Nel congratularmi con Quentin Tarantino per il suo matrimonio (avrà finalmente messo la testa a posto?) eccoci al secondo episodio sul cinema del vulcanico regista. Dopo l’esordio nel 1992 con Le Iene, gli vengono presentate numerose offerte, anche con budget molto alti (Men in Black e Speed), ma invece di sfruttare la fama raggiunta e cavalcare l’onda del successo, Tarantino decide di trasferirsi in Europa, ad Amsterdam, per scrivere una nuova sceneggiatura.
Si informa sulla cultura europea, nonchè sulle abitudini alimentari di quelle parti: il dialogo iniziale tra John Travolta e Samuel L. Jackson sul fatto che in Olanda mettano la maionese sulle patatine fritte invece del ketchup è emblematico in tal senso. Il risultato di questo ritiro europeo è Pulp Fiction, scritto a quattro mani con l’amico Roger Avary, già suo collaboratore per Le Iene. La Miramax gli mette a disposizione 8 milioni di dollari di budget, Tarantino ne spende 5 per il cast e gira tutto il film nella Città degli Angeli.
Pulp Fiction (Id.) – 1994
Regia: Quentin Tarantino; soggetto: Quentin Tarantino e Roger Avary; sceneggiatura: Quentin Tarantino; fotografia: Andrzej Sekuła; scenografia: David Wasco, Charles Collum, Sandy Reynolds-Wasco; costumi: Betsy Heimann; trucco: Michele Bühler; colonna sonora: AA. VV.; effetti speciali: Larry Fioritto; montaggio: Sally Menke (e Quentin Tarantino); interpreti: John Travolta (Vincent Vega), Samuel L. Jackson (Jules Winnfield), Uma Thurman (Mia Wallace), Ving Rhames (Marsellus Wallace), Bruce Willis (Butch Coolidge), Tim Roth (Ringo ‘Zucchino’), Amanda Plummer (Yolanda ‘Coniglietta’), Maria de Medeiros (Fabienne), Eric Stoltz (Lance), Rosanna Arquette (Jody), Bronagh Gallagher (Trudy), Christopher Walken (capitano Koons), Harvey Keitel (Mr. Wolf), Quentin Tarantino (Jimmie Dimmick), Frank Whaley (Brett), Phil LaMarr (Marvin), Peter Greene (Zed), Duane Whitaker (Maynard), Steve Buscemi (Buddy Holly), Angela Jones (Esmeralda Villalobos), Sy Sher (Allenatore di Butch); produzione: Lawrence Bender per Miramax Films; origine: USA – 1994; durata: 154′.
Trama
Los Angeles. Più storie si intrecciano nella grande metropoli: due giovani balordi (Roth e Plummer) decidono di rapinare una tavola calda. Due killer spietati, Vincent Vega (Travolta) e Jules Winnfield (Jackson), al soldo del boss Marsellus Wallace, recuperano una misteriosa valigetta dall’ appartamento di alcuni presunti traditori, trucidandoli. Marsellus (Ving Rhames) istruisce il pugile fallito Butch (Willis) su come truccare, in cambio di soldi, il suo prossimo incontro: alla quinta ripresa, dovrà finire al tappeto.
Vincent ha avuto dal capo l’ incarico di tenere compagnia alla di lui conturbante moglie Mia (Thurman) durante la sua assenza; i due escono, ballano, flirtano e tornati a casa Mia, scambiando l’eroina presa dalla giacca di Vincent per cocaina, mentre lui è in bagno, la sniffa e ha una crisi di overdose. Vega la porta in auto dall’ amico spacciatore che gli ha fornito la roba (Stoltz), che le fa un’iniezione di adrenalina nel cuore e la salva.
La radio annuncia la morte sul ring dell’avversario di Butch, che ha deciso di scommettere su se stesso e fregare Marsellus, che lo insegue. I due finiscono coinvolti in un incidente d’auto e vengono catturati da due sadici che sodomizzano il gangster. Butch si libera e li ammazza con una katana, salvando il boss, che decide di lasciarlo fuggire, a patto di lasciare la città e non rivelare mai a nessuno ciò che ha visto.
Vincent e Jules, dopo la strage nell’ appartamento, sequestrano un ragazzo nero. In macchina parte un colpo, il cervello e il sangue del ragazzo schizzano dappertutto. Si rivolgono a un certo Mr. Wolf (Keitel) per ripulire la vettura e cambiarsi i vestiti ed eccoli nella tavola calda dell’ inizio. Coinvolti nella rapina dei balordi, li neutralizzano e li cacciano. E si allontanano.
Analisi
Rispetto al film precedente, la narrazione dei fatti è molto più complessa e tutt’altro che lineare: a metà della pellicola Butch, tornato a casa per recuperare l’orologio del padre caduto in Vietnam, trova un mitra sul tavolo. In quel momento Vincent, venuto per vendicare l’affronto al boss, esce dal bagno e Butch l’ammazza con la sua stessa arma. Non si capisce in che momento della storia ciò avvenga: dovrebbe accadere dopo la scena nella tavola calda, ma com’è possibile?
Questa incomprensibile anacronìa centrale sconvolge l’ordine temporale del racconto. Tarantino spezza la storia di due giorni della vita di tre gangster e un pugile: in mezzo colloca l’eliminazione del protagonista, raccorda il prologo all’epilogo e intorno dispone diversi episodi di droga, di truffa, di sadismo e di danza. John Travolta torna a ballare dopo i suoi esordi ne La Febbre del Sabato sera e Grease, lanciandosi con Uma Thurman in un twist travolgente sulle note di Chuck Berry, all’interno di un locale dove i camerieri sono truccati da divi del cinema.
Ne risulta una gigantesca parodia sul cinema come è stato e come sarà, se rispetterà la propria natura: il thriller, la commedia, l’horror, la farsa, il melodramma sfilano sullo schermo senza soluzione di continuità, in un mosaico di metafore, che mescolano anche televisione e fumetti. “Sfruttando tutte le potenzialità della steadycam, spingendo i caratteri dei personaggi fino all’eccesso, senza cadere nella volgarità, il giovane cinefilo rende al cinema un omaggio scherzoso e apre nuove strade al suo sviluppo” (Fernaldo Di Giammatteo).
Nel 1994 la giuria del Festival di Cannes, presieduta da Clint Eastwood, conferisce al film la Palma d’Oro. Quando esce negli Stati Uniti le recensioni questa volta sono entusiastiche: Janet Maslin sul New York Times definisce Pulp Fiction “un lavoro talmente profondo, arguto, vivace ed originale da collocare Tarantino ai primi posti del cinema americano.” Il film conquista sette nomination all’Oscar, ma manda all’ incasso solo quella per la sceneggiatura. L’Academy, si sa, preferisce film più rassicuranti.
Per gli attori è un trionfo. John Travolta vede passare il proprio compenso da 150.000 dollari agli oltre 3.000.000 offertigli per girare il suo film successivo, Get Shorty e rilancia la propria carriera. Uma Thurman, scelta da Stephen Frears per Le relazioni pericolose (1988) e da Terry Gilliam per Le avventure del barone di Munchausen (1988) diviene a 24 anni, nello spazio di un mattino, una nuova icona dell’ erotismo, la pin-up degli intellettuali. Bellezza anticonvenzionale, altissima, dai lineamenti decisi, legherà il proprio destino a Tarantino, divenendo la sua musa, come vedremo in seguito.