Siamo nel 1986. Un ragazzo con una camicia rossa e una giacca nera di nome Dylan Dog fa capolino nelle edicole italiane. Dice di essere un indagatore dell’incubo e nelle sue avventure avrà a che fare con zombies, fantasmi e killer mostruosi. La domenica sera sul tardi, quando noi bimbetti dovevamo essere a letto perché “domani c’è scuola“, un programma tv di nome Drive In divertiva con pezzi grossi delle risate come Giorgio Faletti, Ezio Greggio (se ripenso alla sua Asta Tosta scende la lacrimuccia!) e Gianfranco D’Angelo. Samantha Fox, Eurythmics, Bananarama e molti altri cantanti dominavano le classifiche della musica. Al cinema uscivano film meravigliosi, che rimarranno nei nostri cuori anche negli anni a venire. Uno di questi è Stand by Me – Ricordo di un’estate.
Tratto dal racconto Il Corpo (dalla raccolta di racconti Stagioni Diverse del 1982) di Stephen king, il film ci catapulta nell’America del 1959 a Castlerock nel Maine (in realtà si trova in Oregon, ma il Maine è lo stato in cui è nato e cresciuto lo scrittore). I protagonisti sono quattro dodicenni amici da sempre. Gordie Lachance, tenero e un po’ ingenuo, il saggio Chris Chambers, l’occhialuto ed estroverso Teddy Duchamp e Vern Tessio, pauroso e impacciato (l’equivalente di Chuck de I Goonies). Proprio quest’ultimo, mentre sta scavando in giardino alla ricerca di soldi che ha sotterrato tempo prima, sente una conversazione tra Billy, suo fratello maggiore, ed un amico sul furto di un’auto per una bravata. I due, però, dopo la fuga si sono imbattuti in un cadavere di un ragazzino ma non ne hanno denunciato il ritrovamento per evitare guai con la legge. Vern, sconvolto ed eccitato, corre dagli altri a raccontare quanto appena sentito e gli amici capiscono che potrebbe essere il cadavere di Ray Bower, un ragazzo scomparso da qualche giorno. I ragazzi decidono di partire e, seguendo i binari della ferrovia, vanno alla ricerca del corpo.
Un viaggio lungo i binari che porta dall’infanzia all’adolescenza
Stand by Me è un film semplice, che racconta un viaggio. Quattro amici partono alla ricerca di un cadavere, un’avventura che pare assolutamente incredibile per i dodicenni. Si rivelerà un viaggio più profondo e impegnativo del previsto, tra ostacoli lungo la strada e scoperte emotive che permetteranno loro di crescere e di conoscersi. Come dei giovani eroi di una fiaba, i quattro affrontano delle prove lungo il cammino che sono vere lezioni di vita; dalla fuga dal feroce cane della discarica (Chopper…alle palle!), all’attraversamento del ponte lungo il quale rischiano di venire travolti da un treno, dalle paure del bosco di notte al bagno nel laghetto in cui i corpi dei ragazzi si coprono di sanguisughe, fino al ritrovamento vero e proprio del corpo di Ray. Impareranno ad avere coraggio nell’affrontare i problemi della vita, ad assaporare il valore della vera amicizia, a conoscere il dolore fisico e ad accettare l’idea della morte. Quando davanti a loro si palesa il cadavere che cercavano, scompare la baldanza infantile e la consapevolezza della morte, della fragilità della vita, prende il sopravvento. Non sono più quattro ragazzini in giro per i boschi, bensì quattro adolescenti che fanno i conti con la realtà e con cosa li attende.
Il film è diretto da Rob Reiner che dirige questa pellicola prestando l’attenzione necessaria a sottolineare il momento in cui i protagonisti crescono. Il regista d’altronde sa il fatto suo; successi come Harry ti presento Sally, Misery non deve morire, Codice d’onore (filmone con un Jack Nicholson da applausi), il divertente EdTV (con un giovane Matthew McConaughey) ed il più recente The Wolf of Wall Street, nel quale interpreta magistralmente Mad Max, padre di DiCaprio. Veniamo ai protagonisti del film, i quattro amici di Castle Rock. Gordie Lachance è interpretato da Wil Wheaton visto in Flubber al fianco del compianto Robin Williams e in serie tv come Star Trek: The Next Generation e The Big Bang Theory. River Phoenix (fratello di Joaquin Phoenix, in questi giorni travolto dal successo planetario del suo magnifico Joker), giovane promessa di Hollywood prematuramente scomparso all’età di 23 anni, veste i panni di Chris Chambers, tra i quattro sicuramente quello che si comporta più da adulto. L’anno prima, il 1985, lo abbiamo visto in un’altra pellicola che da piccini abbiamo adorato, Explorers, ed in altri film come Belli e dannati del 1991 con Keanu Reeves e Indiana Jones e l’ultima Crociata del 1989. Passiamo a Teddy Duchamp, il matto della banda, interpretato da un’icona dell’epoca, Corey Feldman, arrivato a questo film dopo il successo de I Goonies diretto da Richard Donner, è protagonista di alcune produzioni di successo degli anni ’80 come Ragazzi Perduti del 1987 (dove recita con Kiefer Sutherland e Corey Haim, altro attore che in quel periodo era davvero dappertutto), Gremlins e un paio di capitoli della saga di Venerdì 13. Infine il timido e impacciato Vern Tessio, interpretato da Jerry O’Connell. Si parla degli anni ’80 vero? Beh, il buon Jerry era Andrew Clements nel telefilm (sì, una volta erano telefilm!) Il Mio amico Ultraman, serie tv in onda su Italia 1 e recita al fianco di Tom Cruise in Jerry Maguire del 1996. Nel cast troviamo anche Kiefer Sutherland (in tema di pellicole vintage recupera Linea mortale del 1990 e Young Guns del 1988… meritano!), famoso per la meravigliosa serie tv 24, Richard Dreyfuss (Incontri ravvicinati del Terzo tipo di Spielberg) che veste i panni di Gordie adulto, la voce narrante del film e John Cusack (il fratello di Gordie), attore che ha recitato in tantissimi films come Con Air con Nicholas Cage, lo splendido e unico Essere John Malcovich, Falso Tracciato con Angelina Jolie e Billy Bob Thornton, 2012, Alta Fedeltà e mille altri.
“Eravamo stati via solo due giorni, eppure la città sembrava diversa. Più piccola.”
Stand by Me – Ricordo di un’estate è un film da vedere, non si discute. Siamo di fronte ad un cult movie, uno di quelli che lascia una scia di nostalgia per quel senso di amicizia e di appartenenza che si percepisce per tutta la durata della pellicola. E’ uno struggente racconto epico di quattro bambini che sbattono la faccia contro quella che sarà la vita da adulti, fatta di ostacoli, avversità e problemi da superare. E’ un film che commuove, che fa immedesimare inevitabilmente ai personaggi ai quali, quasi subito, ci si sente legati. Stephen King ha disegnato i protagonisti in maniera sontuosa, ciascuno ha una propria personalità che deriva dalle loro intense, seppur brevi, esperienze e Reiner è riuscito a trasmettere ai quattro di Castle Rock ciò che era scritto sulle pagine del libro. La scena dell’incontro con i bulli, il litigio tra Chris e Teddy, Gordie che viene redarguito da Chris che lo stimola a non sprecare i suoi doni… sono scene fortissime, intense che ti fanno pensare mentre un nodo alla gola si forma. Guardarlo da adulti lo si apprezza ancora di più; i rimpianti, i rimorsi ed i ricordi di quando si hanno 12 anni riaffiorano inesorabilmente, mentre ci si immedesima in uno dei quattro. Perché in fondo tutti, almeno una volta, ci siamo sentiti abbandonati, rifiutati e fuori posto.