L’edizione 2020 della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (#Venezia77) si è da subito segnalata per la presenza di film realizzati da registe, ben otto quest’anno, molto diversi tra loro. Forte di un’attrice come Frances McDormand a vincere il Leone d’Oro è stato Nomadland (qui sotto puoi vedere il trailer) della cinese trapiantata negli USA Chloé Zhao, storia intensa di una sessantenne costretta dalla crisi economica a vivere come una nomade. L’attrice che non ha potuto essere presente ha comunque ringraziato il pubblico e la giuria con un video, girato appositamente: “Ovviamente non siamo insieme, vi salutiamo qui da Pasadena, e vogliamo ringraziarvi da parte di tutto il nostro team, dai nostri compagni per questo Leone”. Il saluto si conclude con un ruggito e una promessa fatta in coppia con la regista: “Ci vediamo sulla strada”.
L’Italia si aggiudica due premi, non certo minori. L’onnipresente Pierfrancesco Favino (in basso), dopo le soddisfazioni e i riconoscimenti ottenuti grazie a Il Traditore e Hammamet, vince la Coppa Volpi per Padrenostro di Claudio Noce, basato sull’attentato del 14 dicembre del 1976 al vicequestore Alfonso Noce, padre del regista, per mano dell’organizzazione terroristica Nuclei Armati Proletari, in cui persero la vita il poliziotto Prisco Palumbo e il terrorista Martino Zichittella. Il secondo trofeo nostrano per la sceneggiatura del ventottenne Pietro Castellitto, regista esordiente de I predatori, presentato nella sezione Orizzonti. Il film racconta dell’incontro-scontro tra due famiglie, i Pavone e i Vismara, proletari neofascisti i primi e borghesi e intellettuali i secondi, entrambi impegnati a farsi strada con ogni mezzo nella giungla romana.
Miglior attrice è Vanessa Kirby, madre addolorata in Pieces of a Woman dell’ungherese Kornél Mundruczó ma in concorso anche per The World to come, storia d’amore saffico nell’America rurale dell’Ottocento, firmata dalla regista norvegese Mona Fastvold. A differenza del premio maschile erano molte le donne in concorso con ruoli interessanti e la scelta della giuria è stata particolarmente difficile. Miglior regista è Kiyoshi Kurosawa, per Moglie di una spia ambientato in Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale.
Canzone del giorno: "Bisogna saper perdere", The Rocks, 1967. https://t.co/zn79xN0kly
— Alberto Barbera (@AlbertoBarbera2) September 13, 2020
Non vince nulla Notturno, il coraggioso docufilm di Gianfranco Rosi, girato nel corso di tre anni sui confini fra Siria, Iraq, Kurdistan, Libano, raccontando da diverse prospettive, buio e luci della vita quotidiana delle popolazioni locali nella martoriata regione del Medio Oriente. Da qui la polemica tra il direttore di Rai Cinema Del Brocco e il direttore artistico Alberto Barbera, con il primo critico sulla composizione della giuria e il secondo che risponde con ironia (in alto il tweet) citando una famosa canzone dei Rokes. Qui sotto trovi la lista completa dei premiati di questa edizione:
Leone d’oro: Nomadland di Chloe Zhao – Usa
Gran Premio della Giuria (Leone d’argento): Michel Franco per Nuevo orden – Messico
Premio alla regia (Leone d’Argento): Kiyoshi Kurosawa per La moglie della spia – Giappone
Premio speciale della giuria: Cari compagni! di Andrei Konchalovskj – Russia
Coppa Volpi miglior attore: Piefrancesco Favino per Padrenostro -Italia
Coppa Volpi miglior attrice: Vanessa Kirby per Pieces of a woman – Canada/Ungheria
Osella per la miglior sceneggiatura: The Disciple di Chaitanya Taimane – India
Premio Marcello Mastroianni per il miglior attore emergente: Rohuholla Zhamani per Korshid (I figli del sole) – Iran
Il discorso di chiusura della commossa madrina Anna Foglietta scatena gli applausi: “Tutti avevamo solo un pensiero, arrivare a questa serata e ora sono veramente emozionata perché ce l’abbiamo fatta. Abbiamo fatto la storia. Centinaia di ragazzi si sono ritrovati al cinema, altri si sono commossi dietro la mascherina, come rimanere indifferente di fronte all’applauso alla fine del film? Ci vogliamo fare una promessa: trovare un luogo segreto tra la testa e il cuore dove mettere il ricordo di questa edizione”. Il saluto finale è affidato a lei e alla presidentessa di giuria Cate Blanchett, (la collega la definisce, giustamente, immensa e la applaude) che si sforza di parlare italiano (nella foto in alto).