Man of Steel costituisce il reboot cinematografico di Superman, a cura di Zack Snyder con Henry Cavill come protagonista. La saga del supereroe DC Comics era iniziata al cinema nel lontano 1978; Christopher Reeve riprese poi il ruolo in altri tre film, Superman II, Superman III, Superman IV. Dopo vent’anni di progetti sfumati, arriva nelle sale Superman Returns; ma nel 2013 il grande schermo ha bisogno di un nuovo Superman, che si distacchi completamente dalla tradizione, con una nuova storia e nuovi attori. Questo film rappresenta anche l’inizio del DCEU, universo condiviso dei supereroi DC comics.
Man of Steel approda nelle sale statunitensi il 14 Giugno 2013 e sei giorni dopo esce anche in Italia, conosciuto anche con il titolo L’uomo d’acciaio.
Man of Steel: genesi di un supereroe rinnovato
Nel 2008 Warner Bros. annunciò di voler produrre un reboot su Superman e chiese pareri a fumettisti, sceneggiatori e registi; a questo punto morì definitivamente l’idea di un sequel di Superman Returns, come spiegò Jeff Robinov: “Non ci sembrava funzionasse nel modo che volevamo noi. Non posizionava il personaggio nella maniera in cui volevamo fosse posizionato. Se nel 2006 Superman avesse funzionato, sarebbe uscito un altro episodio a Natale 2009, ma ora il piano è di reintrodurre totalmente il personaggio, tralasciando del tutto un film su Batman contro Superman”.
Durante una riunione su Il cavaliere oscuro – Il ritorno nel 2010, David S. Goyer propose a Christopher Nolan la sua idea per presentare Superman in un contesto più moderno. A Nolan piacque l’idea di Goyer e la presentò allo studio, che assunse il cineasta come produttore insieme alla sua Syncopy Films e Goyer come sceneggiatore; questi ultimi avevano già lavorato insieme per la trilogia de Il cavaliere oscuro. Per la regia di Man of Steel Christopher Nolan scelse personalmente Zack Snyder, che già aveva diretto due trasposizioni di fumetti al cinema, 300 e Watchmen.
Zack Snyder si presentò come un grande fan dei fumetti di Superman e narrò le sue vicende al cinema partendo da Man of Steel, continuando con Batman v Superman e infine con Justice League. Il regista ha donato alla pellicola un tono abbastanza epico, ma soprattutto un’atmosfera più cupa e seria, comune alla maggior parte dei prodotti DC Comics.
Insieme a Goyer, porta sul grande schermo un ritratto più umano del supereroe: una figura potente, ma tormentata, alla scoperta dei propri poteri e alla ricerca di un posto nel mondo. Il protagonista di Man of Steel soprattutto nei flashback mi ha ricordato un X-men incapace di controllare i propri poteri; nella parte iniziale si spostava in continuazione come Bruce Banner quando si nasconde dopo la trasformazione in Hulk.
Zack Snyder scelse Henry Cavill per la parte del protagonista di Man of Steel in quanto perfetto per indossare il mantello e il simbolo con la S; l’attore britannico ha battuto la concorrenza di Matthew Goode, James Holzier, Armie Hammer, Matt Bomer, Joe Manganiello, Zac Efron e Colin O’Donoghue. Con il ruolo di Superman conquistò la fama mondiale e vinse un MTV Movie Award come Miglior eroe.
Henry Cavill debuttò al cinema nel 2002 in Montecristo e, prima di Man of Steel, ha recitato in Tristano & Isotta, Stardust, Immortals e Basta che funzioni; in tv è famoso per i suoi ruoli in I Tudors e The Witcher. Cavill regala una buona interpretazione di questa versione rinnovata del supereroe; diventa il quarto attore a vestire il mantello di Superman al cinema, ma soprattutto il primo non statunitense.
Nonostante il protagonista si mostri più umano che divino, anche in Man of Steel sono presenti diversi i riferimenti cristologici. In particolare, è molto forte la dualità paterna. Inviato sulla Terra, Kal-El cresce seguendo gli insegnamenti del padre adottivo, Jonathan Kent (Kevin Costner), che a volte si mostra forse troppo duro. La caratterizzazione di questo personaggio potrebbe risentire di una sceneggiatura non molto convincente; per esempio, ho reputato esagerato il rimprovero a un giovane eroe che salva la vita ai suoi compagni di classe.
Il suo padre biologico, Jor-El (Russel Crowe), è molto più presente rispetto agli altri film di Superman. In Man of Steel risulta quasi un secondo protagonista, con la scena iniziale su Krypton e l’aiuto virtuale nella lotta contro il perfido e patriottico generale Zod (Michael Shannon). A questo personaggio si collega uno degli elementi più interessanti di Man of Steel: l’eugenetica nella società kryptoniana. Ciò ha contribuito all’espansione della civiltà di Kal-El, ma allo stesso tempo l’ha condannata e il protagonista del film risulta l’unico kryptoniano libero di decidere il proprio destino.
Infatti, come nella serie tv Krypton, gli abitanti del pianeta di Superman sono creati geneticamente in Man of Steel e ognuno avrà uno scopo all’interno della società; solo Kal-El è concepito in maniera naturale. Goyer ha inserito questo elemento per rendere il film più moderno e avvincente: “Le persone vengono cresciute per essere guerrieri o scienziati o altro; c’è un aspetto del film che contrappone natura e vitro. Kal-El è unico tra i bambini Kryptoniani, perché è stato concepito naturalmente, libero da alcuna manipolazione genetica, e può scegliere la sua strada. E per questo la sua esistenza è estremamente illegale”.
Man of Steel ospita il primo attore di colore scelto per impersonare Perry White, il direttore del Daily Planet, Laurence Fishburne (Matrix). Per ora solo Lois Lane (Amy Adams) appartiene alla realtà giornalistica, poiché il personaggio di Henry Cavill risulta soprattutto Kal e meno Clark. Il tema del doppio è meno utilizzato e la giornalista incontra subito l’alieno e dopo l’uomo; Cavill non interpreta la parte del giornalista timido e imbranato in Man of Steel e indossa gli occhiali solo sul finale.
Anche la colonna sonora sottolinea il distacco di Man of Steel rispetto al passato: il compositore Hans Zimmer non riprende il classico tema creato da John Williams, ma ci regala nuove musiche che accompagnano in modo potente i grandi scontri tra Superman e Zod.
Alcune curiosità su Man of Steel
Partiamo con una curiosità economica: Man of Steel prima ancora di uscire al cinema, ha portato 170 milioni di dollari nelle casse di Warner Bros. grazie a partner commerciali come Mattel, Gillette o Chrysler. Al botteghino ha poi ottenuto più di 660 milioni di dollari globalmente.
Il soggetto su cui si basa la sceneggiatura di Man of Steel è stato scritto da David S. Goyer e Christopher Nolan; questi ultimi, insieme al regista Zack Snyder, decisero di modificare in parte la storia classica del supereroe, aggiornandola con nuovi elementi mai apparsi nei fumetti. La critica ha sottolineato come il carattere cinico e disinvolto del protagonista contrasti con la sua immagine tradizionale; Goyer giustifica così la sua scelta narrativa:
«Se dobbiamo avere di nuovo a che fare con Superman e Clark nei prossimi 6 mesi/1 anno, ci sarà una curva in salita nell’apprendimento e il supereroe dovrà cercare di trovare ancora di più il suo posto nel mondo. L’altra cosa è che lui non ha scelto di farsi avanti fino a quando Zod non ha minacciato il paese. Questa decisione non è stata una sua scelta, ma gli è caduta addosso. Ha fatto tutto quello che ha potuto, per salvare l’umanità e fermare Zod.
Alcune persone si sono chieste: “Be’, perché Zod non è stato arrestato?”. In realtà, c’era una riga nello script che abbiamo tagliato perché è ovvio e diceva: “Quale prigione potrebbe trattenerlo?“. Non c’è prigione sul pianeta che lo può contenere e Zod diceva: “O muori tu o muoio io”».
Diversamente dai fumetti e dai precedenti film di Superman, in Man of Steel il protagonista non crea la Fortezza della solitudine, ma la struttura è già presente sulla Terra ancora prima dell’arrivo del protagonista, a sottolineare il “segno del fatto che gli antenati di Kal-El hanno già visitato la terra in passato”. Nel film non vediamo neanche la kryptonite e il fotografo Jimmy Olsen, sostituito da sua sorella Jenny (Rebecca Buller), un personaggio inedito.
Il costume di Superman in Man of Steeel è ridisegnato da James Acheson e Michael Wilkinson: conserva molti elementi di quello classico, ma adotta toni più scuri e non presenta i tipici mutandoni rossi che il supereroe indossava sopra i pantaloni. L’inclusione o meno di questo elemento costituiva oggetto di dibattito tra i produttori del film, ma anche Snyder e Cavill hanno abbracciato questa decisione per dare più modernità al personaggio.
In Man of Steel sono presenti anche riferimenti ai fumetti, come gli avvistamenti del logo della Lexcorp e dell’insegna della Wayne Enterprises. Inoltre, durante uno degli scontri tra Superman e Zod possiamo notare su un palazzo il logo della Blazer Comics, la casa editrice che pubblica il fumetto dedicato alle avventure di Booster Gold. Il dottor Hamilton (Richard Schiff) rappresenta la S.T.A.R., la compagnia responsabile della creazione di Cyborg. Carol Ferris (Christina Wren) è un’ufficiale militare, comparsa anche in Green Lantern con il volto di Blake Lively.
Infine, tornando al comportamento di Superman in Man of Steel, recentemente lo sceneggiatore David S. Goyer ha spiegato che l’eroe si è sentito costretto a uccidere Zod, spinto in un angolo dal quale semplicemente non riusciva a uscire. Ha spiegato che si trattava di un Superman che non aveva ancora stabilito delle precise regole, come invece avviene nei fumetti. Infatti, l’Uomo d’acciaio non uccide i cattivi e la morte di Zod sarebbe stata la prima e ultima volta. Goyer ha poi rivelato l’esistenza di un finale alternativo:
“L’idea era che Superman lo avrebbe fatto – c’era una sorta di Fortezza della Solitudine sulla nave dove Superman avrebbe potuto rinchiudere Zod e poi lanciarlo nello spazio. Ne abbiamo parlato e forse alcune persone sarebbero state più felici di questo finale, ma mi era sembrato un finale da film poliziesco e non mi pareva adatto alla storia che stavamo raccontando”.