Regia: Christopher Nolan; sceneggiatura: Christopher Nolan; musiche: Ludwig Göransson; scenografia: Ruth De Jong, Samantha Englender, Adam Willis; costumi: Ellen Mirojnick; effetti speciali: Scott R. Fisher, Andrew Jackson; trucco: Luisa Abel; fotografia: Hoyte van Hoytema; montaggio: Jennifer Lame; interpreti: Robert Oppenheimer (Cillian Murphy), Katherine “Kitty” Oppenheimer (Emily Blunt), Leslie Groves (Matt Damon), Lewis Strauss (Robert Downey Jr.), Jean Tatlock (Florence Pugh), Ernest Lawrence (Josh Hartnett), Roger Robb (Jason Clarke); Boris Pash (Casey Affleck); David L. Hill (Rami Malek); Niels Bohr (Kenneth Branagh); produzione: Christopher Nolan, Emma Thomas, Charles Roven, Thomas Hayslip, J. David Wargo, James Woods; Compagnia di produzione: Universal Pictures, Syncopy Films, Atlas Entertainment; paese di produzione: Stati Uniti d’America, Regno Unito, 2023; durata: 180’
Oppenheimer: il processo di Nolan
“Il maccartismo fu un atteggiamento politico-amministrativo manifestatosi nella storia degli Stati Uniti d’America nei primi anni cinquanta del XX secolo, caratterizzato da un’esasperata repressione nei confronti di persone, gruppi e comportamenti ritenuti filo comunisti e quindi sovversivi.”
Dal primo all’ultimo minuto del film nella mia mente ha soggiornato questo concetto, stupendomi di come questa presunta caccia alle streghe diventi quasi retroattiva; ciò è testimoniato perfettamente dal rincorrersi dei flashback in Oppenheimer: per quanto gli USA potessero distinguersi come una nazione democratica e libera in un periodo di regimi, la paura del comunismo rendeva i loro atteggiamenti limitati e repressivi anche durante l’alleanza con la Russia contro i nemici dell’Asse. La corsa iniziale agli armamenti contro i nazisti diventa un conflitto contro l’URSS ancor prima della Guerra Fredda e il protagonista, interpretato magnificamente da Cillian Murphy, è al centro di questo processo bellico e mediatico.
Anche dopo la resa della Germania, il direttore del progetto Manhattan considerava necessario l’utilizzo della bomba atomica per terminare la guerra nel Pacifico, contrariamente ad alcuni suoi colleghi; l’amico Isidor Isaac Rabi ed Einstein in diversi momenti del film sembrano dissuadere Oppenheimer da questa invenzione, ma lui si dimostra figlio del Novecento, un secolo complesso, ricco di artisti e di geni esasperati, vessato da guerre mondiali e da progressi prima inimmaginabili. L’opera di Nolan mi ha trasmesso questa sensazione nel momento in cui il protagonista osserva i quadri di Picasso e in seguito immagina il mondo quantistico intorno a lui.
Lo stesso regista spiega questo tocco in più per la stesura di un biopic atipico, reso ancor più interessante dalla sua passione per il tempo, iconica nel suo stile. Oppenheimer può essere considerata la sintesi della sua filmografia: il bianco e nero era già presente nella sua prima opera, Following, e molti temi scientifici, come le stelle e la fisica quantistica, erano stati già trattati in Interstellar; i continui salti temporali possono ricordare The Prestige, ma l’intrecciarsi dei flashback riporta alla mente la matriosca di sogni della trama di Inception; come in Dunkirk viviamo una lunga sequenza da diverse postazioni (in questo caso il test Trinity).

D’altronde Oppenheimer è figlio del suo film precedente perché su quel set Robert Pattinson ha regalato al cineasta un libro di discorsi dello scienziato; da lì il suo interesse per la vita del fisico è cresciuto e si è documentato leggendo in particolare American Prometheus, principale testo di riferimento del film, visitando il Museo di Storia di Los Alamos e utilizzando dialoghi tratti direttamente da un’udienza del Senato degli Stati Uniti, da documenti declassificati dell’FBI e da altri documenti d’archivio per scrivere l’opera cinematografica.
Kai Bird, coautore insieme a Martin J. Sherwin del romanzo del 2005 vincitore del premio Pulitzer a cui si ispira il film, ha letto in anticipo la sceneggiatura di Nolan e ha fornito la sua consulenza per Oppenheimer, affermando: “Non sono riuscito a trovare un solo errore storico nel film”. In effetti tra le diverse nomination che il capolavoro potrebbe ricevere agli Oscar ipotizzo anche le scenografie, ma soprattutto il trucco, capace di trasformare Gary Oldman nel presidente Truman e Robert Downey Jr. nel presidente dell’AEC Lewis Strauss. L’attore di Iron Man si è distinto ancora una volta per la sua bravura sul grande schermo, contrapponendosi all’immenso protagonista Cilian Murphy.