Ozark

Ozark 4: la recensione dell’ultima stagione

Dopo cinque anni nei quali ci ha tenuto col fiato sospeso, riservando colpi di scena e sviluppi inaspettati, Ozark è giunta alla fine, ancora una volta senza deludere le attese

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Ozark e l’eredità di Breaking Bad

Molti addetti ai lavori e anche alcuni fan hanno spinto molto sull’analogia fra queste due serie tv: entrambe parlano del traffico di droga, in entrambe i personaggi principali sono in fondo brave persone, con le quali è facile identificarsi, che a un certo punto della loro vita devono scegliere tra i soldi facili, la ricchezza, e l’etica, la coscienza cui hanno dato ascolto per tutta la loro vita. Come molto spesso abbiamo visto negli ultimi anni Netflix ha scelto di dividere i quattordici episodi della stagione finale in due tranches da sette episodi ciascuna, l’ultima delle quali è disponibile in streaming dallo scorso 29 aprile.

Sinossi: Marty Byrde  un consulente finanziario che vive con la propria famiglia a Chicago, ha un secondo lavoro molto particolare: riciclare denaro sporco per i cartelli della droga messicani. Tuttavia, quando le cose incominciano ad andare male, si trasferisce con la moglie Wendy (Laura Linney) e i due figli Charlotte e Jonah in un villaggio turistico nelle Ozark Mountains del Missouri, convincendo il luogotenente del cartello messicano di Navarro, Del Río, che in tale luogo si possano riciclare facilmente grosse somme di denaro.

Il commento del redattore

La differenza principale con Breaking Bad è la scelta. Se Walter White decide di darsi al crimine perchè scopre di non avere molto da vivere, nella serie ci viene mostrato come i Byrde abbiano potuto scegliere tra l’etica e i soldi, preferendo alla fine questi ultimi. Il fascino dei soldi facili è un pretesto, Marty (Jason Bateman, vincitore di un Emmy per la regia dell’episodio intitolato Riparazione) è alla ricerca di quello che manca nella sua vita: l’emozione, il brivido e l’adrenalina del fare la cosa sbagliata.

Ozark
Marty e Wendy Byrde nell’episodio finale di Ozark.

Diverso è il discorso per Wendy (Laura Linney), che è una donna ambiziosa che ha dovuto rinunciare alla carriera ber badare ai figli e ora è tagliata fuori dalla politica. Trova sollievo in un amante, ma anche quello non le basta. Quello che vuole è il potere e la leva per ottenerlo è il denaro del cartello che è pronta ad usare per la propria scalata. Nella quarta stagione appare evidente l’inversione di ruoli tra marito e moglie, con quest’ultima che diventa la vera ‘regina del crimine’, disposta a manipolare, mentire e giocare sporco pur di raggiungere i suoi obiettivi e tenere unita la famiglia.

Ozark
Nella foto Ruth Langmore è l’attrice Julia Garner, che possiamo rivedere sempre su Netflix come protagonista di Inventing Anna.

Un capitolo a parte merita il personaggio di Ruth Langmore, che Marty prende sotto la sua ala, elevandola ma anche costringendola a compiere scelte dolorose come uccidere i suoi familiari, pur di proteggere i Byrde. Sboccata, forte ma anche sensibile, è irresistibile, difficile non fare il tifo per lei. Nella quarta stagione vorrebbe cancellare il proprio passato di criminale per cominciare una nuova vita e lotta con tutte le sue forze per quest’obiettivo. Julia Garner, che la interpreta è stata premiata con due Emmy Award come miglior attrice non protagonista in una miniserie nel 2019 e nel 2020.

Ozark si regge su una scrittura solida e sulla recitazione dei suoi attori principali, che sono anche registi di alcuni episodi. La trama è interessante e basata sulla logica capitalistica. Se qualcuno deve vincere, qualcun altro deve perdere e, nel contesto criminale perdere significa morire. Altro punto di forza della serie è il contrasto tra famiglie. I borghesi Byrde, i disfunzionali Langmore, i bifolchi Snell mostrano un modo sempre diverso di approcciarsi al crimine e alle relazioni.  Uno show decisamente sopra la media che ti consiglio senza riserve.

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