“Parole sincere sono uccelli rari in queste corti”
E non ti mentiremo quando affermiamo che The Witcher se la gioca con Watchmen per il titolo di miglior serie tv di quest’anno. Di solito non sono molto rapido a terminare una serie tv, ma in questo caso l’ho vista in pochi giorni e la rivedrei con piacere.
Forbes riporta che lo show è in buona posizione nelle classifiche di IMDb su Top Netflix Original Series con una valutazione attuale degli spettatori di 8,7 su 10. L’adattamento televisivo dei romanzi di Andrzej Sapkowski ha creato un forte divario tra il pubblico e la critica: su Rotten Tomatoes la serie ha raccolto il 58% di recensioni positive con una valutazione media di 5,3/10, mentre su Metacritic notiamo uno score di 53/100. Tuttavia, il pubblico sugli stessi aggregatori ha votato in modo differente, con il 92% di opinioni positive sul primo e il 7,5/10 su Metacritic.
A questo punto la showrunner Lauren S. Hissrich su Twitter si è schierata subito dalla parte dei fan: “Molte persone mi hanno scritto infastidite dalle recensioni ottenuto da The Witcher. Sappiate questo: chi mi interessa? La critica ‘professionale’ che ha guardato un episodio e ha saltato in avanti? O i VERI fan che hanno guardato tutti gli otto episodi in un giorno e stanno iniziando il rewatch? Sono dannatamente ENTUSIASTA”.
Entriamo nel fantastico mondo di The Witcher
“Che razza è? Quella peggiore: la razza umana”
I Witcher sono ragazzi mandati in una fortezza chiamata Kaer Morhen dove vengono addestrati per cacciare e distruggere i mostri del Continente. Geralt (Henry Cavill) appartiene a questa categoria ed è definito “mutante” dagli uomini. Non a caso tale parola mi ricorda gli X-Men: la serie tv si fonda sulla dialettica mostri-umani e, come nelle vicende dei personaggi creati da Stan Lee, si esplora la diversità e la paura del diverso da parte della società. Spesso i mostri visti nel nuovo show Netflix sono semplicemente uomini vittime di incantesimi o maledizioni, mentre i veri mostri, o “la razza peggiore” sembra quella umana, colpevole di stupri, guerre, tradimenti.
Si tramanda che dopo l’addestramento i Witcher non provino più emozioni, ma il protagonista risulta in molti occasioni più umano dei suoi committenti che definiscono un omicidio “il male minore”. Inoltre, mi ha sorpreso vedere la Kikimora come primo mostro affrontato da Geralt in The Witcher, dopo averla incontrata al Lucca Comics & Games. Tante incredibili creature magiche ci accompagnnao nella serie tv, alcune sono da rivedere per gli effetti speciali.
“Io ti invidio, una vita senza doversi innamorare”
Con uno sguardo superficiale si potrebbe definire Geralt un guerriero freddo, senza emozioni, incapace di legarsi sentimentalmente a qualcuno. In realtà, il protagonista di The Witcher costituisce un personaggio complesso, alla ricerca della sua identità, amato dal pubblico grazie alla straordinaria performance di Henry Cavill. Ed è proprio a causa di quest’ultimo che si presenta differente rispetto alla sua versione cartacea. Infatti Lauren S. Hissrich ha spiegato:
“il pubblico immagina Geralt come un personaggio stoico, ma in realtà nei libri parla moltissimo. Anche nella prima versione del primo episodio lo facevo parlare moltissimo. Quando eravamo sul set e poi in sala di montaggio abbiamo capito che non avevamo bisogno di quel fiume di parole. Henry Cavill ha portato profondità e ha dato vita a una performance sfaccettata di Geralt facendoci capire che il personaggio non aveva bisogno di enunciare tutto ciò che provava. Può esprimere le sue emozioni solo con uno sguardo o con un grugnito. Quando abbiamo girato l’ultimo episodio, la sceneggiatura era molto più aderente a quanto visto sullo schermo perché avevamo capito come lavora Henry”.
Poi ci racconta come l’attore britannico si sia immedesimato col suo personaggio:
“ha sempre su la parrucca, e se qualche volta mi capita di vederlo con i suoi di capelli [scuri], mi ci vuole un secondo per ricordarmi che è quello il suo vero aspetto. Ci aveva fatto sapere fin dall’inizio che voleva essere lui a interpretare anche tutte le scene d’azione. Niente controfigure. Ci disse che non voleva fare affidamento sui trucchetti della telecamera o la magia dei film per far sembrare che a combattere fosse lui. Ogni volta che vedete Geralt sullo schermo, anche se si tratta solo di una mano che afferra qualcosa, quello è Henry. Il suo impegno e la sua dedizione nei confronti del personaggio e della serie sono incredibili”.
“Le persone ti vedono per ciò che sei, non per ciò che puoi dargli”
Nell’esplorare il tema della diversità, The Witcher si concentra molto sul ruolo della donna. Di solito ricordiamo il Medioevo per le gesta di grandi re e guerrieri, ma spesso nello show ammiriamo protagoniste femminili di grande spessore, alla guida di un popolo o capaci di incredibili incantesimi. Sin dal primo episodio, il destino unisce Geralt a donne spesso pericolose e intrepide. In particolare la sua storia si intreccia con quella della potente maga Yennefer di Vengerberg (Anya Chalotra) e della principessa Cirilla (Freya Allan).
La prima rappresenta l’emblema della serie tv: un personaggio che subisce una notevole evoluzione, colegata molto al tema della diversità perché deve fare i conti con i modi con cui le persone la vedono. La nipote della regina Calanthe (Jodhi May) si rivelerà tutt’altro che indefesa, ma nasconde grandi poteri. Inoltre, Freya Allan non gradisce paragoni con Game of Thrones e durante una video intervista con IGN ha ribadito categoricamente: “Non sarà la prossima Arya. Lei è Ciri, è molto diversa”.
“Quando vivi a lungo come me, i nomi sembrano tutti uguali”
Il nome di The Witcher non sarà dimenticato presto perché risulta tra i contenuti in streaming più popolari negli USA e la seconda stagione è già in sviluppo. Merito del grande lavoro svolto da Lauren Schmidt Hissrich che ha portato su Netflix la Saga di Geralt di Rivia dello scrittore polacco Andrzej Sapkowski. La storia del Macellaio di Blaviken appassiona lo spettatore, accompagnata da una buona sceneggiatura: molti dialoghi mi hanno colpito, evidenziando l’indole dei personaggi. Tuttavia, soprattutto all’inizio risulta faticoso per lo spettatore seguire il filo del racconto con uno scorrere del tempo non lineare; come scelta narrativa non era da scartare, ma necessitava la guida di alcuni indicatori temporali o di una voce narrante.
Le fantastiche coreografie nei combattimenti rappresentano l’elemento di spicco dello show, ambientato in un’epoca in cui le gesta eroiche erano cantate a corte durante i banchetti. Con una vena a tratti comica non poteva mancare il bardo Ranuncolo (Joey Batey) per intonare le avventure di Geralt:
“Nessun tesoro al mondo vale la morte”
The Witcher arriva in tv proprio quando al pubblico serviva: da mesi è terminata non senza polemiche Game of Thrones, la serie fantasy per eccellenza e molti vedono nello show di Geralt il suo successore. Inoltre, nel catalogo Netflix mancava un prodotto di tale genere narrativo e, grazie alla sua popolarità, potrebbe dare una mano al colosso dello streaming per combattere la concorrenza verso altre piattaforme come Disney+ o Amazon Prime Video. L’universo creato dallo scrittore polacco risulta vastissimo e dà a Lauren Schmidt Hissrich la possibilità di raccontare avventure ancora per molto tempo fino a sette stagioni. Non vediamo l’ora!