Frank James Cooper, al secolo Gary Cooper, nasce a Helena nel Montana il 7 maggio 1901 da una famiglia di origine britannica, per parte di madre: la signora Alice Brazier è infatti originaria del Kent, dove torna dopo la separazione dal marito portando con sè il figlio che resta con lei fino al 1914 quando rimane ferito in un incidente automobilistico. Per riprendersi dall’incidente il padre, il brillante avvocato Charles Henry Cooper, decide di riprenderlo con sè portandolo nel ranch di famiglia dove, come fisioterapia, imparò a cavalcare, talento che gli tornerà quantomai utile in futuro. Durante la convalescenza conosce Myrna Loy, anch’ella nata a Helena e futura stella del cinema (viene ricordata soprattutto come moglie e spalla di William Powell nella popolare serie di film gialli de L’uomo ombra, ma fu un attrice brillante e fino agli anni cinquanta molto quotata, tanto è vero che fu premiata con un Oscar onorario nel 1991).
Il giovane Cooper non è privo d’iniziativa e nel 1924 si trasferisce a Los Angeles, ufficialmente per diventare un commerciante d’arte. Al cinema arriva quasi per caso nel 1925: la carriera di attore non è la sua prima scelta, ma solo un modo per sbarcare il lunario, in attesa di un ingaggio come disegnatore e caricaturista. Dopo alcune apparizioni da comparsa ottiene per la prima volta il ruolo di protagonista in un cortometraggio nel quale viene notato dagli agenti della Paramount. i lineamenti regolari, il fisico atletico e l’aria onesta sono perfette peril grande schermo e Frank James Cooper viene convinto a firmare un contratto pluriennale, com’era d’uso in quell’epoca. La gavetta è lunga – sapendo cavalcare gli vengono spesso affidate parti laterali da cowboy – ma l’avvento del sonoro lo favorisce e nel 1930 viene scelto come protagonista di Marocco accanto alla maliarda Marlene Dietrich, nel ruolo del legionario Tom Brown inviato per gelosia dal suo comandante in una pericolosa missione nel deserto e per la prima versione del romanzo di Ernest Hemingway (del quale Cooper diviene buon amico durante le riprese) Addio alle armi, diretta da Frank Borzage.
I primi successi
Da quel momento ha occasione di mostrare la propria versatilità, passando dalla commedia (nel 1933 il delizioso Partita a quattro di Ernst Lubitsch, di cui puoi vedere un’immagine in alto) ai film d’avventura come I lancieri del Bengala (1935), dimostrandosi interprete di grande sensibilità nel capolavoro di Frank Capra È arrivata la felicità (1937, qui sotto il trailer originale) dove è un uomo semplice, fabbricante di sapone in campagna, costretto a trasferirsi a New York da un’eredità:qui viene sfruttato da molti, compresa la ragazza di cui si innamora (Jean Arthur), la quale in realtà è una reporter che si approfitta di lui.
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I ruoli memorabili
Il regista lo recluta per un ruolo simile nel successivo Arriva John Doe nel quale è un ex giocatore di baseball diventato vagabondo circuito da Barbara Stanwyck, giornalista in cerca di fama: memorabile la convention sotto la pioggia nel quale i due smontano la macchinazione politica che il proprietario del giornale aveva orchestrato, sfruttando la popolarità raggiunta dall’uomo, nella speranza di vincere le elezioni. Tra il 1941 e 1942 gira due pellicole nelle quali ritrae con maestria e straordinario talento due personaggi veramente esistiti. Per Howard Hawks è Il sergente York, ragazzo del Tennessee che nella Grande Guerra si trova diviso tra il proprio credo religioso e la lealtà verso la patria ma riuscirà a prendere prigionieri 132 soldati tedeschi senza ucciderli, dimostrandosi un eroe di guerra e il giocatore di baseball ammalato di SLA Lou Gehrig nel commovente L’idolo delle folle (1942) accanto a Teresa Wright. Indimenticabile si dimostra anche in un altro film tratto dalle pagine di un romanzo dell’amico Hemingway, Per chi suona la campana (1943), diretto ancora da Sam Wood nel ruolo di protagonista maschile accanto ad Ingrid Bergman. Per queste tre intense performance riceve il primo Oscar della carriera e altre due nomination consecutive che lo consacrano come uno degli attori più acclamati degli anni ’40.
Mezzogiorno di Guerra Fredda
L’apice della sua carriera però forse lo raggiunge in età più matura con il western di Fred Zinneman Mezzogiorno di fuoco (1952). Nel film Gary Cooper è lo sceriffo Will Kane che nel 1898 si è appena sposato e si prepara a partire con la moglie quacchera (una giovane e incantevole Grace Kelly) quando viene a sapere che un famoso bandito che gli aveva giurato vendetta è uscito di prigione e sta tornando in paese: arriverà col treno di mezzogiorno. Egli avrebbe tutte le ragioni per andarsene ma decide di restare per affrontare il fuorilegge e la sua banda, allo scopo di evitare che quest’ultimo non trovandolo si vendichi sulla cittadina. Cerca di reclutare volontari per affiancarlo nello scontro ma tutti lo abbandonano. Alla fine solo un vecchio e la sua giovane moglie lo aiuteranno a vincere lo scontro, che si conclude con la sua partenza e la stella di sceriffo gettata nella polvere: quanto vale la giustizia se nessuno è disposto a combattere per essa?
Il film (qui sopra il trailer dell’edizione restaturata in blu-ray) è scritto da Carl Foreman, in quel periodo sotto inchiesta in quanto sospetto comunista. L’atmosfera del film ricalca il senso di abbandono e la solitudine di un uomo accusato per i propri ideali: uno dei pochi a restargli accanto è proprio Gary Cooper, il quale è sempre stato un conservatore ma rispetta le idee altrui e non si unisce al linciaggio mediatico cui lo sceneggiatore viene sottoposto, manifestandogli pubblicamente il suo sostegno, nonostante le pressioni. Prima di essere costretto ad espatriare Foreman lo ringrazia con una telefonata,nel quale tranquillizza Cooper dicendogli che ormai nessuno può fare più nulla. Il film vince quattro Oscar, in particolare Gary Cooper trionfa per la seconda volta come miglior attore protagonista.
Gli ultimi anni
Dal 1953 Gary Cooper torna ad interpretare grandi film western che, esaltati dalla sua personalità e dal grande carisma sono da ricordare. Fra gli altri è opportuno citare almeno Il prigioniero della miniera e Vera Cruz, entrambi del 1954 per la regia di Henry Hathaway il primo e Robert Aldrich il secondo. Nel 1955 è la volta del trial movie di Otto Preminger Corte marziale. Il 1956 vede la sua partecipazione ad un altro western La legge del Signore, nel quale interpreta il patriarca di una famiglia quacchera che parte in cerca del figli, fatto prigioniero dai soldati dell’unione durante la Guerra di Secessione che piace moltissimo soprattutto all’estero, vincendo la Palma d’oro al Festival di Cannes. Ha occasione di lavorare anche con Billy Wilder e Audrey Hepburn in Arianna del 1957, una commedia romantica ambientata a Parigi che vede la partecipazione di Maurice Chevalier. Con l’attrice nasce una bella amicizia e un rapporto di stima reciproca. L’albero degli impiccati nel 1959 è l’ultimo western cui prende parte, anche a causa dell’aggravarsi di un tumore alla prostata che purtroppo si rivelerà incurabile. Recita in altri due film e nel 1960 viene insignito del terzo Oscar, questa volta alla carriera “per le molte interpretazioni memorabili e per il prestigio internazionale che, come attore, ha recato all’industria cinematografica” . Non è presente sul palco e ritira il trofeo per lui uno James Stewart visibilmente commosso (in alto il filmato). Ascoltando la sua voce, rotta dalla commozione, i presenti in sala si sentono raggelare: Che davvero Cooper sia così grave? L’attore morirà nel maggio 1961, pochi giorni dopo il suo sessantesimo compleanno.
L’American Film Institute lo considera all’11º posto tra le più grandi star della storia del cinema, ma ciò non esprime appieno la sua grandezza. Per apprezzarlo ti consigliamo i suoi film, che puoi acquistare su Amazon a questo link.