L’anteprima del docufilm di Daniele Ceccarini, Siamo qui siamo vivi al Cinema Troisi di Roma, ha avuto un grande successo.
La senatrice a vita Liliana Segre, che non ha potuto presenziare all’evento e ricevere il Filming Italy Humanitarian Award, ha voluto mandare un messaggio di ringraziamento e di saluti per il pubblico in sala:
“Ricevo volentieri, per il tramite degli amici della Comunità di Sant’Egidio, un premio, il Filming Italy Humanitarian Award, collegato al documentario già presentato in anteprima nella “mia” Pesaro.
Siamo Qui Siamo Vivi è il titolo che racchiude, in quattro parole, la nostra storia, la vicenda umana e disumana dei sopravvissuti ai campi di sterminio. Noi sopravvissuti, all’oscuramento della ragione, noi che siamo tutti un po’ sommersi e un po’ salvati, abbiamo il dovere della testimonianza. Storia e memoria procedono parallele e sono patrimonio comune dell’umanità.
Ma che cos’è la memoria? È il più potente antidoto contro la barbarie, è il passaporto per il futuro, è un rammendo imperfetto di un percorso di guarigione civile, percorso che serve a mantenere in buona salute la democrazia”.
Il docufilm Siamo qui siamo vivi
Basato sul libro Siamo qui siamo vivi scritto dal giornalista Roberto Mazzoli, il film ripercorre attraverso interviste e materiale d’archivio, l’incredibile storia di Alfredo Sarano, segretario della comunità ebraica di Milano che salvò la vita a 14.000 ebrei milanesi, rifugiandosi con la sua famiglia presso il convento del Beato Sante di Mombaroccio.
In questo luogo in provincia di Pesaro, la vicenda si intreccia con la storia di Erich Eder, giovane sottoufficiale della Wehrmacht, che si rivelò fondamentale nel determinare la salvezza della famiglia Sarano e dei 300 civili rifugiati nelle grotte del santuario.
Il documentario ricostruisce con accuratezza l’intera vicenda storica, grazie alle testimonianze dei discendenti dei salvati e dei salvatori e alla partecipazione della senatrice a vita Liliana Segre e di importanti nomi del mondo accademico come Gabriele Rigano (docente di storia contemporanea all’Università per stranieri di Perugia) e Gadi Luzzatto Voghera (direttore del CDEC, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea).
Il docufilm Siamo qui siamo vivi è prodotto dalla Arman Julian Production insieme al noto imprenditore Manuele Malenotti. L’evento è sostenuto da Matchless, il brand inglese di proprietà italiana della famiglia Malenotti che collabora con i più grandi blockbuster di Hollywood, tra cui Mission Impossibile, Batman Vs Superman, 007 Spectre, Avengers, Transformers, Suburra, Blade Runner 2049 e molti altri.
Per l’occasione è stata creata la Matchless Peace Jacket, un pezzo unico da uomo e da donna che verrà messo all’asta insieme al suo NFT e i cui ricavati saranno devoluti alla Comunità di Sant’Egidio e all’UNIFEC.
Siamo qui siamo vivi è stato selezionato alla prossima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino.
Trailer
La vicenda dietro Siamo qui siamo vivi
Dopo quasi 80 anni, il giornalista Roberto Mazzoli ha ritrovato il prezioso diario di Alfredo Sarano custodito in un cassetto dalle sorelle Matilde, Miriam e Vittoria, quest’ultima recentemente scomparsa.
Alfredo Sarano era il segretario della Comunità Ebraica.
Dopo l’occupazione tedesca di Milano fu lui a decidere di nascondere le liste di oltre 14.000 ebrei salvandoli così in larga parte dai campi di sterminio. In seguito fuggì con la propria famiglia a Pesaro e da qui a Mombaroccio dove l’intera famiglia venne nascosta nella casa di alcuni contadini del posto e messa sotto la protezione dei frati francescani del convento del Beato Sante, guidati da Padre Sante Raffaelli che in quegli anni, su indicazione dell’allora vescovo Bonaventura Porta, ospitava rifugiati di ogni tipo.
Nell’estate del 1944 il giovane ufficiale tedesco Erich Eder, comandante del quartier generale della Wermacht di Mombaroccio, pur avendo scoperto l’identità dei Sarano e degli altri numerosi ebrei qui nascosti, decise di trasgredire gli ordini di Hitler e di non deportare nessuno. Per questo suo gesto oggi il suo nome è iscritto nel giardino internazionale dei Giusti-Gariwo.
Il 26 agosto 1944 l’esercito alleato guidato dal primo Ministro inglese Churcill, giunse ai piedi di Mombaroccio e iniziò lo sfondamento della linea gotica con un pesante bombardamento sul convento del Beato Sante dove erano rifugiati, insieme alla famiglia Sarano, anche 300 civili.
Il comandante tedesco Eder, cattolico della Baviera, decise di fare un voto davanti all’urna del Beato Sante per avere salva la vita di tutti e, per evitare che il convento fosse raso al suolo, decise di ritirarsi. In questo modo si salvarono tutti i 300 civili nascosti nelle grotte del convento nonostante le oltre 36 ore di bombardamenti.
Nel 1953 Erich Eder tornerà a Mombaroccio a sciogliere il voto in bicicletta.
Nel 2012 Roberto Mazzoli è riuscito a ritrovare la famiglia Sarano che nel frattempo viveva in Israele e che ignorava il gesto del comandante tedesco.
L’anno seguente Mazzoli è riuscito anche a ritrovare in Germania i figli del comandante tedesco.