Il nuovo thriller I Peccatori, con protagonista Michael B. Jordan arriva al cinema il 17 aprile. Una produzione Proximity Media, che vede alla regia il regista candidato Oscar Ryan Coogler. Un progetto ambizioso, distribuito dalla Warner Bros. Pictures, che ha come focus l’origine e le radici del blues, in un’adattamento insolito tra splatter e ritmo indiavolato. Infatti la musica, emerge come oggetto del desiderio del diavolo. E ogni volta che la melodia nasce, attira presenze e spiriti intrappolati nel tempo. Una vecchia credenza popolare, che nell’America colonialista degli anni ’50, prende vita, in una sensazionale opera astratta, dove il limite tra ciò che è vero e ciò che non lo è, quasi non si percepisce più.

I Peccatori è la mia lettera d’amore a tutto ciò che mi stimola ad andare al cinema, come
cinefilo, specialmente guardare i film con un pubblico. È un’esperienza comune, e questo film è
stato concepito per essere visto con una folla di persone che non conosci. -Ryan Coogler
I Peccatori: Danza con il Diavolo anche tu
Cercando di lasciarsi alle spalle le loro vite travagliate, due fratelli gemelli Elijah e Elias Smoke (interpretati da Michael B. Jordan) tornano nella loro città natale alla ricerca di un nuovo inizio, ma li scopriranno che un male ancora più grande è pronto ad accoglierli nuovamente.
Mi sono immerso nella dinamica dei gemelli identici, e in cosa significa per i fratelli. Sono stato affiancato dalla straordinaria dialect coach, Beth McGuire, che è anche una navigata insegnante di teatro. Avevamo già lavorato insieme in “Black Panther”. Mi ha aiutato con i movimenti del corpo, la loro postura fisica e le posizioni. Hanno entrambi modi diversi di stare in piedi, di camminare, avevano le ferite dei loro traumi in posti diversi. Entrare in tutta la loro fisicità mi ha aiutato a sentirmi sicuro e preparato per salire sul set. -Michael B.Jordan

Intenti, a far nascere un blues club, con l’aiuto del vecchio amico e musicista blues Delta Slim e il talento del giovane nipote Sammy, tra whisky e ritmo nelle vene attirano persone afro in un luogo dove tutti sono al sicuro, uniti dalla musica.

Ma molto presto la melodia attira essenze strane… richiamate dai canti popolari e dal blues. Una presenza malvagia, che non lascerà loro via d’uscita…
Continua a ballare con il diavolo… un giorno ti seguirà fino a casa.

I Peccatori e l’origine del blues
Il nuovo film scritto e diretto da Ryan Coogler, porta in scena il blues, l’origine fino alle credenze popolari. La musica attira il diavolo e viceversa in un’opera dove il genere spazia, dal country fino all’horror splatter e il survival per poi finire con l’avventura. Una cozzaglia di generi che man mano procedono in maniera extradiegietica nella trama, facendo svanire la purezza del messaggio iniziale, ovvero il blues, e le sue radici.

A dominare il film, non è la storia, e neanche i personaggi (e no neanche la presenza di Michael B Jordan). Ma la musica e la cultura afro che ha portato ad oggi al genere più country e originali degli ultimi secoli. Ma cosa c’entra il blues con il diavolo? Tutto parte dalla sua definizione, infatti Blues nasce dall’espressione “to have the blue devils” (letteralmente: avere i diavoli blu) col significato di “essere triste, agitato, depresso”. E a partire dal XVII secolo, si riferiva in origine allo stato allucinatorio che segue alle crisi di astinenza da alcool. A incarnare tale esempio è il personaggio di Delta Slim, interpretato da Delroy Lindo, un uomo che vive per l’alcool tramite il blues.

All’epoca “blue” era un sinonimo gergale di “ubriaco” e per questo motivo le leggi che vietavano la vendita di alcolici la domenica erano indicate come “Blue laws”. Verso la fine del 1700, un ballo di coppia lento diffuso nelle taverne veniva indicato come “blues” o “slow drag”. Dopo la successione americana tale espressioni venivano usate per descrivere uno stato di sofferenza, di tristezza o di malinconia, distaccato dall’originaria associazione con l’ubriachezza. A quel punto i due significati si fusero, e divenne comune dire il musicista blues suonava o cantava per “liberarsi dei blues”(i diavoli blu). Nel film però i diavoli, sono nelle vesti di antichi vampiri intrappolati dagli avi e costretti in eterno a vivere in solitudine e solo di notte.

Ad attirarli è proprio il blues, la sinfonia vocale e il ritmo che suona ogni volta che si batte il piede per terra per segnare il tempo eseguito da tre note. Ad un filo tra ragtime e spiritual, seppur distanti tra loro, unisce vari strumenti, con l’utilizzo della tipica struttura antifonale. Un genere che ha segnato gli anni sessanta, e ispirato il rock, ma sopratutto quello rock n’roll, cui lo stesso Elvis Presley si ispira. Una storia di voci, canti popolari, tradizioni e anche dell’apartheid. Ci troviamo in un’America dove, la segregazione razziale era sempre più accanita, e dove il gruppo del Ku Klux Klan agiva inosservato.

I Peccatori: tra tanto splatter e un’infinità di clichè
A parte il focus sul blues, che dà originalità al film, il film si perde su una serie di clichè visti e rivisti. Andava tutto bene…fin quando non si è inserito l’epicentro vampiresco che porta a picco l’originalità e la suspence del film. Un survival su un’altro, che non lascia spazio a intrepide aspettative, banalizzando una trama che sembrava essere scritta molto bene. Sicuramente era una strada che si poteva sviare, puntando a qualcosa di più autentico e meno straziante. Un finale di quasi un’ora dove lo spettatore è costretto a guardare l’ennesima carneficina splatter dove guarda caso, il protagonista riesce sempre a cavarsela. Nonostante l’irrealtà dei fatti.

Tutto troppo eccessivo e lacerante. Portato ai limiti del normale, e ritirando fuori l’ennesima e risaputa leggenda vampiresca. Aglio, paletti di legno dritti al cuore e la luce del sole. Nulla di poeticamente reinventato. Zero sforzo e resa minima. Fino all’angosciante scena finale dove la vampirizzazione ha inizio. Per non parlare di Michael B.Jordan, che sembra essere inumano, nonostante i mille colpi presi, ad un certo sembra rimettersi nei panni di Creed. Insomma l’inizio inganna, portando lo spettatore verso una morte narrativa precoce e asfissiante.

I Peccatori: andava tutto bene ma poi?
Il film a livello registico non pecca, infatti le inquadrature sono eseguta in maniera impeccabile con il ritmo della narrazione. La fotografia eseguita da Autumn Durald Arkapaw è delicata e autentica. Non a caso il regista torna a collaborare, dietro la macchina da presa, con il team di filmmaker autore del franchise Black Panther, che include: il direttore della fotografia, la scenografa premio Oscar Hannah Beachler, il montatore Michael P. Shawver, il compositore premio Oscar Ludwig Göransson e la costumista premio Oscar Ruth E. Carter.

Nel cast oltre a Michael B.Jordan ci sono molti nomi noti al panorama musicale come Hailee Steinfeld nei panni di Mary, ma anche quelli legati a quello del cinema come Li Jun Li (Babylon, Quantico) alis Grace, e ancora Jack O’Connell (Unbroken, L’amante di Lady Chatterley), Omar Benson Miller (Napoli-New York, 8 mile) e Jayme Lawson (The Batman)

Insomma un film che prometteva bene, ma che si è perso strada facendo. Troppa ambizione, o troppa voglia di sovvertire il sistema, ha portato ad un mappazzone di elementi, tra sangue, musica e vampiri. Tutto sullo stesso filo, in bilico tra il troppo e il banale.