey Battat; colonna sonora: Phoenix; montaggio: Sarah Flack; interpreti: Rashida Jones (Laura), Bill Murray (Felix), Marlon Wayans (Dean), Jenny Slate (Vanessa), Jessica Henwick (Fiona), Barbara Bain (Gran, la nonna), Nadja Dajani (Kelly); produzione: Sofia Coppola, Youree Henley e Roman Coppola, Mitch Glazer, Fred Roos (esecutivi) per American Zoetrope e Apple TV+; origine: USA – 2020; durata: 96′.
Trama
New York, ai giorni nostri. Laura (Rashida Jones) è una scrittrice, madre di due bambine piccole e sposata ad un uomo di successo. Avrebbe tutte le ragioni per essere soddisfatta della propria vita, ma suo marito Dean (Marlon Wayans) un uomo d’affari di successo, avendo appena avviato una nuova società è spesso in viaggio per lavoro e anche quando è a casa s’intrattiene in ufficio a volte fino a notte fonda. Una sera Laura raggiunge Dean a una festa della società, che ha appena raggiunto un importante traguardo. Giunta in sede, viene presentata alla sua avvenente assistente personale, che non aveva mai incontrato prima. Tornando a casa, la nostra protagonista ricorda di aver visto un beauty case femminile nella valigia del marito e chiede all’uomo di chi fosse. Senza esitazioni Dean le risponde che appartiene alla sua assistente Fiona, la quale mentre era in viaggio con lui lo aveva infilato nella sua valigia perchè il suo bagaglio a mano era troppo piccolo.
Il dubbio s’insinua nella mente di Laura, che entra in crisi creativa. Chiede consiglio al padre, che si trova a Parigi ma quest’ultimo, donnaiolo impenitente, non fa che alimentare la sua insicurezza. Le assenze di Dean continuano mentre Laura, sempre più stressata, non riesce a scrivere, presa com’è dalle faccende domestiche e dalle figlie. L’incontro con suo padre Felix (Bill Murray), ricco mercante d’arte, si svolge come al solito, con lui che disserta sulle relazioni tra uomini e donne mentre flirta con le cameriere, mettendola a disagio. Parlando del matrimonio di lei l’uomo fa una serie di commenti sulla condotta di Dean e propone alla figlia di pedinarlo. Da quel momento inizia una serie di equivoci che condurrà la donna e suo padre fino in Messico, a caccia di prove dell’infedeltà coniugale.
Il commento del redattore
L’eterno conflitto tra forma e sostanza sembra essere uno dei leitmotiv nella carriera di Sofia Coppola, sin dal suo esordio registico con Il giardino delle vergini suicide (1999). Eppure già dal film successivo, Lost in Translation (2003), ella si è rivelata una dei cineasti più completi della sua generazione, grazie ad una ricerca stilistica sempre sensibile, suggestiva ed ironica, capace di risolvere tale dualismo a suo favore, come accade anche in On the rocks, da lei scritto e diretto. A introdurre la storia è la suadente voce fuori campo di Felix/Bill Murray che si rivolge alla figlia: “Tu sei mia, non concedere il tuo cuore a nessun ragazzo e sarai sempre mia fino a quando ti sposerai. E sarai mia anche allora”. A queste parole la voce di bambina risponde: “Uhm. Ok, papà”. Questo incipit riassume il punto focale del film: il rapporto fra un padre ingombrante e donnaiolo e una figlia, per la quale lui si pone come stella polare dell’esistenza. Laura (si chiama come la protagonista di Vertigine di Otto Preminger, prima citazione che strizza l’occhio allo spettatore cinefilo) è una scrittrice affermata, con due figlie e un marito imprenditore nel digitale.
La donna si occupa di mandare avanti la famiglia, in un periodo in cui il suo Dean è costretto a viaggiare continuamente per affari. La frustrazione della routine quotidiana, che coincide con una crisi creativa, la rende insicura: le sembra di riprodurre inconsapevolmente il modello della propria famiglia di origine, con un padre affascinante sempre in viaggio e una madre che cura da sola il focolare domestico, in attesa di essere lasciata per una donna più giovane. La paura dell’ abbandono la conduce a rivolgersi a suo padre Felix, ricco mercante d’arte settantenne con la passione per il gentil sesso e una prospettiva decisamente maschilista delle relazioni. Dopo averla invitata a ‘pensare come un uomo’ Felix finisce per coinvolgere Laura in una spirale ossessiva che la porta a pedinare invano il marito in un suo viaggio d’affari all’estero, per coglierlo in flagrante. Finalmente libera dal chiodo fisso del tradimento ella si sfoga col padre, accusandolo di immaturità ed egocentrismo.
Nelle interviste Sofia Coppola sostiene di aver tratto spunto da una storia raccontatale da una sua amica. Forse è così, ma è evidente quanto il film sia personale e quanto il tema del conflitto – generazionale e di genere – sia rilevante. La regista infatti condivide con Rashida Jones il fardello di un padre assente ma dall’ingombrante celebrità (l’attrice è figlia del produttore e arrangiatore Quincy Jones, mentre la regista ha seguito le orme del genitore Francis Ford Coppola): un tratto che le accomuna alla protagonista Laura. Il rapporto padre-figlia è il filo conduttore di ben tre capitoli della filmografia di Sofia Coppola, che approfondiscono la stessa tematica da una prospettiva ‘filiale’ differente, a seconda dell’età. Così la piccola Cleo (Elle Fanning) di Somewhere, in cerca dell’affetto del padre diventa la smarrita fanciulla Charlotte (Scarlett Johansson), tentata di rifugiarsi nell’amore di un uomo più maturo di lei in Lost in Translation e la donna Laura che in On the Rocks è finalmente pronta a lasciarsi alle spalle il passato.
Non l’esempio paterno, che l’ha spinta a non accontentarsi nella vita e nemmeno l’amore per il genitore ma la sofferenza causata dall’egoismo di quest’ultimo. Il dolore represso rischia di avvelenare tutto ciò che di bello una donna matura e consapevole sia riuscita a creare nella propria vita di scrittrice realizzata, quindi di moglie innamorata e madre felice. Questo è il significato profondo di un film piacevole, solo apparentemente superficiale.
Puoi guardare il film su Apple Tv+ cliccando su questo link.