Anche questa volta, alla fine, è giunto il giorno di San Silvestro. Un momento di bilanci e propositi, di chiusure e nuovi orizzonti, tra lenticchie, fuochi d’artificio e tappi di spumante sparati contro il soffitto come se non ci fosse un domani. Tanto i vicini, almeno all’ultimo dell’anno, non possono scassare i cocomeri perché facciamo troppo casino…
E dalla regia, grazie regia, mi dicono che il celeberrimo dì odierno deve il nome a tale Silvestro I, papa scomparso il 31 dicembre 335 d.C. il quale, secondo leggende smentite dalla storiografia ufficiale, avrebbe battezzato nientepopodimeno che l’imperatore Costantino, convertitosi al cristianesimo.
Fu lo storico tronista, infatti, a essere Presidente del Consiglio di Nicea nel 325, convocato per arrivare all’unità (anti)dogmatica tra i follower del Nostro (Signore).
Ma torniamo a Silvestro, anzi, rilanciamo a tema cinema. Chi sono, dunque, i 5 Silvestro più iconici della settima arte?
Gatto Silvestro
Gatto Silvestro, nome d’arte di Sylvester J. Pussycat Sr., è il felino antropomorfo dei Looney Tunes, la cui inconfondibile zeppola passa in secondo piano solo dinnanzi al suo insaziabile appetito.
Appetito che il fulbastlo bianco e nelo celca di saziale genelalmente con me, canalino ladical chic plotetto da quella santona della Nonna, la quale, ingiustamente, è segnalata alla Plotezione Animali per i colpi di scopa e omblello che tila al pasticcione ogni qual volta che questo plova a divolalmi.
In assenza di Titti, il goffo eroe ha provato a papparsi pure Speedy Gonzales, senza risultati apprezzabili in entrambi i casi, ovviamente.
Se, però, il topo più veloce del Messico almeno è simpatico, la speranza è che Silvestro si trangugi presto il non pronunciatore di erre, affinché liberi così il mondo dei Looney Tunes dalla insopportabile creatura gialla.
Stella, con 103 apparizioni, dei cartoni amerikani nell’età d’oro, il nome di Gatto Silvestro è accostabile ai grandissimi del settore, quali Bugs Bunny, Daffy Duck e Porky Pig, potendo vantare tre Academy Award per il miglior cortometraggio di animazione grazie a successi come La torta di Titti (1947), Piè veloce Gonzales (1955) e Silvestro il moralista (1957).
Celebre, inoltre, la sua partecipazione a Space Jam del 1996, dove, assieme agli altri Looney Tunes, si unirà a Michael Jordan per un’epica partita di pallacanestro contro i malvagi Nerdlucks.
Sylvester Stallone
Tarattan tarattan, tarattan tarattan…
Il 78enne fervente trumpiano (Donald Trump è il secondo George Washington…) è una delle leggende del cinema d’oltreoceano, con personaggi che hanno fatto la storia degli action movie quali Rocky Balboa e John Rambo.
Attore, regista, sceneggiatore, soggettista, Sylvester Stallone ha ricevuto in carriera tre nomination agli Oscar e ai Golden Globe, due delle quali nel 1977 per Rocky (candidato sia come migliore attore protagonista che per la migliore sceneggiatura originale in entrambi i premi), l’altra, invece, nel 2016 per Creed – Nato per combattere (candidato come migliore attore non protagonista, sempre in ambedue le kermesse).
Tante le scene iconiche dell’attore di origini italiane, dal grido Adriana! (con il doppiaggio di Gigi Proietti) dopo le quindici riprese contro Apollo Creed in Rocky del 1976, fino ai pugni da guerra fredda con Ivan Drago in Rocky IV del 1985, nel pieno della presidenza Reagan (io ti spiezzo in due…).
Sebbene con riconoscimenti di prestigio minori (solo, nel 1986, una candidatura agli Oscar per il miglior montaggio per Rambo 2 – La vendetta, con, addirittura, lo stesso Stallone che riuscì nell’infausta impresa di aggiudicarsi il Razzie Award per il peggiore attore protagonista in Rambo III) anche John Rambo ha avuto un forte impatto sull’immaginario collettivo, tanto che, pure chi non ha visto la trilogia, non può non pensare a un tizio dal petto pompatissimo con una enorme mitragliatrice dal caricatore infinito.
Ad ogni modo, gloria del passato a parte, la quotidianità odierna dell’attore consiste, più mestamente, in polemiche con Jake Paul su presunte combine nel match tra lo youtuber e Mike Tyson (caro Sly, il botox offusca il tuo giudizio…) e annunci su Instagram della terza stagione di Tulsa King, serie di Paramount + dove si è calato nel ruolo del protagonista Dwight Manfredi, detto Il Generale.
Sylvester Groth
Nato nella Germania della Cortina di Ferro, Sylvester Groth è noto al grande pubblico solo ed esclusivamente per un motivo: Joseph Goebbels.
Il classe 1958, appunto, ha interpretato il Ministro della Propaganda nazista in due pellicole distinte, ossia Mein Führer – La veramente vera verità su Adolf Hitler di Dani Levy del 2007 e, soprattutto, Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino del 2009, opera che l’anno seguente ottenne 8 candidature agli Oscar, con, però, alla fine, la sola statuetta portata a casa da Christoph Waltz come migliore attore non protagonista.
Si segnala, altresì, la partecipazione dell’attore all’acclamata serie Netflix Dark, nel ruolo dell’Ispettore Clausen.
Gennaro Silvestro
Da un bastardo senza gloria a un bastardo di Pizzofalcone. Nato nel 1981, infatti, l’attore partenopeo è l’iracondo Assistente Capo Francesco Romano ne I bastardi di Pizzofalcone, serie basata sui romanzi di Maurizio De Giovanni tramessa dalla Rai dal 2017 al 2023.
Successivamente agli esordi in teatro, Gennaro Silvestro si afferma in televisione come agente Francesco Silla nello sceneggiato La squadra, in onda su Rai 3 dal 2000 al 2007, e nello spin off La nuova squadra, sempre sulla stessa rete dal 2008 al 2011.
Silvestro ha avuto parti minori anche nella soap Un posto al sole e in Luna rossa, pellicola del 2001 diretta da Antonio Capuano, con, tra gli altri, Toni Servillo.
Sylvester McCoy
All’anagrafe Percy James Kent-Smith, Sylvester McCoy nasce nel 1943 a Dunoon, suggestiva località balneare della Scozia occidentale situata tra la East Bay e la West Bay.
Due i ruoli che hanno consacrato l’attore presso i cinefili: la settima reincarnazione del Dottore nell’iconica serie sci-fi Doctor Who, e lo stregone Radagast nella trilogia de Lo Hobbit, spin off de Il Signore degli Anelli e anch’essa diretta da Peter Jackson.
Quasi superfluo specificare che tutto l’universo narrativo rielaborato dal cineasta neozelandese, vincitore personalmente di tre premi Oscar per Il Ritorno del Re (ma la pellicola in totale ne ha vinti 11), è tratto dalle opere letterarie di J.R.R. Tolkien.
In seguito agli esordi come cabarettista da pub al fianco di Bob Hoskins, Sylvester McCoy impressionò ai provini del 1987 di Doctor Who, mantenendo il ruolo del Dottore per tre stagioni, fino, nel 1989, alla cancellazione dello show da parte della BBC per bassi ascolti, dopo 26 anni di produzione. Ruolo, tuttavia, quello del Dottore, che lo scozzese tornò a calcare successivamente nel film per la televisione del 1996, diretto da Geoffrey Sax, nonché in altri episodi speciali della serie revival.
Merita di essere citato, nel 1988, il Sylvester anchorman, avendo presentato sulla BBC il programma per bambini What’s your story?, in cui il pubblico aveva il compito di dare suggerimenti per la trama di una storia.
Col suo sorriso, sono sicuro, sarebbe stato perfetto per augurarti buon anno.