In una lunga intervista a Le Monde, l’attore francese annuncia il ritiro dalle scene. La sua ultima fatica dovrebbe essere la pièce teatrale Le crepuscule d’un fauvè di Jeanne Fontaine, poi il ritiro definitivo.
82 anni è un’età critica per gli attori; come già aveva fatto Robert Redford poco tempo fa, salvo poi ripensarci, anche Alain Delon annuncia di voler andare in pensione. Anche lui sulle scene da quando era poco più che ventenne, in sessant’anni di carriera ha lavorato coi registi più importanti; con Visconti e Antonioni, con Malle e Godard, che ormai non ci sono più. Forse per questo l’attore dice: “Non rovinerò tutto con un film di troppo; non vedo con chi potrei fare un film. I registi con i quali potrei girare sono morti. Dovrebbero propormi una storia da impazzire”.
Comunque sia, è già da un po’ che Delon manca dal grande schermo,
l’ultima volta che lo abbiamo visto in un film è stato nel 2008, nel ruolo di Giulio Cesare in Asterix alle olimpiadi. A tenerlo lontano dalle scene sono stati anche alcuni acciacchi dovuti alla veneranda età e la depressione che lo ha portato sull’orlo del suicidio. Succesivamente Delon ha dichiarato di aver finalmente sconfitto la depressione ma una dichiarazione come “La mia vita e la mia carriera sono solo degli incidenti”, fanno sospettare che ancora non ne sia completamente fuori.
Nell’intervista si sofferma sulla differenza che passa fra acteur e comedien, definendo se stesso un Acteur: “La mia carriera non ha nulla a che vedere con il mestiere di comedien, quello è una vocazione. Lo si vuole diventare come si vuole diventare autista di taxi o fornaio. Si seguono dei corsi, si fanno scuole, poi conservatori. È la differenza essenziale fra Belmondo e Delon. Io sono un acterur, Jean-Paul è un comedien. Un comedien recita, passa anni a imparare, mentre l’attore vive. Io ho sempre vissuto i miei ruoli. Non ho mai recitato. Un attore è un incidente. Io sono un incidente. La mia vita è un incidente. La mia carriera è un incidente”.
Nell’intervista Alain Delon svela anche quale sia il suo più grande rimpianto: quello di non essere stato mai diretto da una regista donna. Questo potrebbe essere un incentivo per riportarlo sul grande schermo e, come ha già fatto Redford, rinunciare alla pensione.