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Non è vero che Netflix ruba spettatori alle sale cinematografiche

Irene Pepe 6 anni fa Commenta! 5
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Netflix non toglie spettatori al cinema; è quanto emerge da una ricerca dell’agenzia statunitense EY. Chi vede più film in streaming è anche chi va più spesso al cinema

Come vi abbiamo già ampiamente spiegato in un articolo, il ministro dei beni culturali, Alberto Bonisoli, ha firmato un decreto col quale obbliga l’uscita dei film – italiani – ovviamente, prima nelle sale cinematografiche, e solo in un secondo momento sulle piattaforme.

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Ebbene, secondo quanto ha appurato l’agenzia EY, si tratta di una precauzione del tutto inutile.Per noi amanti del cinema tout court è particolarmente rassicurante la dichiarazione di Scorsese:

Ebbene, secondo quanto ha appurato l’agenzia EY, si tratta di una precauzione del tutto inutile.

Secondo la ricerca dell’agenzia di Washington, gli intervistati che sono stati al cinema più di nove volte l’anno hanno visto più film in streaming di quelli che al cinema ci sono andati solo una volta o due. Statisticamente i cinefili hanno passato una media di 11 ore alla settimana davanti a Netflix, mentre gli spettatori occasionali ne hanno passate solo 7. È quindi evidente che chi non va al cinema non si mette a guardare nemmeno i film in streaming. Il risultato dice che “non è in atto una guerra tra Netflix e le sale cinematografiche perché chi ama guardare film lo fa in qualsiasi modo”.

Un altro dato, forse inaspettato, è che non è vero che i teenagers snobbino le sale cinematografiche; tutt’altro: gli intervistati di questa fascia d’età hanno visto una media di 7,3 film al cinema e hanno guardato film sulle piattaforme per 9,2 ore settimanali. La media più vantaggiosa per le sale di ogni altra fascia d’età.

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Da parte nostra siamo sempre stati poco inclini a demonizzare Netflix o le altre piattaforme e ci riconosciamo nei risultati della ricerca EY, come abbiamo lungamente spiegato in questo articolo: il cinema italiano in crisi di creatività? O è solo colpa di Netflix?

Oltretutto, film prodotti da Netflix, che sarebbero dovuti rimanere in sala pochi giorni hanno dovuto prolungare la loro permanenza nei cinema a causa della grande richiesta. Pensiamo, ovviamente, a Sulla mia pelle e a Roma. E questa ci sembra una bella apertura di Netflix (che ci guadagna comunque) al cinema tradizionale.

Visto l’indiscutibile esito delle sue produzioni, Netflix ora punta sempre più in alto, rispondendo così alla domanda che ci eravamo posti in un articolo precedente, incerti: Netflix in Italia spegne tre candeline.

Dopo Roma di Cuarón e i fratelli Coen, con La ballata di Buster Scruggs, ha già ingaggiato Martin Scorsese, vincitore, fra l’altro, del nostro sondaggio su Instagram come miglior regista, per The Irishman con Robert De Niro, Joe Pesci e Al Pacino, e scusate se è poco. Guillermo del Toro col suo primo film di animazione, Pinocchio. Steven Soderbergh con The Laundromat con Antonio Banderas, Gary Oldman e Meryl Streep, vincitrice anche lei del nostro sondaggio su Instagram come miglior attrice. Michael Bay con Six Underground.

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Per noi amanti del cinema tout court è particolarmente rassicurante la dichiarazione di Scorsese:

“Per me che vengo dalla tradizione della sala cinematografica è sicuramente una scommessa con un certo rischio. Joel e Ethan, Alfonso Cuarón e Tamara Jenkins direbbero probabilmente la stessa cosa. Ma continuiamo comunque a fare film pensando all’esperienza del grande schermo e Netflix concederà spazio per la distribuzione in sala. Ma la cosa più importante è che Scott – che sarebbe Scott Stube, già vice presidente di Universal Pictures e ora capo della divisione film di Netflix – e il suo team di fatto realizzeranno i nostri film, – continua Scorsese, forse alludendo velenosamente al fatto che Fábrica e Paramount, per questioni di budget, hanno rifiutato di produrre The Irishman – impiegando rispetto e amore per il cinema e questo significa tutto”.

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