Alcuni film, sono talmente radicati nella nostra mente, da essere riconoscibili da una sola frase o parola; hanno lasciato un segno così indelebile nella nostra mente, da essere unici.
Se dicessi “Spumeggiante”, riesci a capire di quale film stiamo per parlare?
Certo che si, ma quello che forse non sai è che in realtà questa parola nasce da un errore di traduzione.
The Mask è un film di cui non ci si stanca mai e infatti, non a caso, Netflix – la celebre piattaforma streaming – ha deciso a luglio di questo diabolico 2020, di renderlo disponibile, anche se dalla sua uscita sono ormai trascorsi più di 25 anni.
Nel lanciare la news sui propri social, Netflix (sempre originale nelle sue strategie di marketing digitale) ha però fatto una rivelazione che ha sconvolto i fan.
“Sappiamo che non è facile realizzare solo ora che in realtà si dice ‘Sfumeggiante’ e non ‘Spumeggiante”
– si legge sui social –
“Però l’importante è che The Mask è ora disponibile”.
Il riferimento è ovviamente alla famosa scena del film, spesso citata e diventata ormai intramontabile, anche con il passare degli anni.
Il doppiaggio italiano è stato però frainteso dagli spettatori, anche perché nella versione originale Jim Carrey (che interpreta il bancario Stanley Ipkiss, capace di trasformarsi grazie a una maschera) dice proprio “Smokin’”, in un chiaro riferimento al fumo.
A rivelare questo errore e a far crollare le certezze del pubblico ci ha pensato, in realtà, il doppiatore italiano di Jim Carrey, Pino Quartullo.
The Mask è uscito nelle sale statunitensi il 29 luglio 1994 e consacrò Jim Carrey come uno dei migliori e più versatili attori della sua generazione.
La pellicola diretta da Chuck Russell (Eraser, Il re scorpione) è liberamente tratta dai fumetti Dark Comics che vedono un triste e bistrattato impiegato di banca, Stanley Ipkiss, trasformarsi in un uragano combinaguai grazie a un’antica maschera che gli dona un irriconoscibile volto verde e una personalità… spumeggiante.
Essendo basato appunto su un fumetto della Dark Horse, spesso caratterizzato da storie horror piuttosto crude, anche il film in realtà doveva avere un tono più raccapricciante.
Il fatto di aver ingaggiato un attore brillante e istrionico come Carrey però, convinse Chuck Russell a stravolgere la sceneggiatura, virandola sul grottesco e l’assurdo.
Lo stesso regista ammise che la produzione risparmiò parecchio in effetti speciali in quanto le movenze plastiche dell’attore protagonista erano gi di per sé abbastanza cartoonesche e quindi richiesero minor intervento in animazione digitale.
The Mask, la trama
Stanley Ipkiss (Jim Carrey), un timido bancario vessato dall’arcigna padrona di casa e dal capoufficio, trova incredibile che una seducente bionda, Tina Carlyle (Cameron Diaz), voglia parlare con lui anziché col collega Charlie Schumaker per aprire un conto in banca.
In realtà la donna sta filmando l’interno della banca per favorire la rapina di Dorian, il fidanzato gangster che necessita di fondi per conquistare il trono del suo boss, Nico.
Allontanato per un malinteso dal Coco Bongo Club, dove Charlie lo ha invitato la sera con due giovani, Ipkiss, bloccato su un ponte per la rottura della sua automobile, trova nel fiume una maschera antica che, una volta indossata, gli conferisce un super potere: è l’inizio di qualcosa che travolgerà completamente la sua vita.
Se indossata di notte infatti, gli può dare poteri straordinari, trasformandolo in uno stravagante personaggio dei cartoni dal corpo deformabile di gomma e dalla grande ironia.
Stanley ne approfitta così per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, per conquistare Tina e per mettere i bastoni tra le ruote ad un gruppo di criminali, nonostante i numerosi atti di vandalismo e gli inevitabili equivoci con la polizia.
Il metamorfico Jim Carrey
The Mask ha sicuramente il grande merito di aver trasformato definitivamente Jim Carrey in una star di Hollywood anche se, a detta dello stesso regista Chuck Russell, la scelta di Jim Carrey come protagonista ha permesso alla produzione di risparmiare gran parte del budget programmato per gli effetti speciali.
Si perchè movimenti del corpo di Carrey, erano così flessibili e da cartone animato che non c’era bisogno di migliorarli digitalmente.
L’incredibile mimica espressiva di Carrey è esemplificata da un aneddoto: la maschera indossata dal protagonista aveva infatti una dentatura gigante che era stata pensata per le scene prive di dialogo, dato che non era certamente una cosa semplice poter parlare indossandola.
Jim Carrey però imparò presto a parlare nonostante i dentoni, sorprendendo la troupe rendendo la sua performance ancor più divertente e il suo personaggio ancora più stravagante e le sue sparate ironiche al vetriolo furono inserite lungo tutta la durata del film.
Per applicare la maschera e il make up sul viso di Jim Carrey i truccatori impiegavano fino a 4 ore.
L’attore improvvisò inoltre molte gag e battute, tra cui il momento in cui tira fuori da una tasca un preservativo usato ed esclama
“Ops, ho sbagliato tasca!”
e anche in molte interazioni col cane Milo, che vennero tutte improvvisate tanto era addestrato l’animale e tale era la sintonia col protagonista.
https://www.youtube.com/watch?v=5mfKzxwlesQ
Il 1994 fu il vero anno di svolta e di grazia per Jim Carrey. Risalgono a quell’anno infatti, oltre a The Mask – Da zero a mito, Ace Ventura – L’acchiappanimali di Tom Shadyac e Scemo & più scemo dei fratelli Farrelly, ancora oggi tra i tre film comici più conosciuti interpretati dal nostro.
È anche un film esempio del personaggio che potremmo definire tipico della comicità di Carrey; un personaggio in qualche modo schizofrenico e in cui in qualche modo lottano personalità opposte (altri esempi sono Bugiardo-Bugiardo e Io, me e Irene, ma più sottilmente lo stesso dualismo torna anche in film “drammatici” come The Truman Show e Se mi lasci ti cancello).
Grazie a The Mask, poi, l’attore entrò nell’empireo degli attori comici, passando dai 450mila dollari del suo contratto per The Mask ai 7 milioni del successivo Scemo e più scemo.
Se The Mask si è impresso così meravigliosamente nella mente di una gran parte del pubblico degli anni Novanta è anche per via degli outfit così bizzarri. di Carrey.
Il vestito giallo canarino del protagonista fu una scelta geniale della madre di Carrey stesso, che lo aveva concepito sin dai tempi dei suoi primi stand up comedy, per colpire l’attenzione del pubblico.
Alcune scene del film sono a dir poco indimenticabili, condite sapientemente dall’umorismo di Carrey che con le sue battute, mai volgari ci vizia, in un crescendo di risate.
La scena nel parco, o quella nella discoteca quando ascolta Tina mentre canta, sono a dir poco geniali: colorate, allegre, spumeggianti… o sfumeggianti!?
Cameron Diaz e qualche curiosità su The mask
La biondina che fa girare la testa al tonto Stanley, è una giovanissima e slavata Cameron Diaz, affascinante e bellissima come sempre.
I produttori del film, a dire il vero, per interpretare il ruolo della cantante Tina che lavora nel club e su cui si concentra la vicenda, avevano pensato all’esuberante Anna Nicole Smith, la starlette di Playboy divenuta star di Mtv e sempre al centro dei tabloid fino alla sua tragica morte nel 2007.
Anche se dare la parte a Smith avrebbe garantito grande pubblicità al film, si optò per la protagonista di Tutti pazzi per Mary che i produttori incontrarono per caso fuori da un’agenzia di modelle.
Narra la leggenda che per ottenere la parte l’attrice dovette sottoporsi a ben 12 provini e ottenne la parte solo 7 giorni prima della partenza delle riprese.
E vi ricordate il locale dove l’avvenente Tina si esibisce con le sue intriganti movenze?
È la discoteca Coco Bongo, ed ha lo stesso nome di una famosa discoteca a Cancun, in Messico, di proprietà di Jim Carrey.
C’è un’altra location del film che non può passare inosservata, ed è il garage in cui il protagonista è «derubato» dai meccanici; l’hai riconosciuta?
È una caserma dei pompieri inutilizzata a Los Angeles ed è lo stesso set dei primi due film dei Ghostbusters dove gli acchiappafantasmi hanno il loro quartier generale.
Gli effetti speciali e il sequel di The mask
Tre studi di animazione e di grafica furono impiegati per realizzare tutti gli effetti speciali del film, molti dei quali dovevano mostrare un aspetto molto plastico e realistico (un solo studio invece fu utilizzato per la sequenza animata iniziale). E rispetto ai piani iniziali alcune scene furono tagliate per ragioni di budget.
La possibilità di trasformare il personaggio protagonista in modo continuo, mediante gli effetti animati, fu un’altra delle ragioni per cui Carrey accettò di interpretare il film.
Nel corso delle riprese, infatti, si divertì a imitare Taz – il diavolo della Tasmania o la puzzola Pepé Le Pew, , imitandone le voci e lasciando agli effetti speciali la trasformazione del volto.
The Mask fu per questo nominato agli Oscar per i migliori effetti speciali, anche se quell’anno fu battuto da un altro temibile rivale, ovvero Forrest Gump.
Nonostante il successo clamoroso del primo film e l’offerta pari a 10 milioni di dollari, Jim Carrey rifiutò di partecipare al sequel di The Mask da titolo Son of the Mask (conosciuto in Italia col fuorviante titolo di The Mask 2) in cui il protagonista è un bambino piccolo dove pertanto non c’è traccia di Carrey.
Nonostante l’introduzione di personaggi come il dio Loki, interpretato da Alan Cumming, il film fu un mezzo disastro e fu nominato a ben 8 Rasperry Award, i premi per i peggiori film di Hollywood.
I fan dell’attore hanno più volte invitato Jim a ritornare sul set; recentemente sembrerebbe proprio che Carrey sia intenzionato a farlo, in base a delle dichiarazioni:
“…penso che potrei fare parte dei miei sequel. Sono nel mood di rivisitare certe cose che ho fatto, i ragazzi vengono sempre da me a chiedendomi di The Mask o Ace ventura. È una nuova generazione di fan”
Con oltre 350 milioni di dollari d’incasso, fu uno dei film più di successo di quegli anni e anche oggi, 25 anni dopo, è un titolo ancora ben saldo nell’immaginario di tutti.