Molto fedele all’opera originale, il nuovo live-action Disney conquista il pubblico
Dal 22 maggio nelle sale italiane, sta riscuotendo un grande successo, con 8,8 milioni di euro incassati nel nostro Paese. Nonostante le perplessità e le critiche scaturite dalle prime immagini del film, Aladdin si dimostra l’adattamento migliore dei film d’animazione Disney. Secondo remake di quest’anno dopo Dumbo e prima de Il re leone, incarna pienamente lo spirito del classico del Rinascimento Disney, riportando la colonna sonora di Alan Menken che lo rende a tratti un musical. La pellicola presenta anche delle novità, come la performance di Willl Smith nei panni del Genio e l’introduzione dell’ancella della principessa, Dalia.
Diversamente dal film d’animazione, Aladdin si apre come la celebre novella orientale di Le mille e una notte da cui prende ispirazione: il Genio racconta ai suoi figli la storia del giovane Aladino così come Shahrazād la narrava al suo sposo. La trama segue la falsa riga dell’originale con la principessa travestita da popolana che incontra il protagonista nella città di Agrbah. Quando il gran visir Jafar invita Aladdin a rubare la lampada magica pensa di essere destinato a grandi cose e chiede al Genio di diventare un principe per conquistare Jasmine. Tra finzioni e balli e grazie all’aiuto del personaggio di Smith, la storia d’amore tra i due giovani sboccia e conquista il lieto vincendo il gran visir e la legge.
“Aladdin ha le sue radici in questa regione e quindi siamo molto grati che il cast e la troupe siano tornati per presentare il film ad Amman”: aveva ricordato il principe Ali Bin Al Hussein, presidente della Royal Film Commission, durante la presentazione del film. Il deserto della Giordania, detto anche Valle della Luna, costituisce, infatti, il set della pellicola Disney; dal 2011 risulta tra i Patrimoni dell’UNESCO e in passato costituiva già l’ambientazione di grandi film, come Rogue One: A Star Wars Story, Sopravvissuto – The Martian, Indiana Jones e l’ultima crociata e Lawrence of Arabia. Oltre al set, anche il cast sembra più congeniale ad esprimere una cultura mediorientale: il protagonista, Mena Massoud, è egiziano, Naomi Scott (Jasmine) ha origini indiane, Navid Negahban (Sultano) e Nasim Pedrad (Dalia) provengono dall’Iran, Marwan Kenzari (Jafar) ha origini tunisine e Numan Acar (Hakim) è turco.
L’interpretazione di Will Smith come il Genio della lampada costituiva l’elemento che più mi incuriosiva di questo film. Nell’acclamata versione animata, il personaggio cosmico era stato doppiato in modo molto originale da Robin Williams (in Italia da Gigi Proietti che ora, invece, presta la voce al Sultano). Oltre al fatto che nel testamento dell’attore scomparso sia inserita una clausola che vieta di usare il suo materiale d’archivio, Smith non ha cercato il confronto con la controparte precedente, ma le ha reso omaggio facendo suo il personaggio. Ecco come la star statunitense ha descritto il suo essere dai fenomenali poteri cosmici, in un minuscolo spazio vitale: “Ho aggiunto un po’ del sapore di Il principe di Bel-Air alla musica: è questo che mi ha fatto dire sì. Ero preoccupato all’idea di interpretare il ruolo dopo Robin Williams: ha fatto un lavoro talmente brillante con il Genio che non ha lasciato margine per migliorare. Mi ci è voluto molto tempo per sentirmi a mio agio in questo ruolo, ma sento che è nostalgico, perché non abbiamo cambiato le canzoni del primo film, amatissime, ma allo stesso tempo abbiamo dato un pizzico di sapore diverso”.
La figura del magico mattatore diverte il pubblico con i suoi balli e la magia piena di effetti speciali, ma fortunatamente lascia il giusto spazio ai protagonisti. Mena Massoud (Jack Ryan) interpreta splendidamente Aladdin con acrobazie per la città di Agrabah mentre balla e canta. Insieme a Jasmine forma la fantastica coppia che rende possibile l’incontro tra due mondi lontani e diversi. Naomi Scott (Power Rangers) è chiamata a rappresentare una principessa diversa, che desidera diventare sultano più che sposarsi. Questo elemento dà ancora più importanza al personaggio di Aladdin che deve conquistare una principessa dotata di tanta ambizione. Speechless, il brano aggiunto rispetto alla versione del 1992, è il simbolo di questa caratteristica ed è così descritto dall’attrice che l’ha cantato: “Credo che per Speechless sentissi il peso del messaggio della canzone. È un messaggio potentissimo, è l’idea che non tacerà: tutti abbiamo una voce e dovremmo farci sentire contro le ingiustizie”.
A doppiare in italiano le canzoni di Jasmine troviamo Naomi Rivieccio, che conquista questo grande obbiettivo dopo essersi posizionata seconda all’ultima edizione di X-Factor. La colonna sonora di Aladdin presenta nuove versioni anche per i brani originali, scritti da Alan Menken, Howard Ashman e Tim Rice. Potremmo chiamarlo un trio da Oscar: Menken l’ha vinto otto volte e ha creato anche le colonne sonore di La Bella e la Bestia e La Sirenetta; Ashman e Rice, invece, hanno conquistato la statuetta scrivendo rispettivamente le colonne sonore de La Bottega degli Orrori e Il Re Leone. Da 27 anni la canzone simbolo di questo film resta Il mondo è mio.
I punti di debolezza della pellicola risiedono principalmente nella figura del villain: pur condividendo col protagonista l’origine ladresca, Jafar non ci dà mai l’impressione di essere imbattibile; inoltre, Marwan Kenzari risulta troppo giovane rispetto alla controparte animata. Il suo fedele pappagallo Iago costituisce solo un contorno e non ha la stessa importanza registrata nel film d’animazione. E, se volessi trovare un altro elemento negativo, aggiungerei che non mi hanno convinto le prime scene cantate; queste ultime, però, migliorano con l’avanzamento del film, anche per intensità ed effetti speciali fino a farti sentire protagonista di una grande festa.
L’impronta di Guy Ritchie è tangibile sin dai primi inseguimenti nella città orientale che ci ricordano un po’ le scene d’azione di Sherlock Holmes. Il regista britannico è stato abile nel coniugare il suo stile con quello Disneyano per creare una pellicola affascinante sia per grandi sia per bambini. Insieme a John August mette in piedi anche un’ottima sceneggiatura che caratterizza bene i vari personaggi.
Ti consiglio la visione, se ancora non hai visto Aladdin. Non vedo l’ora che arrivi la piattaforma Disney+ per rivedere entrambe le versioni di questa fantastica opera.
L’ho visto con mia moglie e mio figlio (che non ha ancora visto l’originale) e siamo stati d’accordo nel credere che sia meglio il remake che l’originale. Credo che il punto di forza sia proprio, come ha detto Will Smith, l’aver dato “un pizzico di sapore diverso” alle canzoni originali. La canzone inedita è molto bella e difficile, una stella nel curriculum di Naomi Rivieccio. Unica pecca anche secondo noi, il personaggio di Jafar
Hai ragione, Will Smith con la sua grande performance ha dato un tocco di diversità al live-action?