Interpretato da Scarlett Johansson e Channing Tatum, Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna è un’intelligente ed emozionante commedia drammatica, ambientata nel contesto dello storico allunaggio NASA dell’Apollo 11.
Fly Me to the Moon: la trama
1969 Cole Davis (Channing Tatum) direttore del programma spaziale Apollo 11 e il suo team sono pronti all’allunaggio. Dopo il tragico incidente dell’Apollo 1, la Nasa non può più sbagliare, i riflettori di tutto il mondo sono puntati verso gli Stati Uniti d’America.
Gli astronauti che faranno la storia sono Neil Armstrong e Buzz Aldrin, che secondo il programma di lancio, toccheranno la luna il 20 luglio 1969 alle 20:17:40 UTC.
O tutto o niente. E il direttore non può fallire, tra la pressione del presidente americano e quella personale, ad aggiungere qualche problema in più ci pensa Kelly Jones (Johansson), ragazza prodigio del marketing, assunta dalla Casa Bianca per rilanciare l’immagine pubblica della NASA e sponsorizzare l’allunaggio.
Ma quando nell’aria inizia ad istallarsi la paura dell’insuccesso, la Casa Bianca la incarica di inscenare un finto sbarco sulla Luna come piano di riserva. A quel punto il conto alla rovescia inizia davvero.
Fly Me to the Moon: la recensione
Un’opera interessante quella messa in scena da Greg Berlanti, che è riuscito ad aggiudicarsi nel cast due icone del cinema hollywoodiano, da una parte l’iconica Vedova Nera degli Avengers, alias Scarlett Johansson e dall’altra il sex symbol, Channing Tatum che ricorderete per Magic Mike. Un duo inaspettato che fa scintille fuori e dentro il set. Lei dà vita ad un personaggio esilarante, una donna che dal niente si è costruita tutto; astuta, frizzante, capace di non farsi mettere in piedi in testa, nè dallo scorbutico direttore del programma lunare e nè dal governo americano. Un’acconciatura alla Marilyn Monroe, che lascia alla Johansson il suo solito colore di capelli, il biondo che la contrassegna da sempre come icona di stile e bellezza eterea.
L’attrice hollywoodiana sembra quasi non appartenere a questo mondo, di una bellezza quasi alienante e una capacità di immergersi in qualsiasi ruolo, dal più sofisticato a quello d’azione. In questo film è Kelly Jones, un prodigio del marketing cui viene affidata dal governo americano, la direzione interna del piano pubblicitario NASA.
Un’operazione eseguita egregiamente tramite pubblicità di ogni tipo, dall’ orologio Omega, che accompagna gli astronauti sulla Luna fino al caso del pack della Nivea Night, con il coperchio spostato di lato per creare una mezzaluna bianca. Pubblicità e spot che sono realmente stati creati per attirare gli occhi del mondo sugli Stati Uniti d’ America, prima sul mercato e poi sulla grande impresa storica.
E poi c’è lui, Cole Davis, interpretato dal più in forma che mai Channing Tatum. L’uomo dall’inafferrabile cuore d’acciaio che dirige l’operazione dell’ Apollo 11. Uno strano gioco del destino lo metterà a confronto con l’ambiziosa direttrice del settore marketing, che entra nella sua vita per caso ma la stravolgerà del tutto. Una di quelle storie d’amore che inizia con i protagonisti che si odiano profondamente e alla fine iniziano ad avere un vera complicità. Un pò come direbbe la scrittrice Felicia Kingsley, e il mondo del booktok, questo è il caso di enemies to lovers.
Un quadro storico dove al centro c’è l’esilarante duo, che tra una litigata e l’altra farà sognare il pubblico. E a fare da cornice c’è l’allunaggio, che per la prima volta, è raccontato in maniera romanzata, affrontando però tutti i miti che si porta dietro da quasi 60 anni. Dalla teoria del complotto lunare, a quella più accredita e riportata nel film, della messa in scena dello sbarco sulla Luna, su un set cinematografico diretto, per assurdo, dal regista Stanley Kubrick.
Cosa ha portato a questa ipotesi? Beh, alcuni messaggi subliminali presenti in Shining, ad esempio la scena in cui Danny, il bambino del film, indossa un maglione con scritto “Apollo 11” all’interno di un razzo. E non solo, perché nel libro di Stephen King la stanza non è la 237, ma la 217. Si dice che Kubrick cambiò numero perché 237mila erano le miglia di distanza fra la Terra e la Luna. Tutte analisi che di base non costruiscono una teoria reale, ma un’interessante chiave di lettura.
Siamo stati davvero sulla luna?
Un film audace, che narra un’ epopea storica frastagliata da falsi miti, ipotesi di boicottaggio e chi più ne ha ne metta. Dall’ipotesi di un set cinematografico fino alla teoria del complotto lunare. Tutto nasce dagli innumerovoli elementi che non convergono con le realtà scientifiche, secondo i sostenitori della teoria, bisognerebbe guardare la Corsa alla Luna verso il complesso ambito della Guerra Fredda.
Le prime tappe di questa corsa erano state vinte dall’Unione Sovietica, che era riuscita a mandare in orbita il primo satellite artificiale, a fotografare l’altra faccia della Luna e a portare il primo uomo nello spazio. Gli americani avrebbero quindi inscenato la conquista della Luna per potersi fregiare di questo prestigioso successo.
Il complotto lunare
Infatti la conquista della Luna sancisce la supremazia non solo militare ma anche tecnologica, degli Stati Uniti d’ America. L’idea predominante della teoria del complotto è che gli astronauti non siano mai andati sulla Luna, ma esistono anche altre versioni della teoria. Una di queste sostiene che la NASA non riuscì a riprendersi velocemente dall’incidente dell’Apollo 1 e per non rischiare nuove perdite umane inscenò il falso allunaggio.
E la seconda, invece presuppone che lo sbarco umano sulla Luna c’è stato veramente, ma la NASA ha diffuso false fotografie per evitare che altre nazioni potessero trarre beneficio dalle informazioni scientifiche deducibili dalle vere fotografie.
Due ipotesi che sono presenti nel film, e sono messe in scena con un pizzico di ironia, giocando con la storia e i fatti accaduti. Fly Me to the Moon è una visione azzardata che mette in correlazione il reale con elementi infondati. Che danno vita ad un’interpretazione intelligente e utopica. Non risponde alle domande, poiché a farlo c’è già la scienza attestando che le missioni Apollo sono state reali e l’uomo ha indiscutibilmente camminato sulla Luna, come dimostrato anche da numerose prove indipendenti ( ES. le numerevoli rocce lunari raccolte durante le missioni).
Fly Me to the Moon l’impresa che batte Oppenheimer
Il film ritrae un’impresa storica indimenticabile e lo fa quasi in maniera più intrigante del film Oscar di Nolan, Oppenheimer. Un capolavoro che sicuramente ricalca passo dopo passo l’impresa della costruzione della bomba atomica, con una grande rifinizione dei dettagli scientifici grazie agli effetti speciali. Ma il problema che converge, è la lentezza del film che ha davvero poco brio nel costruire un’operazione storica così eclatante quanto distruttiva. E parlando di fatti storici, e di America, il confronto, anche se su storie completamente diverse c’è. Anche se l’interpretazione di Cillian Murphy salva in corner la flemma del film.
Invece Fly Me to the Moon porta in scena con un ritmo incalzante il passato che ricalca le orme di tanti fallimenti, come la tragedia dell’ Apollo 1. Adrenalinico, provocatorio e spumeggiante il film scritto da Keenan Flynn e Bill Kirstein, e diretto da Greg Berlanti.
Film che, all’inizio delle riprese nel marzo 2022, vedeva come protagonisti Scarlett Joahnson e Chris Evans. Dietro la macchina da presa invece, Jason Bateman. Ma tre mesi dopo, il regista lasciò il set a causa di divergenze artistiche e fu sostituito con Greg Berlanti. I ritardi di produzione causati dal cambio del regista costrinsero Evans a lasciare il cast e al suo posto è stato scelto Channing Tatum.
Scenografie visionarie, tra visuali riprese dall’alto, alle magie realizzate dagli effetti speciali. Ad accompagnare le vicende è l’insormontabile inedito di Frank Sinatra, Fly Me to the Moon.
Un film che segue con coraggio la vicenda della corsa allo spazio. Mettendo in contrapposizione le scene reali con la finta messa in scena dal governo americano. Una dual vision, studiata e articolata, da elementi audiovisivi creati alla perfezione. Tanto da portare chi guarda, direttamente dentro lo schermo, adulato dall’euforia della scena finale. Perché in fondo tutti siamo stati sostenitori di un’impresa storica che ha portato l’uomo ad una conoscenza ancora rilevante. E nel film sarai trasportato nel vero senso della parola sulla Luna.
Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per l’umanità
Neil Armstrong
Fly Me to the Moon sarà disponibile nelle sale a partire dall’11 luglio, ed è distribuito da Eagle Pictures.