Bo Burnham è un attore, cantautore e comico americano, che ha mosso i suoi primi passi su piattaforme come Vine e Youtube, per poi pubblicare dischi e approdare sui palchi come standupper. Al suo attivo c’è anche la direzione di due serie tv e alcuni ruoli in vari film, tra cui un il più recente in Una donna promettente (di cui puoi trovare la nostra recensione a questo link).
Bo Burnham Inside è lo speciale che ha girato per Netflix durante i mesi di lockdown tra il 2020 e il 2021, e parla di come sia stato difficile vivere in questa situazione senza precedenti causata dalla pandemia, e di come ciò abbia avuto effetti anche a lungo termine sulla salute mentale di molti di noi. E tutto questo lo fa in maniera surreale, con canzoni e spezzoni parlati, da una stanza chiusa di casa sua in cui ha lavorato completamente da solo.
Per questo lVORO, dalla qualità impeccabile, Bo Burnham si è aggiudicato due premi della Hollywood Critics Associations (uno per miglior varietà e il premio onorario “Virtuoso”) e agli Emmy 2021 sulle cinque nomination ricevute ha collezionato tre premi: miglior sceneggiatura per uno speciale di varietà, miglior regia per uno speciale di varietà e miglior direzione musicale.
Bo Burnham Inside – Bo Burnham Inside (2021)
Regia: Bo Burnham; Sceneggiatura: Bo Burnham; Interprete: Bo Burnham; Musiche e testi originali: Bo Burnham; Fotografia: Bo Burnham; Montaggio: Bo Burnham; Produttore esecutivo: Bo Burham; Produttore: Josh Senior, Cooper Wehde (produttore associato); USA 2021
Trattandosi di un’opera “particolare” più che una recensione vorrei offrirti una spiegazione di chi e perché dovrebbe guardare questo special. Questo articolo può essere letto sia da chi non ha ancora visto lo show e vuole avere qualche informazione in più, sia da chi l’ha già visto (e sotto sotto vuole trovare delle ragioni per convincere i propri amici a fare altrettanto).
Prima però un importante disclaimer: Bo Burnham Inside è classificato come vietato ai minori di 14 anni e parla in maniera molto esplicita di argomenti quali il sesso, gli attacchi di panico o il suicidio; tutti temi che possono risultare estremamente sensibili per alcune persone. Ti suggerisco quindi di guardare questo special solo se sei in uno stato di serenità mentale perché altrimenti potrebbe risultare pesante da sopportare.
Inoltre: si trova solo in inglese (e aggiungerei “fortunatamente”) ma sottotitolato in italiano (anche se non sempre benissimo, in realtà).
Chi dovrebbe guardare Bo Burnham Inside
Cominciamo col dire che questo special non è per tutti; non solo per quanto scritto qui sopra ma perché in generale il tenore dell’opera è surreale e non facile da seguire, gli spezzoni si alternano senza sosta ed hanno spesso toni politicamente scorretti, quindi è facile che il risultato finale alle persone non avvezze a questo genere non piaccia molto. Per il resto però penso sia assolutamente da vedere per:
Comici o aspiranti tali
Il ruolo della comicità in tempi come quelli che stiamo vivendo è trattato molte volte da Burnham durante questo lavoro. Qual è il vero contributo che un comico può dare alla società? Traspare evidente l’intrinseca tristezza che caratterizza il comico e come spesso la sua ironia sia frutto di un meccanismo di difesa (sono sicura che la canzone Look who is inside again, se sei dell’ambiente, ti parlerà in maniera molto personale).
Ma in Bo Bhurham Inside si parla anche delle strade parallele davanti a cui spesso si trova il comico: l’essere visto come fuori luogo (“You are really jocking at a time like this?“, ovvero “Stai davvero scherzando su questa cosa?” è una battuta che torna spesso nella colonna sonora), oppure il ridursi ad essere solo il giullare di corte (la canzone di apertura, intitolata Content, è proprio riferita a questo).
E poi c’è il ruolo fondamentale della risata: per un performer in generale il pubblico è vitale, ma per un comico esibirsi senza il feedback della platea è frustrante (ne abbiamo parlato anche in questo articolo su LOL – Italia). Se sei un comico o se hai preso parte a spettacoli comici conosci bene la sensazione orrenda di una battuta che cade nel vuoto perché il pubblico non la apprezza, non la capisce, o perché l’hai detta male buttandola via. Per questo Burnham utilizza, in alcune fasi dello show, delle risate registrate per poi incanalare la sua sofferenza nel testo della canzone finale, Goodbye, in cui più volte dice
“Does anybody want to joke when no one’s laughing in the background?”
(Chi ha voglia di scherzare se non c’è nessuno che ride in sottofondo?)
Anche il brano intitolato Don’t wanna know, agli attori in generale ma ai comici soprattutto, non potrà che risultare famigliare parlando dell’insicurezza sul sentire del pubblico durante una performance.
Attori e performer in generale
Come puoi notare dalla scheda tecnica qui sopra, lo show è stato totalmente realizzato da Bo Burnham in solitaria: dalla musica, alle luci, al sonoro, alla regia. L’attore ha lasciato nel montaggio definitivo molti momenti del “backstage”, in cui sistema le luci, ripete più volte lo stesso pezzo perché non è soddisfatto dalla riuscita del primo ciak, oppure semplicemente sistema la sala per registrare.
Sono molteplici i settori lavorativi che hanno subito un duro colpo per le chiusure imposte dalla pandemia, ma quello dei teatri e dello spettacolo dal vivo in generale si può dire stia ancora oggi facendo fatica a rialzare la testa (e, siamo onesti, in molti casi faticava già prima). Molti artisti si sono quindi ritrovati a cercare di adattare le proprie esibizioni per lo streaming e Burnham ironizza spesso su questa faticosa trasformazione durante lo special che, proprio all’inizio, descrive così:
“It’s not gonna be a normal special because there’s no audience and there’s no crew. It’s just me and my camera, and you and your screen the way that our Lord intended.”
(Non sarà uno special normale perché non c’è il pubblico e non c’è la crew. Sarò solo io e la mia videocamera, e voi ed il vostro schermo, così come nostro Signore comanda.)
Chiunque in questi mesi abbia provato a preparare un spettacolo su Zoom o a montare una video performance per i social ha ben presente quanto l’esito sia sempre insoddisfacente.
Oltre a questo sentimento di comprensione e appartenenza, un attore dovrebbe guardare questo special perché il lavoro di Burnham è semplicemente esemplare. Come nel più classico dei musical spesso a fare da sottofondo alle scene parlate c’è il tema principale della colonna sonora, e nella canzone finale ritornano in un medley alcuni brani dell’opera, ricucendo con eleganza tutti i momenti toccati.
I tempi sono calcolati alla perfezione e gli effetti che Burnham ha ottenuto con le luci sono sorprendenti se si pensa che ha lavorato integralmente da solo in un appartamento. Un accenno di tutto questo puoi vederlo anche nel video del teaser trailer postato qui sopra, ma se guarderai lo special concorderai che con la canzone 30 Burnham ha superato sé stesso.
Chiunque, durante le fasi di lockdown o in generale nella vita, abbia sofferto di disturbi psicologici
Di nuovo, il suggerimento è di guardare questo special solo se sei in un momento di serenità, però se questo periodo di restrizioni e distanziamento sociale ti ha portato delle difficoltà dal punto di vista emotivo allora Bo Burnham Inside è un titolo che fa per te. E’ come uno schiaffo durante una crisi di nervi, come un massaggio cardiaco di quelli che ti incrinano una costola ma ti riportano in vita.
Bo Burnham descrive con precisione e brutale onestà cosa sia il pensiero suicida, la depressione, la solitudine, l’attacco di panico. In un momento storico in cui (almeno in America) si comincia a prendere più sul serio l’importanza del benessere psicologico, è fondamentale che l’arte comunichi alle persone attraverso esempi e rappresentazioni della realtà. Personalmente ho trovato affascinante come questo special fornisca allo spettatore parole nuove per descrivere ciò che prova, perché in qualche modo è tristemente rassicurante sapere che qualcun altro nel mondo sa cosa senti, e può capirti.
In Italia purtroppo il ricorso all’aiuto di professionisti o il parlare apertamente del disagio psicologico è ancora considerato un tabù, in un certo senso, e infatti non credo che ci sia (nel panorama artistico nostrano attuale) un performer che potrebbe mettere in piedi uno spettacolo del genere senza ricevere più critiche che apprezzamenti.
E invece anche sotto questo punto di vista Bo Burnham Inside è un gioiellino: dai momenti in cui l’attore perde la calma al telefono con sua madre, a quelli in cui comincia a parlare per poi abbandonare il discorso perché non se la sente, alle crisi di pianto; in questo special niente è lasciato al caso. Ed è con questo spirito che, alla fine dei titoli di coda, compare questa scritta:
E’ come andare a vedere una mostra di quadri sul disturbo psicologico: la potenza di alcune immagini è sorprendente, è chiaro che Burnham parla per esperienza personale e non per sentito dire. L’artista infatti ha iniziato a soffrire di attacchi di panico già in passato e proprio sul palco: ne parla anche in queste interviste (purtroppo solo in inglese) in cui racconta come sia importante parlare del proprio disagio, e come lui stesso si renda conto che ciò che prova lui lo provano milioni di altre persone nel mondo. E’ tristemente ironico come, nelle interviste che trovi nel link, lui suggerisca ai nerdy kids di non passare tutto il tempo chiusi in casa e di uscire per combattere l’ansia.
Non fraintendermi, Bo Burnham Inside non è solo una riflessione sul dolore dell’esistenza umana, ma è anche satira sull’attualità: ci sono ben due canzoni dedicate a Jeffry Bezos, patron di Amazon, che durante il lockdown ha letteralmente conquistato il pianeta per le chiusure delle altre attività (non meraviglia infatti che lo special sia targato Netflix e non Prime Video). C’è un pezzo sul brand marketing, perfino una canzone sul sexting, e una su internet per com’era e per com’è ora (e se anche tu come me hai vissuto il web ai tempi dei forum adorerai questo brano).
In conclusione
Bo Burnham Inside si rivela quindi un lavoro dalla comicità cupa e matura, capace di far sorridere, riflettere e commuovere contemporaneamente, che racconta l’esperienza del lockdown dal punto di vista di un artista ma in cui chiunque può rivedersi. Una surreale boccata d’aria necessaria, che potresti non voler vedere mai più o di cui potresti consumare la colonna sonora fino alla nausea, non c’è via di mezzo.
L’accenno di sorriso di soddisfazione di Burnham nell’inquadratura finale vale più di mille parole, perché in effetti è davvero riuscito nell’intento:
“Healing the world with comedy
Making a literal difference, metaphorically”(Curare il mondo con la comicità
fare letteralmente la differenza, metaforicamente)