Luca Guadagnino, premiato regista di Chiamami col tuo Nome e Suspiria torna al documentario per raccontare la lunga carriera, all’insegna della ricerca stilistica della bellezza, di Salvatore Ferragamo. Dall’infanzia nel piccolo paese di Bonito, dove realizzò il suo primo paio di scarpe per la comunione della sorella in una sola notte, fino alla scelta di emigrare negli Stati Uniti in cerca di fortuna, che trova grazie alle sue esperienze a Hollywood, dove apre nel 1923 il suo laboratorio, guadagnandosi il soprannome di ‘calzolaio delle stelle’, che conferisce il titolo alla pellicola: ‘Salvatore – Shoemaker of Dreams‘, distribuita da Lucky Red. Tornato in Italia e stabilitosi a Firenze, lo stilista avvia la sua ditta: la prima etichetta e il primo manifesto pubblicitario Ferragamo sono creati nel 1930 dal pittore futurista Lucio Venna (qui sotto il disegno del marchio).
In un cammino costellato di successi, non sono mancati i momenti difficili, come lo spettro della bancarotta, affrontato durante la crisi economica mondiale nel 1933. Ripresosi dopo la guerra, Salvatore Ferragamo riesce a ritrovare la propria ispirazione, ancora una volta guardando al mercato internazionale e disegnando calzature per le più grandi attrici di Hollywood del periodo, da Marilyn Monroe a Audrey Hepburn, fino alla sua morte avvenuta nel 1960. La sua firma e la sua casa di moda non si è però fermata con lui e rappresenta ancora oggi uno dei punti di riferimento dello stile e della classe a livello internazionale.
ll docufilm, con la voce narrante di Michael Stuhlbarg (il padre di Chiamami col tuo Nome) , si avvale di immagini inedite e testimonianze che vedono protagonisti, accanto ai membri della famiglia Ferragamo, il regista Martin Scorsese, la costumista Deborah Nadoolman Landis e numerosi studiosi, docenti, colleghi, giornalisti, critici di moda. Presentato oggi fuori concorso a Venezia 77, rende omaggio a Salvatore Ferragamo attraverso prezioso materiale d’archivio, i bozzetti e i brevetti di tutte le sue invenzioni creative dal tacco di tappi di sughero a quelli a gabbia di fili di metallo, lo studio del piede e la ferrea volontà di fare scarpe belle ma anche comode. Commenta così il regista: “Mi interessava mettere in luce l’incredibile processo creativo che stava dietro al lavoro di Ferragamo che era un uomo ambizioso ma mosso principalmente dalla qualità e dall’etica della creazione. Se oggi fosse vivo sono sicuro che sosterrebbe un giovane talento, perché lui era per la trasmissione del sapere. Il mio rapporto con la moda è ancestrale e si è creato nel tempo entrando negli armadi di mia madre e di mia zia. Per me la moda significa forma e identità molto più che lusso e flash”.
Mentre prepara il lancio della sua serie tv, Guadagnino non si sottrae al momento storico odierno e ricorda così i giorni dell’isolamento e del lockdown, sottolineando ancora una volta la rilevanza dell’esperienza cinematografica come mezzo espressivo:“La quarantena è stato un momento difficile per tutti e anche per me in particolare per motivi personali. Di positivo c’è stato il fatto che si è viaggiato meno, io che lavoro con il mondo anglosassone ma ho deciso di rimanere a vivere nella mia Milano, trovo faticoso dover spesso essere in viaggio per la Gran Bretagna o gli Stati Uniti. Mi ha colpito il fatto che durante il lockdown le persone abbiano avuto bisogno di storie, di cinema. L’ho trovato commovente. Esiste una sorta di combattimento tra chi crede che in futuro vedremo solo film in streaming e chi crede nell’esigenza della condivisione al cinema. Io faccio parte di questa seconda categoria”.