Da protagonista indiscusso della commedia sexy anni ’80, al nonno più amato d’Italia, passando per il Commissario Lo Gatto, Lino Banfi, insieme a Lando Buzzanca, Renzo Montagnani, Mario Carotenuto, Carlo Giuffrè, Gianfranco D’Angelo e Alvaro Vitali, rappresenta uno dei mostri sacri delle commedie erotiche degli anni settanta, che furono criticate a quel tempo per le scene di nudo e per i linguaggi volgari, ma rivalutate negli ultimi anni poiché analizzano in maniera critica, i difetti della società italiana.
È uno degli attori più caratteristici del dopoguerra, ma non solo, è divenuto famoso soprattutto grazie alla sua tipica parlata con forte accento barese.
Comico, attore, conduttore televisivo e sceneggiatore ha alle spalle una lunga carriera, in cui ha lavorato con volti molto importanti del cinema italiano, dimostrando di sapersi calare sia in ruoli più divertenti che drammatici; con registi del calibro di Nanni Loy, Dino Risi e Luciano Salce e al fianco di attori quali Johnny Dorelli, ed i già citati Buzzanca, Carotenuto, Vitali e Montagnani.
La povertà, gli esordi e il nome d’arte
Lino Banfi, pseudonimo di Pasquale Zagaria nasce ad Andria l’11 luglio 1936.
Prima di intraprendere la sua carriera di attore, iniziò un’esperienza in seminario, all’età di 11 anni, per assecondare la volontà dei suoi genitori, ma capì presto di avere la vocazione di comico.
Fu cacciato in V ginnasio perché era “impertinente” e si arrampicava sul cornicione per spiare le vicine suore di clausura.
“Il Vescovo lo capì prima di tutti e quando me ne andai mi consolò: “Zagaria, non devi piangere, il tuo destino non è fare il sacerdote, ma far ridere le persone“.
Gli esordi della sua carriera, tuttavia, non furono facili e per far fronte ai debiti, chiese diversi prestiti anche a un usuraio. Secondo quanto riporta Ansa ha anche raccontato che al debutto, a Napoli, ricopriva contemporaneamente i ruoli di attore e amministratore
”e così avevo ampie occasioni di fregare tutti i capocomici che tiravano a fregare me, perché a casa avevo una famiglia che doveva mangiare sette giorni su sette e non cinque su sette”.
La sua carriera inizia a diciotto anni, nel 1954, in pieno dopoguerra e soprattutto durante le migrazioni interne verso il triangolo industriale (Milano, Torino e Genova); emigrò anche Pasquale, a Milano per tentare l’avventura nel teatro di varietà.
“Una volta, nel 1955, dormivo in stazione di Milano. Un signore mi diede un miscuglio di pastiglie da prendere per farmi infiammare la gola: ‘Fatti ricoverare per togliere le tonsille, così stai al caldo‘. Peccato che dopo l’operazione rischiavo di uscire al freddo più debilitato di prima e raccontai la storia al medico. Mi fece restare una settimana in più e mi fece dare dalle suore due pasti abbondanti al giorno“.
Proprio a Milano, dopo essere entrato nella compagnia di Arturo Vetrani, cominciò il suo percorso di comico, portando in scena elementi tipici del suo paese: detti, modi di dire, giochi, oltre che alla sua parlata buffa e originale.
Scelse come primo pseudonimo Lino Zaga, dalle abbreviazioni del nome (da Pasqualino) e del cognome, ma fu spinto a cambiare quel cognome su consiglio di Totò, che a suo giudizio riteneva che nel mondo dello spettacolo portasse fortuna accorciare i nomi, ma portasse invece sfortuna accorciare i cognomi.
Fu il suo impresario, marito di Maresa Horn, a scegliere il cognome Banfi; essendo questi anche maestro elementare, prese il primo nominativo a caso dal registro di classe dei suoi alunni di quinta, Aureliano Banfi.
Si tratta di un cognome milanese rarissimo in Puglia, tanto da risultare, per ironia della sorte, in contrasto con la vistosa connotazione regionalistica di quasi tutti i personaggi interpretati dall’attore.
Successivamente si trasferì a Roma dove ebbe le prime apparizioni di un certo rilievo: la prima è in Biblioteca di Studio Uno, programma di Antonello Falqui del 1964, dove Banfi interpretò la parte del valletto del Duca di Buckingham (Memmo Carotenuto).
Negli anni seguenti ottenne i primi successi esordendo in TV su Rai 2 nel 1969 a Speciale per voi di Renzo Arbore e con il cabaret al Sancarlino insieme con Carletto Sposito e Anna Mazzamauro nel 1972, continuando poi con Enrico Montesano e Lando Fiorini.
“sono l’ultimo artista che ha calcato quelle scene. Ho lavorato molto a Roma, all’Ambra Jovinelli, il teatro affidato ora a Simona Dandini che è brava ma che l’avanspettacolo non l’ha vissuto”.
L’incontro di Banfi con Franchi e Ingrassia
L’incontro con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia è determinante per la sua affermazione artistica.
La sua simpatia colpì anche i produttori cinematografici, che lo scritturarono per diverse commedie proprio accanto a Franco e Ciccio, come L’esorciccio (1975) che, scritto diretto e interpretato dal solo Ciccio Ingrassia con un minimo budget, è considerato ancora oggi un cult per gli amanti di quel tipo di cinema.
La celebre coppia comica volle Banfi nel cast di molti dei loro film Franco, Ciccio sul sentiero di guerra (1970), Don Franco e Don Ciccio nell’anno della contestazione (1970), Riuscirà l’avvocato Franco Benenato a sconfiggere il suo acerrimo nemico il pretore Ciccio De Ingras? (1971), Franco e Ciccio superstars (1974).
Banfi e il successo
Da questo momento in poi, la sua strada è tutta in discesa: interpreta più di cento film, diventando uno dei protagonisti principali della commedia sexy all’italiana.
In televisione debutta nel 1975 in Senza rete con Alberto Lupo e Arrivano i mostri, di Ugo Gregoretti, del 1977.
È nel periodo che va da questi anni e si concluderà poi nel 1983 che Lino Banfi è diventato uno dei volti simbolo della commedia “sexy erotica all’italiana”, trovandosi spesso a recitare al fianco di altri esponenti del genere come Renzo Montagnani, Gianfranco D’Angelo, Alvaro Vitali, Mario Carotenuto, Ennio Antonelli, Jimmy il Fenomeno e simboli dell’italica seduzione come Edwige Fenech, Gloria Guida e Nadia Cassini.
I film di quel periodo hanno riscosso subito un grande successo di pubblico venendo però severamente giudicati dalla critica: L’affittacamere (1976), L’insegnate viene a casa (1978), La liceale seduce i professori (1979), L’infermiera di notte (1979), La poliziotta della squadra del buon costume (1979), La moglie in bianco… l’amante al pepe (1980), La dottoressa ci sta col colonnello (1980), L’onorevole con l’amante sotto il letto (1981), Al bar dello sport (1983) che sicuramente ricorderete anche per la riuscitissima performance di Jarry Calà che interpreta Parola, un giovane muto, che improvvisamente riacquista la voce dopo una vincita al totocalcio.
L’ostilità iniziale dei critici si è in seguito trasformata in rivalutazione e vera e propria ammirazione, tanto da arrivare alla retrospettiva La situazione comica alla Mostra del Cinema di Venezia del 2010, con Quentin Tarantino – presente in Laguna perché presidente della giuria lungometraggi – che si dichiarava fan appassionato di Lino Banfi e di tutti gli eroi della commedia italiana degli anni Settanta e Ottanta.
Tra gli altri, sono infatti ormai stabilmente considerati film di culto Cornetti alla crema (1981), in cui Banfi stimato sarto del clero romano si trova suo malgrado a dover gestire moglie (Milena Vukotic) ed amante (la Fenech) in due appartamenti ad una sola rampa di scale di distanza; Vieni avanti cretino (1982), diretto da Luciano Salce, e L’allenatore nel pallone (1984), di Sergio Martino, in cui Banfi è uno dei più famosi suoi personaggi, Oronzo Canà, ruspante allenatore di calcio della Longobarda, squadra neopromossa in seria A, e Il commissario Lo Gatto (1986) di Dino Risi.
Dopo una breve parentesi a Canale 5, nel 1984, per Risatissima e Il pranzo è servito, Banfi rientra in Rai nel 1987 dove gli viene affidata la conduzione di Domenica in, Aspettando Sanremo, Un inviato molto speciale e Stasera Lino (1989 in occasione del quale ricevette un mazzo di fiori da Rita Dalla Chiesa e Fabrizio Frizzi, con un biglietto: “Dai tuoi amici Rita e Fabrizio”) trasmissioni in cui prende le distanze dalla tipica macchietta pugliese per rivelare grandi doti d’intrattenitore.
https://www.youtube.com/watch?v=zACyRrY6Cy4
Segue una breve parentesi teatrale, dove recita nel Vespro della Beata Vergine di Antonio Tarantino, per la regia di Chérif (1995).
Nel 1997 interpreta in tv il suo primo ruolo drammatico in Nuda proprietà e l’anno successivo, parte, lento ed inarrestabile, il successo che ancora dura e gli arriva dal ruolo di Nonno Libero, uno dei personaggi cardine della fiction televisiva Un medico in famiglia. Un personaggio, quello di Libero Martini, che Banfi tratteggia con brio, umanità e sapiente misura.
È protagonista anche di Piovuto dal cielo, Vola Sciusciù e Angelo il custode, nelle quali dimostra la sua versatilità nel passare dalla commedia ai ruoli drammatici.
Lino Banfi negli anni 2000
Nel 2005 ha interpretato il ruolo di Babbo Natale nella fiction per Canale 5 Il mio amico Babbo Natale; l’anno dopo prende parte al seguito e sempre del 2006 è la fiction RAI Il padre delle spose.
La scelta della dirigenza RAI di far interpretare da un così noto attore italiano, amato soprattutto dalle famiglie e dai giovani, un’altra fiction sul tema dell’amore omosessuale ha scatenato polemiche da parte di alcune associazioni come il Moige.
La RAI ha deciso comunque di trasmetterla nonostante le polemiche, a novembre 2006, conseguendo sette milioni di ascolti.
A Gennaio 2008, a distanza di 24 anni dall’uscita nelle sale de L’allenatore nel pallone, e dopo una lontananza dal grande schermo durata 20 anni, riveste i panni del celeberrimo Oronzo Canà nel sequel del famoso film.
Banfi è stato infatti ospite, nelle vesti del personaggio di Oronzo Canà, del programma televisivo di Italia 1 Guida al campionato condotto da Mino Taveri per tutto il mese di dicembre 2007 al fine di promuovere il sequel de L’allenatore nel pallone.
Il film è ambientato in pieno scandalo calciopoli e vede, oltre alla conferma del regista di allora Sergio Martino, la presenza di Gigi e Andrea, Anna Falchi, Leo Gullotta e Alvaro Vitali.
Nel 2009 Banfi interpreta Antonio nella miniserie televisiva Scusate il disturbo, nel 2010 è protagonista della miniserie Tutti i padri di Maria.
Nel 2011 ritorna a lavorare per Mediaset, vestendo nuovamente i panni del commissario nella miniserie di Canale 5 Il commissario Zagaria, mentre il 30 marzo 2012 è uscito nelle sale cinematografiche Buona giornata, per la regia di Carlo Vanzina, in cui Banfi interpreta il senatore Leonardo Lo Bianco; il cast comprende anche Diego Abatantuono, Teresa Mannino, Maurizio Mattioli, Vincenzo Salemme e Christian De Sica.
Nel 2016 interpreta il senatore Nicola Binetto nel film Quo vado?, diretto da Gennaro Nunziante e interpretato da Checco Zalone, ricorderete sicuramente il famoso tormentone del “posto fisso”.
“No senatore, a me avete già sistemato, io sono del paese vostro, voi avete sistemato mio padre al Comune e mio zio alla Regione.
A te dove ti ho messo a non fare nulla?
Io alla Provincia!”
Il 22 gennaio 2019 il vice premier Luigi Di Maio lo nomina membro della commissione italiana all’UNESCO, in sostituzione a Folco Quilici.
Nel 2003 pubblica Una parola è troppa… – Nonno Libero racconta (nel 1991 era già stato autore di una sua autobiografia dal titolo Alla grande.
Numerosi sono anche anche i riconoscimenti ottenuti e non solo in campo cinematografico: nel 1992 gli è stato conferito il Premio Personalità Europea, nel 1993 il Premio Gino Tani per gli spettacoli di varietà ed inoltre è Cavaliere, Comandate e Grand Ufficiale dell’Ordine di Merito della Repubblica Italiana. Spesso impegnato in campo sociale, Lino Banfi è ambasciatore dell’UNICEF.
Nel 2003 ha ricevuto il Telegatto alla carriera.
I personaggi che più ci sono rimasti impressi
Lo Gatto, Auricchio e Zagaria sono senz’altro tre personaggi simili fra loro.
Banfi ha dichiarato che il set del film in cui si è divertito di più è stato quello de Il Commissario Lo Gatto nel 1986, in cui interpretava il ruolo del Commissario che, appena trasferito per punizione sull’isola di Favignana (Trapani), deve indagare su un misterioso omicidio.
“Eravamo a Favignana e ogni giorno alle quattro del pomeriggio Dino Risi fermava il set e urlava ‘tutti al mare!’ In un attimo vedevi sparire più di 100 persone”.
Anche in veste “istituzionale” Banfi non fa mancare la sua facile ironia:
“Mio padre era pugliese però io ho preso gli occhi da mia madre che era ceca… cioè non cieca… ceca della Cecoslovacchia.”
Il brigadiere Zagaria segna invece il debutto ‘ufficiale’ di Banfi nel cinema, dopo alcune particine in varie commedie e film comici.
Lino Banfi viene infatti scoperto dal produttore Carlo Maietto che gli affidò un ruolo da protagonista ne Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia, che tra l’altro segnò anche l’esordio alla regia di Mario Forges Davanzati.
“Una sera, in un piccolissimo cabaret di Trastevere vidi lo spettacolo di Lino Banfi con Gennarino Palumbo, attore del teatro di Eduardo de Filippo”
ha raccontato Maietto
“Era uno spettacolo molto modesto però trovai l’attore talmente divertente che andai a vederlo per una settimana di seguito ed alla fine gli proposi di girare un film per me da protagonista. Lui quasi non ci credeva. Contemporaneamente, Franco Cristaldi mi chiese di far girare, quale regista, un film a suo cognato, Mario Forges Davanzati (marito di Blanche Cardinale, sorella di Claudia) ed io gli proposi proprio il film di Banfi. Davanzati, però ambiva a girare film impegnati intellattualmente, e durante le riprese creò molti problemi con Banfi che riteneva attore non qualificante per la sua successiva carriera e volle, quindi, firmare il film con lo pseudonimo Luca Davan… Non credo che Davanzati abbia mai girato in seguito altri film. Ricordo che offrì a Banfi cinque milioni di Lire. Dopo solo un paio d’anni ne valeva almeno 500.”
Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia è stato il primo film da protagonista di Lino Banfi; Degradato ed espulso dalla Polizia per i suoi travestimenti che agevolano la fuga di malviventi, il brigadiere pugliese Pasquale Zagaria si ritira a vita privata nella campagna romana, ma resta ben presto coinvolto in un oscuro traffico di brillanti, nascosti nei pompelmi. Con l’aiuto della vigorosa moglie Pupetta, cintura nera di karate, Zagaria affronta e sconfigge i delinquenti, ma alla fine l’attende un’amara sorpresa.
Vediamo qui Banfi giovane, forse inesperto e acerbo, ma comunque all’altezza.
Il commissario Auricchio in Fracchia la belva umana è senz’altro il più comico dei tre, sicuro di se ma accerchiato da collaboratori incompetenti e sempre un passo indietro rispetto a lui.
Apparentemente pacato nei modi, Auricchio al momento opportuno sbotta, e viene fuori tutta la sua genuinità:
“Belvaumana, guarda che tu sarai la belvaumana, ma se io mi incazzo divento brutto, divento!
Guardi che veramente è già sulla buona strada, lei…
Ti spezzo la carotide, maledetto!”“Cara belvaumana, adesso per te saranno volatili per diabetici.
Ma è un quiz?
Saranno cazzi amari!”
Altro storico personaggio di Banfi, è lo straccione che dispensa felicità, che abbiamo imparato a conoscere ed amare in Grandi magazzini del 1986.
L’attore interpreta Nicola Abatecola, un mendicante con una gamba finta che insieme alla figlia Assunta si esibisce come musicista all’ingresso dell’edificio dove si svolge la storia. L’idea di interpretare tale personaggio fu un suggerimento dello stesso Banfi, il quale assistette realmente allo spettacolo d’intrattenimento di alcuni mendicanti all’uscita de La Rinascente di Milano. Rimastone colpito, decise di proporre l’idea ai produttori, che accettarono consapevoli delle doti dell’attore.
Come non citare il mitico Oronzo Canà, allenatore della Longobarda e ideatore della Bi-zona? È uno dei ruoli più celebri al quale, nel 1984 il comico canosino dà vita.
Per il ruolo Banfi si ispirò al vero allenatore Oronzo Pugliese, celebre per le sue capacità di spronare e caricare i giocatori delle squadre che allenava; lo stesso cognome “Canà” fu un’idea dell’attore.
Egli decise inoltre di far diventare il personaggio una parodia del modo filosofico di parlare e agire degli allenatori di quegli anni e con l’uscita del film, Banfi consacrò la propria popolarità, divenendo una vera e propria icona del cinema comico di quegli anni.
Particolarmente legato al progetto, Banfi partecipò attivamente alla stesura della sceneggiatura, proponendo caratterizzazioni del suo personaggio come anche battute e situazioni comiche. A distanza di molti anni dalla sua ultima apparizione sul grande schermo, Banfi deciderà poi di riprendere il ruolo per il sequel L’allenatore nel pallone 2, e anche per questo collaborerà alla scrittura della sceneggiatura, immaginando nuovi risvolti per il suo Canà, con quelle citazioni ormai celebri:
“M’avete preso per un coglione!
Ma no! Per un eroe!
No! Mi avete preso per un coglione!
Ma no! Per un eroe!
Mi avete preso per un coglione sotto la mano, mi fa male!”
Alcuni personaggi di Banfi, ci sono rimasti nel cuore per “frasi tormentone” che sono rimaste nel gergo comune, come in Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio del 1983
“Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, ego me baptizzo contro il malocchio. Con il peperoncino e un po’ d’insaléta mi protegge la Madonna dell’Incoronéta; con l’olio, il sale, e l’aceto mi protegge la Madonna dello Sterpeto; corrrrrno di bue, latte screméto, proteggi questa chésa dall’innominéto”
Dove Banfi interpreta un individuo particolarmente superstizioso, convinto di essere afflitto dal malocchio, che si rivolge a un mago per tentare di liberarsi dalla sfortuna che lo perseguita senza tregua.
cambiando registro, non possiamo ovviamente non citare Nonno Libero Martini, colonna portante della serie TV Un medico in famiglia andata in onda su Rai 1 dal 6 dicembre 1998 al 24 novembre 2016.
“Quella serie mi ha fatto conoscere ai giovani che non avevano visto i film. Ogni generazione ha le sue “Banfiate”, come le chiamo io. C’è pure un gruppo social che si chiama “Noi che amiamo Lino Banfi” e hanno scritto che stanno preparando un vocabolario di “Banfiese-Italiano”. Non vedo l’ora di leggerlo”
Dopo la dodicesima serie, complice un fisiologico calo del numero di spettatori, la Rai scelse di interrompere il progetto e da quel momento in poi i tantissimi fan hanno chiesto più volte se ci sarebbe stato una nuova serie, per dare un addio definitivo ai protagonisti della fiction.
Lino Banfi in varie interviste, non ha mai nascosto che il suo grande sogno sarebbe quello di rimettere di nuovo piede sul set di Un medico in famiglia 11, svelando anche la proposta che assieme ad altri componenti del cast, avevano fatto ai vertici della Rai.
“Io avevo suggerito insieme a tutti gli altri personaggi principali di Un medico in famiglia di fare un’ultima stagione non di 13 puntate, ma di quattro o cinque. Un saluto al pubblico della famiglia Martini”
In compenso però nel 2012, nel consueto aggiornamento de La Piccola Treccani, venne inserito anche Lino Banfi, insieme a Paolo Villaggio, apprezzato L’attore pugliese fu scelto per la versatilità dei ruoli interpretati, soprattutto in tv dove spicca il mitico Nonno Libero della serie Un medico in famiglia appunto.
È difficile scegliere dei ruoli in particolare in cui Banfi si sia distinto, perché tutti meritevoli e interpretati i maniera egregia, ma volgiamo ancora citarne due: Aldo Petruzzelli e Tommaso Barletta.
Il primo è protagonista di uno dei tre episodi di Roba da ricchi (1983) un ricco imprenditore e produttore di orecchiette che tradisce abitualmente la moglie Mapi nei suoi continui viaggi d’affari. La moglie in questione, è interpretata dalla splendida e compianta Laura Antonelli, per la quale tanto Banfi si era speso cercando di aiutarla quando le luci della ribalta, per lei si erano ormai spente.
“Provai chiederle se ci saremmo potuti vedere: per salutarci, riabbracciarci. Ma lei mi ha sempre risposto: «No… Lino, non sono pronta, non sono più quella del mondo dello spettacolo, ho cancellato tutto. Se un giorno deciderò di farlo, tu sarai il primo amico attore che rivedrò». Giorni fa, finalmente, mi ha chiamato e mi ha detto: «Vuoi venire a trovarmi? So che parti per l’Argentina, ma mi farebbe piacere riabbracciarti». E poi ha pianto… Le ho risposto: «Entro un’ora sono da te». Sono andato a Ladispoli e purtroppo mi sono rattristato molto: ci siamo riabbracciati dopo 22 anni; ci siamo commossi tutti e due. Ma poi Laura ha fatto un gesto rassegnato allargando le braccia, come per dire «Hai visto come sono ridotta…”.
Tommaso Barletta (Tom) alias Lino Banfi insieme a Mario Marcelli (Jarry) alias Cristian De Sica sono invece i protagonisti di Bellifreschi del 1987, scritto e diretto da Enrico Oldoini.
Il film si potrebbe quasi definire un remake di A qualcuno piace caldo; molti sono infatti i riferimenti nella trama legati alla commedia americana con Marilyn Monroe e Tony Curtis e tra l’altro, lo stesso, viene guardato dai protagonisti in videocassetta nella villa del miliardario Santamaria.
Fra travestimenti, inseguimenti e ”somiglianze” Banfi e De Sica formano una coppia affiatata e ben calibrata che già a vederli, l’uno alto e magro, l’altro basso e tarchiato, suscitano simpatia.
Indimenticabile anche la sua performance in Scuola di ladri (del 1986 diretto da Neri Parenti) dove accanto a Paolo Villaggio e Massimo Boldi, cerca di fregare il finto zio e finto cieco interpretato da Enrico Maria Salerno.
Il film doveva essere diretto da Castellano & Pipolo che ne curarono anche il soggetto e la sceneggiatura ma i produttori Mario e Vittorio Cecchi Gori, per motivi contrattuali, anticiparono l’uscita dell’altrettanto fortunato Grandi magazzini, (che fra l’altro vede fra gli attori tutti e tre i comici) così la regia passò a Neri Parenti che aggiunse una scena.
Inizialmente, nella pellicola originale non era infatti presente la scena del furto alla gioielleria, è stata inserita da Parenti a riprese già finite, basandosi su di un fatto realmente accaduto riguardante una banda di ladri che tentò di rapinare le poste di Roma, entrando proprio dalle fognature.
Anche qui Lino ci regala alcune dei suoi modi di dire tutti pugliesi:
“Cioè penzavamo a un certo momento che per dirla papèle papèle il discorso è che… che che…
In italiano. E scandito.
Devi scandurre.
Insomma… Chero zio, scandendo bene, penzo che siamo d’accordo tutt’e tre!”
In occasione del suo ottantesimo compleanno nel 2016, Banfi ha anche raccontato di una possibile collaborazione con Federico Fellini, poi sfumata:
“Ci incontrammo nell’89, durante un doppiaggio. Rimase affascinato dai racconti dei miei anni nell’avanspettacolo e mi esortò a scrivere un libro. Voleva disegnare la copertina. Così gli mandai un dattiloscritto. Lo lesse in 6-7 giorni e mi rispose per lettera. ‘Non mancherà occasione di lavorare insieme. Io me lo auguro, mi scrisse. Purtroppo un anno dopo se ne è andato”.
Il grande amore di Lino Banfi
Il primo marzo 1962, dopo dieci anni di fidanzamento, Lino Banfi si è sposato con Lucia Lagrasta ma i genitori di lei ostacolarono le nozze, così i due decisero di sposarsi in gran segreto nella Chiesa di San Francesco a Canosa di Puglia, alle 6 del mattino.
Banfi ha spesso raccontato di essersi innamorato della moglie a prima vista, si è trattato di un vero e proprio colpo di fulmine.
“Un mio amico mi disse: “C’è una bella ragazzina che tutti i giorni viene qui a comprare filo e cotone per rammendare”, e io “Signorina, ti devo parlare”, ma lei mi cacciò in malo modo. A quel punto, capii che se ne poteva continuare a parlare. “
La loro relazione è quindi nata con la classica fuitina, all’epoca escamotage per liberarsi da vincoli e imposizioni in famiglia.
Aveva 15 anni, si faceva chiamare ancora con il suo vero nome ovvero Pasquale Zagaria ed era appena uscito dal seminario in cui aveva studiato mentre lei di anni ne aveva soltanto 13, ma decise di seguirlo:
“Abbiamo fatto i fidanzatini poi scappammo insieme, per me lasciò la sua attività, faceva la parrucchiera e aveva un bel negozio avviato. Andammo via con 2000 lire in tasca. Il nostro viaggio durò 60 chilometri in tutto, il padre voleva ammazzarmi con il suo coltello da calzolaio”.
Quando il comico pugliese si trasferì a Milano a 18 anni Lucia – rimasta a Canosa per lavorare – continuava a sostenerlo anche economicamente:
“Era parrucchiera e io avevo sempre bisogno di quattrini. A Milano facevo una vita miserabile. Dormivo nei treni fermi in stazione coprendomi con un cartone. Mangiavo quel che capitava: per un periodo riuscii a ingannare un macellaio fingendomi nordico per chiedere gli scarti di polmone da dare al gatto. Ma in realtà li mangiavo io”.
Nel 1962 Lino prende coraggio e va a parlare con il padre della sua fidanzata, per chiedere la sua mano: dopo l’iniziale rifiuto dovuto al fatto che Mastro Michele non voleva che sua figlia sposasse un attore, la coppia organizza una fuga a Roma.
Dopo essere stati costretti a rientrare in Puglia dalla mancanza di soldi le nozze diventano un passaggio obbligato:
“Dopo un mese ci sposammo. Alle sei di mattina in una sagrestia”.
Era il 1° marzo del 1962 e dal matrimonio nacquero due figli: Rosanna e Walter.
“non sarebbe mai stata gelosa”
Anche se nel corso della sua carriera ha recitato accanto a donne bellissime spesso molto svestite infatti, da Edwige Fenech (Cornetti alla crema) a Michela Miti (Vieni avanti cretino), da Gloria Guida (La liceale nella classe dei ripetenti) a Nadia Cassini (L’insegnante balla…con tutta la classe), Lucia non ha mai fatto una scenata di gelosia al suo Lino, come racconta la figlia Rosanna:
”Non ho mai assistito ad una discussione di gelosia; mia madre ha sempre sostenuto il sogno di mio padre di lavorare nel mondo dello spettacolo senza alcun problema anzi aiutandolo a superare momenti difficili”.
Oggi però purtroppo, la donna è affetta da una grave patologia, l’Alzheimer; Lino se ne è reso conto quando Lucia ha iniziato a rivolgergli le stesse domande.
“Prima non sapevo come dovevo rapportarmi. Le rispondevo spazientito”.
In seguito alla diagnosi l’attore ha iniziato a fare i conti con una realtà che avrebbe voluto tenere il più lontano possibile, senza però mai perdere la speranza:
“Non mi arrendo. La seguono i medici migliori. Voglio arginare la malattia, le sto provando tutte. Terapie sperimentali, ma anche la mia carta più importante: Quando posso la faccio ridere… se un giorno non mi dovesse più riconoscere, vorrà dire che ci presenteremo di nuovo”.
Incredibile Banfi
Anche nei primi film, Lino Banfi ha sempre avuto pochi capelli, questo perché ha iniziato a perderli dopo un grave incidente:
“I ciuffi dei capelli rimanevano nel pettine, a centinaia. E il peso aumentava a dismisura. Andai in ospedale per capirne di più e mi dissero che forse l’incidente aveva scatenato uno strano processo al mio corpo. Mi trasformai, presi 12 chili in due mesi e quando mi venne a trovare mio fratello quasi non mi riconobbe. Fu una sofferenza e uno stupore.”
Incredibile come sia riuscito a trasformare un difetto fisico così evidente ed inaspettato come la calvizie, in un punto di forza della sua comicità, con quella mano sempre a schiaffeggiare la pelata.
Il pubblico è sempre stato molto affettuoso nei sui confronti, ma fra tante dimostrazioni di benevolenza, quella che più di tutte lo ha colpito, è sicuramente la più particolare, nel 2017, dinanzi a Papa Francesco:
“ Lo scorso dicembre don Sergio, un sacerdote mio amico, mi dice che posso vederlo, da solo, prima dell’udienza generale. Durante l’incontro il Pontefice mi poggia una mano sulla spalla e fa: “So che lei è una persona importante”. Detto dal Papa! “E so che siamo coetanei. Li porta bene i suoi anni… Del resto mi dicono che lei è il nonno d’Italia”. “E lei è l’abuelo (“nonno” in spagnolo, ndr) del mondo” ho risposto io. Poi gli ho chiesto di fare un selfie e mi ha detto: “Ma io non ho il telefonino, lei ce l’ha?”. “Io sì. Ma non so fare i selfie”. E così niente foto-ricordo”.
Un profilo Instagram a suo nome, tuttavia, esiste e gli argomenti maggiormente trattati sono cibo, paesaggi, comicità e calcio.
Lino Banfi, che da poco ha soffiato su 85 candeline, non ci ha mai deluso insomma; attore, comico, cabarettista, regista è stato ed è sempre all’altezza delle mode, dei tempi e delle generazioni che cambiano.
Ha sempre creduto in ciò che fa, senza preoccuparsi dei pregiudizi né dei giudizi altrui.
“Sono sempre stato uno né copertinabile, né scopertinabile e né tantomeno premiabile. Si premiano poco i film che incassano soldi. Ci sono ancora giornalisti chi mi incontrano e mi dicono: “Andavo a vedere i tuoi film di nascosto, altrimenti al Corsera e a Repubblica mi licenziavano”.
Banfi è unico e inimitabile, nei modi di fare e di dire, nelle sue espressioni colorite e farcite di distorsioni e “licenze poetiche”, in quel modo di picchiare la mano sulla testa.
Ci auguriamo che il successo di Lino Banfi possa continuare a precederlo come è stato fino ad oggi, orgoglio italiano apprezzato anche oltreoceano, dovremmo imparare forse ad avere più ammirazione nei confronti di personaggi simili, campioni nella vita oltre che sul set.
Non tutti i divi, in fondo, vengono da Hollywood, alcuni vengono anche a Canosa, Puglia, Italia.