C’era una volta un uomo e una donna, destinati a stare insieme; c’era una volta un falco e un lupo che continuamente si rincorrevano; c’era una volta il giorno e la notte, eternamente legati e condannati a non incontrarsi mai.
Avete sicuramente capito di quale film parleremo oggi vero?
Ladyhawke (clicca qui per acquistare) è un film fantasy del 1985 diretto da Richard Donner, nello stesso anno in cui gira lo spielberghiano I Goonies, e due prima di dare il via alla fortunata serie d’azione di Arma Letale.
Una storia a metà tra mito e leggenda, tra favola e racconto, tra amore e odio, destinata a diventare un cult movie grazie a splendide location, la fotografia di Vittorio Storato che cattura la luce dell’alba e del crepuscolo e un cast sulla carta improbabile ma perfetto composto da Matthew Broderick, Rutger Hauer e una bellissima Michelle Pfeiffer.
Un film tutto giocato sulla compresenza degli opposti, dove su tutto domina l’amore, anche sull’azione.
Un film che ci mostra la vera essenza della cattiveria umana e nello stesso tempo l’autenticità di un sentimento puro, forte e autentico, capace di sfidare il tempo e le distanze.
La trama
Siamo nella Francia del XII secolo, Isabeau d’Anjou (Michelle Pfeiffer) giunge ad Aguillon per la morte di suo padre.
Qui, nonostante molti si fossero innamorati di lei, la giovane ricambia solo l’amore di Navarre (Rutger Hauer).
I due innamorati devono purtroppo mantenere segreto il loro sentimento perché il Vescovo è innamorato della bellissima Isabeau e per di più è incapace di tollerare l’idea di saperla felice con un altro uomo.
Il malvagio prelato venuto a conoscenza del loro sentimento, pur di impedire l’unione, stipula un patto con Satana che condanna Isabeau a essere un falco di giorno e Navarre un lupo la notte.
La maledizione si potrà interrompere durante un’eclissi di sole.
Per permettere che la condanna abbia fine Navarre deve rinunciare al suo desiderio di vendetta sul Vescovo.
Avviene l’eclissi, la donna torna ad essere solo umana e la maledizione si scioglie, ma il Vescovo non accetta la libertà di lei e tenta di ucciderla. Interviene Navarre in sua difesa e con una spada pone fine alla vita del Vescovo.
I due innamorati sono finalmente liberi di amarsi.
Il messaggio
Quel 12 aprile del 1985, per la regia di Richard Donner, le peripezie di Navarre e Isabeau venivano raccontate sul grande schermo, regalando agli spettatori emozioni impossibili da dimenticare.
Siamo dinanzi ad una favola medievale che è stata in grado di mettere armonicamente insieme, una serie di elementi: un cast pieno di giovani talenti come Rutger Hauer, Michelle Pfeiffer e Metthew Broderick, la mano esperta del direttore della fotografia Vittorio Storaro, l’ottima colonna sonora di Andrew Powell e soprattutto, la fortissima carica poetica, romantica e avventurosa che pervade tutta la storia.
Sopra tutto però c’è l’amore, quello vero, con la “a” maiuscola, che unisce divide allo stesso tempo i due amanti:
“sempre insieme, eternamente divisi”.
La storia del film viene raccontata allo spettatore attraverso lo sguardo dell’ingenuo ladruncolo Philippe Gaston (Matthew Broderick) – soprannominato le rat, il topo – che dopo essere scappato dalle segrete di Aguillon attraverso le fogne cittadine, viene salvato da morte certa da Navarre
Navarre, ex capitano delle guardie caduto in disgrazia, progetta di uccidere il malvagio vescovo di Aguillon con l’aiuto di un riluttante Gaston che, viaggiando con il cavaliere, scoprirà la maledizione che condanna l’uomo a vivere separato dalla sua amata Isabeau: di notte lui si trasforma in lupo, mentre la donna, al contrario, di giorno volteggia nei cieli con l’aspetto di un falco.
Oltre all’amore però c’è l’odio, quello vero, rappresentato dal diavolo in persona, un odio che non è solo cattiveria, ma anche invidia e profonda infelicità.
L’intento del malvagio Vescovo infatti, non è solo quello di avere la bella Isabeau tutta per sé, ma soprattutto che non l’abbia nessun altro; una sete di possesso e di prevaricazione, che immediatamente ci riporta ad un’poca storica in cui i sentimenti di una donna non erano tenuti in minima considerazione, ed il suo corpo era per l’uomo solo merce di scambio e oggetto di desiderio per soddisfare i propri bisogni, soprattutto sessuali.
Ladyhawke mette in scena la sofferenza per un amore osteggiato, è la lotta dei due innamorati per salvare la loro unione e allo stesso tempo mostra l’invidia per la felicità altrui che giunge fino alla violenza.
Isabeau e Navarre sono condannati a desiderarsi senza mai incontrarsi, una storia a tratti struggente, ma intensa: lei falco e lui uomo o lei donna e lui lupo.
Una storia che ha dei risvolti classici e ci riporta alla mente le metamorfosi ovidiane e gli antichi miti greci.
Le location, la colonna sonora, i premi
Girato completamente in location e set italiani, Ladyhawke ha un’infinita serie di curiosità, a partire dai nomi delle ambientazioni che in lingua originale richiamano direttamente il nostro paese, come nel caso della città/capitale del regno che, in inglese è Aquila, mentre nell’adattamento italiano venne francofonizzata in Aguillon, pensando forse che l’Italia, per gli italiani, non sarebbe stata una location sufficientemente fiabesca.
Il lungometraggio a dir la verità, inizialmente prevedeva diverse location, ma a causa del costo troppo elevato, pare che il regista abbia virato sul nostro paese dopo il famoso giro in macchina di cui parla in un’intervista.
“Nell’estate del 1983 abbiamo girato in macchina per molti mesi nelle campagne europee alla ricerca di una location in perfetto stile medievale per Ladyhawke. Durante tutto il viaggio nel mio pulmino ascoltavamo religiosamente The Alan Parsons Project. Molti paesi dopo, ci è sembrato impossibile fare il film senza quella musica unica o senza la splendida colonna sonora di Andrew Powell”
Seppur la trama nell’edizione italiana voglia richiamare un’ambientazione francese, il film è stato girato quasi interamente in Italia, nelle province di Cremona, Parma, Piacenza e Massa Carrara, nei boschi del Pontremolese (la troupe soggiornò per alcune settimane in un noto hotel di Pontremoli, ormai chiuso) nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, a Pereto (nella Marsica), al Passo Giau (in provincia di Belluno, tra la Valle d’Ampezzo e la Val Fiorentina) e al piccolo lago d’Antorno nelle vicinanze del lago di Misurina nelle Dolomiti.
Il rifugio del monaco è la Rocca di Calascio, appositamente scenografata con l’aggiunta di corone alle torri (tra cui quella da cui precipita Michelle Pfeiffer), mentre i borghi medievali mostrati includono le località di Torrechiara (il castello), Castell’Arquato (PC), Soncino (CR) e Vigoleno frazione di Vernasca(PC).
La veduta esterna in lontananza del borgo di Aguillon (Aquila in originale) è in realtà quella di Castel del Monte (provincia dell’Aquila), a cinque chilometri da Rocca Calascio. La chiesa al cui interno si svolge la scena finale (ricostruita a Cinecittà) è quella di San Pietro a Tuscania.
Altri luoghi delle riprese sono stati Campo Imperatore in Provincia dell’Aquila, dove il falco viene ferito (qui è stato girato anche i film de Lo Chiamavano Trinità), e Monterano, vicino a Roma, una città ormai defunta che mantiene invariato il suo fascino.
Tre dei molti castelli che vengono mostrati inoltre, hanno la particolarità di appartenere, all’epoca, al regista Luchino Visconti.
Per quanto riguarda la colonna sonora, da segnalare l’evocativo brano che Isabeau e Philippe ballano insieme nella stalla: trattasi de Il Trotto, composto da un anonimo nel XIV secolo.
Il resto è opera di Andrew Powell, un compositore e orchestratore ben conosciuto per il suo lavoro con Alan Parsons e Eric Woolfson, membri del gruppo The Alan Parsons Project.
Nel 1996 ne è stata pubblicata la versione definitiva dal titolo Ladyhawke – Original Motion Picture Soundtrack; quest’album, edito dalla GNP Crescendo, sostituisce a tutti gli effetti la prima versione uscita nel 1985 e contiene brani inediti e non rielaborati.
Il film ha ricevuto le candidature agli Oscar del 1986 come Miglior sonoro e Miglior montaggio sonoro, senza tuttavia vincere i premi.
Ha vinto però il Saturn Award dell’Academy of Science Fiction, Fantasy & Horror Films per i Migliori costumi e come Migliore film fantasy, e, sempre per il Saturn Award, ha ricevuto le candidature come Migliore musica e Migliore attrice e ha vinto anche i Golden Reel Award della Motion Picture Sound Editors statunitense come Best Sound Editing – ADR e Best Sound Editing – Sound Effects.
Il cast
Tra le molte curiosità su questo film, le più interessanti sono quelle che riguardano il cast.
Per il ruolo di Navarre infatti, si era pensato inizialmente a Sean Connery, ma alla fine fu ingaggiato Kurt Russel che per motivi non chiari rinunciò al ruolo a pochi giorni dall’inizio delle riprese; così Donner chiamò Hauer (attore olandese tristemente scomparso nel luglio del 2019) che partì immediatamente con la sua roulotte per raggiungere il set Abruzzese.
Per interpretare Navarre, Hauer non ha avuto bisogno di controfigure dato che sapeva andare a cavallo e tirare di scherma.
Per il ruolo di Philippe, assegnato infine a Broderick invece, c’erano stati dei contatti con Dustin Hoffman e poi Sean Pean, così come per il ruolo del vescovo il regista aveva preso in considerazione l’idea di Mick Jagger.
Richard Donner inoltre, all’inizio sperava di poter avere Rutger Hauer nella parte del malvagio capitano delle guardie, mentre il ruolo di Etienne Navarre sarebbe dovuto andare, appunto, ad un giovanissimo Kurt Russell.
Tuttavia Rutger Hauer disse che non era interessato alla parte del villain in Ladyhawke, e che invece era molto affascinato dal destino tragico di Navarre. Perciò quando Kurt Russell fu costretto a uscire dalla produzione a pochi giorni dall’inizio delle riprese, Rutger Hauer assunse il ruolo dell’eroe.
Nel film c’è spazio anche per due caratteristi storici di Hollywood come Leo McKern, che fa Imperius in una delle sue ultime interpretazioni al cinema, e John Wood, mancato nel 2011, qui nei panni dello sgradevole vescovo di Aguillon.
Infine fa capolino anche un Alfred Molina (Frida, Il codice Da Vinci, I predatori dell’Arca perduta, Spider-Man 2) appena trentenne nel ruolo di Cezar.
La storia e ruolo degli animali
Sulla storia del film, basata su un romanzo di Joan D. Ving, c’è una diatriba che riguarda la sua ispirazione a una vera leggenda medievale risalente al XIII secolo.
La Warner pubblicizzò il film come tale, ma lo sceneggiatore Edward Khmara, contrariato, si rivolse al sindacato degli sceneggiatori ottenendo un compenso dalla casa di produzione che continuò comunque a sostenere che il film fosse basato su una vera leggenda.
Un’altra curiosità riguarda proprio il falco del film chiamato Spike II: il rapace che ha lavorato allo Universal Bird Show fu trasferito negli anni duemila presso un’organizzazione benefica dedicata alla conservazione della natura, diventandone ambasciatore fino alla sua morte nel 2007.
Tuttavia in Ladyhawke vennero utilizzati due falchi diversi: uno per le scene in cui Navarra teneva l’amata sul braccio, l’altro per le scene di volo.
C’è stato in realtà spazio anche per un terzo che però è stato quasi del tutto inutilizzabile perché apprezzava talmente tanto la compagnia di Hauer che si adagiava e rilassava troppo sul braccio dell’attore, sembrando più un pollo che un falco.
In una scena iconica del film invece, Navarre dice a Gaston di cavalcare, con il suo stallone, verso il castello di Imperius.
A questo punto il militare da una pacca sul sedere dell’animale per farlo partire al galoppo. Tuttavia, la prima volta che la scena venne girata, Ruger Hauer diede una pacca così forte al cavallo, che questo partì a tutta velocità, sparendo all’orizzonte.
Nessuno era riuscito a fermarlo, così la produzione si fermò il tempo che servì a Matthew Broderick per placare l’animale e tornare indietro.
In Ladyhawke però, un ruolo principe lo svolge il lupo.
Per realizzare il film vennero portati in Italia quattro lupi siberiani da un allevamento della California.
Una trama avvincente, un movente prezioso, il tutto ambientato in paesaggi suggestivi e puntualmente coerenti con l’immaginario che ci viene sapientemente comunicato.
Interpreti e protagonisti, belli in modo assurdo, in particolar modo Michelle, nel fiore degli anni.
E sono bravi anche, molto.
Ladyhawke è, e rimarrà sempre, una pietra miliare del cinema di questo genere; una di quelle rarissime opere che incontra il piacere di ogni tipologia di pubblico e non tramonta mai.
Una storia d’amore come eterna, come eterno è il susseguirsi del giorno e della notte.