Estremamente versatile e talentuosa, Kirsten Dunst è un’attrice statunitense che, fin da giovanissima, ha dato prova delle sue straordinarie capacità, cimentandosi nell’interpretazione dei personaggi più disparati e complessi, dall’horror alla commedia, dal dramma all’azione, donandoci sempre delle performance intense e memorabili.
L’infanzia
Kirsten Coraline Dunst nasce a Point Pleasant, nel New Jersey, il 30 aprile 1982. Suo padre, Klaus Dunst, è un medico tedesco nato ad Amburgo, mentre sua madre, Inez Rupprecht, di origini svedesi, lavorava come assistente di volo per Lufthansa, è un’artista e possiede una galleria d’arte. La famiglia Dunst si completa poi col fratello minore dell’attrice, Christian.
Kirsten Dunst si è inserita nel mondo dello showbusiness fin da piccolissima: a soli tre anni, infatti, sua madre la iscrisse presso le prestigiose agenzie di moda Ford Models e Elite Model Management di New York, dando così il via ad una carriera da fotomodella per abbigliamento infantile.
“Mia madre è stata la persona che mi ha aiutata ad arrivare dove sono ora. Mi accompagna ogni giorno a New York City per andare alle audizioni. Mio padre mi supportava ma non pensava che le pubblicità televisive avrebbero portato a qualcosa. Non aveva capito che io e mia madre eravamo in missione. Ma era fiero di me”.
Durante i primi anni d’infanzia, tra un’audizione e l’altra, Kirsten Dunst frequentò la Ranney School, nel New Jersey. A soli sette anni la bambina aveva già girato più di settanta spot pubblicitari prima di debuttare ufficialmente sul grande schermo. Dopo una piccola apparizione in uno sketch per il Sathurday Night Live nel 1988, in cui interpretò la figlia maggiore del presidente Bush, la piccola Dunst venne notata da Woody Allen che la scelse per prendere parte al suo cortometraggio nel film collettivo New York Stories (1989). Nel 1990 fu poi la volta de Il falò della vanità (The Bonfire of the Vanities), film diretto da Brian De Palma in cui la giovane attrice interpreta la figlia di Tom Hanks.
Nello stesso periodo, quando Kirsten Dunst aveva undici anni, i suoi genitori si separarono e così lei, sua madre e suo fratello si trasferirono a Los Angeles, in California, dove tra un ruolo e un altro proseguì gli studi, conseguendo il diploma presso la Notre Dame High School.
Fu proprio negli anni dell’adolescenza che la giovane Dunst raggiunse il successo cinematografico a livello internazionale, diventando una delle più giovani promesse di Hollywood. Nello stesso periodo, infatti, dopo una comparsa in un episodio di Star Trek: The Next Generation, l’attrice ottenne il ruolo che segnò definitivamente l’ascesa della sua carriera: Claudia nell’Intervista col vampiro.
Intervista col vampiro, l’ascesa di Kirsten Dunst
Nonostante la giovanissima Kirsten Dunst avesse già avuto diverse occasioni per recitare in grandi produzioni cinematografiche, fu soltanto con Intervista col vampiro che l’attrice ebbe modo di interpretare un ruolo di maggior rilievo, dando prova del suo straordinario talento e facendosi immediatamente notare nel panorama cinematografico internazionale.
Intervista col vampiro (Interview with the Vampire: The Vampire Chonicles) è un film del 1994 diretto da Neil Jordan e tratto dall’omonimo romanzo di Anne Rice. La pellicola vede tra i suoi protagonisti Brad Pitt, Tom Cruise e Kirsten Dunst, tutti e tre nel ruolo di vampiri alle prese con la sfida di vivere in eterno.
Nel film, dalle atmosfere gotiche e cupe, spicca il ruolo interpretato da Kirsten Dunst, Claudia, una bambina dai boccoli d’oro trasformata in vampiro e costretta a vivere per l’eternità in un corpo che ben presto non rispecchierà più la sua età, laddove sarà soltanto la sua mente a crescere negli anni, restando però intrappolata nel corpo di una dolce ed innocente undicenne, nonostante lei sia ormai diventata una donna.
Kirsten Dunst, che all’epoca aveva soltanto undici anni, riuscì straordinariamente nell’ardua impresa di dar vita ad un personaggio così complesso, dimostrando non solo un talento fuori dall’ordinario ma anche un’incredibile maturità. Nonostante il film abbia ricevuto recensioni contrastanti e non sempre positive, la critica è stata unanime nell’acclamare la meravigliosa performance di Kirsten Dunst.
In particolare, il noto critico cinematografico Roger Ebert ha voluto sottolineare quanto il ritratto di Claudia fosse l’aspetto più inquietante dell’intero film, in quanto Kirsten Dunst era riuscita a rendere perfettamente il fatto di essere un’adulta incastrata nel corpo di una bambina.
Nel film, inoltre, la piccola Dunst dà il suo primo bacio sul grande schermo a Brad Pitt, più grande di lei di ben dieci anni. L’attrice, riguardo al bacio, affermò:
“L’ho odiato. È stato disgustoso. È stato come baciare tuo fratello. Le sue labbra erano così asciutte”.
Proprio per questo motivo il film si aggiudicò un premio ai Razzie Award per la peggiore coppia. Intervista col vampiro ricevette due candidature agli Oscar per la sceneggiatura e la colonna sonora, senza però vincere nessun riconoscimento in particolare. Spiccò però l’interpretazione di Kirsten Dunst che infatti le valse la vittoria agli MTV Movie Award e ai Saturn Award, oltre a ricevere una candidatura ai Golden Globe, diventando l’attrice più giovane mai nominata nella sua categoria fino ad allora.
Kirsten Dunst, nonostante gli ammirevoli traguardi raggiunti, non stava attraversando un periodo molto sereno, considerando il forte stress legato alla fama ottenuta ad una così tenera età. Soprattutto durante gli anni dell’adolescenza, infatti, l’attrice trovò particolarmente difficile conciliare la sua ascendente carriera con la sua vita privata e per anni provò una profonda avversione nei confronti della madre che l’aveva spinta a recitare fin da bambina, anche se naturalmente la donna lo fece con le migliori intenzioni.
“Beh, non è un modo naturale di crescere, ma è il modo in cui sono cresciuta e non lo cambierei. Ho le mie cose su cui lavorare […] Non penso che qualcuno possa dire “La mia vita è peggio della tua”. Tutti hanno i loro problemi”.
Nel 1994 Kirsten Dunst prese parte al cast di Piccole Donne (Little Women), film diretto da Gillian Armstrong con protagonista Winona Ryder. L’anno successivo, nel 1995, fu poi la volta di Jumanji, vero e proprio cult diretto da Joe Johnston con protagonista Robin Williams, adattato dall’omonimo albo illustrato per bambini di Chris Van Allsburg.
Jumanji si rivelò un successo straordinario di pubblico e critica, complici la storia affascinante e misteriosa legata all’inquietante gioco da tavola, il cast eccezionale con un Robin Williams brillante e una colonna sonora che ben riuscì a rendere le atmosfere del lungometraggio. Nello stesso anno, Kirsten Dunst venne inserita nella lista delle cinquanta persone più belle nella rivista People, classifica in cui venne nominata anche nel 2002.
Tra il 1996 e il 1997 l’attrice interpreta la parte di una prostituta bambina nella terza stagione della serie televisiva E.R. – Medici in prima linea. Nel 1997 Dunst si approccia anche al doppiaggio, prestando la voce alla piccola Anastasia nell’omonimo film d’animazione. Nello stesso anno compare nella commedia Sesso & Potere (Wag the Dog), diretta da Barry Levinson, con Dustin Hoffman e Robert De Niro. L’anno successivo torna poi a doppiare un altro personaggio d’animazione, questa volta Kiki nel film dello Studio Ghibli Kiki – Consegne a domicilio. Tornò poi a recitare come protagonista in College femminile (All I Wanna Do), film di Sarah Kernochan del 1998, dove ancora una volta la sua performance venne accolta in modo ampiamente positivo.
Nel 1999 Kirsten Dunst venne scelta per interpretare la sensuale Angela di American Beauty. Fu però la stessa attrice a rifiutare quel ruolo, lasciando il posto all’iconica Mena Suvari. Diverse sono state le ragioni per le quali Dunst non accettò quella parte, tutte legate alla natura del personaggio e all’eccessivo divario d’età tra lei e Kevin Spacey. Soprattutto dopo l’esperienza in Intervista col vampiro, il pensiero di dover baciare e sedurre Spacey la faceva rabbrividire, era troppo per lei:
“Avevo quindici anni e non penso che fossi abbastanza matura per capire la sceneggiatura”.
Nello stesso anno invece recitò nella commedia nera Bella da morire (Drop Dead Gorgeous, diretto da Michael Patrick Jann) e ne Le ragazze della Casa Bianca (Dick, di Andrew Fleming), con Michelle Williams e Will Ferrell, dimostrando una grande versatilità e capacità di interpretare anche ruoli comici.
Il giardino delle vergini suicide, l’inizio del sodalizio con Sofia Coppola
Fu però con Sofia Coppola che Kirsten Dunst torna in un ruolo più impegnato, uno di quelli che l’attrice dichiarò di sentire più vicini a sé. Il film in questione è Il giardino delle vergini suicide (The Virgin Suicides), eclatante debutto alla regia di Sofia Coppola che segue la storia di un gruppo di sorelle segregate in casa dai loro genitori dopo il suicidio di una di loro. Il film fu presentato al Festival di Cannes del 1999 ed è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Jeffrey Eugenides.
Accolto con critiche positive, è stata in particolar modo apprezzata la performance di Kirsten Dunst, descritta da Peter Stack come un perfetto bilanciamento tra innocenza e sregolatezza. La stessa attrice ha dichiarato di aver messo molto di sé in quel personaggio e che l’esperienza lavorativa con Sofia Coppola si era rivelata estremamente piacevole, in quanto la regista aveva colto in lei alcuni aspetti e sfumature che nessun altro prima di allora era riuscito a rivelare:
“Molte persone con cui ho lavorato prima d’ora mi vedevano come una ragazza molto carina, frizzante e dolce, e Sofia ha davvero visto in me sia l’oscurità che la luce. Ha visto che ero triste e spaventata, e ha visto che ero una donna. Sofia mi ha soltanto lasciato essere la me più vera, cosa che nessun regista mi ha mai permesso di fare fino ad ora”.
Nel 2000 l’attrice è poi protagonista di Ragazze nel pallone (Bring It On), commedia diretta da Peyton Reed in cui ancora una volta Kirsten Dunst viene ampiamente apprezzata per la sua comicità, definita dai critici come:
“Un’attrice comica terrificante, soprattutto per la sua grande capacità espressiva, e la scioltezza con cui riesce a passare dall’ansia all’aggressione al dolore genuino”.
A. O. Scott
Nel 2001 fu poi la volta di Get Over It, commedia musicale di Tommy O’Haver che l’attrice scelse strategicamente per mettere in mostra le proprie doti canore. Tra i film di quel periodo ricordiamo inoltre Crazy/Beautiful (2001, di John Stockwell) e Hollywood Confidential (The Cat’s Meow, 2001, di Peter Bogdanovich).
Spider-Man, Kirsten Dunst è Mary Jane nel grande franchise di successo
Nel 2002 Kirsten Dunst viene scelta per il ruolo dell’iconica Mary Jane Watson nel primo film di Spider-Man, con Tobey Maguire, diretto da Sam Raimi. La pellicola si rivelò un grande successo di pubblico e critica, sbancando al box office e battendo numerosi record, tra cui quello di uno dei film più visti in assoluto al cinema in quell’anno e diventando il cinecomic più remunerativo mai uscito fino ad allora. Lo Spider-Man di Raimi è diventato un vero e proprio cult del genere, complici le emozionanti interpretazioni dei suoi protagonisti, la regia e gli effetti speciali.
Kirsten Dunst, tuttavia, non era la prima scelta per il suo ruolo e varie sono state le attrici prese in considerazione, tra cui Alicia Witt, Kate Hudson, Tara Reid, Elizabeth Banks, Mena Suvari, Eliza Dushku e Elisha Cuthbert. Dunst decise di partecipare al film solo dopo aver saputo dell’assunzione di Maguire, affermando che l’attore avrebbe fatto apparire il film come una produzione più indipendente. Anche in una recente intervista, l’attrice ha dichiarato:
“Sam Raimi era un regista di culto, quindi sembrava che stessimo facendo un film indipendente travestito da film di supereroi”.
Per il ruolo le fu chiesto di allinearsi i denti, ma Kirsten si rifiutò categoricamente di “rifarsi il viso”:
“Gli dissi di no e che mi piacevano i miei denti. Solo dopo ho realizzato quante decisioni di questo tipo abbia preso. Di non rifarmi i denti. Di non gonfiarmi le labbra. Di dire no alle richieste di cambiare aspetto fisico. Ancora oggi so di non avere alcuna intenzione di rifarmi il viso e sembrare una pazza. Capite cosa intendo? Preferisco invecchiare e ottenere ottime parti […] Probabilmente volevano che assomigliassi a una giovane donna sexy che piacesse a una fascia di pubblico più ampia di quella che trova posti in teatro”.
L’attrice entrò ufficialmente a far parte del cast un mese prima dell’inizio delle riprese e inizialmente era convinta di dover interpretare Gwen Stacy, altro interesse amoroso del noto supereroe, data la maggior somiglianza col personaggio. Sam Raimi però sosteneva che il rapporto con Mary Jane aveva una maggior profondità, motivo per cui il regista scelse di portare sul grande schermo l’arco narrativo che vede protagonista anche il rapporto padre-figlio tra gli Osbourn, interpretati da Willem Dafoe e James Franco.
Ad oggi, nonostante l’immensa espansione dell’MCU, il primo film di Spider-Man conserva un fascino tutto suo, grazie anche all’iconico bacio tra i due protagonisti che resterà impresso nella storia del cinema. Kirsten Dunst ha dichiarato che la realizzazione di quella scena meravigliosa non è stata però così semplice, anzi:
“Pioveva a dirotto, faceva freddo, Tobey non riusciva a respirare quindi era quasi come se lo stessi rianimando. L’acqua gli saliva dal naso a causa della pioggia, e poi non riusciva a respirare nel costume di Spider-Man… e sembrava che fosse notte fonda”.
Grazie al grande successo del film fu possibile realizzarne ben due sequel, dando vita ad un vero e proprio franchise che terminò col terzo capitolo, nel 2007. Quest’ultimo però ricevette un’accoglienza più fredda rispetto ai precedenti: nonostante si trattasse dell’ennesimo successo al botteghino, la critica fu molto più aspra, commentando negativamente il fatto che la pellicola si fosse distaccata dal fumetto originale, comportando un appiattimento di alcuni personaggi che invece avrebbero dovuto avere dei ruoli di maggior rilievo.
Nonostante ci fossero molti rumours rispetto alla realizzazione di un quarto capitolo, che avrebbe visto Peter Parker alle prese con l’Avvoltoio, il film in questione non vide mai la luce a causa delle divergenze creative tra Raimi e Sony, nonché proprio a causa del precedente flop, spingendo la casa di produzione ad affidare il nuovo progetto di The Amazing Spider-Man ad un altro regista, Marc Webb. Negli ultimi tempi, soprattutto dopo la partecipazione di Maguire nell’ultimo Spider-Man: No Way Home, si sono riaccese le speranze dei fan rispetto alla realizzazione di un sequel con l’attore protagonista ed il ritorno di Raimi alla regia. Il regista ha tuttavia negato le voci:
“Ho letto i rumor, ma in realtà non ci sto ancora lavorando. Voglio dire, la Marvel e la Columbia hanno avuto così tanto successo con gli attuali film di Spider-Man, e non so se torneranno da me per dirmi: ‘Beh, gente, possiamo raccontare anche questa storia!’”
Kirsten Dunst, dal canto suo, si è detta più che disponibile a tornare nei panni di Mary Jane, nonostante abbia confessato di non aver più visto nessun cinecomic al cinema dopo l’ultimo Spider-Man di Raimi, semplicemente perché non è un genere che apprezza. Tuttavia non le dispiacerebbe, tutt’oggi, riprendere il proprio ruolo nella saga cinematografica ed avrebbe certamente accettato se l’avessero contattata per Spider-Man: No Way Home:
“Sarebbe divertente, potrei essere una MJ più grande, con dei piccoli Spidey annessi. Non mi è stato detto nulla, però, questo multiverso prosegue la sua storia, perciò, chissà…”
Negli stessi anni Kirsten Dunst ha preso parte anche a Levity (2003, di Ed Solomon) e Mona Lisa Smile (2003, Mike Newell). Quest’ultimo titolo, con protagonista Julia Roberts, non ebbe grande successo, anzi, fu colpito da critiche abbastanza negative. Nonostante ciò, per l’attrice si rivelò un film inaspettatamente importante perché fu proprio sul set in questione che conobbe Maggie Gyllenhaal, sorella del noto attore Jake Gyllenhaal.
Fu lei infatti a far conoscere Dunst a suo fratello e tra i due nacque una relazione sentimentale durata dal 2002 al 2004. La coppia era molto amata dai tabloid e numerose furono le testate giornalistiche che fecero diverse pressioni agli attori, soprattutto riguardo ad un loro ipotetico matrimonio. La loro storia però ha avuto vita breve ed i due si sono lasciati in buoni rapporti a causa dei loro diversi stili di vita.
Nel 2004 Kirsten Dunst interpreta un ruolo secondario in Se mi lasci ti cancello (Eternal Sunshine of the Spotless Mind), acclamato film di Michel Gondry con Kate Winslet e Jim Carrey. Nello stesso anno prese inoltre parte al cast di Wimbledon di Richard Loncraine.
L’anno successivo, nel 2005, fu poi la volta di Elizabethtown, film che vede Kirsten Dunst al fianco di Orlando Bloom. Il film si rivelò un flop al botteghino e non ricevette critiche particolarmente positive. Inoltre, così come accadde anche quando l’attrice recitò con Maguire in Spider-Man, anche in questo caso la relazione dei due protagonisti sullo schermo fu oggetto di diversi gossip, portando in molti a pensare che tra gli attori ci fosse realmente qualcosa. Naturalmente si trattava soltanto di voci, prontamente smentite da entrambi.
Nel 2006 Kirsten Dunst torna a lavorare per Sofia Coppola in Marie Antoinette, rivisitazione in chiave pop della vita di corte della moglie di Luigi XVI, re di Francia. Presentato a Cannes, la pellicola fu colpita da alcune critiche negative, eppure riscosse un grande successo al box office e riuscì ad aggiudicarsi la statuetta d’oro agli Oscar per i migliori costumi.
Durante il 2007, nello stesso periodo in cui stava lavorando al terzo capitolo di Spider-Man, l’attrice ha avuto alcune brevi relazioni: prima con Fabrizio Moretti, batterista dei The Strokes, con il quale Kirsten Dunst è stata sorpresa in diverse occasioni in pubblico ma con cui le cose non funzionarono; poi con Johnny Borrell, frontman dei Razorlight, con cui ebbe una relazione durata circa sette mesi e con il quale partecipò anche al Met Gala di quell’anno. Quest’ultima relazione però si rivelò particolarmente fallimentare e i due ruppero quasi subito dopo l’inizio della loro convivenza a causa dello stile di vita disordinato e distruttivo del cantante.
Nello stesso anno, Kirsten Dunst esordisce come regista e sceneggiatrice cimentandosi nella realizzazione del suo primo cortometraggio, Welcome, con protagonista Winona Ryder. Nel 2008 Kirsten torna a recitare in Star System – Se non ci sei non esisti (How to Lose a Friend & Alienate People, Robert B. Weide), che però si rivelò essere l’ennesimo flop a cui aveva preso parte l’attrice.
Proprio per questo motivo negli anni successivi Kirsten Dunst decise di partecipare a diverse produzioni indipendenti, da sempre preferite dall’attrice in quanto le davano modo di interpretare personaggi di maggior spessore. Dopo essere stata ricoverata per depressione nel 2008, allontanandosi per un po’ dai riflettori ed alimentando voci riguardo al fatto che facesse uso di sostanze stupefacenti, nel 2010 l’attrice torna ad impegnarsi nuovamente nella realizzazione di un altro cortometraggio, Bastard, presentato al Festival di Cannes di quell’anno. Sempre nel 2010, inoltre, l’attrice recitò in Love & Secrets (All Good Things, di Andrew Jarecki) con Ryan Gosling, titolo che però non ebbe un buon successo commerciale.
Nel 2011 Kirsten Dunst interpreta la protagonista di Melancholia, film di Lars von Trier presentato in concorso alla sessantaquattresima edizione del Festival di Cannes. Il lungometraggio affronta temi quali la fine del mondo e la depressione in un modo del tutto originale, raccogliendo critiche positive soprattutto per la straordinaria interpretazione della sua protagonista.
Inizialmente il regista aveva pensato di offrire la parte a Penélope Cruz che tuttavia dovette rifiutare a causa di altri impegni lavorativi. Fu così che, su proposta del collega Paul Thomas Anderson, von Trier si rivolse a Kirsten Dunst, che in questa pellicola ci ha donato forse una delle sue migliori performance. Il critico cinematografico Steven Loeb ha affermato:
“Questo film ha tirato fuori il meglio di von Trier e della sua star. Dunst è così brava in questo film, interpretando un personaggio diverso da tutti quelli che abbia mai interpretato. Anche se il film in sé non è tutto questo capolavoro, la sola performance di Dunst sarebbe un incentivo sufficiente per consigliarlo”.
Grazie a Melancholia Kirsten Dunst è riuscita ad aggiudicarsi il premio per la miglior interpretazione femminile a Cannes, oltre che il premio come miglior attrice conferitole dalla National Society of Film Critics.
Nel 2012 l’attrice recitò in Upside Down, film sci-fi di Juan Diego Solanas con Jim Stugerss e Timothy Spall, che però non fu molto fortunato al botteghino né ricevette critiche favorevoli. Nello stesso anno Kirsten Dunst partecipò inoltre a The Wedding Party (Bachelorette, di Leslye Headland) e On the Road (di Walter Salles). Durante lo stesso periodo l’attrice ha avuto una relazione con Garret Hedlund, attore conosciuto proprio sul set di quest’ultimo film. I due sono stati insieme fino al 2016, nonostante girassero voci sulla loro rottura fin dal 2013 in quanto, secondo alcune indiscrezioni, lei desiderava metter su famiglia mentre il compagno ancora non si sentiva pronto per compiere questo passo.
Nel 2014 Kirsten recitò ne I due volti di gennaio (The Two Faces of January, di Hossein Amini). L’anno successivo, nel 2015, prese parte al cast della seconda stagione di Fargo. Fu proprio sul set di quest’ultima produzione che l’attrice fece la conoscenza dell’uomo che tutt’ora è al suo fianco e con il quale ha costruito una splendida famiglia: Jesse Plemons, anche lui attore. I due hanno ufficializzato il loro fidanzamento nel 2017, per poi sposarsi nel luglio del 2022 dopo aver avuto due figli, nel 2018 e nel 2021.
Tra i titoli del 2016 in cui partecipò Kirsten Dunst ricordiamo poi Midnight Special – Fuga nella notte, di Jeff Nichols; Il diritto di contare (Hidden Figures, di Theodore Melfi). Lo stesso anno l’attrice fa parte della giuria del Festival di Cannes.
Durante quel periodo Dunst aveva annunciato di essere al lavoro su un nuovo progetto che la vedeva dietro la macchina da presa: l’adattamento cinematografico del romanzo La campana di vetro (The Bell Jar) scritto da Sylvia Plath. Il film avrebbe dovuto avere come sua protagonista Dakota Fanning ma il progetto venne cancellato prima che avesse inizio la produzione, soprattutto a causa dei diritti sul libro che Dunst, di fatto, non possedeva. Quando poi nacque il suo primo figlio, Kirsten Dunst dovette accantonare definitivamente i suoi piani da regista:
“Girare un film e avere un bambino… Sono due anni della tua vita trascorsi a girare, editare, promuovere e così via. Forse quando sarò più vecchia vorrò farlo di nuovo. Per ora non ho alcun interesse nell’impegnarmi in ciò”.
Nel 2017 Kirsten Dunst torna a collaborare per la terza volta con Sofia Coppola ne L’Inganno (The Beguiled), recitando accanto a Nicole Kidman, Elle Fanning e Colin Farrell. La pellicola è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1966, scritto da Thomas P. Cullinan ed era già stato portato sul grande schermo da Don Siegel nel 1971 col film La notte brava del soldato Jonathan. L’Inganno è stato presentato a Cannes, facendo aggiudicare a Sofia Coppola il premio per la miglior regia ed ottenendo critiche prettamente positive.
Nello stesso anno Dunst è inoltre protagonista di Woodshock, thriller psicologico diretto dalle sorelle Kate e Laura Mulleavey, entrambe amiche dell’attrice fin da quando avevano vent’anni. È proprio per il loro rapporto d’amicizia che Kirsten ha deciso di prendere parte al film, scritto dalle sorelle Mulleavey pensando proprio a Kirsten Dunst come protagonista e cucendole il ruolo su misura. L’attrice ha descritto il set del film come un nido sicuro, grazie all’ambiente amichevole che si era creato. Kirsten ha trascorso un anno a prepararsi per questo ruolo, sottoponendosi ad alcuni esperimenti coi sogni, al fine di raggiungere lo stesso stato mentale della protagonista. Tuttavia, il film non riscosse grande successo.
Nel 2019 Kirsten Dunst torna a recitare per il piccolo schermo in On Becoming a God in Central Florida, serie che riscosse un certo successo al momento della sua uscita e per la quale Dunst è stata candidata ai Golden Globe e ai Critics Choice Award. La serie era stata inizialmente rinnovata per una seconda stagione che però fu successivamente cancellata a causa della pandemia da COVID-19.
Nel 2021 l’attrice ha recitato nell’acclamato Il potere del cane (The Power of the Dog), film diretto da Jane Campion e tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Savage del 1967. Con un cast eccezionale capitanato da Benedict Cumberbatch, Jesse Plemons e Kirsten Dunst, il film ha riscosso un notevole successo facendo incetta di candidature agli Oscar: nominato in ben dodici categorie, Il potere del cane è riuscito ad aggiudicarsi il premio per la miglior regia. Tra le varie nomination spicca quella di Kirsten Dunst che finalmente riceve la sua prima candidatura agli Oscar come miglior attrice non protagonista.
Dopo il successo ottenuto con Il potere del cane, l’attrice ha dichiarato di aver avuto alcune difficoltà nell’essere assunta in altre produzioni in quanto, come lei stessa ha dichiarato, le venivano proposti soltanto ruoli da “mamma triste”. Proprio per questo motivo Dunst si è ritirata dalle scene, senza recitare per i successivi due anni, in attesa del ruolo giusto:
“Ad essere sincera, è stata dura per me, perché ho bisogno di mangiare. La cosa più difficile è essere una mamma e sentirmi come se non avessi nulla per me stessa. Questo vale per ogni madre, non solo per me. Ci sono sicuramente meno ruoli validi per le donne della mia età”.
Fortunatamente, alla fine è arrivata l’occasione che l’attrice stava attendendo: Kirsten Dunst è tornata sul grande schermo in Civil War di Alex Garland, ancora una volta accanto a suo marito.
“[…] Dovreste vedere questo film. Non è quello che pensate che sia, è sull’importanza del giornalismo. Io penso che, una volta che il film uscirà, la gente capirà che non prende una posizione politica. […] Ho letto il copione, ero coinvolta, sapevo anche che l’avrebbe diretto Alex Garland ed ero una sua fan da Ex Machina. Fa le cose a modo suo, una cosa che mi attrae sempre nelle persone con cui lavoro. Volevo sul serio essere in questo film, non avevo mai letto prima nulla del genere. […] È un grosso blockbuster, ma è anche pieno di umanità e si concentra sui giornalisti. Non è soltanto un film d’azione. Stai col fiato sospeso, ma ha un significato, ha uno scopo”.