Killing Eve, la serie tv basata sulle novelle di Luke Jennings intitolate Villanelle è uno dei fenomeni televisivi degli ultimi anni. Composto da 3 stagioni di 8 episodi ciascuna lo show, prodotto dalla BBC, è stato rinnovato anche per un’altra stagione. In questo articolo proverò ad analizzare punti di forza e debolezze della terza stagione, dopo aver, in precedenza, recensito su questo sito la prima.
Trama
Ci eravamo lasciati con il sorprendente finale della stagione 2, nel quale Villanelle (Jodie Comer, vincitrice dell’Emmy 2019 per il ruolo nella seconda stagione) e Eve (Sandra Oh, già vincitrice del Golden Globe per la prima stagione dello show) hanno uno scontro dopo che l’agente del servizio segreto britannico ha salvato la vita all’assassina, uccidendo il suo aggressore in un impeto di rabbia. L’episodio termina con Villanelle che spara alle spalle alla sua salvatrice,dopo che lei le dice di non amarla e si volta per abbandonarla.La terza stagione si apre col matrimonio di Villanelle. Sì avete letto bene. In Spagna la nostra assassina preferita, nel tentativo di dimenticare Eve, si sposa con una brunetta. Nel bel mezzo del ricevimento però compare una donna anziana, contro la quale ella si avventa: Dasha (Harriet Walter), ex ginnasta russa e maestra di Villanelle, colei che l’ha prelevata dall’orfanotrofio per trasformarla in un letale sicario, molti anni prima. La donna, condannata all’esilio dai Dodici, è stata da loro incaricata di negoziare il rientro di Villanelle in seno all’organizzazione: è un’assassina troppo brava per rinunciare a lei. Una nuova, lussuosa base operativa a Barcellona e la prospettiva di essere promossa a supervisore la convincono.
Eve intanto è a Londra, viva. Sopravvissuta miracolosamente non lavora e si abbrutisce, cercando un equilibrio. Unico contatto con la sua vecchia vita è Kenny (Sean Delaney), il figlio del suo capo che,lasciato il lavoro all’ MI-6, scrive per un giornale online e conduce in segreto un’inchiesta sui Dodici. Sua madre Carolyn (Fiona Shaw) si trova in bilico all’MI-6 dopo la fuga di Villanelle e il ferimento della sua sottoposta Eve Polastri. A capo del suo reparto arriva Paul (Steve Pemberton), sua vecchia conoscenza, che la soppianta e supervisiona ogni sua decisione, con diritto di veto. Konstantin , vecchio mentore di Villanelle è costretto dai Dodici a restare a Londra, lontano dalla figlia adolescente, che vive in Russia con la madre e il suo nuovo compagno, per sorvegliare le mosse dell’MI-6. Nel frattempo sottrae segretamente denaro ai Dodici, preparandosi una via di fuga. Durante una missione a Londra, Villanelle si reca di nascosto da Konstantin, per chiedergli di trovare la sua famiglia d’origine. Egli le rivela che Eve è ancora viva. La morte improvvisa di Kenny,che si sfracella buttandosi dal tetto del palazzo del giornale, convince Eve a rientrare in servizio: come Carolyn, l’agente è convinta che non si tratti di suicidio,ma che il ragazzo, seguendo i flussi di denaro, si sia avvicinato troppo ai Dodici. Il gioco ricomincia, ma Villanelle stavolta con chi si schiererà?
Il commento del Redattore
Gli aspetti migliori della serie tv restano più o meno gli stessi: il cast è eccezionale e l’alchimia tra le due protagoniste, così diverse tra loro per stile di recitazione e carattere (Villanelle, infantile e diabolica,dotata di una morale del tutto personale e Eve, sempre rosa dai dubbi sulla propria condotta) perfetta. Qualche riserva sulla trama resta: la scelta della produzione di cambiare ad ogni stagione l’autrice che cura la storia e i dialoghi porta inevitabilmente a scompensi dal punto di vista narrativo. Suzanne Heathcote in questi otto episodi preferisce soffermarsi sull’interiorità e la psiche dei personaggi: il perno intorno al quale ruota la stagione non è l’indagine sulla morte di Kenny ma il viaggio di Villanelle (o per meglio dire di Oksana) alla scoperta della sua famiglia che la credeva morta nella quinta puntata. Il difficile rapporto con la madre che la considera una portatrice d’oscurità si trova forse alla base delle scelte di vita di una giovane donna che s’interroga sulla propria identità. Forse per lei è giunto il momento di smettere di essere chi gli altri si aspettano che sia (un’arma letale, un’assassina senza scrupoli) e diventare qualcos’altro scegliendo finalmente di essere se stessa, insieme all’unica persona capace di accettarla così com’è :Eve. Quest’ultima dal canto suo deve fare i conti con i propri demoni interiori, con la ferocia che affiora quando allenta i freni inibitori che il suo ruolo le impone. Il loro confronto finale sul London Bridge è emozionante. Anche se nessuna delle due dice una parola sul fatto che l’una abbia quasi ucciso l’altra:ci saremmo aspettati almeno un accenno. Ciononostante lo scambio di ruoli (un’Eve più spontanea e vera e una Villanelle meno crudele) promette di essere uno spunto interessante. Come l’evoluzione dei personaggi di Carolyn e Konstantin; la prima perde il suo autocontrollo così british davanti a un dolore immenso-la perdita di un figlio – che finalmente incrina la sua freddezza,mentre il secondo è costretto ad affrontare la propria fragilità fisica (ha un infarto) e psicologica, nel rapporto con la figlia. La prossima stagione sarà scritta dalla giovane autrice Laura Neal cui spetta il compito di rinnovare la storia, prestando un’attenzione maggiore nel riannodare i fili di una trama oramai pericolosamente esile. Dovremo aspettare il 2021,speriamo che il risultato valga l’attesa