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Lettura: Helmut Berger, Ritratto di un attore. Un’anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)
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CinemaRitratto di un attore

Helmut Berger, Ritratto di un attore. Un’anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

Una vita tra bellezza, genio e sregolatezza

Alberto Galeno 5 ore fa Commenta! 33
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Helmut Berger, pseudonimo di Helmut Steinberger, è stato indubbiamente una personalità, e quindi anche un attore, assai complesso da definire in poche parole. Perennemente legato a un fatale incontro che determinò non solo una straordinaria carriera fatta di non tantissimi film ma di grande qualità, ma anche di fortune e sfortune sentimentali che, per un’anima fragile, delicata e incostante come la sua, durante la sua comunque piuttosto lunga vita, ne vessarono e ne determinarono i destini assai magri a cui fu destinato alla fine della sua vita. 

Contenuti
Helmut Berger. I primi anni (1944-1964)Helmut Berger. Gli anni viscontiani e altri grandi successi (1964-1976)Helmut Berger. La morte di Visconti e il lento declino della sua carriera (1976-1993)Helmut Berger. Gli ultimi tormentati anni (1994-2023)Helmut Berger. Il tempo perduto con e senza Luchino.

Come un dio di enorme bellezza che, persa la sua aura di divinità e barattatala con la mortalità terrestre, si ritrovi a un certo punto della sua avventura terrena a dover fare i conti con le fragilità del mondo terreno, a cui una divinità non è minimamente preparata per indole.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

Una vita che potrebbe essere considerata una sorta di caduta degli dei alla ricerca di una giovinezza e di un amore perduto nei crudeli meandri del tempo.

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Parole che potranno apparire poco chiare a questa altezza e dunque, apparentemente, senza un senso logico immediato, ma che alla fine di questo lungo viaggio che ci porterà alla riscoperta delle origini di questo grande attore austriaco, rimettendole in un certo ordine, ci aiuteranno a ritrovare un po’ dell’essenza di quest’anima, deandriamente parlando, fragile, ritrovandone da una parte il principio cinematografico da cui nacque il suo mito, giungendo infine ad un altro grandioso e immaginifico progetto cinematografico, solamente abbozzato su carta e che non trovò mai il tempo giusto per realizzarsi.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

Questa è la storia di Helmut Berger, l’attore che per tutta la sua carriera, per la sua bellezza e il suo talento, incantò milioni di spettatori e spettatrici, ma della cui vita spericolata, segnata da un perenne stato, andante tra genio e sregolatezza, di fragilità e debolezza che solo un dio greco, mai rassegnatosi ad essere diventare uomo, può avere pulsante in sé. Ora possiamo davvero iniziare in questo viaggio alla riscoperta di Helmut Berger…

Helmut Berger. I primi anni (1944-1964)

Helmut Berger nasce il 29 maggio 1944 a Bad Ischl, comune austriaco di 13. 895 abitanti nel distretto di Gmunden, in Alta Austria, famoso per essere stata, in diversi periodi storici, la residenza estiva di molti regnanti austriaci e anche di alcuni celebri compositori tedeschi come Brahms. Un dettaglio non da poco, se si pensa poi al percorso artistico e ai ruoli che interpretò, molti anni dopo, il futuro grande attore austriaco.

La famiglia di origine del futuro talentuoso attore era composta da albergatori e da ragazzo frequentò un collegio nella città austriaca di Feldkirch; quindi, i suoi primi lavori rientrarono nel settore alberghiero e della ristorazione, pur non dimostrando mai fin dal principio, grande interesse nei confronti di quell’attività di famiglia.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

All’età di 18 anni, infatti, seguendo quel suo spirito, fin dal principio ambizioso, e che lo portò, nel bene e nel male, a fare le più svariate esperienze, decise di trasferirsi a Londra, dove si mantenne con occupazioni occasionali e lavorando in quella che potremmo chiamare la sua seconda vocazione che madre natura gli aveva fortunatamente donato: nel campo della bellezza, posando come modello.

Senza, però, adagiarsi sugli allori e non volendo campare troppo a lungo su un talento effimero come la bellezza, decise di sfruttarlo al contrario a suo piacimento come grimaldello temporaneo, prendendo nel frattempo lezioni di recitazione, per poi poter entrare più che preparato dalla porta principale del cinema, in cui di certo il lato estetico non è tutto durante la carriera di un attore, ma che, se uno ne è sano portatore, soprattutto al principio di essa, certamente non gli è in alcun modo di ostacolo.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

Altra patria, che certamente gli restò nel cuore e che fu fondamentale per il suo percorso artistico, fu infatti l’Italia, per diverse ragioni che tra non molto, e fatto dopo fatto, scopriremo. Si trasferì quindi in Italia, dove continuò con impegno a studiare per realizzare il suo sogno, frequentando inizialmente i corsi di teatro all’Università per Stranieri di Perugia, per poi spostarsi successivamente a Roma, città del cinema per eccellenza, dove lavorò, seguendo il doppio binario di modello e assistente cinematografico, che fu tanto fondamentale per la crescita artistica che nei primi anni Sessanta era pronto ad accoglierlo nel pieno della sua giovinezza.

Helmut Berger. Gli anni viscontiani e altri grandi successi (1964-1976)

Il 1964 è l’anno della svolta per il giovane e ancora sconosciuto attore austriaco. Helmut capita a Volterra in quell’anno per motivi di studio e va a visitare un set cinematografico dove, dietro di esso, si sta per svelare il suo luminoso destino.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

Lì, il grande regista Luchino Visconti, fresco de il successo de Il Gattopardo, in quel momento stava girando un film, Vaghe stelle dell’Orsa, titolo che riprende l’incipit de Le ricordanze, uno dei Canti di Giacomo Leopardi, con protagonisti la bellissima e bravissima Claudia Cardinale e il grande attore francese Jean Sorel pellicola, come tante delle sue, che riceverà svariati premi e con cui, in questo specifico caso, il regista vincerà il Leone d’oro alla 26a Mostra del Cinema di Venezia. 

Così, in un’intervista del 1993, lo stesso Berger raccontò gli inizi della sua carriera e il fondamentale incontro con Luchino Visconti:

Durante le riprese di questo film, in uno di quei magici incontri in cui due geni sono destinati ad incontrarsi per qualche strano gioco del destino, Helmut incontrerà il regista Luchino Visconti, evento capitale nella sua vita, perché sotto ogni punto di vista, sia privato e professionale, la sua vita prenderà da quel momento in poi, una di quelle svolte destinate a cambiare per sempre il percorso esistenziale di un essere umano.

Da lì a poco tra i due incominciò una relazione che ebbe termine solo con la morte del regista milanese, avvenuta nel 1976. Diretto da Visconti, Berger ebbe la sua prima vera occasione, affrontando il suo primo ruolo da attore nel primo episodio intitolato La strega bruciata viva nel surreale film ad episodi Le streghe (1967) con protagonista, in tutti gli episodi, la bellissima e indimenticata Silvana Mangano. L’anno seguente ebbe poi finalmente la sua prima parte da protagonista nel film drammatico I giovani tigri (1968), diretto dal regista Antonio Leonviola.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)
Helmut Berger nel film di Visconti, La caduta degli dei (1969).

La strada era ormai tracciata, e non è un caso che il film che lo consacrò agli occhi del grande pubblico fosse dell’amato Luchino Visconti con La caduta degli dei nel 1969, il quale gli affidò la parte del nevrotico e decadente personaggio di Martin von Essenbeck, in cui dimostrò il suo grande talento recitativo. Così magnetico, bravo e bello da affascinare tutti, donne e uomini, persino grandi nomi dello spettacolo.

La leggendaria Marlene Dietrich, per esempio, dopo averlo visto recitare in una sua particolare scena, in cui al cospetto della famiglia, Martin propone la performance dell’indimenticata attrice tedesca nel capolavoro L’angelo azzurro di Josef von Sternberg del lontano 1930. La Dietrich fu così colpita dalla bravura di quel giovane attore che volle complimentarsi personalmente con Helmut Berger, mandandogli un biglietto dove era scritto:

Sei stato persino più bravo di me!”

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)
Helmut Berger nella famosa scena in cui riprendeva la Dietrich di L’angelo azzurro nel film di Visconti, La caduta degli dei (1969).

Un riconoscimento che certamente dovette fare immensamente piacere ad un giovane attore che, al primo ruolo da protagonista, si vide incensato di complimenti da una delle più grandi attrici di sempre. Ma anche dal punto di vista maschile, il giovane attore austriaco ricevette enormi attestati di stima, non solo per le sue qualità recitative, ma anche per quella sua straordinaria bellezza, così eccezionale da attrarre complimenti anche da elementi del suo stesso sesso. Così il grande regista Billy Wilder lo definì, per esempio, dopo averlo visto in questo specifico film:

Ad eccezione di Helmut Berger non ci sono altre donne interessanti al giorno d’oggi.”

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

Se volessimo riprendere l’esilarante battuta di un suo celebre film, quel “nessuno è perfetto“, forse quando il grande regista di commedie, nel vedere Helmut Berger ne La caduta degli dei, qualche dubbio dovette sorgergli. Una carriera quindi ormai lanciatissima, con un titolo che bene avrebbe rappresentato, purtroppo per Berger, il futuro venuto dopo la morte del grande regista milanese.

Helmut Berger fu attore in due dei tre film della cosiddetta “Trilogia tedesca” di Luchino Visconti, definita tale in quanto fece trasparire una profonda conoscenza della cultura e della storia germaniche. Dopo La caduta degli dei (1969), infatti, sempre nell’ambito di questa rappresentazione della cultura teutonica, Visconti realizzerà Morte a Venezia nel 1971, tratto dal capolavoro di Thomas Mann, e Ludwig (1973) in cui Berger tornò sontuoso protagonista in questo clamoroso affresco dedicato al celeberrimo sovrano tedesco Ludovico II di Baviera, su cui torneremo in maniera più approfondita tra non molto.

Anche perché il successo de La caduta degli Dei attrasse l’attenzione di altri grandi registi che fecero a gara per scritturarlo all’interno delle loro prestigiose produzioni agli inizi dei primi anni Settanta. Uno di questi fu Vittorio De Sica, il grande regista e attore di Sora, che lo volle per interpretare la drammatica figura di Alberto Finzi Contini nel capolavoro del 1970, Il giardino dei Finzi Contini, riproposizione decisamente riuscita del capolavoro di Giorgio Bassani con omonimo titolo, vincitore del premio Oscar 1972 per il miglior film straniero.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)
Helmut Berger e Dominique Sanda in una scena de Il giardino dei Finzi Contini (1970).

Anni Settanta che furono straordinariamente fruttuosi per il giovane attore austriaco, aiutato non solo dalla sua straordinaria bellezza, ma anche da un talento sempre più limpido, interpretando ruoli sempre più complicati, complessi e diversi, passando dal ruolo del capitano di giustizia Arconati, con Nelo Risi ne La colonna infame, basato sul saggio Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni nel 1972.

Dopo questo film, arrivò certamente il suo ruolo più importante già nominato in precedenza: l’infelice sovrano Ludovico II di Baviera nel maestoso film Ludwig (1973) di Luchino Visconti, film assai travagliato e complicato sia nella realizzazione che nella distribuzione, visto la durata finale di 180 min. della prima edizione e quella, decisamente ancor più impegnativa di 237 minuti nell’edizione integrale, sebbene per i più fosse quest’ultima versione un’immersione più profonda nel personaggio e nella storia del re di Baviera.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)
Uno straordinario Helmut Berger in Ludwig (1973).

Il film, oltre al significato riferente alla sua carriera, ebbe anche per Berger un significato ulteriore, essendo stato girato nei luoghi natali dell’attore austriaco, quindi a Bad Ischl, residenza di villeggiatura dei reali tedeschi e teatro di numerosi castelli solitari che il vero Ludwig fece costruire per celebrare una gloria artistica ad imitazione del mecenatismo del passato. Luoghi nei quali tutto venne ricostruito artificialmente, anche luoghi lontani come Capri per esempio.

Un talento, quello di Helmut, che emerse straordinariamente in tutto il film facendo emergere tutto il suo mondo interiore, non così lontano dal vero Ludwig: tra amori tormentati, il peso del potere, l’amore per l’arte e il complicato rapporto con l’amato Wagner, a cui potremmo quasi sovrapporre l’imponente figura di Visconti, sebbene il 27 luglio 1972, quando erano ormai terminate le riprese del Ludwig ma non ancora cominciato il montaggio, il regista venne colto da un ictus cerebrale che lo lasciò paralizzato nella parte sinistra del corpo.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)
Helmut Berger con Burt Lancaster in Gruppo di famiglia in un interno (1974) di Luchino Visconti.

Un grande successo di critica e pubblico che non fermò la carriera di Helmut Berger, il quale, con altrettanta bravura, interpretò con grande efficacia anche il cinico Konrad in Gruppo di famiglia in un interno (1974), sempre diretto dall’amato Luchino, con protagonisti uno straordinario Burt Lancaster, e le immancabili Silvana Mangano, Dominique Sanda e Claudia Cardinale, attrici amatissime da Luchino e con cui si ritrovò spesso a lavorare con grandi risultati.

Nel 1975, cambiando decisamente registro fu il protagonista maschile di Salon Kitty, film drammatico-erotico di Tinto Brass, e l’anno dopo del film drammatico Una romantica donna inglese (1976), tratto dal romanzo omonimo di Thomas Wiseman, diretto dal regista britannico Joseph Losey.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)
Helmut Berger e Glenda Jackson in una scena del film Una romantica donna inglese (1976).

Helmut Berger. La morte di Visconti e il lento declino della sua carriera (1976-1993)

La scomparsa di Visconti il 17 marzo 1976, poco meno di otto mesi prima del suo settantesimo compleanno, dopo essere stato colto da una forma grave di trombosi, al funerale furono presenti grandi eccellenze italiane come il Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Leone e ovviamente immancabili alcuni dei suoi attori più amati come Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Laura Antonelli, Vittorio Gassman e ovviamente l’amato Helmut Berger.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)
HELMUT BERGER ED ENRICO LUCHERINI, FUNERALI DI LUCHINO VISCONTI,
CHIESA DI SANT’IGNAZIO ROMA 3 MARZO 1976 (copyright by Umberto Pizzi).

Berger, alla morte di Luchino, entrò in un periodo di forte depressione, dichiarando, anni dopo, a testimonianza del legame che lo legava con il grande regista:

Sono divenuto vedovo a soli 32 anni”.

Perché sebbene il loro non potesse essere riconosciuto ufficialmente come legittimo legame matrimoniale, per Helmut la scomparsa dell’amato Luchino non fu mai qualcosa che riuscì completamente a superare. A questo immenso dolore si unirono gli eccessi di una vita sregolata che lo costrinse a più di una sosta forzata, arrivando addirittura qualche mese dopo, nel 1977, a rischiare di morire per eccesso di stupefacenti.

L’amico di vecchia data, Claude Chabrol, per cercare di aiutarlo ad uscire da quella pericolosa spirale fatta di sostanze stupefacenti, ingaggiò Berger nel 1980 per l’adattamento televisivo del romanzo Fantômas, anche se con molte difficoltà.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

L’attore aveva ormai visto la parte migliore della carriera e della vita passargli davanti e quindi dovette affrontare non solo il grande e inconsolabile dolore della morte dell’amato compagno di vita, ma anche la crisi cinematografica italiana che colpì negli anni Ottanta il nostro paese.

Oltre a questo, certamente la vita sregolata che era venuta dopo il 1976 influì sul precoce declino fisico, che per un attore la cui bellezza era stata uno dei suoi indubbi punti di forza, rappresentava un altro e terribile colpo inflittogli dalla sorte terrena a colui che, un tempo, si ergeva come dio eterno della bellezza, ma che sotto il peso del tempo era poi crollato rovinosamente sotto gli eventi terreni che dovette affrontare negli anni a venire alla morte di Visconti, il suo sapiente creatore che, lasciatolo solo ai suoi destini, ne aveva decretato di fatto l’infausta sorte.

La mancanza di scritture lo costrinse, quindi, a dirigere il proprio percorso lavorativo al piccolo schermo e a film di poco rilievo come, per esempio, Mia moglie è una strega di Castellano e Pipolo del 1980, classica commedia anni Ottanta con protagonisti Renato Pozzetto e la recentemente scomparsa Eleonora Giorgi. Durante gli anni Ottanta, partecipò anche a produzioni internazionali seguitissime dal pubblico mondiale, come la terza stagione statunitense della leggendaria serie tv Dynasty e al film di guerra Code Name: Emerald nel 1985, per poi tornare in Italia nel 1989 e impersonare Egidio nello sceneggiato tv I Promessi Sposi.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)
 Helmut Berger ne Il Padrino III (1990), ne il ruolo di Frederick Keinszig.

Nel 1990 arrivarono però alcune grandi occasioni per rilanciare la sua carriera. Francis Ford Coppola lo scritturò, infatti, per Il Padrino III, affidandogli il ruolo di Frederick Keinszig, un ricco e potente banchiere svizzero. Ma forse, ancora più importante fu, mediaticamente parlando, la collaborazione musicale nel 1992 in cui lavorò con la superstar Madonna, nel controverso video musicale di una delle sue storiche hit, Erotica.

Nel 1993, segno di come una parte di sé fosse ancora indissolubilmente legata, sentimentalmente e professionalmente, al passato viscontiano, Helmut Berger ritrovò dopo molti anni un ruolo da protagonista nel film tedesco Ludwig 1881, interpretando ancora il personaggio di Ludovico II, sebbene visibilmente segnato nello sguardo e nello spirito, da quei vent’anni che nel frattempo erano passati crudeli, portandosi via gli anni della giovinezza e della bellezza, del successo e forse, soprattutto, il grande amore della sua vita.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)
Helmut Berger in Ludwig 1881 (1993).

Helmut Berger. Gli ultimi tormentati anni (1994-2023)

Se potremmo dire che il film Ludwig del 1973 era stato l’apice della sua carriera, Ludwig 1881 lo si potrebbe tranquillamente definire il canto del cigno della sua carriera dato che non risollevò in maniera decisiva la vita artistica del grande attore austriaco. La sua vita sentimentale, anch’essa, infatti, conobbe in questi anni molti colpi di scena, e per nulla positivi e risolutivi per una ritrovata pace interiore.

Il 19 novembre 1994, all’età di 50 anni, con l’applicazione dell’art. 13 da lui richiesto al Vaticano e concessogli da monsignore Virgilio La Rosa, sposò in Comune e nella Chiesa di San Felice Martire a Roma la scrittrice, regista e articolista Francesca Guidato in comunione dei beni.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)
Helmut Berger e la moglie Francesca Guidato.

Il matrimonio, però, fu molto lontano dall’essere un legame felice e sereno per Berger, anzi fu fin dal principio tempestoso, principalmente a causa dei problemi che l’attore austriaco si portava dietro da anni, legati all’alcolismo, oltre alle scenate di gelosia e ad un suo presunto tradimento; la coppia, separatasi nel 1997, continuò un rapporto altalenante fino al 2012, ma difatti non divorziò mai ufficialmente.

Nel 2004 l’attore tornò in Austria e, smentendo le sue difficoltà economiche, andò a vivere con la madre malata, fino al decesso di quest’ultima, avvenuto per strada nel 2009 mentre lui era in una clinica di Salisburgo per curarsi. Intervistato da Bild nella primavera del 2010, Berger entrò in polemica anche con il nostro paese, dichiarando che gran parte delle produzioni cinematografiche italiane non avevano versato i contributi e che indebitamente gli avevano vilmente sottratto milioni di entrate finanziarie, riconoscendogli soli 200 euro al mese come pensione.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

Un amaro finale per un paese che tanto aveva amato e con cui ora entrava, finanziariamente e dialetticamente parlando, in guerra.

Nell’agosto 2015, Berger, continuando la vita spericolata postviscontiana, entrò anche in un’altra poco edificante storia, visto che sembrava al tempo essersi sposato con l’amico Florian Wess e venne di conseguenza denunciato dalla moglie, con cui i rapporti erano sempre più burrascosi, per bigamia. Immediatamente, però,ai media tedeschi arrivò la sua smentita, garantendo che quello con Wess, era stato solo un breve flirt amoroso e sette giorni dopo lo scoppio dello scandalo tutto fosse già finito tra Helmut e Wess .

L’attore, all’estero, continuò comunque a lavorare fino al 2020. In diverse occasioni, negli ultimi anni, seppur reputasse di essere stato defraudato dal cinema italiano di molti milioni di contributi, ammise onestamente anche le sue responsabilità e difatti, quindi, di aver speso più di quanto avesse guadagnato durante la sua carriera.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

In seguito, il grande attore austriaco partecipò da protagonista al film drammatico Blutsfreundschaft nel 2009, presentato nel 2010 al Festival del Cinema di Berlino, in cui interpretò il ruolo del proprietario di una lavanderia che ha una relazione con un militante neo-nazista. Nell’ottobre del 2012 tornò in tv nel reality televisivo tedesco Ich bin ein Star – Holt mich hier raus!, della TV RTL, apparizione che destò molte polemiche, soprattutto per le sconcertanti condizioni fisiche in cui ormai appariva l’attore, il quale, dopo poche puntate, abbandonò il programma proprio per problemi di salute.

Nel 2013 tornò al cinema con il film Il violinista del diavolo di Bernard Rose, con protagonista il grande violinista David Garrett nei panni del maledetto Niccolò Paganini, mentre nel 2014 fece parte del cast del film francese Saint Laurent, del regista Bertrand Bonello, in cui impersonò il grande stilista nei suoi ultimi anni di vita. Crudele gioco del destino ad interpretare un giovane Yves Saint Laurent, un altro talentuoso e bellissimo attore, Gaspard Ulliel, attore e modello francese morto tragicamente nel 2022 a soli 37 anni per un grave incidente sugli sci, che non ebbe la fortuna o la sfortuna a seconda dei punti di vista, come Berger di poter invecchiare.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)
Helmut Berger e il regista Bertrand Bonello, alle loro spalle Gaspard Ulliel.

Helmut Berger finì così i suoi ultimi dieci anni di vita nell’anonimato e silenziosamente, come le stelle che muoiono ogni giorno nel più oscuro silenzio, morì nella sua casa di Salisburgo, il 18 maggio 2023, appena 11 giorni prima di compiere 79 anni, venendo sepolto nel cimitero di Bad Ischl, il posto che lo aveva visto nascere, tornare da famoso e che ora lo riaccoglieva nella sua fredda terra, sconosciuto oramai ai più, per tenerlo per sempre tra le sue braccia.

Una stella che ha attraversato il nostro firmamento e che, una volta passata, ha cancellato quasi ogni segno del suo passaggio, finendo per rimanere intrappolato soltanto in alcune pellicole, alcune indimenticabili, altre decisamente no, come unica testimonianza della sua esistenza.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

Come il titolo del suo primo successo, La caduta degli dei, forse era già tutto scritto fin dal principio? D’altronde, avete mai visto cadere un dio? Probabilmente no, perché quando cade un dio, si porta via tutto, compreso il mondo su cui aveva deciso un giorno di scendere, un po’ per diletto, un po’ per mera curiosità e che, dopo alcuni anni di luce e di dominio su di esso, lo aveva lui stesso dominato e rinchiuso in una cupola di vetro in cui tutto muore,, anche una stella luminosa come Helmut Berger, l’uomo che visse per qualche anno come un dio e che morì alla fine come un fragilissimo essere umano.

Helmut Berger. Il tempo perduto con e senza Luchino.

Un capitolo a parte, che sfugge all’idea del tempo, è per uno di quei ruoli che forse avrebbe ulteriormente accresciuto la fama di Helmut Berger, una di quelle interpretazioni mancate per coincidenze sfortunate che potremmo chiamare, romanticamente parlando, “occasioni perdute”.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

Helmut Berger, sappiamo molto bene alla fine di questa storia, della sua intensa relazione con Luchino Visconti, il loro rapporto intenso, teso e per nulla breve e occasionale, e che, nonostante la distanza di 37 anni tra di loro, un vero amore. Berger è morto a 78 anni, per bellezza, in gioventù, secondo alcuni veniva giudicato addirittura superiore a quella di un altro grande attore viscontiano come Alain Delon, titolo di cui non molti attori possano minimamente vantarsi senza impallidire al confronto.

Già nel La Caduta degli dei, l’attore austriaco aveva rivelato una sorta di mobilità nervosa del viso e uno sguardo gelido che catturarono subito il pubblico e naturalmente estasiava il regista milanese che con lui fece alcuni dei suoi più celebri film.

Dopo averci lavorato insieme fin dal primo film, Visconti pensò immediatamente a lui per uno dei più grandi film mai realizzati, talmente immensi da non poter trovare spazio nella vita reale: La Recherche di Marcel Proust, uno dei capolavori della letteratura francese di inizio Novecento, a cui Luchino, da sempre amante e grande conoscitore della grande letteratura in senso generale, avrebbe voluto dare anche una rappresentazione cinematografica di grande livello.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

A Berger, il grande regista milanese pensò di affidare il ruolo di Morel, facendolo diventare così il protagonista dell’immenso e sterminato romanzo di Proust, dal ruolo importante che sì aveva all’interno del romanzo, ma non di certo uno dei suoi protagonisti di spicco de La Ricerca del Tempo Perduto.

Il giovane Luchino lesse in francese il capolavoro proustiano non molto tempo dopo la sua uscita, nei primi anni Venti del secolo scorso, e mezzo secolo dopo, nella primavera del 1971, Visconti fece un soggiorno a Illiers, la celeberrima Combray della Recherche proustiana, il luogo dove si sviluppa l’inizio della immensa opera dello scrittore francese.

Tutto era insomma pronto. Già da qualche anno, era riuscito a ottenere anche i diritti per trarne un film che verosimilmente sarebbe stato come un enorme terzo capitolo “letterario” dopo Il Gattopardo e Morte a Venezia, un progetto che però, per svariate cause, non riuscì mai ad ultimare per la difficoltà a trovare i necessari, cospicui finanziamenti, il regista milanese non realizzò mai.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

Aveva già in mente persino il cast, un cast che, se fosse stato realizzato, sarebbe stato a dir poco pazzesco. Addirittura pensò di richiamare sul set la “divina” Greta Garbo, ritiratasi da anni dagli schermi. Per l’amato Helmut Berger sarebbe stato quindi pronto il ruolo di Charlie Morel, personaggio non tra i maggiori dell’opera, un virtuoso violinista, giovane, sfuggente, un po’ pazzo, bello, omosessuale, amatissimo da una figura centrale della Recherche, il barone di Charlus (per il quale Visconti aveva pensato nientemeno che a Marlon Brando).

Charlus, anziano, vizioso e geniale, simbolo de il mondo decadente della nobilità francese che crolla sotto il peso di un Novecento che ha il volto della guerra mondiale, e Morel è un po’ il suo schiavetto, anche se questi si dimostra furbo, lo tradisce, lo fa ingelosire in quello che è uno dei vari rapporti masochisti del gran libro di Proust.

Gioco del destino Charlus, venne interpretato, anni dopo nel 1984, proprio da Alain Delon, dedicato al primo capitolo de La ricerca del tempo perduto, Un amore di Swann, film del 1984 diretto da Volker Schlöndorf, con Jeremy Irons e Ornella Muti come protagonisti, una delle poche rappresentazioni cinematografiche, seppur molto parziali, del capolavoro di Proust.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

È chiaro che Helmut Berger, sarebbe stato messo davanti a una prova difficilissima, dovendo avere di fronte Marlon Brando in una guerra psicologica tra maestro e allievo non di poco conto: chissà cosa ne sarebbe venuto fuori. Purtroppo non se ne fece più niente, perché alla fine come ultimo progetto, Visconti scelse il più fattibile L’innocente, tratto dal romanzo di Gabriele D’Annunzio, nel 1976 con Giancarlo Giannini come protagonista.

Luchino morì da lì a poco per una trombosi e con la sua morte si portò via, non volente, anche la carriera di Helmut Berger in un cono d’ombra, a cui a parte alcuni sporadici lavori con registi importanti, da Joseph Losey a Francis Ford Coppola, non riuscì più uscire, rimanendo così, da quel maledetto 17 marzo 1976, ai margini del grande cinema.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

Così Berger, descrisse anni dopo la morte dell’amato Luchino, non solo grande amore di una vita intera, ma anche immenso maestro:

“Visconti è stato per me il grande maestro, il grande padre, il guidatore nella vita. Mentre lui era ancora vivo facevo una vita regolare, dopo mi sono un po’ perso”.

Helmut berger, ritratto di un attore. Un'anima tormentata dalla vita straordinaria (1944-2023)

Rimase solo Visconti nella sua testa per il resto de il tempo perduto che visse da quel momento in poi, e che, vanamente, cercò costantemente di recuperare per tutto il resto della sua vita, e che mai dimenticò realmente il suo Luchino, fino a quel 18 maggio 2023, che ha portato via fisicamente anche Helmut Berger da questa terra, e in cui, romanticamente speriamo, ora da qualche parte, possa finalmente essere ritrovato quel tempo, da troppi anni, andato perduto, magari, chissà, insieme a lui…

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