Matteo Garrone torna alle fiabe, dopo lo straordinario Il racconto dei racconti, ovvero Lo cunto de li cunti di Basile, torna a un suo vecchio progetto mai realizzato: Pinocchio.
“La sfida è raccontare la storia che tutti credono di conoscere, ma in realtà in pochi conoscono veramente perché pochissime persone hanno veramente letto Collodi“, dice Garrone. Perciò ha definito Pinocchio “un horror per bambini”.
Garrone ha ragione, il Pinocchio di Collodi non è certo il teatrino disneyano con canti e balli. Per chi non lo ricordasse, come sempre la Disney stravolge la storia: Geppetto è un giocattolaio, ha costruito anche una serie di orologi a cucù che suonano musichette ballabili a ogni ora, ha un gatto e un pesce, Figaro e Cleo, che sono i personaggi migliori del film; il grillo parlante è simpatico, mentre nel libro è insopportabile, e manca completamente l’atmosfera orrifica, a parte la trasformazione di Pinocchio in ciuco che ricorda un po’ quella del dottor Jeckyll in Hyde. Sullo stupendo Pinocchio di Comencini, che ha dato una bellissima interpretazione del libro, vale la pena tornarci sopra ma, comunque, il Pinocchio di Collodi è, effettivamente, molto più cupo. Sul Pinocchio di Benigni preferiamo non pronunciarci, perché a Benigni si vuol bene.
Sono due anni che Garrone pensa al suo Pinocchio, che ha rimandato per realizzare Dogman.
Ora è alla ricerca del protagonista; un bambino alla sua prima esperienza cinematografica, non più alto di un metro e 40. Per il ruolo di Geppetto aveva già pensato a Toni Servillo.
“Pinocchio lo conosciamo tutti, ingenuo e fanciullesco. L’attore avrà dai 7 ai 12 anni, corporatura esile. E non sarà facile interpretarlo perché prevediamo due ore di trucco al giorno. L’ideale è trovare un equilibrio tra commedia e dramma. Il film sarà fedele al capolavoro di Collodi: vorrei avvicinare anche il pubblico dei bambini“. Ha dichiarato il regista in un’intervista.
Una volta esaurito il casting per il protagonista dovrebbero cominciare le riprese.
Inutile dire che le aspettative sono alte, prima di tutto per la indiscussa maestria di Matteo Garrone, che non ha sbagliato un film, poi per la storia.
Pinocchio è, probabilmente, la storia per bambini più famosa nel mondo; è stata scritta nel 1883, perciò è bene che se ne facciano letture nuove. A parte che, se un bambino di oggi leggesse il testo di Collodi, probabilmente, non capirebbe molto, tanto che, a nostro avviso, andrebbe ritradotto da uno scrittore bravo, che ne mantenga la forza e l’immaginario ma, soprattutto, l’originale era molto legato alla sua epoca. Già lo sceneggiato di Comencini, negli anni ’70, dette una rilettura, tutto sommato fedele, ma riuscì ad attualizzare la figura del burattino che, più che un discolo ingenuo e scriteriato, sembrava uno dei ragazzi dell’epoca, alla ricerca della propria libertà e autodeterminazione.
Garrone è un regista intelligente, attento al quello che gli succede attorno, basti citare Reality; il risultato che ci attendiamo, quindi è quello di una lettura, allo stesso tempo, fedele e attuale. Non sarà certo facile, ma Garrone lo può fare.