Dopo gli ultimi mesi di crescente entusiasmo possiamo finalmente dirlo: The Crown 4 è alle porte ed è migliore di qualunque nostra possibile aspettativa. La serie di Peter Morgan anche questa volta ha superato se stessa, dimostrando di essere, ancora una volta, tra le migliori serie tv del ventunesimo secolo.
The Crown 4: l’arco temporale
La serie inizia nell’anno 1979, e da subito siamo catturati nel turbinio degli eventi e da subito è forte l’impatto emotivo che lo spettatore riceve: una notevole differenza rispetto alle stagioni precedenti, nelle quali erano necessari i primi due o tre episodi per ingranare veramente e catturare completamente il pubblico.
Insomma, entriamo da subito nel clou della vicenda: Carlo, ormai più che trentenne, è sempre più pressato dalla “Firm” affinchè trovi una moglie affidabile e amabile per garantire la successione al trono, vedendo sempre più lontana la possibilità di vivere appieno il suo amore con Camilla Parker-Bowles. Nel frattempo il risentimento nordirlandese si acuisce sempre di più e lascia spazio ai terribili attentati dell’IRA. Ma il 1979 è anche l’anno dell’elezione a Primo Ministro di Margaret Thatcher nonché l’inizio di una fase estremamente critica per l’economia del Regno Unito.
Siamo negli anni ’80 quando il Principe Carlo sembra aver trovato, finalmente, la donna ideale per il ruolo di Principessa del Galles e futura regina di Inghilterra. Nonostante la grande differenza di età, la ventenne Lady Diana Spencer sembra essere la donna perfetta: di nobili origini, giovane, affascinante e cresciuta in un contesto familiare simile a quello dell’erede al trono. Dopo le continue pressioni da parte della famiglia che approva in pieno la giovane ragazza, Carlo, ormai consapevole di dover andare avanti e costruirsi una propria vita al servizio della Corona, fa la sua mossa, chiedendo in moglie la giovane Diana. Lungo la serie ci vengono dati molti segnali di quella che sarà, di fatto, un unione tra due personalità completamente differenti. Nonostante questo, lo spettatore non può far altro che fare il tifo per lei, l’inconsapevole e immatura Diana, catturata in un mondo più grande di lei, attratta da una famiglia che sembra apprezzarla davvero. Sarà troppo tardi quando si renderà conto della vita che l’attende e del tipo di vincolo a cui si è legata.
Tutto il mondo scalpita all’idea del matrimonio tra l’affascinante principe e la giovane Lady, un pubblico sognante legato a un’idea infantile e utopica di favola. Persino i membri più importanti della famiglia sono troppo catturati da un eccessivo entusiasmo per cogliere la realtà dei fatti e la criticità della situazione. Solo la saggia Principessa Margaret sembra capire quale sia la verità dei fatti, ma è inutile il suo tentativo di avvertimento alla sorella maggiore. Nemmeno il suo “Quante volte questa famiglia può ripetere lo stesso errore?” riesce a convincere la Regina Elisabetta: il dovere viene prima di tutto, e questo matrimonio è un dovere a cui l’erede al trono deve adempiere. L’amore arriverà col tempo. Un concetto che oggi genera sicuramente straneamento e sconcerto ma che, se legato agli eventi storici che Elisabetta ha dovuto vivere in prima linea e all’ideale di dovere con cui è stata cresciuta, può aiutarci a comprendere meglio la posizione della sovrana.
La serie procede con l’analisi del mandato politico di Margaret Thatcher, che instancabilmente porta avanti i suoi ideali nonostante i contrasti intestini al suo stesso partito ma soprattutto, nonostante le urla di disperazione di un popolo abbandonato, senza più punti di riferimento. Nemmeno i moniti e i consigli della sua sovrana scalfiranno la linea politica del Primo Ministro che imperterrito andrà avanti per la sua strada.
Nel frattempo, il matrimonio del Principe e della Principessa del Galles è sempre più in crisi e raggiunge un punto di non ritorno negli episodi finali della serie. A niente serviranno gli interventi e i consigli del Duca di Edinburgo e della Regina Elisabetta, che vivono in una dimensione completamente parallela rispetto a quella degli sposi infelici: il danno ormai è stato fatto e sembra non esserci una possibile soluzione.
The Crown 4, un ritratto psicologico senza pari
Dopo quattro stagioni, The Crown continua ad essere un successo garantito e di stagione in stagione si raggiunge un livello sempre più alto. Il primo elemento ad aver contribuito a una stagione di così alta qualità è sicuramente il lavoro degli sceneggiatori. Il punto focale su cui, a mio avviso, si sarebbe basato il successo di questa stagione era il modo in cui avrebbero delineato il personaggio di Diana e il suo rapporto con Carlo. Il rischio era duplice: o c’era la possibilità che si creasse l’immagine di una santa assoluta da una parte e un tiranno narcisista dall’altra, oppure l’immagine di una ragazza mentalmente instabile e ai limiti della follia da una parte e del martire perseguitato dall’altra. Ebbene, fortunatamente The Crown 4 non è niente di tutto questo. Il rapporto tra Carlo e Diana è un argomento ancora abbastanza caldo che però non è mai stato trattato con imparzialità e senso del giudizio: fortunatamente, Peter Morgan è riuscito a trovare il giusto equilibrio, a mostrarci gli aspetti focali di questa storyline e a restituirci un incredibile ritratto psicologico dei personaggi: il punto forte di questo franchise è proprio la possibilità che ci viene data di seguire l’evoluzione dei personaggi nel susseguirsi degli eventi e delle decadi storiche, una continuità che ci aiuta senz’altro a comprendere la storia delle persone che abbiamo davanti e i loro perché. Vedremo nella prossima stagione come gli autori faranno evolvere questo rapporto, così centrale per la storia e la sopravvivenza della famiglia reale inglese.
In secondo luogo, l’altro grande tassello è il cast. Se nella terza stagione Olivia Colman aveva lasciato estasiati tutti con la sua interpretazione, in questa stagione si è riconfermata e ha portato magistralmente a termine il suo compito. Torna a catturarci anche la mirabile Helena Bonham Carter, che in questa stagione interpreta una Principessa Margaret più saggia e alle prese con una crisi interiore e un senso di totale disorientamento: la sua è stata una vita segnata dall’ascesa al trono della sorella, un evento che l’ha condannata ad eterna seconda fino a divenire, col tempo, un membro marginale della famiglia per la quale aveva rinunciato al grande amore della sua vita, Peter Townsend. Mirabile anche l’interpretazione di Gillian Anderson che ci apre la porta sulla vita di uno dei Primi Ministri più contestati nella storia del Regno Unito: una donna caparbia, temeraria e intraprendente che non si è fermata davanti a nulla.
Ma ad attirare tutta l’attenzione è proprio lei, Emma Corrin, che insieme a Josh O’Connor ci ha regalato momenti ad alto impatto emotivo: la giovane attrice ha portato alla luce il ritratto di una Diana senza precedenti, nella sua essenza e soprattutto nel suo dolore. La sua storia in questa quarta stagione è un percorso doloroso e che prosciuga emotivamente, soprattutto se messo in relazione a quello che presumibilmente ci verrà mostrato nella quinta stagione. La storia di Diana Spencer in The Crown 4 è la storia di una giovane ragazza ingenua, cresciuta nell’idea romantica di amore e attratta nelle “fauci del lupo”, per poi essere lasciata in un turbinio di estrema solitudine, sofferenza psicologica e incomprensione. Accanto a lui abbiamo Josh O’Connor, già apprezzato in The Crown 3 e che torna a vestire i panni di Carlo, sempre con estrema attenzione ai dettagli e con estremo realismo. Carlo è un Principe cresciuto nella freddezza familiare, allontanato dal suo vero amore e cresciuto con l’idea di non dover dimostrare mai ciò che realmente si prova. L’esatto contrario di quello che fece Lady Diana in vita, mostrandosi autenticamente al pubblico, cosa che le fece guadagnare l’amore del popolo e del mondo. Due personalità completamente all’opposto e una favola che non è mai iniziata, e che porterà a un finale fin troppo noto.