Molti di voi avranno visto l’incontro di Quentin Tarantino con Fabio Fazio, nel corso della trasmissione condotta da quest’ultimo Che tempo che fa del 17 ottobre (per il video integrale clicca qui). Ieri, nell’Auditorium Parco della Musica – sede principale della Festa del Cinema di Roma 2021 – prima dell’incontro ravvicinato di oggi alle 19, durante il quale riceverà il prestigioso premio alla carriera, il mercuriale regista hollywoodiano ha risposto ad alcune domande in conferenza stampa. Si è parlato anche del suo ultimo romanzo, basato sui personaggi di C’era una volta a Hollywood, il nono film da lui diretto che, come sembra confermato dalle sue dichiarazioni, dovrebbe essere il penultimo, prima di un clamoroso quanto annunciato ritiro dalle scene. Il primo argomento introdotto è stato proprio il libro.
- Com’è nato il primo romanzo di Quentin Tarantino?
“Io sono cresciuto leggendo le novelization (la trasformazione in testo letterario di uno scritto nato per un altro mezzo di comunicazione ndr.), dei film, un genere molto popolare negli anni ’70 e anche ’80, credo siano stati i primi libri per adulti che ho letto, ne ho lette anche di film che non avevo mai visto e circa tre anni fa, siccome ne ho molte, ho iniziato a sfogliarle, a leggerle o rileggerle e ho pensato che fosse un genere divertente e che avrei dovuto farne una per un mio film. E poi è in accordo col fatto che io non distinguo tra arte e non arte, ho sempre promosso i film exploitation e la novelization è il genere più basso di letteratura dopo i romanzi porno, secondo la critica letteraria. Volevo farla delle Iene, in modo che sarebbe stato un libro che avrebbe trovato posto nella sezione crime delle librerie, ho scritto i primi due capitoli e poi mi sono detto che sarebbe stato meglio farla di C’era una volta…a Hollywood, visto che alla gente piaceva e avevo un sacco di immagini non video, ma appunti scritti per la mia ricerca sui personaggi, cose che sapevo non sarebbero mai arrivate sullo schermo ma che servivano a me per capire chi erano i personaggi, cose come la carriera di Rick, il passato di Cliff, i rapporti di Sharon con Jay Sebring… dal momento che avevo tutte queste cose è stato naturale. Inoltre è una novelization del mio film ma appartiene anche al sottogenere dei romanzi su Hollywood, e credo sia un ottimo romanzo su Hollywood”.
- Crede sia più difficile oggi per un autore avere libertà nel girare un film?
“Credo sia più difficile ma non impossibile, bisogna volerlo fare, avere il coraggio delle proprie idee e non preoccuparsi che non piaccia o che qualcuno scriva delle stroncature. Ricordo quando ho fatto Pulp Fiction, che abbiamo avuto un sacco di critiche positive ma quando qualcosa viene accolto tanto bene c’è anche una reazione negativa, sono uscite molte analisi che criticavano il film duramente, non proprio stroncature ma che lo minimizzavano, articoli lunghissimi che più o meno dicevano la stessa cosa. Ricordo che leggendoli pensavo, ‘cavolo gente, ho solo fatto un film di gangster divertente, dov’è il problema?’ Molti anni dopo li ho ritrovati e riletti e non li ho trovati così lusinghieri come li avevo giudicati la prima volta, ma mi sono reso conto che non si può essere suscettibili in questo genere di cose, non devi prenderle sul personale, se il tuo film tocca lo zeitgeist (lo spirito del tempo qui inteso come attualità), se se ne parla, fa parte del dibattito, lascia il segno, ci saranno anche persone a cui non piacerà e se non la prendi sul personale le critiche ti aiutano anche se sono negative perché ritengono che il tuo film sia meritevole di sprecarci 10.000 parole per dirlo. Niente di tutto ciò è il motivo per cui Pulp Fiction ebbe tutto quel successo, ebbe molti estimatori ma altrettanti detrattori, ma questo significa che un film vuol dire qualcosa. Bisogna avere gli attributi per affrontare tutto, anche gli insulti che ti rivolgono, ma è un’esperienza che si supera, va bene”.
- Il Cinema come lo abbiamo sempre inteso è morto? Ha intenzione di girare Kill Bill 3?
“Bisogna vedere, non saprei, una buona cosa è che ho un cinema che proietta classici, il New Beverly di Los Angeles, e da quando abbiamo riaperto non è mai andato meglio, è sempre esaurito e penso di aver scommesso sul fatto che il cinema non è morto perché ne ho appena comprato un altro, Ma sto parlando di cinema d’essai, se si parla di un mondo in cui i film escono, come succedeva in America, in 3000 sale non so, vedremo, ma so che sono stato molto fortunato a fare C’era una volta… a Hollywood nel 2019, come un uccello che ha fatto appena in tempo a uscire dalla finestra prima che la chiudessero e nel farlo ci ha rimesso la coda. Per quel che riguarda Kill Bill 3, è una possibilità”.
- Con quali dei suoi personaggi Quentin Tarantino andrebbe più d’accordo e con quali invece litigherebbe?
“Escludendo quelli di Jackie Brown, perché appartengono ad Elmore Leonard, direi che andrei sicuramente d’accordo con Cliff, che mi piace, e odio Calvin Candy (Django Unchained), ma discuterei molto con Rick Dalton che mi piace ma per me è un frignone, che ha avuto una vita e una carriera fantastica ma non le apprezza. Nel romanzo arriva ad apprezzare la sua carriera, ma, come scherzava Leo, ‘tutti sono dispiaciuti per lui tranne Quentin Tarantino che lo considera un maledetto piagnone’. Questa domanda mi fa pensare che amo i miei personaggi ma questo non vuol dire che vorrei uscire con loro o far parte del loro mondo.”
- Quale film cancellerebbe dalla storia del Cinema e chi ucciderebbe se sapesse di poterlo fare senza conseguenze, per migliorare il mondo?
“Wow, che domanda orribilmente negativa e contorta! Risponderò in modo sciocco, scherzando. Come molti, ho un grosso problema con il film ‘Nascita di una nazione’, e uno dei motivi maggiori di questo è non solo il razzismo al suo interno (anche in BlacKkKlansman di Spike Lee lo vediamo proiettato durante un incontro del Klan ndr.) ma la circostanza che ha fatto rinascere il Ku Klux Klan nel Ventesimo secolo, e loro hanno avuto un baluardo nel Sud fino al movimento per i diritti civili sul finire degli anni ’60, quando non sono stati distrutti ma sono diventati molto meno potenti di quanto erano dagli anni ’20 ai ’50. Tantissimi neri ed ebrei sono stati uccisi dal Klan in quei 50 anni, ci sono stati molti attori di terrorismo e il KKK non sarebbe rinato se non fosse stato per ‘Nascita di una nazione‘. Se considerate il fatto che in America c’è stata una guerra razziale in atto per almeno 50 anni, se avessimo messo sul banco degli imputati D.W. Griffitth a Norimberga nello stesso processo che ha visto accusati Veidt Harlan per ‘Suss l’ebreo’ e Lina Wertmüller (un evidente refuso, Tarantino intendeva citare Leni Riefenstahl) per ‘Il Trionfo della volontà’, che vennero giudicati non colpevoli, credo che lui e il film sarebbero stati giudicati colpevoli. Non voglio dire che vorrei uccidere D.W. Griffith semmai l’uomo che ha scritto ‘Nascita di una nazione’, Thomas Dixon Jr. Ma che sto dicendo? Io non voglio uccidere nessuno, ma diciamo che ci sono persone che avrebbero reso il mondo migliore senza la loro presenza”.