Come uccidono le brave ragazze (A Good Girl’s Guide to Murder) è una serie Netflix di recente uscita con protagonista Emma Myers, divenuta famosa per il ruolo di Enid Sinclair in un’altra serie di successo dello stesso celebre servizio di streaming americano, Wednesday di Tim Burton, facendo da brillante spalla all’altrettanto lanciatissima giovane star Jenna Ortega, la quale dopo il successo di Beetlejuice Beetlejuice e la recentissima kermesse veneziana, ritroveremo presto proprio insieme alla Myers per la seconda stagione spin-off della Famiglia Addams.
Questa serie in 6 episodi, è tratta dalla famosa e di successo saga romanzesca omonima per ragazzi scritta da Holly Jackson nel 2019, dalla cui penna sono usciti ad oggi tre capitoli, di cui però solo il primo libro è stata la base per il soggetto di questa serie made in Netflix.
La Myers, in questo caso, si prende il ruolo della protagonista, con tra l’altro una buona e promettente performance attoriale, interpretando una giovanissima e curiosissima detective, Pippa “Pip” Fitz-Amobi, divisa tra i suoi progetti per l’immediato futuro scolastico che la vedranno protagonista da lì a poco, e l’omicidio passato di una giovane ragazza del posto di alcuni anni prima, sul quale Pip deciderà di indagare riportando alla luce scomode e pericolose verità che rigettarono nel caos la cittadina inventata di Little Kilton.
Come uccidono le brave ragazze, la trama
Immaginate di essere in una piccola cittadina e che tutto in un colpo una giovane, bella e popolare ragazza, Andie Bell (India Lillie Davies), scompaia nel nulla e, una volta confermato l’omicidio, venga considerato colpevole, per una serie di più o meno convincenti coincidenze, il suo ragazzo di allora Sal Singh (Rahul Pattni) il quale, per lo stress procuratogli dal presunto assassinio della fidanzata di cui era profondamente innamorato, decida di farla finita poco dopo suicidandosi. Gli eventi, accaduti cinque anni prima ovverosia nell’aprile del 2012, non sono del tutto estranei a Pip, ultima persona ad avere visto Andie e Sal prima del tragico finale.
Pip deciderà quindi di investigare fino in fondo questa volta, insieme all’aiuto del fratello di Sal, Ravi Singh (Zain Iqbal) il quale, da fedele Watson, la seguirà passo per passo alla ricerca di una verità che possa dare sollievo da una parte ad una famiglia distrutta per aver perso in maniera così violenta e tragica un membro importante, mentre dall’altra ripulire l’onta che questa tragedia ha gettato sul nucleo famigliare di Ravi.
Una famiglia moderna in un mondo di amici e nemici con tematiche all’avanguardia
Ad aiutarla, in questa a tratti disperata ricerca della verità, oltre che a contare sul prezioso aiuto di Ravi, ci saranno, in diverse modalità, anche gli amici e le amiche di sempre a supportarla, tra cui Cara Ward (Asha Banks), il padre di questa, l’affabile professore Elliot Ward (Matthew Baynton), senza dimenticare la sua famiglia multiculturale di cui fa parte la protagonista, essendosi la madre di Pip, Leanne Amobi (Anna Maxwell-Martin), sposatasi in seconde nozze con quello che sarebbe poi diventato l’amorevole patrigno di Pip di origine nigeriana, Victor Amobi (Gary Beadle), e dalla cui unione sarebbe nato l’amatissimo fratellino più piccolo di lei, Josh Amobi (Kamary Loyd).
Non sempre però le persone, persino le più care e apparentemente incolumi dal peccato, che Pip incontrerà durante la sua complicata indagine tra passato e presente, saranno completamente sincere con lei e pienamente affidabili. Alcuni, al contrario, si dimostreranno ostili o quantomeno ambigui nelle loro intenzioni fin dall’inizio, uno su tutti il ricco e presuntuoso Max Hastings (Henry Ashton), ma anche diversi altri personaggi a lei vicini alterneranno comportamenti positivi a voltafaccia e tradimenti a dir poco clamorosi.
Anche le tematiche affrontate all’interno di Come uccidono le brave ragazze si dimostrano appieno al passo con i tempi: si parla, come già accennato in precedenza di nuove e moderne tipologie di famiglia multiculturale, tematiche LGBT, senza dimenticare l’ambientalismo di cui è permeata la serie.
Si è infatti molto spesso circondati dal verde o comunque da un contesto boschivo limitrofo alla città in cui si svolgono alcuni dei fatti più rilevanti della serie, senza dimenticare l’amore e l’attaccamento per gli animali domestici, tutti nobili argomenti che fanno da contraltare allo sporco e caotico mondo di una gioventù bruciata tra droghe e sballi eccessivi, dietro il quale si nasconde la scomoda verità sulla morte di Andie Bell.
Pip e i suoi flashback altamente emotivi
Uno dei tratti più importanti e fondamentali della serie, sono i flashback di quest’ultimo incontro avvenuto tra Pip sia con Andie che con Sal, i quali riveleranno volta per volta una medesima trama, ma con dettagli via via differenti e che di fatto, faranno sì di complicare ancora di più le già intricate indagini dell’inesperta detective protagonista.
Questi continui viaggi nel passato verso il medesimo ricordo, che tornano costantemente durante i 6 episodi della serie (a pezzi o per intero), e che apparentemente raccontano quel cruciale flashback in modo simile, aggiungendo però costantemente qualche particolare dettaglio, lasciando di fatto come base la stessa scenografia dell’evento originale a fare da sfondo, ma con sfumature emotive spesso differenti tra loro.
Non essendo infatti un ricordo extradiegetico, perché ricordiamolo che il frammento di flashback che ci viene costantemente presentato, fa parte comunque della fallace memoria di una ragazzina che allora aveva solo 12 anni e, non scordiamo nemmeno, che si tratta di un evento assolutamente non banale e strettamente legato ai drammatici eventi che da lì a poco si sarebbero succeduti, e che avrebbero poi condotto alla violenta morte una giovanissima ragazza. Un ricordo quindi che inevitabilmente è guidato, una volta rivangato, dall’emotività del momento in cui viene esso rivissuto dalla fragile diciassettenne Pip.
Anche perché Pip, durante il corso dell’indagine, si troverà in momenti in cui certa dell’innocenza di Sal, ricorderà quegli eventi in una determinata maniera che farà sembrare il giovane, ai suoi e ai nostri occhi di rimando, assolutamente innocente e vittima di una serie di circostanze che lo hanno relegato nella scomoda e orribile posizione di essere il mostro della storia, e che quindi il suo ricordo e la sua persona debbano essere riabilitati senza alcun dubbio da parte sua.
In altri momenti dell’intreccio narrativo, invece, i fatti sembreranno avvalorare la tesi originale e quindi, che Sal sia un ragazzo effettivamente emotivamente instabile e dunque pronto ad assassinare la propria ragazza in seguito a un improvviso raptus di gelosia, facendo, con questo ribaltamento della tesi innocentistica di Pip, trasparire sfumature negative e diverse dell’accaduto, portando la stessa Pip e noi di conseguenza a credere che forse l’impulsività del giovane ragazzo indiano lo abbia portato a commettere l’omicidio della sua ragazza, come la tesi originale dimostrerebbe.
Un elemento importante, infatti, è che non ci ritroviamo a che fare con una esperta detective, ma con una giovanissima ragazza che indaga su eventi passati in cui è direttamente coinvolta, dato che conosceva entrambi e in particolare di Sal, ha addirittura dei bei ricordi, e cogliendo l’occasione di dover scegliere un argomento di studio di fine anno, decide come tesina di svelare il velo di omertà che per anni aveva seppellito l’assassinio di Andie Bell nel più classico e catalogabile omicidio da parte del fidanzato geloso, riaprendo difatti una ferita che anni prima aveva sconvolto quella piccola cittadina e che quasi fin da subito aveva già trovato un facile e comodo colpevole: il giovane ragazzo indiano, Sal Singh.
Pip, I pro e i contro di una detective in erba con gusti particolari
Questa traballante base su cui parte il percorso investigativo di Pip, complicherà non poco le indagini di una potenzialmente promettente, almeno nelle intenzioni, Sherlock Holmes. Se a questa giustificata emotività dovuta ad un proprio ricordo, aggiungiamo elementi non secondari come la giovanissima età, l’inesperienza, l’essere troppo coinvolta e una spiccata timidezza che la porta a difettare nei rapporti sociali, a parte la sua stretta cerchia di amici con cui costantemente si confronta, non sembra quindi avere, almeno sulla carta, il pedigree dell’infallibile detective.
Ha però di suo Pip delle particolari qualità che la rendono una ragazza alquanto non comune per la sua età: non è innamorata di qualche attore o cantante famoso, ma di Nikola Tesla e se le teenager comuni a quell’età si concentrano sul gossip locale e a frequentare luoghi di aggregazione giovanile in cui gira alcool, fumo e altri più o meno pericolosi passatempi che spesso vanno ben oltre i limiti della legge, lei preferisce altri hobbies ed è in possesso di altre skills decisamente fuori dal comune.
Conosce per esempio perfettamente il caso di Lindbergh e della scomparsa del figlio piccolo del grande aviatore svanito in circostanze mai del tutto chiarite, e preferisce passare il suo tempo o in biblioteca o nella sua stanza. dove poter riflettere e costantemente aggiornare i suoi progressi riguardo la sua indagine.
Oltre a questo suo alternativo modo di essere diversa rispetto al normale status quo, la giovanissima detective possiede altre caratteristiche tipiche del detective televisivo a cui siamo abituati, prendendo come sublime riferimenti, per esempio, gli Sherlock Holmes di ultima generazione, avvicinandosi di più allo spigoloso Cumberbatch della famosa serie televisiva Sherlock (non un caso citata direttamente anche all’interno della serie) rispetto alla versione decisamente più action-comedy, più vicino ai celeberrimi romanzi di Conan Doyle, interpretato nei due film di Guy Ritchie di una decina di anni fa da un altrettanto straordinario, ma decisamente più sopra le righe, Robert Downey Jr..
Talune peculiarità, tipiche del detective scontroso e poco avvezzo alla socialità, le permettono quindi di distinguersi dalla massa e l’essere di conseguenza particolarmente incline all’investigazione.
Oltre a ciò, Pip appare spesso molto saccente, amante della solitudine, poco incline al sarcasmo e a comprenderlo e non particolarmente amante dei cambiamenti, e ha sì delle amiche, ma che spesso proprio per la sua spigolosità di carattere non tendono a coinvolgerla nel gossip di gruppo, se aggiungiamo poi che non gli piace particolarmente bere o fumare, si allontana ancor di più dal folle Sherlock Holmes interpretato dall’attore, recentemente premiato con l’Oscar per Oppenheimer.
Pip e i suoi metodi investigativi tra il fascino dell’antico e il nuovo che avanza
Anche nel suo metodo investigativo troviamo aspetti che di fatto l’avvicinano al classico detective, come ad esempio un bel tabellone con foto dei sospettati e delle vittime, legami tra di loro e indizi che condannano o meno, volta per volta, i presunti colpevoli a quel crimine.
Tutto questo processo di analisi avviene di fatto pienamente sviluppato e successivamente metabolizzato non in uno studio, ma all’interno della propria cameretta, il luogo deputato da Pip in cui racchiudere tutte le proprie idee, i suoi dubbi e le sue ansie sul caso in corso che ha deciso di riaprire e non solo, divisa tra classiche paturnie tipiche della teenager alla scoperta di sé, ad altre decisamente meno comuni come quelle riferenti alle sue profonde riflessioni sul caso in analisi.
Anche le sue modalità di interrogatorio e la raccolta delle informazioni, se da una parte fanno parte del classico metodo del detective di razza, dall’altra risultano essere al passo con i tempi e le nuove tecnologie che avanzano.
I suoi metodi di interrogatorio risultano spesso non essere efficaci utilizzando tattiche sbagliate per sospettati di diverso tipo: con apparentemente tranquilli e informali interrogatori, appare troppo diretta e spaventa il sospettato che, da collaborativo che era, messo troppo alle strette si mette sulla difensiva ed infastidito dai sospetti non dà più le risposte attese, troncando sul nascere possibili ed interessanti piste.
A volte, invece, al contrario troppa delicatezza verso tipi alquanto loschi, fa sì di trovarsi lei ad essere interrogata e non viceversa, diventando difatti lei l’oggetto della discussione e ad essere dunque estremamente a disagio.
Anche le ricerche in Come uccidono le brave ragazze vengono, volta per volta, svolte in maniera diversa: da una parte direttamente sul posto, con travestimenti, incursioni furtive e interrogatori più o meno convenzionali, ma le indagini vengono compiute anche attraverso l’utilizzo dei social network come Instagram, da cui ricavare aggiornamenti in tempo reale sugli indiziati, ma magari anche recuperare in vecchi post indizi allora senza apparente significato, ma oggi con il giusto occhio e l’intuito da detective del quale Pip è in possesso, e che volta per volta possono condannare o discolpare presunti sospettati più o meno attendibili.
Quindi, oltre alle foto, alle lavagnette, alle indagini sul campo e ai social network, si accompagnano a questi vecchi e nuovi strumenti del mestiere un apparecchio che potremmo definire una sorta di via di mezzo tra il vecchio detective di strada e il nuovo decisamente tecnologicamente più attrezzato: il registratore vocale.
Uno degli strumenti fondamentali del mestiere, in passato l’unico deputato a tale funzione, ora sostituito quasi interamente, dal telefonino, ormai grandemente utilizzato per questo e molti altri scopi a livello investigativo.
I cellulari di ultima generazione hanno infatti ormai praticamente tutto per poter essere usati per tutto e ad ogni livello d’indagine, deputati a raccogliere in prima istanza le varie registrazioni, le foto, i video e le varie prove raccolte.
Queste, in ultima analisi, non solo possono essere ascoltate direttamente sullo smartphone più volte e ovunque, ma possono poi essere riascoltate, rielaborate e campionate su altri supporti tecnologici ancora performanti e completi come i PC, attraverso la migrazione di dati attraverso periferiche USB o cloud vari che ne faciliteranno da una parte la condivisione su diversi dispositivi, ma dall’altra ovviamente con il forte rischio della sicurezza dei propri dati, essendo difatti inevitabilmente più esposti ad un eventuale possibile hackeraggio da parte di malintenzionati.
Ma anche il fascino dell’antico è ben presente nella giovanissima detective: come le incursioni in incognito per infiltrarsi in una festa a tema hollywoodiano degli anni ’20, rimando a nomi segreti e affascinanti presi dalla grande letteratura americana come Fitzgerald e il suo Grande Gatsby, senza dimenticare i riferimenti alla grande letteratura: dall’eterno classico di Herman Melville al contemporaneo Bret Easton Ellis, arrivando a Dostoevskij, in particolare in questo caso è il suo Sosia, in particolare nella massima, tipicamente dostoevskiana, in cui il bene e il male, pazzia e ragione, il doppio nel suo totale, possano convivere all’interno della stessa persona.
Da non dimenticare l’importanza della letteratura gotica, più volte citata e presente all’interno della trama della serie: a parte gli scontati riferimenti ad Edgar Allan Poe, ce ne sono altri un po’ più nascosti, ma facenti parte della grande letteratura anglosassone e non solo: ad esempio l’uso dello spiritismo, pratica ovviamente molto presente in alcuni grandi autori del recente passato, come per esempio dal creatore di Sherlock Holmes, Arthur Conan Doyle.
Il padre del più famoso detective della storia infatti, era noto per essere, dietro il suo immenso genio creativo, molto devoto insieme alla moglie, alle pratiche spiritiche non solo a puro scopo letterario, ma anche praticato nella vita reale, senza dimenticare come nel nostro paese, grandissimi autori del primo Novecento, Italo Svevo e Luigi Pirandello, ironizzavano al contrario sullo spiritismo e sull’occultismo che tanto affascinava gli ambienti alto-culturali del tempo anglosassoni e non solo.
Il bosco è un posto fondamentale in cui avvengono le indagini di Pip, e proprio in questo luogo si svilupperà il lato esoterico della serie. Alcune suggestive scoperte infatti non scientifiche arriveranno attraverso la pratica del campeggio, tipica del mondo anglosassone, utilizzando uno strumento del passato, la tavoletta di legno per praticare lo spiritismo.
A differenza dei primi del Novecento, però, il tutto avviene fuori da castelli, imponenti e oscuri manieri o misteriose ville di eccentrici ricconi, ma costante durante queste pratiche sovrannaturali rimane ovviamente la notte a dominare questi riti, elemento imprescindibile nella comunicazione con gli spiriti dell’altro mondo per scoprire informazioni in più su Andie Bell con messaggi in codice, pericolose risposte ed inquietanti visioni.
Non bisogna poi dimenticare gli elementi tipici della letteratura mystery: trappole per i sospettati, indagini proibite e a casa di questi o in luoghi poco consoni per una ragazzina nerd e molto impacciata come Pip che si ritrova, per amore dell’indagine in corso, andando a indagare in posti oscuri e pericolosi dove la depravazione, la promiscuità sessuale e l’uso di droghe di qualunque tipo, appaiono la norma, provocando in Pip un forte disagio emotivo con materie come la nudità e il caos di questi luoghi tanto diversi da quelli che quotidianamente frequenta.
Pip tra il paese delle meraviglie e l’inquietante mondo di Twin Peaks
In Come Uccidono le Brave Ragazze, abbiamo accennato già in precedenza come sia molto interessante l’uso di alcuni cult della letteratura e della cinematografia ondeggiante tra il genere fantasy e quello mistery, con richiami più o meno diretti alla fonte originale: certamente uno dei classici della letteratura più utilizzati nel cinema e delle serie televisive, e da sempre tra i più usati e utilizzati dagli addetti al lavoro in questo campo, è certamente Alice nel Paese delle Meraviglie.
Uno dei più enigmatici e interessanti libri per ragazzi, scritto da Lewis Carroll nel 1865 e su cui la Disney poi ha riprodotto in forma animata nel 1951, uno dei suoi film d’animazione più famosi, anche perché certamente tra i suoi lungometraggi, le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie resta ancora oggi uno dei più difficili e complicati lungometraggi da decriptare per intero, dietro l’apparente e semplice trama in cui si narrano le avventure di una ragazzina sperduta in un mondo di fantasia.
Tutta la trama di Come uccidono le brave ragazze, richiama indirettamente a questo grande classico Disney. Lo stesso personaggio Pip richiama direttamente echi di Alice: estremamente curiosa, a volte un po’ stralunata e sempre piena di domande verso gli altri, anche troppe a volte, ma anche l’ambiente in cui si svolge la vicenda, piena di boschi e con molte scene girate al suo interno sembra richiamare il mondo di Alice, ma con la dura realtà del mondo reale di Pip.
In una scena, tra le tante, è evidente il richiamo a quel presunto mondo meraviglioso in cui la giovane detective si addentra: quando per investigare sul caso di Andie Bell, entra in una sorta di rave-party la cui porta d’ingresso è di fatto un tronco, non a caso cosa non tanto dissimile nel mondo in cui Alice entra in quello che poi si presenterà come un fantastico minimondo popolato da strane creature antropomorfe o simili ad animali appartenenti alla realtà, ma parlanti, come il Brucaliffo, il Bianconiglio, lo Stregatto, il Cappellaio Matto, il leprotto bisestile e molte altre.
In questo caso, il mondo reale presenta anch’esso un sottobosco altrettanto variegato, ma allo stesso tempo alquanto insidioso e pericoloso, perché si tratta questo di una specie di cricca segreta in cui navigano cattive compagnie annebbiate da fumo, droga, alcool e spesso sgradite avances o proposte da parte di sconosciuti non proprio graditi dalla novella detective, la quale notiamo il suo straniamento da alcuni suoi primi piani terrorizzati di Pip alquanto eloquenti. Non pare che già da queste basi, il mondo di Pip lo si possa intravedere come una sorta di paese delle meraviglie traslato però nel mondo reale?
Uno specchio che ribalta all’opposto l’apparente gaiezza di questo strano universo chiamato realtà, e che mette a nudo il paradosso che si cela dietro il mondo Disney, anche perché se analizzassimo nel profondo i personaggi del cartone animato, anche ad una prima e superficiale analisi non ci appaiono lucidissimi, ma anzi spesso con diverse mancanze di senno di questi dovute a fumi particolari, a sovraeccitamento da bevande e sostanze fortemente eccitanti, biscotti particolari, senza dimenticare improvvisi ed ingiustificati scatti di rabbia, arrivando a veri e propri improvvisi attacchi di profonda sonnolenza e decisamente molto e molto altro.
Abbiamo addirittura, in questo sottobosco giovanile, una specie di Stregatto in questa sorta di roccaforte dello sballo giovanile, che interroga in maniera inquietante la nostra Pip, rivelandosi una sorta di inquietante precursore del futuro Genio della lampada (altro riferimento non a caso disneyano) in cui ai tre desideri originali della favola di Aladdin si sostituiscono tre domande, insomma un altro modo per dire che in questo mondo reale non c’è nulla da desiderare, ma forse solo inquietanti domande da porsi.
Tutto ciò in Come uccidono le brave ragazze viene quindi ribaltato in una maniera drammaticamente vicina alla realtà e al da sempre precario mondo dell’adolescenza, fremente terra di mezzo tra il dolce e incantato mondo dell’infanzia e quello ambiguo e spesso pauroso e oscuro, ma indubbiamente e sotto molti aspetti affascinante, universo in cui vivono gli adulti.
A questo passaggio, ci aiuta Twin Peaks, la geniale serie di David Lynch dei primi anni Novanta, ma anche successivamente arrivata con altri capitoli fino ai giorni nostri, che ha per prima trasportato il mondo apparentemente fanciullesco di Alice nel Paese delle Meraviglie nella paurosa ed inquietante realtà in cui noi tutti ci troviamo, e i cui punti in comune con questa serie risultano, anche in questo caso, decisamente tanti.
Anche qui si parte non a caso da una ragazza bionda con un viso apparentemente angelico ed immune dal peccato e misteriosamente uccisa, e che fin dal principio vaga spaventata nella notte. Andie Bell non appare quindi solamente molto somigliante, sotto molti aspetti, alla Laura Palmer di Twin Peaks, la quale non appare molto simile anche nell’aspetto all’Alice del capolavoro per ragazzi di Carroll?
Tanti sono gli spunti da questo punto di vista: in una scena ci viene rappresentata in un murales per ricordarla, dal quale sembra uscire una sorta di ragazza bionda, e mentre Pip osserva il murales e da una parte è la fantasia ad influenzare la giovane ragazza, abbiamo anche un corrispettivo nella realtà, Becca, la sorella di Andie, vestita proprio di bianco e azzurro, come proprio Alice ci è stata rappresentata fin dal capolavoro disneyano del 1951.
Non dobbiamo dimenticare l’importanza del doppio nella serie, da sempre visto nella letteratura come qualcosa di estremamente affascinante e su cui la letteratura ha pienamente attinto anche in epoca moderna a partire da Dostoevskij e il suo Sosia arrivando a Pirandello e il suo Uno, Nessuno e Centomila e il suo Il Fu Mattia Pascal, arrivando a Schnitzler e il suo Doppio Sogno, senza dimenticare l’uso che ne ha fatto la settima arte con maestri come appunto David Lynch in alcuni dei suoi capolavori cinematografici come Mulholland Drive o un altro grande maestro come Stanley Kubrick in film come Shining e Eyes Wide Shut, quest’ultimo non a caso trasposizione cinematografica del capolavoro di Schnitzler.
Da qui è in parte spiegabile l’origine della doppia drammatica vita di Andie Bell in Come uccidono le brave ragazze, modernissima Laura Palmer, apparentemente immacolata e scevra di ogni peccato, ma che in realtà si rivelerà tutt’altro che la creatura angelica che appare sui murales, nelle foto e nei ricordi di chi la conosceva solo superficialmente o che preferiva per comodità guardare altrove e vedere solo la versione perfetta di Andie.
Dietro a questa apparente perfezione, infatti si nascondeva un sottobosco tutt’altro che immacolato e senza peccato per questa ragazza perduta, anche perché come la Palmer, anche Andie Bell fa parte di un losco mondo, in questo caso addetta allo smistamento della droga tra i giovani anche attraverso l’ausilio di conigli di peluche, che se da una parte rivelano l’innocenza apparente di una ragazzina, dall’altra nel suo interno pieno di poliestere, nasconde quel sottomondo oscuro fatto di pasticche contenenti droga, non dolci canditi come potremmo trovarli in una festosa pignatta.
Emblematiche sono alcune scene in cui i conigli di peluche vengono addirittura letteralmente sventrati con un coltello, molto spesso innocenti come la maggior parte dei giovani lo sono esternamente, ma che al loro interno, dentro ad alcuni di loro, si scopre l’orribile e oscuro segreto che di fatto sa tanto di tradimento di un mondo infantile sporcato dal mondo degli stupefacenti dei grandi, in cui Alice è il suo mondo delle meraviglie appare sempre più lontano, mentre quello corrotto e sporco di Laura Palmer ieri e quello di Andie Bell viene fuori in tutta la sua drammatica e inquietante realtà.
Come uccidono le brave ragazze: Le conclusioni
Come uccidono le brave ragazze è indubbiamente una buona serie che segue le regole del buon teen-crime: un delitto dal passato di una giovane, bella, popolare, ma allo stesso tempo complicata ragazza divisa tra il bene e il male, un amore tormentato e quasi “proibito”, un mondo proibito e corrotto in cui muoversi, senza dimenticare affascinanti riferimenti storico-letterari e una ragazzina piuttosto sveglia nel presente, che cerca di riaprire un caso apparentemente chiuso da tempo, unendo metodologie del passato con il fondamentale supporto delle nuove tecnologie. Potremmo quindi dire che non manca sulla carta proprio nulla per gustarci un buon prodotto televisivo.
Il problema che la serie, andando avanti nelle puntate, perde sempre più quel mordente con il quale in maniera promettente era partita; infatti lo sciogliersi dei nodi che portano alla scoperta della verità sul colpevole appaiono confusi, non particolarmente chiari e trattati in maniera eccessivamente sbrigativa, lasciando lo spettatore un poco confuso e per certi versi non pienamente convinto su come l’intreccio si sia effettivamente sciolto.
Non si arrivando forse ai livelli di inverosimiglianza come per esempio ne La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra con Kristen Bell (altra serie Netflix promettente, ma che sul finale si arena in maniera ancor più deflagrante di questa serie), ma comunque anche in questo caso l’arrivo alla conclusione del mistero non appare pienamente convincente.
Nel complesso comunque abbiamo a disposizione una trama interessante con citazioni di livello e anche uno svilupparsi della serie su vari livelli interessanti, portando anche ad una serie di riflessioni nient’affatto banali sulle nuove generazioni, apparentemente cresciute con tutto l’amore e il progresso che l’umanità sembra aver regalato loro, ma nell’intimo profondamente tormentate e confuse anche perché cresciute probabilmente con una certa idea del mondo non veritiera, partendo spesso da tormentate dinamiche familiari irrisolte arrivando ai misteri e alla crudeltà del mondo circostante.
Twin Peaks aveva straordinariamente rappresentato, tra le diverse cose, questo aspetto, Come uccidono le brave ragazze nel suo piccolo, e seppur con le sue mancanze narrative che non la rendono una serie completamente riuscita, ben rappresenta però da questo punto di vista un utile campanellino per avvisarci che ci sono ancora oggi tre scelte di vita da poter perseguire: la razionale ma allo stesso tempo romantica, imperfetta, ma buona visione di Pip, la tormentata e sognante Andie Bell, o la nuova e vuota generazione con cui Pip si ritrova a che fare, moralmente discutibile e anestetizzata da droghe effettive, o da altrettante pericolose forme di indifferenza e disinteresse verso il prossimo.
Il rischio che si corre però, perseguendo quest’ultimo modello, è di riavere poco più di cento anni dopo, una pallida copia di quella generazione perduta, coniata da Gertrude Stein nel primo Novecento e ben rappresentata anche da autori come Hemingway e Fitzgerald nei suoi romanzi (citato a più riprese ed espressamente nella serie) che nata sul finire dell’ottocento fu costretta a partire per la guerra perdendo quell’immacolata innocenza in cui era in origine in possesso.
Il rischio quindi di perdersi nei meandri di invisibili e lontani paradisi artificiali sembra essere un pericolo oggi non meno concreto, e Pip, simbolicamente rimane l’ultima speranza di una nuova e promettente generazione di giovani sognatori tra più o meno antichi crimini da svelare e nuovi sogni da realizzare.