Avevamo anticipato già prima dell’uscita in Italia la sua affermazione al box office mondiale, in cui la Disney si dimostra nettamente padrona quest’anno. Dopo poco più di una settimana Il Re Leone ha superato i 20 milioni di € in Italia, raggiungendo un miliardo e mezzo di $ globalmente: grazie a questi incassi si posiziona al nono posto nella classifica dei film con maggiori incassi, guidata da Avengers: Endgame. I motivi del grande successo sono principalmente due: il remake in chiave live action del classico del 1994 ci porta realmente nella Savana grazie al grande lavoro della CGI fotorealistica; inoltre ci fa tornare a vivere le emozioni provate da bambini durante la visione del film d’animazione.
Dopo 25 anni si torna bambini a rivedere Il re leone al cinema, con i propri figli o semplicemente con gli amici. Anche noi di ICrewPlay non abbiamo mancato quest’appuntamento cinefilo ed entusiasti portiamo in questa recensione i nostri diversi pareri. Personalmente ho visto il film in lingua originale e ti illustrerò in generale i caratteri salienti della pellicola; in particolare, di questa versione ho apprezzato notevolmente Beyoncè che con la sua voce stupenda si distingue sia per il doppiaggio sia per le canzoni. La redattrice Luana Fusco ha fornito un piccolo contribuito riguardo l’ambientazione geografica del film, mentre il redattore Mauro Franceschi si è soffermato sulla magnifica colonna sonora.
La trama de Il Re Leone è modellata perfettamente su quella del classico del 1994, in segno di rispetto verso il film che simboleggiò il culmine del Rinascimento Disney. Tutto inizia e termina con Il cerchio della vita, la scena più commovente e rappresentativa della pellicola in cui viene presentato Simba, il figlio del re delle Terre del Branco. Tradito dal perfido zio Scar, che ha orchestrato un terribile complotto per prendere il posto di suo fratello Mufasa, il protagonista affronta il proprio destino nel cuore della savana con l’aiuto degli amici Timon e Pumbaa e di Nala.
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Nonostante ciò, si evidenziano durante la visione alcune differenze tra la versione attuale e quella originale. La maggior parte di esse è funzionale alla resa realistica del mondo animale. A differenza del film d’animazione, gli occhi di Simba sono azzurri da cucciolo appena nato: per la biologia dei leoni, i cuccioli nascono ciechi e non possono aprire gli occhi fino a una decina di giorni dopo la loro nascita; il colore blu è dato dalla ritardata produzione di melanina, ma cambia quando i cuccioli crescono, in modo che i loro occhi siano dorati dopo tre mesi, come notiamo durante la crescita di Simba. La scena della morte di Mufasa ne costituisce un altro esempio: Simba non si comporta da animale umanizzato tentando di svegliare il padre muovendo le zampe come per scuoterlo lievemente; piuttosto, poggia la zampetta sul muso di Mufasa, come farebbero molto felini. In questo caso, l’eccessivo realismo ha contribuito a mantenere l’espressività della scena, che, invece, si perde in altre, come quelle cantate.
Tuttavia, non abbiamo apprezzato alcuni cambiamenti. Ad esempio, le iene non sono caratterizzate solo dalla comicità, ma prevale il senso della ferocia e della freddezza. Questo si nota anche nei confronti di Scar, con cui hanno un rapporto diverso rispetto al cartone. Inoltre, non approviamo il cambio di battuta di Pumbaa, che da “Voi dovete chiamarmi signor maiale” è diventato un manifesto anto-bullismo.
Il Re Leone può essere paragonato a un documentario come resa visiva molto realistica. Quasi non ci crediamo che leoni, leonesse, antilopi, iene e giraffe siano riprodotte in computer grafica dal nulla. Infatti, per la realizzazione, sono stati visionati migliaia di documentari e per due settimane, esperti Disney hanno visitato il Kenya e la Namibia, set principali in cui la storia è ambientata. Il Kenya ha ispirato la rupe dei re, in particolare il parco naturale del Serengeti ha ispirato la scena in cui Mufasa mostra il regno a Simba. La parte desertica e più arida è invece ispirata alla Namibia!
Il regista Jon Favreau ha provato a farci indovinare l’unica scena ripresa dalla realtà che ha poi postato sul proprio profilo Instagram con questa descrizione: “Questa è l’unica ripresa reale de Il Re Leone. Ci sono circa 1490 scene reindirizzate create da animatori e artisti della CGI. Ho inserito questa singola inquadratura che abbiamo effettivamente girato in Africa per vedere se qualcuno riusciva a notarlo. È la scena di apertura del film sulle note de Il Cerchio della Vita”. Questa operazione può essere un’altra trovata pubblicitaria della Disney in vista dell’inserimento di National Geographic nel catalogo di Disney+?
Alla seconda direzione di un live-action dopo Il libro della Giungla di tre anni fa, il nostro Happy non ha tradito le aspettative che si era prefissato: “siamo alle prese con spettatori molto coinvolti che spesso sono cresciuti con queste storie e hanno un legame emotivo con esse, che talvolta coinvolge intere generazioni delle loro famiglie. Quindi soltanto non ricordano Il Re Leone ma anche l’impatto che quel film ebbe su di loro quando lo videro a sette anni o quando portarono i loro figli a vederlo. Gli spettatori hanno un intero calderone di memorie ed emozioni legate a questo film e si sentono molto protettivi nei confronti di esso perché quei ricordi appartengono a loro”. D’accordo con quest’ultimo, lo sceneggiatore Jeff Nathanson ha seguito fedelmente la storia e gli spettacolari dialoghi di ciò che definisce “il più grande film d’animazione mai realizzato”.
La colonna sonora di Mauro Franceschi
Mi verrebbe da dire “Ti piace vincere facile?”. In effetti giudicare la colonna sonora de Il Re Leone non è esattamente un’impresa ardua. Nel 1994, la versione animata del film, guadagnò l’Oscar e il Golden Globe per la Miglior Colonna Sonora e la Miglior Canzone (“Can you feel the love tonight”). La colonna sonora strumentale composta da Hans Zimmer e le canzoni di Elton John e Tim Rice (quest’ultimo all’epoca al lavoro anche sui brani di Aladdin, assieme al compositore Alan Menken) formano un contenuto musicale considerato ancora oggi uno dei migliori mai prodotti.
Nonostante ciò, Hans Zimmer ha avuto modo di rivedere ulteriormente la colonna sonora, mantenendo di fatto tutti i passaggi presenti già nel film d’animazione, ma ampliandoli ulteriormente, avvalendosi di un’orchestra ancora più corposa della formazione originale e rendendo il tutto notevolmente più solenne. Esattamente come accaduto nella versione live-action di Il Libro della Giungla i testi delle canzoni, nella versione italiana, non sono stati alterati, come successo, invece, in La Bella e la Bestia o in Aladdin. Inoltre, il brano “Il Leone si è addormentato”, che nel ’94 è stato oggetto di controversie, costate care alla Disney, da parte del compositore originale, e che nel cartone animato era appena accennato, è di fatto diventato una vera e propria traccia facente parte della colonna sonora.
Anche la sezione coristica africana, diretta come allora da Lebo M. che dà il via alla musica del film al grido di “Nants ingonyama bagithi Baba”, è stata ampliata. Il coro risulta più corposo, più definito e più presente che mai, e questo restituisce allo spettatore una sensazione di autenticità ancora più marcata e resa evidente anche dalle immagini quasi documentaristiche portate sullo schermo da Jon Favreau.
I doppiatori italiani, si esibiscono anche nella parte cantata. Marco Mengoni ed Elisa, che in fase di doppiaggio risultano essere assolutamente inadeguati, soprattutto se confrontati con le loro controparti in lingua originale, Donald Glover e Beyoncé, risultano abbastanza efficaci nella parte cantata, che tuttavia viene esageratamente “personalizzata” negli acuti, risultando più artificiale di quanto ci si aspetterebbe. Anche in questo caso, il confronto con la versione originale è quasi impietoso, anche se di certo la differenza è molto meno netta rispetto al doppiaggio. Massimo Popolizio, che presta la voce a Scar (doppiato da Tullio Solenghi nella versione animata) si esibisce solamente in una canzone, che di fatto però è più una sorta di discorso. La parte melodica è tenuta in piedi soprattutto dai cori. Si rivelano invece una sorpresa Edoardo Leo e Stefano Fresi, che oltre a dare carattere ai personaggi di Timon e Pumbaa, si esibiscono nelle canzoni in maniera particolarmente riuscita.
Nel film sono stati inseriti anche alcuni nuovi brani, alcuni tratti dalla versione teatrale. Elton John torna a cantare nei titoli di coda con il brano “Never Too Late”, mentre Elisa canta “Quando il destino chiamerà”, versione italiana di “Spirit”, la canzone scritta da Beyoncé per il film.