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Salve a tutti cinemini, bentornati nelle recensioni di quel tale che scrive sul giornale. Eccoci qui oggi con Hitman Agent 47, la pellicola del 2015 diretta da Aleksander Bach tratta dalla serie di videogiochi con protagonista il nostro iconico pelatone preferito, ossessionato, tra le altre cose, dai cavi di fibra e dall’occultamento di cadaveri.
Non è, questa, la prima trasposizione sul grande schermo dell’Agente 47, vista la produzione, per la regia di Xavier Gens, di Hitman – L’assassino nel 2007, ma, con ogni probabilità, riuscirà nei secoli imperituri a restare la più inguardabile.
Proverò, nel frattempo che tu condividi questo articolo anche con tua nonna, a illustrarti il perché nei prossimi paragrafi.
Hitman Agent 47, si salva solo il cast
Il reboot di Hitman, in base agli annunci della 20th Century Fox nel febbraio 2013, avrebbe dovuto avere come Agente 47 Paul Walker.
Ma la star di Fast & Furious, purtroppo, il 30 novembre di quell’anno si schiantò a bordo di una Porsche Carrera GT, nei pressi di Santa Clarita, località nella contea di Los Angeles.
Nell’incidente perse la vita anche l’uomo d’affari Roger Rodas, al volante dell’auto al momento dell’impatto contro quel maledetto lampione.
La 20th, quindi, costretta dalle tragiche circostanze, decise di virare sul britannico Rupert Friend, il già principe Albert in The Young Victoria, nonché l’Alessandro Felice di Decameron Pie. Sarebbe stato lui, dunque, il volto dell’Agente 47.
Una buona performance, tutto sommato, quella dell’attore originario di Stonesfield, ben calato nei panni del personaggio, così come una valida prova la offre Zachary Quinto, impegnato nel ruolo dell’antagonista John Smith, aka Brian (ma aspetta i titoli di coda per una sorpresa…), dopo i trascorsi da malvagio Sylar in Heroes e da noioso Spock negli Star Trek di J.J. Abrams e Justin Lin.
Interessante, altresì, la prestazione di Ciarán Hinds, il dottor Litvenko del film, il quale, 7 anni dopo, nel 2022, avrà l’onore di ricevere una candidatura agli Oscar come miglior attore non protagonista per l’arzillo nonno di Belfast.
Promossa, al pari dei colleghi, Hannah Ware, coprotagonista nella veste di Katia van Dees, aka 90, la figlia di Litvenko, alla ricerca in tutto il mondo del padre che, pur di proteggerla, l’ha abbandonata da piccola per via del progetto di creazione genetica dei cosiddetti Agenti.
Ovviamente anche i cattivoni di turno sono a caccia di Litvenko, e proprio Katia è la chiave per stanarlo, affinché così possa tornare alla produzione in serie di quegli assassini spietati, senza emozioni.
Tutto il resto è meno che mediocre, dalla pessima sceneggiatura di Skip Woods, alla stancante regia perennemente action di Aleksander Bach, la quale va a tradire lo spirito stealth che contraddistingue la serie videoludica.
Si dà appena un contentino ai fan, con mezza scena in cui si utilizza il già citato cavo di fibra, e altre due dove il nostro pelatone si traveste da pompiere e poliziotto, dando, in tal modo, solo un minimo accenno delle dinamiche da joystick alla mano.
Se, infatti, l’Agente 47 è concepito su console come assassino silenzioso, qui non ci sono altro che esplosioni e sparatorie, le quali rendono totalmente dimenticabile l’intera ora e mezza della vicenda.
I personaggi, poi, al netto di quanto detto sugli attori che vi stanno dietro, sono scritti in maniera sciatta, stereotipati all’inverosimile.
In poche parole, l’avrai intuito, il film non rientra nella top ten dei migliori del millennio.
Hitman Agent 47, si poteva fare altrimenti?
La domanda è lecita, dati i non entusiasmanti risultati che generalmente hanno le pellicole tratte dai videogiochi.
Le cause, dal budget da investire per la licenza, all’hype markettaro che s’accompagna, fino all’adattamento forzato delle dinamiche di gioco alla struttura cinematografica, sono dal principio parte integrante della questione.
Se sulle prime Hitman Agent 47 non è sfuggito alla trappola, per quanto riguarda l’ultimo aspetto, come accennato, si è provato a fare qualcosa di diverso. Peccato che la conseguenza di ciò sia paragonabile, a parti invertite, a trasformare Rambo in uno che avvelena la gente ai cocktail party. Mi risparmierei volentieri Sylvester Stallone che versa cianuro nei Bloody Mary per 96 minuti…
(Dai retta a me, piuttosto di Hitman Agent 47, guardati un bel walkthrough del videogioco su Youtube…).
(Mi raccomando, come sempre commenta, fammi sapere la tua, seguimi su Facciabuco. Un saluto da quel tale che scrive sul giornale, ci vediamo alla prossima recensione…).
(Hitman Agent 47 è ora disponibile su Netflix, Disney Plus e Tim Vision. Abbonati subito a una di queste piattaforme o arrivo a casa tua con il cavo di fibra…).
(Ma quel cattivone di LeClerq è tuo parente, Charles?).