Ad un giorno dall’uscita nei cinema de L’uomo che vendette la sua pelle voglio percorrere con te, non tanto la storia del film di cui ti accennerò la trama, ma principalmente affronterò di come la regista tunisina Kaouther Ben Hania abbia deciso di dar vita ad un’opera cinematografica così particolare.
L’uomo che vendette la sua pelle – Sinossi
Prima di arrivare all’idea è giusto capire cosa ti porterà al cinema oggi o fra qualche giorno a vedere il film tunisino che è candidato come Miglior film a livello internazionale agli Oscar. Nel 2011 il giovane siriano Sam Ali è, interpretato da Yahya Mahayni, costretto a fuggire dal suo paese per evitare l’arresto. Qual è la sua colpa? Essere troppo di innamorato della sua coetanea Abeer, da cui è corrisposto, però sai benissimo che il cuore infiammato dall’amore a volte fa dire frasi durante la proposta di matrimonio sono risultate antigovernative. Risultato, esattamente un anno dopo la giovane viene data in sposa dalla famiglia a un uomo più ricco, con cui si trasferisce a Bruxelles, lontano dalla guerra civile che infuria nel paese.
Mentre Sam sbarca il lunario a Beirut nella vana speranza di guadagnare qualcosa che gli permetta di raggiungere l’amata, con cui è ancora in contatto, e salvarla, viene notato dall’artista euro-americano Jeffrey Godefroi, avrà il volto di Koen De Bouw, celebre per le sue controverse opere d’arte moderna. Accanto a lui la sua bella ed affascinante assistente Soray, la nostra radiosa Monica Bellucci. In cambio dei soldi e dei documenti necessari a immigrare legalmente in Belgio, Sam accetta la mefistofelica proposta dell’artista:
farsi tatuare un Visto Schengen sulla schiena e venire esposto nei più grandi musei del mondo come sua opera d’arte vivente
Cosa ha spinto Kaouther Ben Hania a dirigere un film così anticonvenzionale?
Bene eccoci arrivati al nocciolo dell’articolo di oggi. Prima di spiegarti da dove nasce l’idea ti lascio al trailer de L’uomo che vendette la sua pelle.
E se ti dicessi che ciò che hai visto nel trailer è stato realmente fatto? Ovvero, un’artista a creato un tatuaggio sulla schiena di una persona come forme d’arte moderna e l’artista ha origini belghe appunto, Win Delvoye.
Eh sì, l’artista è conosciuto nel panorama dell’arte come anticonvenzionale attraverso il suo essere talmente contro corrente e provocatorio che le sue opere hanno un non so che di paradossale in confronto all’arte contemporanea e moderna. In questo recipiente di idee vulcaniche fa spazio ben quindici anni fa un’idea davvero arguta, tatuare l’idea di un uomo, e più precisamente quella di Tim Steiner, uno svizzero che vive oramai la sua vita come un’opera vivente attraverso la sua schiena. Infatti, ora la schiena appartiene a Rik Reinking, un collezionista d’arte tedesco per ben centocinquantamila euro.
Intorno alla Madonna ci sono raggi, uccelli, fiori colorati e pesci. Un’immagine che miscela sacro e profano e che vive sulla schiena di Tim Steiner.
Se ti stai chiedendo come è nata la collaborazione tra l’artista e la sua tela, come la definisce Delvoye è per merito della fidanzata di Steiner che seppe dall’artista che era alla ricerca di una persona che fosse disposta non solo ad usare la pelle per trasformarsi un’opera d’arte, ma anche di restare immobile per moltissime ore affinché l’artista potesse realizzare il suo progetto.
Se non conosci Win Delvoye non aver paura, lo potrai notare nel film in quanto compare in un cameo nei panni di un assicuratore.