“Mi è sempre piaciuta la recitazione. Mi piace il cambio di ritmo e di come devi dare vita alla tua interpretazione. Di solito quando mi esibisco lo faccio in grandi spazi, davanti a migliaia di persone, mentre quando sei su un piccolo set ti esibisci con più ricercatezza e con meno gesti elaborati” – Mick Jagger –
Che alle rockstar ogni tanto piaccia lasciare da parte microfono, chitarre e compagnia bella per cambiare pelle e avventurarsi nel mondo del cinema è ormai cosa nota e gli esempi certo non mancano. Il camaleontico David Bowie ha recitato in film magnetici come Labyrinth, nel bellissimo The Prestige di Nolan, nello psichedelico L’uomo che cadde sulla terra fino a film più demenziali come Zoolander; Steven Tyler, leader degli Aerosmith, ha recitato al fianco di Uma Thurman e John Travolta in Be Cool e ha prestato la sua voce in Polar Express e in Epic – Il mondo segreto; poi abbiamo Alice Cooper, che ha fatto più film di James Dean e che sicuramente ricordiamo in Dark Shadows; abbiamo Prince, comparso in un episodio di New Girl , per non parlare del re del rock’n’roll, Elvis, che ha recitato in più di trenta film (ma il mio preferito rimane King Creole, del 1958).
Non fa eccezione Mick Jagger
che nella sua lunghissima e frenetica carriera è anche riuscito a recitare in ben dieci film. I più noti sono probabilmente Freejack di Geoff Murphy (1991) e L’ultimo gigolò di George Hickenlooper (2001). Il primo è un film di fantascienza che ebbe ben poco successo quando uscì, anche se la critica elogiò il cast e il lavoro di sceneggiatura. Nel secondo Jagger recita al fianco di Andy Garcìa, vestendo i panni di Luther Fox, un uomo misterioso e ambiguo che gestisce un servizio di escort maschili conosciuto come Elysian Fields. Una performance potente, che regge il confronto con quelle di grandi star come Anjelica Huston.
E’ un suo film del 1970, però, che mi ha sempre colpita particolarmente. Sto parlando di Performance, in Italia tradotto come Sadismo, un film controverso, pervaso da un’atmosfera malsana e un po’ morbosa, a tratti quasi fastidioso e inquietante, ma decisamente intrigante, dove Mick Jagger recita al fianco di Anita Pallenberg, l’allora compagna di Keith Ricjards, e di James Fox. A completare l’opera una colonna sonora degna di nota. Nel video sotto puoi sentire Memo From Turner, singolo promozionale del film:
Ti interesserà sapere che anche il grande Stanley Kubrick pensò a Mick Jagger per interpretare Alex in Arancia Meccanica e c’è chi dice che gli altri drughi dovessero essere impersonati dagli altri membri degli Stones. Le cose, come sappiamo, non sono andate così e non ci possiamo lamentare, Malcolm McDowell ha fatto di sicuro un ottimo lavoro. Un po’ però mi sarebbe piaciuto vedere come se la sarebbe cavata Jagger in un ruolo simile…
The Burnt Orange Heresy
Ecco che dopo più di dieci anni il frontman dei Rolling Stones torna sul grande schermo e lo fa con The Burnt Orange Heresy, film del regista italiano Giuseppe Capotondi che, oltre ad aver girato molti videoclip musicali, ha anche diretto quattro episodi di Suburra. La pellicola è un adattamento del romanzo Il quadro eretico (1971) di Charles Willeford e vede come protagonista un critico d’arte, James Figueras, interpretato da Claes Bang (visto nella recente serie tv Dracula). La vita di Figueras si intreccia con quella di Joseph Cassidy, Mick Jagger, un potente e pericoloso collezionista d’arte che cercherà di convincere l’uomo a rubare un preziosissimo quadro all’artista Jerome Debney.
Il film è stato presentato in anteprima come film di chiusura alla 76esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e il 6 marzo è uscito nelle sale statunitensi. In Italia sono pochi quelli che sono riusciti a vederlo e sul web girano recensioni discordanti.