Nella nostra carrellata di film tratti dalle opere di Alan Moore, e relativo confronto con l’originale, avevamo già parlato di V per Vendetta, di Watchmen e di From Hell, ma ci eravamo dimenticati della Lega degli straordinari Gentlemen, ultimo dei film tratti dalle opere dello scrittore inglese. Rimediamo subito
Crossover è una parola multisemica che può essere usata in genetica, in musica, in elettronica, in cucina, ecc. ecc. la parola in sé significa “attraversare”, ma nell’accezione che useremo noi significa incrociare, mescolare soggetti appartenenti a storie diverse in un’unica narrazione. In questo senso esiste un Maestro universalmente riconosciuto e insuperabile, che è Alan Moore.
La leggenda degli uomini straordinari: il fumetto
La Leggenda degli uomini straordinari ha un soggetto elaboratissimo, ai limiti della mania compulsiva. Da un punto di vista narrativo, il capolavoro di Alan Moore; ma la cosa migliore è lasciare la parola a lui: “È stato probabilmente nel primo numero, durante la sequenza della Rue Morgue, che le possibilità di questo fumetto si sono rivelate in tutta la loro complessità, che abbiamo scoperto [nda: Moore e O’Neill] che le nostre citazioni dovevano essere compendiose e di vasta portata. È iniziata allora la fase ossessiva del nostro squilibrio mentale, fase che, purtroppo, non mostra alcun cenno di diminuzione. Da quel momento in poi, abbiamo deciso che tutti i personaggi e i nomi citati nel nostro fumetto dovevano provenire da opere di narrativa scritte durante o prima del periodo in questione, oppure da elementi di opere successive che potevamo inserire nella nostra continuity con l’invenzione di un padre, di un nonno o di un altro antenato che dir si voglia“.
Questo è La leggenda degli uomini straordinari. La citazione è tratta da Eroi e mostri, guida non ufficiale a La lega degli straordinari gentlemen vol.1, di Jess Nevine, edizioni Magic Press. Nevine ha aperto un blog nel quale indicava, con l’aiuto di centinaia di collaboratori della rete, tutte le fonti, tavola per tavola, dell’opera magna di Moore – O’Neill. Le sue note sono diventate un libro, indispensabile per ogni vero fan di Alan Moore.
Quando nel nostro primo articolo sui film tratti dalle opere di Moore parlavo di affinità, mi riferivo anche a questo: alla passione che abbiamo entrambi per il cross over; passione che, per esempio, mi ha fatto apprezzare, più di altre serie televisive, Penny Dreadful; ma non è finita, sempre nel libro appena citato, c’è una intervista finale dove Moore parla della letteratura di genere, con le stesse parole che userei io, se solo fossi brava come lui: “Ci sono talmente tanti gioielli dimenticati nella nostra letteratura del passato, perché le opere di cui parlo rientrano quasi tutte nella narrativa di genere, che viene ancora disprezzata dall’élite letteraria. Non capita mai che un romanzo di genere venga nominato al Booker Prize o a un importante premio letterario. Regna ancora uno snobismo che vieta uno status letterario a qualsiasi opera non sia una variazione della commedia di costume di Jane Austen. E trovo tutto questo offensivo. Perché penso che questi scrittori… ecco, Shakespeare era uno scrittore pulp. Dickens era uno scrittore pulp. E non scrivevano commedie di costume che parlavano della classe media, anche se avrebbero potuto farlo, ma si esprimevano con forme narrative più popolari. E avevano un grande impatto. Lo stesso vale per la maggior parte degli scrittori di genere. I nostri scrittori di fama non corrono il pericolo di essere dimenticati, i nostri grandi scrittori, quelli che hanno conseguito la rispettabilità letteraria. Ma i tesori che si trovano nelle classi inferiori dello status letterario, quelli che rischiano di scivolare via dalle nostre dita, che non vengono più ristampati, che sono pressoché dimenticati… sono questi, come ho già detto, la vera specie in via d’estinzione del mondo letterario e sono loro che mi stanno più a cuore“.
Posso solo aggiungere, perché Moore non può averla letta, che non c’è un solo solitario cenno a Bram Stoker nella storia della letteratura inglese di Mario Praz, la più importante pubblicata in Italia. Detto questo, credo che sia estremamente chiaro cosa sia La lega degli straordinari gentlemen.
I personaggi della Lega sono, in ordine di apparizione:
Mina Murray
meglio nota come Mina Harker, protagonista di Dracula di Bram Stoker che, nella Lega, ha divorziato da Jonathan e ha ripreso il cognome da nubile. In Penny dreadful il suo ruolo è ricoperto da miss Vanessa Ives.
Allan Quatermain
il grande avventuriero bianco dei libri di H. Rider Haggard, prototipo del John Carter di Edgar Rice Burroughs e di Indiana Jones. Anche lui, rispetto al canone di Haggard, non muore affatto di polmonite, ma lo ritroviamo al Cairo, dipendente dall’oppio. Il suo omologo in Penny Dreadflul è chiaramente sir Malcolm Murray che potrebbe essere il vero padre di Vanessa che, quindi, sarebbe Vanessa Murray, ma questa è un’altra storia.
Nemo
il pirata Sikh di Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne, in compagnia del suo Nautilus.
Il dottor Jeckyll col suo doppio Hyde
di Stevenson. Neppure lui si è suicidato come nel libro, ma è fuggito a Parigi dove lo scova l’Auguste Dupin di Edgar Allan Poe. L’omologo Penny dreadful di Jeckyll/Hyde è Mr. Ethan Chandler.
Hawley Griffin
ossia l’uomo invisibile di H.G. Wells. Né lui, né Nemo hanno un corrispondente in Penny Dreadful perché è stato scelto fra i protagonisti un altro noto personaggio pre-vittoriano, il dott. Frankenstein che, per coerenza, Moore e O’Neill non potevano utilizzare. Comunque penso che sia impossibile non riconoscere la filiazione di Penny dreadful dalla Lega.
A coordinare questo serraglio di freaks c’è Campion Bond, dei servizi segreti inglesi, ovvio un antenato di James.
Ma mi pare che del fumetto abbiamo parlato fin troppo e per chi desiderasse altri ragguagli sono stati scritti fiumi d’inchiostro, basta cercare.
La leggenda degli uomini straordinari: il film
Veniamo al film, del 2003, diretto da Stephen Norrington, regista anche di Blade. Il cast comprende Sean Connery nel ruolo di Quatermain, e credo che mai scelta fu più indovinata. Dopo questo film Connery ha dato il suo addio alle scene; Nasiruddin Shah, Nemo; Jason Feming, Jeckyll/Hyde; Tony Curran, Rodney Skinner, che ha rubato il siero dell’invisibilità a Hawley Griffin; Stuart Townsend è un Dorian Gray che non è nel fumetto, prevedibile villain e anche un tantino volgare, e Peta Wilson, Mina Harker, non Murray, vedova, non divorziata, forse perché pensavano che gli spettatori di un film fossero tanto tonti da non collegare la Murray a Dracula. Anche perché Mina, nel film, si comporta da autentico vampiro ed è meglio non turbare l’immaginario dello spettatore scemo. O forse semplicemente perché in un film destinato soprattutto ai giovani non sta bene che uno dei protagonisti sia divorziato, meglio vedovo. Strano perché il regista è inglese; però la produzione è USA, mai aspettarsi troppo da uno spettatore statunitense. Sempre per far contenti i produttori, nella Lega c’è anche un improbabile Tom Saywer, interpretato da Shane West.
La trama non corrisponde a nessuna di quelle narrate dal magico duo Moore – O’Neill, si ispira ai personaggi, ma non alle storie. E potrebbe essere una scelta indovinata: non è facile riproporre un fumetto al cinema, ormai lo sappiamo. Peccato che la produzione, perché mi pare ovvio che la colpa di un simile scempio possa essere solo opera degli interessi di una mayor d’oltreoceano, abbia modificato proprio le cose che facevano dell’opera di Moore – O’Neill il capolavoro unico e originale che è. Intanto, il capo della Lega non è una donna, Mina, ma, molto più prevedibilmente, Quatermain, ovvero Sean Connery, che non è un drogato, perché anche quello sta male, ma un padre tormentato dai rimorsi per la morte del figlio e, ovviamente, non hanno resistito alla tentazione di ricordare il suo ruolo in Indiana Jones. Intanto, in una delle scene iniziali c’è una sorta di invasione di soldati tedeschi armati di autoblindo che sembrano i nazisti di Indiana Jones e l’ultima crociata e, sempre ispirandosi allo stesso film, c’è una scena ambientata a Venezia, fra l’altro abbastanza incongrua. L’obiettivo del malvagio è quello di distruggere Venezia per far scoppiare una guerra mondiale; Venezia viene demolita per metà, crolla la Cattedrale di San Marco e quando gli Straordinari Gentlemen riescono a interrompere la catena di esplosioni, le maschere (perché ovviamente a Venezia c’è sempre il carnevale, anche se le didascalie che compaiono nel film per datare l’azione dicono chiaramente che siamo in piena estate) tirano un sospirone di sollievo e niente guerra. Comunque su Connery nulla da dire, il migliore in assoluto.
Abbastanza buona anche la performance di Jeckyll – Hyde; ovviamente, come già succede all’incredibile Hulk, quando Jeckill si trasforma diventando gigantesco, i calzoni si allargano con lui. Ma tutto sommato tutti gli attori sono dignitosi, è il soggetto che sembra raffazzonato per farci entrare più effetti speciali possibile, fatti bene, per carità, ma in gran parte superflui.
Insomma, fra i film tratti da soggetti da Moore questo è quello venuto peggio: il film è quello che sarebbe stato il fumetto se, invece di Alan Moore, il soggetto lo avessero scritto Spielberg o Lucas, che sono bravi, sì, ma a fare altre cose.