Anche il secondo episodio di Watchmen sta regalando successi alla piattaforma HBO con forti ascolti e l’approvazione della critica: la scorsa Domenica 1,3 milioni di spettatori hanno visto Martial Feats of Comanche Horsemanship, mentre il New York Times afferma che “uno degli aspetti liberatori dell’allontanamento dal testo di partenza è che Lindelof e soci possono colorare fuori dai bordi quanto vogliono”. Merito del grande lavoro compiuto dallo showrunner che presenta un’opera erudita, partendo anche qui da eventi realmente accaduti e attingendo al capolavoro fumettistico di Alan Moore con citazioni stupende.
Una macchina da scrivere compone la parola Watchmen e ci proietta nella Germania della Grande Guerra: i tedeschi inviarono una lettera, dal titolo To the colored soldiers of the U.S. Army, ai circa 370.000 soldati afroamericani per invitarli a passare dalla loro parte, promettendo uguaglianza, a differenza della nazione per cui lottavano. Infatti, nonostante siano stati impiegati nel conflitto, l’esercito americano non permetteva loro alcun tipo di mansione se non il ruolo ufficiale di addetti alla cucina. Si scopre che questa lettera costituisce il retro del biglietto del bambino mostrato nel primo episodio, figlio di un soldato afroamericano della Prima Guerra Mondiale. Ora quel bambino è diventato un anziano sulla sedie a rotelle, protagonista del mistero del finale dello scorso episodio: l’omicidio del commissario Crawford (Don Johnson) che avviene all’inizio della serie tv, così come quello de Il Comico all’inizio dell’opera originale, e come quest’ultimo può rivivere nei successivi flashback.
“Quis custodiet ipsos custodes?”: la domanda di Giovenale ripresa dallo scrittore americano nel suo Watchmen trova una risposta in questa serie. I vigilanti, infatti, ormai collaborano con la polizia, anch’essa in maschera, perché hanno fallito nel loro ruolo e non agiscono più al di là della legge. Per l’omicidio del commissario si sospetta il Settimo Reggimento e Terrore Rosso (Andrew Howard) suggerisce di marciare su Nixonville, il loro avamposto, per trovare i presunti colpevoli. I seguenti tumulti scaturiti e lo stralcio della docu-fiction American Hero Story ci pongono interrogativi sul ruolo morale dell’eroe. Questa serie nella serie racconta l’origine di uno dei Minutemen, Giustizia Mascherata, che in verità potrebbe essere il circense tedesco Rolf Müller. Un altro membro di questo gruppo, Falena, viene menzionato tramite il costume di strambi paparazzi. Angela alias Sorella Notte (Regina King), personaggio sempre più al centro delle vicende, utilizza gli occhiali di Gufo Notturno II per ispezionare le stanza del defunto commissario.
La bravura di Damon Lindelof si nota soprattutto nei jump-cut, anch’essi ispirati all’opera di Moore, con cui passa abilmente da una scena a un’altra. Con essi ci fa rivivere gli eventi della famosa Notte Bianca e ci porta nella villa isolata di Adrian Veidt. Quest’ultimo passaggio avviene grazie al dipinto appeso in casa del commissario Crawford che riporta il titolo originale dell’episodio, Martial Feats of Comanche Horsemanship: George Catlin, autore della tela, fu il primo a rappresentare le tribù indigene nei loro territori natii, contribuendo alla diffusione dell’immagine degli Indiani d’America. Il personaggio interpretato da Jeremy Irons imbandisce la più grande citazione al mondo di Watchmen in una sequenza che ha scaturito polemiche per un dettaglio anatomico.
Infine, un altro personaggio noto nella realtà diventa un politico nella serie Watchmen. Henry Louis Gates Jr., insegnante all’università di Harvard e conduttore dello show Finding Your Roots (in cui le celebrità scoprono il proprio albero genealogico) assume la carica di Segretario di Stato. Se vuoi essere sempre aggiornato, ricorda di consultare Peteypedia, portale di HBO contenente documenti e informazioni sul mondo di Watchmen; prende il nome dal personaggio dello show Dale Petey, agente speciale della task force anti-vigilanti.