Ciao Tredici, benvenuta nella tua cassetta. Fai molta attenzione alle mie parole, so che non ti piaceranno, ma anche a me non è piaciuto guardarti
Annunciata con un trailer noir che sembrava un misto di Pretty Little Liars e Riverdale, la terza stagione di Tredici, è una serie infinita di inciampi sino al sonoro e violento ruzzolone finale.
https://www.youtube.com/watch?v=hYqwmVRleWA
Quando guardo un contenuto, che si tratti di una serie TV o di un film, cerco di mantenermi il più neutrale possibile e di approcciarmi alla visione senza preconcetti. Con Tredici ho fatto lo stesso, perché anche se la seconda stagione non mi era piaciuta come la prima, pensavo ci fosse la possibilità di recuperare le incoerenze, gli strafalcioni e magari dare a tutto un senso. Invece sono rimasta amareggiata e delusa, ma più amareggiata.
La prima stagione di Tredici l’ho amata come poche serie TV. La trovavo didattica, intelligente, innovativa, brutale ed onesta (te ne ho parlato qualche mese fa recensendola con la seconda stagione). La prima delle più grandi sciocchezze che siano state fatte quest’anno (e credimi, te ne racconterò tante), è stata cancellare la scena del suicidio di Hannah Baker per non “impressionare” eccessivamente gli spettatori. Ma non era forse questo il senso della narrazione? La crudezza delle immagini non è forse parte integrante dello stile comunicativo adottato in Tredici? Non vi sono abbastanza disclaimer per avvertire di non guardare se si è troppo impressionabili? Dopo questa decisione, coerentemente, dovrebbero dunque cancellare anche la scena dello stupro di Tyler? E allora filmassero l’ennesima teen series di ragazzini che si fanno i dispetti e ci lasciassero in pace!
E invece la terza stagione prende tutti i residui di coerenza e buonsenso e li incenerisce. Una serie che è stata proiettata nelle scuole per diffondere il messaggio di cui si faceva portatrice, è diventata l’esaltazione della connivenza, della complicità e dell’omertà. Prima di continuare, però, devo avvisare che non potrò prescindere dagli spoiler per essere il più accurata e dettagliata possibile. Dunque se non hai ancora guardato la terza stagione di Tredici ed hai voglia di guardarla, torna a questo articolo quando avrai finito e fammi sapere come la pensi. Se invece l’hai già terminata o non hai voglia di farlo, continua pure la lettura!
La sigla di Tredici rimane fondamentalmente invariata, eccezion fatta per gli sketch che si alternano e per la comparsa di un sacchetto di plastica tipico della raccolta di elementi probatori, ciascuno con un oggetto diverso episodio dopo episodio.
https://www.youtube.com/watch?v=wBZPJaJ19n4
A questo punto, che Bryce Walker (Justin Prentice) è morto lo sappiamo tutti. Eppure aspettano la seconda puntata per rivelarcelo, perché nel corso della prima risulta semplicemente scomparso e non se ne comprende il senso, dal momento che non si tratta di una rivelazione inaspettata. Devo ammettere che i primi episodi non sono tutti da buttare e sembrano precedere interessanti sviluppi dei protagonisti che però, ahimè, non arrivano. E’ evidente che gli sceneggiatori abbiano elaborato dialoghi poco credibili e alquanto grotteschi, difficoltà che non avevano avuto con la prima stagione perché si trattava semplicemente di riadattare un libro già scritto. La vera novità di Tredici (nonché stratagemma narrativo senza il quale non sarebbe riuscita questa accozzaglia di sciocchezze) è la comparsa di Ani, Amarowot Anysia Achola (Grace Saif) una giovane che giunge alla Liberty High perché la madre, infermiera a domicilio, è stata assunta per assistere il nonno morente di Bryce.
Premetto che mi dissocio e condanno i gravi attacchi e gli insulti ricevuti dall’attrice sui social che l’hanno costretta a cancellare i propri account e a chiudersi in un rigoroso silenzio stampa. UN ATTORE NON E’ MAI IL PERSONAGGIO CHE INTERPRETA, ma per alcune persone sembra impossibile comprendere un concetto tanto semplice. E’ ancora più difficile per me, quindi, affermare che la giovane Grace non ha il talento interpretativo che forse il suo personaggio avrebbe richiesto. Oppure, e questa è esclusiva responsabilità degli sceneggiatori di Tredici, Ani è concepita così male da non darle modo di esprimere le sue potenzialità al massimo. Le sue espressioni per tutta la serie sono soltanto due: quella nella foto precedente e quella nella foto che segue.
Ani è un personaggio estremamente irritante per lo spettatore, poiché appare fondamentalmente dal nulla e in breve tempo riesce nella titanica impresa di penetrare la compattezza del gruppo di Clay e gli altri, diventando grande amica di tutti loro. Diventa, in sostanza, quello che Hannah avrebbe voluto sempre essere. Con una semplicità che non sembra semplice disponibilità dei ragazzi ad accoglierla, ma soltanto un rapido stratagemma narrativo, perché in questo modo, tutti le confidano i segreti più profondi.
Ani è il perfetto collegamento tra Bryce ed il resto del gruppo e, al contempo, viene sfruttata per mostrarci un Bryce diverso nella vita di tutti i giorni, nella vita che segue il processo. Diventa, ad esempio, la migliore amica di Jessica (Alisha Boe) con cui si scambia consigli sessuali e che le rivela di essere ancora “presa” da Justin (Brandon Flynn); la nuova cotta di Clay (Dylan Minnette), a cui non manca mai di far intendere di essere interessata ad una relazione, salvo poi andare a letto con Bryce ripetutamente e far davvero e comprensibilmente “sclerare” Clay.
Dylan Minnette in questa stagione è davvero il solito monotono e lagnoso Clay, ha tanto a cui pensare e indubbiamente il suo personaggio non sembra proprio adatto a slanci espressivi di altro tipo, ma siccome l’attore ha chiesto ed ottenuto un cachet di 200.000 dollari ad episodio, è anche giusto dire che non lo ha meritato.
A Tredici ho assegnato una sola stella, perché una è la stella di questa stagione, uno soltanto è l’aspetto positivo di Tredici 3: Devin Druid. Questo ragazzo, classe 1998, che interpreta Tyler, ha delle doti interpretative che offuscano e superano quelle di tutti gli altri membri del cast. Il momento più bello, intenso e commovente di tutta la stagione è vedere Tyler che si confida con Clay e gli racconta cosa gli è stato fatto nei bagni della Liberty High da Monty ed i suoi amici. Il racconto fa venire i brividi e l’intensità di Devin è così straordinaria, che mi sono ritrovata a singhiozzare con lui e a desiderare di abbracciarlo proprio come lo abbraccia Clay.
La seconda stagione, infatti, termina con Clay che riesce a convincere Tyler a non fare una strage al ballo scolastico. Dunque è legittimo chiedersi come si sia conclusa la vicenda, ma anche lì scopriamo che Clay, Alex, Jessica, Justin e Tony hanno insabbiato tutto, si sono liberati delle armi, e anziché cercare al loro amico un serio e professionale aiuto, se lo “passano” dalla mattina alla sera sorvegliandolo come se questo bastasse a farlo stare bene.
QUESTA E’ LA COSA CHE MI IRRITA DI PIU’! Tredici è sempre preceduta da un bellissimo messaggio che invita a chiedere aiuto se si è vittima di bullismo, se si hanno pensieri suicidi o stragisti e poi mostra tutto il contrario! I ragazzi, nonostante quello che è successo ad Hannah, non cercano l’aiuto di professionisti, genitori e autorità, anzi le evitano creando questa sorta di associazione a delinquere adolescenziale che addirittura insabbia una tentata strage ed un omicidio…eh si, perché è chiaro fin dall’inizio che Bryce l’ha ucciso uno di loro. Ani è la voce narrante e, nel solito gioco di salti temporali e scene a colori alternate a scene desaturate, fornisce al padre di Alex, il vice-sceriffo Standall, un accurato ritratto dei ragazzi e delle vicende che li hanno riguardati nei momenti che precedono la morte di Bryce. Nel frattempo, Justin non ha affatto smesso di drogarsi e Clay si convince di poterlo aiutare ancora una volta; Jessica diventa presidente degli studenti e, tra proteste un po’ eccessive (una delle quali scatena una rissa a seguito della quale Bryce scompare) fonda un movimento che si oppone ai privilegi e alle prepotenze degli atleti e invita tutte le vittime di abusi di ogni genere ad aprirsi e ad essere fieri di essere sopravvissuti.
Questo movimento infonde coraggio a tanti studenti e devo dire che questa è stata una buona parte narrativa e che mi piace come matura Jessica e come affronta quello che Bryce le ha fatto. Anche Tyler assume consapevolezza di sé e scopriamo che il suo intento originario non era affatto uccidere i propri compagni o vendicarsi per le angherie subite, ma creare un marasma tale da indurre le autorità ad ammazzarlo, perché sebbene sia ormai convinto di voler morire, non vuole togliersi la vita da solo. In questa scia di positività, il ragazzo denuncia Monty che viene arrestato e che scopriamo essere gay e subire le violenze di un padre padrone ed omofobo.
Ecco un’altra banalizzazione di un argomento più vasto: i “cattivi” hanno tutti un passato o un presente che li ha segnati al punto da farli diventare i pessimi elementi che sono. Ma non è affatto così, o meglio, non è sempre così e nonostante sia giusto e comprensibile lo sforzo di far empatizzare con tutti i personaggi, perché mai dovrei essere indotta a sentirmi triste o dispiaciuta per Bryce se i suoi genitori erano persone assenti ed anaffettive? E perché mai dovrei trovare in qualsiasi modo giustificabile o semplicemente più comprensibile l’atteggiamento violento e repressivo di Monty (Timothy Granaderos)? Tantissime persone nel mondo vivono le peggiori angherie e non è affatto corretto far passare il messaggio che se le subisci, inevitabilmente finisci per emularle. Sarebbe stato apprezzabile, invece, mostrare che mentre in uno dei due la devianza è dettata da un passato senza amore, sofferente o mortificante, per l’altro non è così, ricostruendo un quadro più completo del “bullo” (leggi: giovane criminale, perché qua si va ben oltre il bullismo).
Bryce Walker è ben interpretato e ci viene mostrato sostanzialmente in conflitto con il mondo. Oscilla tra la grave inconsapevolezza di aver compiuto atti terribili e la volontà di riparare a ciò che ha fatto e di comprendere più a fondo che genere di persona è diventato. Cambiare? Beh lui vorrebbe essere diverso e al contempo sa di avere in sé un senso della morale davvero discutibile ed una irrefrenabile voglia di dominare gli altri. Vive una vita molto diversa da quella alla quale era abituato e, se non fosse per Ani, sarebbe praticamente solo. Anche i compagni del nuovo liceo in cui si è trasferito lo odiano e per la prima volta, prova sulla sua pelle il genere di violenza psicologica a cui ha sottoposto tanti compagni. La madre finalmente sembra essersi svegliata (e vorrei vedere!) cerca di creare un rapporto con suo figlio e per aiutarlo si rivolge all’ex consulente scolastico: il signor Porter che, a sua volta, sta cercando di diventare un consulente migliore. Ti sembra normale?! A prescindere dal fatto che la madre di Bryce potrebbe permettersi qualsiasi professionista, chi sceglie?? Quello che è stato sostanzialmente determinante nel suicidio della ragazza che suo figlio ha stuprato?! MA SIAMO SERI?
Rivediamo anche la mamma di Hannah, la signora Baker torna in città per completare la vendita della casa e incontra separatamente Clay, Jessica e Tony. Ha una sorta di sgradevole incontro con Bryce che, dopo aver convinto Tony a fargli ascoltare le famose tredici cassette (è sconvolgente pensare che in pendenza di processo non le abbia mai ascoltate) vorrebbe trovare un modo per scusarsi.
Bryce ha fatto più danni che mai e, a seguito del processo, ha anche denunciato all’immigrazione la famiglia di Tony che viene dunque deportata in Messico. Effettivamente hanno proprio tutti un movente per ucciderlo, ma a seguito di tutte le ricostruzioni, scopriamo che ad uccidere Bryce sono stati Jessica ed Alex. Proprio così. La ricostruzione che Ani fa dei giorni antecedenti la morte del ragazzo e delle cause della rissa nel campo da gioco della Liberty High (ultimo posto in cui Bryce è stato visto), è stata orchestrata a regola d’arte per coprire i reali responsabili dell’assassinio. Ma andiamo per gradi:
Bryce viene a sapere che la sua ultima fidanzata, Chloe, non soltanto era incinta, ma ha abortito con l’aiuto di Zach. Livido di rabbia, si scontra intenzionalmente con lui sul campo e, con un intervento terribilmente violento, gli spacca la gamba condannandolo ad una vita senza football.
Sconvolto, Zach lo affronta sul molo in piena notte e lo massacra di botte, spezzandogli braccia e gambe con una brutalità che sinceramente non lo rende migliore di Bryce e lo lascia solo a sanguinare. Devastato dai sensi di colpa, Zach che fondamentalmente è un bravo ragazzo, si costituisce e racconta tutto alla polizia che, spiegandogli che Bryce è morto per annegamento, MINIMIZZA quella che è di fatto un’aggressione in piena regola! Insomma, a prescindere da chi abbia “completato l’opera”, è responsabilità di Zach se l’assassino ha trovato Bryce nelle condizioni di essere sopraffatto ed ucciso e mi aspetto come minimo un’accusa formale nei suoi confronti, non una simile pantomima.
Sul molo arrivano Jessica ed Alex, perché Jessica, contattata da Bryce che desiderava darle una cosa importante, non se la sente di fronteggiare il suo aguzzino da sola. Il ragazzo dolorante le porge una cassetta che sembra essere il prodotto di una mente perversa, visto il senso particolare che le cassette hanno all’interno della vicenda. Ma Hannah gli è stata di ispirazione e lui ha voluto dar voce alla sua coscienza, tentare di chiedere scusa ed ammettere finalmente a gran voce le sue orribili colpe. Tutte. Tutti gli abusi, tutti gli stupri, tutte le violenze.
Jessica la accetta con riluttanza e mentre Alex aiuta Bryce ad alzarsi, nel sentirlo inveire contro Zach e promettere di vendicarsi, non riesce più a controllare la rabbia e lo spinge giù dal molo, lasciandolo annegare.
Risolto il mistero, con la complicità di Ani che conosceva tutti i segreti di Bryce, viene ricostruita una versione dei fatti che rende colpevole in apparenza Monty. Il ragazzo aveva discusso con Bryce che lo aveva incontrato per minacciarlo di rivelare tutto sulle sue violenze e sulle sue relazioni omosessuali se non avesse lasciato in pace Tyler ed avendo trascorso in gran segreto il weekend con un coetaneo incontrato ad una festa, è l’unico senza un alibi.
Ma quando si conclude finalmente il colloquio tra il vice Standall ed Ani, l’uomo le comunica che Monty si è impiccato nella cella in cui era detenuto ed Ani dall’alto della sua NULLA competenza investigativa e senza alcun tipo di AUTORITA‘ dice al vice-sceriffo ‘Lasciamo che i morti seppelliscano i morti‘. E in effetti finisce così. Nonostante il padre di Alex abbia intuito che il figlio ha qualcosa a che fare con la morte di Bryce, soprattutto dopo aver rinvenuto le tracce degli pneumatici dell’auto di sua moglie sul luogo del delitto, chiude il caso. Monty ha ucciso Bryce. Ma certo, perché purché siano brutti e cattivi, possono anche morire vero? Bell’insegnamento! Bravi! Applausi! Bis! Ma vi siete ammattiti???!!! Questi ragazzi sono adesso non soltanto complici di una tentata strage e dell’occultamento di una serie di armi d’assalto illegali, ma anche di un omicidio! E, dopo tutto quello che è successo ad Hannah, sono riusciti a diventare un gruppo unito e affiatato solo attraverso l’omertà. Peccato, peccato davvero. Perché la scena finale, da Monet, è davvero ben realizzata e riguarda Tyler e la sua passione per la fotografia. Viene allestita una splendida mostra di tutti i suoi scatti rubati alle persone a cui tiene di più (la maggior parte dei quali erano stati realizzati in passato e ci avevano fatto pensare fossero gli obiettivi che Tyler intendeva eliminare) in omaggio a coloro che lo hanno sostenuto, aiutato e protetto.
Penso che non ci sia molto altro da dire, sebbene gli episodi siano davvero disseminati di sconvolgenti sciocchezze. Non riesco davvero a credere che faranno una quarta stagione di Tredici, anche se il finale della terza lascia intuire che ci saranno altri problemi per questa bella e solare combriccola, poiché il ragazzo che ha trascorso la notte con Monty è il suo alibi vivente e per di più, vengono ritrovate le armi di Tyler che erano state gettate nel fiume. Terrò d’occhio il seguito, perché sono davvero curiosa di capire dove vogliono andare a parare e quanto lontano siano in grado di spingersi alcune produzioni per devozione al Dio denaro.
Un altro elemento che ha reso fuorviante la narrazione è la ferita alla testa di Bryce che non viene spiegato alla fine, né risulta plausibile vita la ricostruzione dei fatti.
Ecco! Me ne ero dimenticata! Allora non sono la sola che se l’è chiesto! All’inizio ci mostrano una sorta di buco di proiettile sul retro della testa di Bryce e difatti, la prima fuga di notizie, è che sia stato ucciso da un colpo di pistola. Poi l’autopsia dà una diversa causa della morte, ma ciò non toglie che la modalità in cui è raccontata la sua uccisione, tralascia il cranio fracassato che ci mostrano nelle immagini! Grazie per avermelo ricordato!