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Euphoria: la serie che è riuscita dove Tredici ha fallito

Euphoria è una serie didattica e interessante che scoperchia il "vaso di Pandora" dei disagi emotivi, sociali e personali di cui soffrono sempre più adolescenti

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Euphoria è una serie che racconta la vita, la racconta nuda e cruda con interpreti eccezionali e storie di tormento e  profondo disagio.

La serie è l’adattamento dell’omonima versione israeliana originariamente creata da Ron Leshem, Daphna Levin e Tmira Yardeni e firmata da Sam Levinson per HBO.

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Rue (Zendaya, trionfatrice assoluta agli ultimi Emmy Awards) è una ragazza affetta da un disturbo bipolare e da deficit dell’attenzione che, a causa dell’abuso di farmaci e droghe, è andata in overdose e cerca di mantenersi pulita.

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Jules (Hunter Schafer) è una bellissima ragazza transessuale che si è appena trasferita in città con suo padre,  cerca disperatamente l’amore attraverso app di incontri e troverà in Rue la sua migliore amica.

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Nate (Jacob Elordi) è il più popolare della scuola, atleta di bell’aspetto e di buona famiglia, legato ad una cheerleader con la quale si dimostra follemente possessivo e talvolta violento. Vive con frustrazione la propria sessualità, troppo occupato ad apparire per poter “essere”.

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Kat (Barbie Ferreira) è una timida ed insicura ragazza in sovrappeso che si nasconde dentro abiti in cui desidera scomparire, finché, stanca di essere vittima di bullismo, comprende che il suo corpo è una potente arma di seduzione e che gli uomini la trovano in realtà molto attraente.

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Cal (Eric Dane) è il padre di Nate, un uomo estremamente frustrato e disturbato. Nasconde una latente omosessualità con incontri sessuali clandestini con minorenni. Tra le sue grinfie finirà anche Jules.

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Ma ci sono anche la dolcezza di Cassie, la sfrontatezza di Maddy, la sofferenza di Leslie, la povertà di Fez. Un personaggio più interessante dell’altro nella cruda rappresentazione di una realtà troppo a lungo ignorata.

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Euphoria non vuole di impartire lezioni, ma dare volto e corpo alle molteplici storie di esseri umani come tanti che vivono esistenze di facciata, che si censurano, che sono costretti ad affrontare grandi drammi, che fanno scelte sbagliate, esseri umani ai quali non è sempre concesso un lieto fine.

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Si tratta di problemi che bussano alle porte del tempo per chiedere di essere finalmente affrontati, riconosciuti, risolti e non giacere più nascosti sotto il tappeto della vergogna, delle ipocrite e rassicuranti serie TV americane.

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Euphoria merita quasi il massimo dei voti, è ben fatta ma soprattutto è recitata meravigliosamente! Non do ancora un dieci pieno, perché voglio vedere come sarà la seconda stagione (rinviata causa Covid) e spero tanto che non si riveli una delusione alla Tredici.

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Euphoria è una serie che non ha paura di osare con immagini, parole, contenuti e interpretazioni.

Non cerca di impartire lezioni, né di fare la morale, ma narra con drammatica onestà le problematiche diffuse tra gli adolescenti e le loro famiglie. Si potrebbe pensare (impropriamente) che si tratti di questioni moderne, ascrivibili ai giovani “d’oggi”, ma così non è. Euphoria non concede questa sorta di assoluzione morale, perché si tratta di drammi sempre esistiti, ma censurati a regola d’arte.

Drammi ai quali è arrivato il momento di dar voce, perché la vita non è una fiaba e se è vero che può esserci un lieto fine, è anche vero che per “vivere felici e contenti” può essere necessario passare attraverso grandi dolori.

Non do 10 solo perché voglio aspettare di vedere la seconda stagione. Dopo Tredici, non sopporterei di essere delusa di nuovo.

/10
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