Halloween Kills

Halloween Kills, la recensione senza spoiler

Halloween uccide (la voglia di restare sul seggiolino): il film si distacca dal precedente e dal capostipite... ma non in positivo

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È importante ricordare – se sei uno spettatore occasionale, o un affezionato che si sente un po’ spaesato dai vari reboot, remake, makeboot e reremake – che Halloween (2018) è un sequel diretto del film originale di Carpenter. Quindi Halloween Kills sarebbe il terzo e penultimo capitolo (l’ultimo sarà Halloween Ends) di una saga unica che esclude tutti i sequel e reboot che sono occorsi in questi quarant’anni. Sono stati spazzati via da un abile colpo di mano di Carpenter, che come con il sequel del 2018, dà la benedizione anche a questa nuova pellicola. Però stavolta non solo la bottiglia di champagne non si è infranta sulla chiglia, è perfino rimbalzata e tornata in mano al mittente.

Qui trovi il trailer di Halloween Kills:

Recensione

Durata e narrazione

Il film non ha una durata eccessiva (105 minuti), ma è piuttosto statico, pur avendo la possibilità di alternare il POV su tre diversi gruppi di persone continuamente (escludendo le scene in cui Michael uccide, che non sono valorizzate). È impossibile non fare un confronto con il primo film della trilogia sequel: per quanto anche questo fosse azzoppato qui e lì aveva mantenuto divertenti le scene con Michael. Non in senso di forti di risate, ma di intrattenimento: era bello godersi l’ansia di non sapere dove fosse o cosa stesse facendo il killer delle babysitter. Qui il film si scorda la lezione e lo fa vedere ovunque dopo i primi venti minuti circa (perché fino a questo punto riesce ancora a giostrarselo bene).

Le scene con Michael, quelle con gli omicidi, vengono presentate in modo molto episodico, sconnesse le une dalle altre, nonostante abbiano una logica per il killer (esposta – purtroppo – in un dialogo, quando poteva essere mostrata in modo semplice ed efficace con una scena in più): questa però non arriva sin da subito allo spettatore, il quale finisce per annoiarsi e sentirsi disorientato. Un errore della regia, che oltre ad aver fallito sul piano della narrazione fallisce anche sul piano delle inquadrature, della visione vera e propria. E questo è un peccato, perché è una delle cose più apprezzabili in Halloween del 2018.

L’incapacità di gestire le scene con il killer, e una narrazione che necessitava velocità ed organicità inficiano, purtroppo, sul ritmo. E l’orrore deve ancora arrivare.

Sceneggiatura (aka l’orrore)

Altro difetto ingombrante è l’inizio del film. Pur essendo sequel direttissimo del capitolo del 2018, questo non può cominciare ex abrupto, senza una establishment scene. Non stiamo parlando di una serie tv, e nemmeno di un film diviso in due parti (e comunque neanche in questi due casi l’inizio è tanto raffazzonato). Ancora peggio se una cosa del genere è fatta in un film horror: questo è un genere di film in cui l’introduzione fa tutto, è la base su cui la tensione del film deve crescere. Se questo è vacillante, sarà difficile recuperare. Fa strano pensare che è proprio il capostipite di questa saga ad aver sottolineato in rosso sangue questa regola, con la scena in POV del piccolo Michael che uccide sua sorella. Le mele ogni tanto cadono lontano dall’albero.

Sarebbe stato bello determinare nella scena principale le intenzioni del killer, il suo obiettivo (che certo, è uccidere, di base, ma non solo: anzi, l’obiettivo di Michael potrebbe perfino essere sorprendente, interessante a giudicare da ciò che il film dice/non dice). E ci sono quasi riusciti, con un flashback; poi però questa scena ha virato nella direzione di spiegare le motivazioni di un personaggio secondario. Occasione sfumata.

Senza contare un buco di sceneggiatura di qua e di là (di cui non parlo per non far spoiler) un altro grande problema è lo svolgimento del film. Nel bel mezzo del film diventa evidente l’abisso vuoto che sono i dialoghi della sceneggiatura. Per troppi minuti, e troppe bocche ripetono ossessivamente, fino a spossarti, come dopo una campestre, le parole “Lo ucciderò”, “Sto venendo a prenderti”, “Dobbiamo farla finita”… basta!

I dialoghi sono pessimi, stereotipati, e la cosa è irritante perché all’inizio, in scene più tranquille, erano naturali, buoni. Come lo erano in alcune parti del film del 2018. Poi però prendono una china discendente e non si rialzano più.

In mezzo a tutto questo, e ad una scena in ospedale atroce, che non ha davvero senso di esistere e scombussola quella che è l’identità del personaggio di Karen in modo troppo repentino (che però avrebbe potuto essere un’ottima scena), ci sono buoni spunti, perché non esiste un film in cui sia tutto da buttare. L’idea che un’intera cittadina sia stanca della maledizione rappresentata da Michael Myers è un’ottima idea da portare sullo schermo, offre delle strade il cui terreno non è ancora battuto (non è vero, ma . Però nella sceneggiatura l’idea si perde via, scoppia come una bolla di sapone. Sono queste le cose irritanti di Halloween Kills.

Ovviamente del finale non posso rivelare nulla, però premetto che qui si nascondono le due idee migliori (anche in questo caso però non sfruttate).

Halloween Kills
Andi Matichak/Allyson Nelson

Recitazione

Jamie Lee Curtis ancora una volta bravissima: è far finta che le piaccia ancora recitare in questa saga il suo vero talento. Scherzi a parte, ottima performance per il tipo di film, ma certe volte in overacting.

Andi Matichak davvero brava, concentrata. Potrebbe davvero essere una degna erede di Curtis nello scontro con Michael. Se solo ci fossero i presupposti per mandare avanti una saga resuscitata più volte di quante non sia morta (un po’ come Michael stesso).

James Jude Courtney è difficile da giudicare. Ci vuole sicuramente un certo impegno per non lasciar trasparire alcun sentimento dal modo in cui si muove il corpo, quindi promosso.

Judy Greer non al massimo della forma.

Dati tecnici

Regista: David Gordon Green. Sceneggiatura: Scott Teems, Danny McBride, David Gordon Green. Cast: Jamie Lee Curtis, Judy Greer, Andi Matichak, James Jude Courtney. Fotografia: Michael Simmonds. Musiche: John Carpenter, Cody Carpenter, Daniel Davies. Paese di produzione: U.S.A. Case di produzione: Miramax, Blumhouse Productions, Rough House Pictures, Trancas International Films, Universal Pictures. Durata: 105 minuti. Anno: 2021.

 

Tanti errori, alcuni comuni ad altri capitoli della saga, alcuni originali. La regia è particolarmente svogliata in questo film, non ha voglia di intrattenere lo spettatore. La sceneggiatura è incoerente e inadatta a rendere autonomo il film e gradevole lo scorrimento della storia. Il cast tutto sommato sta in piedi.

Credo che Michael Myers sia un po’ come quella persona – e questo è un tipo di umano che attraversa la vita di chiunque – con cui vorremmo un’intensa relazione romantica, ma è impossibile. Ogni volta che sembra crearsi l’occasione l’altra persona commette sempre gli stessi sbagli per cui in precedenza avevate rotto. Stesso comportamento, e il tempo è un cerchio piatto, e allora ti ritrovi al punto di partenza. Potrebbe essere successo come non essere successo: è questa la sensazione nauseante che lascia un circolo vizioso, quella di aver fatto un’esperienza inutile.

Ogni due/tre anni Michael torna nei cinema, e tu vai da lui perché ti sembra cambiato, ti sembra diverso. Poi però finisce tutto, esci dalla sala e capisci che non è così: lui è ancora lo stesso di prima. Ti senti ingannato ed usato, un’altra volta. “Ma cosa diavolo mi è preso?” ti chiedi fissando i nove Euro di biglietto che sono scomparsi dal portafogli, forse fuggiti insieme alla dignità di questa sceneggiatura.

E allora forse è vero: tu e Michael non siete destinati a convogliare a nozze.

Citando la persona che era seduta nella fila dietro di me (e che sentiva il bisogno di commentare ogni cosa che accadesse, come se non bastassero i dialoghi): “Alla fine la cosa più bella è stata la musica, intendendo il famoso tema principale di Halloween. (A proposito, lo sapevi che questa musica è stata scritta da John Carpenter stesso, il regista de La Cosa e del primo Halloween?)

Quella persona, comunque, aveva ragione. E forse è proprio questo il trucco con cui Michael ti attrae ancora una volta al cinema: creando un’atmosfera, una promessa nell’aria. E questa viene infine disattesa, ancora una volta.

“Il male muore stanotte!”

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