Moon Knight migliora di puntata in puntata: dopo lo scorso episodio, anche il quinto ci lascia con un finale molto aperto in attesa dell’ultima puntata nel giorno d’uscita al cinema di Doctor Strange in the Multiverse of Madness. Dopo il viaggio in Egitto delle scorse puntate, Marc percorre ora un percorso nella sua psiche tormentata ricordando i traumi della sua vita. Mi ha ricordato molto l’ottavo episodio di WandaVision, in cui si scopre la storia del protagonista con magici flashback. Scopriamo insieme tutti i riferimenti presenti nell’episodio e attenzione agli SPOILER.
Gli Easter Eggs dell’ultimo episodio di Moon Knight
Avevamo incontrato Taweret alla fine del quarto episodio e ora la dea accompagna le anime di Marc e Steven nel Duat: nella mitologia egizia, il Duat era l’oltretomba, spesso raffigurato come una stella iscritta in un cerchio nel Libro dei morti e nel Libro delle Porte, ma nella serie tv è rappresentato come un ospedale psichiatrico poiché per la mente umana è impossibile comprenderne la vera natura. Inoltre, in Moon Knight la dea spiega che esistono altri aldilà scollegati dalla coscienza umana, come il “piano ancestrale”, la dimensione spirituale delle anime dopo la morte secondo la cultura Wakandiana; quest’ultimo in Doctor Strange è chiamato anche piano astrale.
Per Marc l’aldilà è rappresentato da un ospedale psichiatrico, dove lui era già stato, ma il suo dottore ha l’aspetto del suo nemico, Harrow (Ethan Hawke): lo avvisa che la sua mente sta vacillando, non riuscendo a comprendere che Moon Knight e Khonshu sono solo fantasie da lui create. Ciò costituisce uno dei tanti riferimenti alla run di Jeff Lemire e Greg Smallwood che ha ispirato la serie in onda su Disney Plus: nei fumetti, però, era la Dottoressa Emmet a curare Marc durante la sua permanenza forzata nell’ospedale; il padre di Marc, Elias Spector, fece internare il figlio all’interno del Putnam Medical Facility di Chicago quando il suo disturbo dissociativo dell’identità iniziò a manifestarsi durante l’infanzia.
Una citazione simpatica è quella di Steven che paragona lo psichiatra per il suo look a Ned Flanders, noto personaggio de I Simpson. Come nei primi due episodi, anche questo contiene un QR CODE su una delle porte dell’ospedale, che conduce lo spettatore sulla pagina del servizio digitale Marvel Unlimited per scaricare una copia gratuita di Moon Knight (1980) #1, il primo numero della serie a fumetti dedicata al personaggio scritta da Doug Moench.
Anche la sequenza che vediamo più avanti in cui Marc Spector è salvato da Khonshu e scelto come suo avatar è ispirata alla run di Moon Knight a opera di Jeff Lemire e Greg Smallwood. Durante il viaggio nei ricordi in ospedale, il protagonista spiega che la missione della divinità egizia era di “proteggere i viaggiatori notturni” e in una stanza vediamo tutti i cadaveri di criminali, assassini e predatori uccisi da Marc ha per volere di Khonshu.
Nella serie tv il fratello di Marc, Randall, muore da bambino, ma nei fumetti da adulto diventa un super criminale nemico proprio di Moon Knight. Con il nome di Uomo Ascia, Randall si scontrò con Marc in un alcune storie scritte da Moench nel 1978 e poi divenne Shadowknight, ottenendo resistenza e forza sovrumane dalla dea egizia Nepthys. Nell’episodio il piccolo Randall sta disegnando un pesce rosso con una sola pinna, chiaro riferimento a Gus, il pesce rosso di Steven visto nei primi episodi; quando segue Marc e Russell nel bosco, Steven schiaccia lo scheletro di un volatile la cui testa ricorda quella di Khonshu.
Dopo aver scoperto l’evento traumatico che crea le altre personalità di Marc, in Moon Knight sono rivelate anche le sue origini ebraiche: il protagonista indossa la kippah, copricapo circolare usato dagli ebrei maschi obbligatoriamente nei luoghi di culto; si parla dello shiva, periodo di sette giorni di lutto nell’ebraismo per i parenti di primo grado del defunto. Nei fumetti Doug Moench donò delle origini ebraiche al personaggio quando scoprì che Marc Spector era un nome ebraico; infatti, l’autore era solito chiamare i personaggi delle sue storie come alcuni suoi amici nella vita reale e Marc Spector era un impiegato di una fumetteria di Manhattan dove si recava all’epoca.
Alan Zelenetz, ex preside di una scuola ebraica, lasciò la guida della Solomon Schechter High School di Brooklyn per scrivere fumetti Marvel; andò a fondo nelle origini ebraiche di Marc Spector nel 1984 sul finire della prima serie a fumetti di Moon Knight: per questa caratterizzazione Zelenetz utilizzò un approccio più psicologico rispetto a Moench poiché Marc non fuggiva solo dalla violenza, ma anche dal ricordo di suo padre rabbino, Elias.
In Moon Knight #37-38 del 1984 Marc scopre che suo padre sta morendo e brevemente è mostrata la sua infanzia: cresciuto in un quartiere antisemita di Chicago come un povero ragazzo ortodosso, il protagonista iniziò a sviluppare un senso di vergogna nei confronti del padre che lo spinse ad arruolarsi e a diventare una persona violenta.
Infine, nel 2018 Max Bemis, frontman della band Say Anything e nipote di sopravvissuti all’Olocausto, scrive nuove origini ebraiche del personaggio: Moon Knight Vol.7 #194 rivela che il disturbo dissociativo dell’identità di Marc Spector nasce dal trauma provocato dall’incontro con Yitz Perlman, un rabbino amico di suo padre che si scopre essere un sadico scienziato e serial killer nazista che uccide ebrei.