E’ un mondo in miniatura, quello che Robert Zemeckis ci porta ad esplorare, in una delle sue ultime fatiche, Benvenuti a Marwen. Il film, in cui Steve Carell recita, da protagonista, in uno dei suoi pochissimi ruoli drammatici, racconta la toccante storia vera del fotografo Mark Hogancamp e del villaggio belga degli anni ’40 costruito nel suo giardino, dove, per tentare di uscire da un trauma dava vita a emozionanti storie di guerra, in parte basate sulle sue esperienze personali. Le sue foto sono diventate il soggetto di svariate esposizioni in giro per il mondo, ognuna delle quali ha ottenuto uno strepitoso successo. Il regista di Ritorno al Futuro e Forrest Gump ha voluto raccontarci a suo modo questa intensa storia drammatica.
Mark Hogancamp, ex marine, è in preda ai fumi dell’alcool, quando una sera, in un bar, dopo essere stato provocato da cinque estranei, confessa loro di trovare divertente, di tanto in tanto, indossare scarpe da donna, specialmente se con il tacco. E’ l’inizio di un incubo per l’uomo che, preso totalmente alla sprovvista, viene aggredito e picchiato selvaggiamente al punto da finire in coma per nove giorni. Al suo risveglio, Mark non riesce a parlare, né a camminare e la sua carriera da designer può dirsi finita, dato che a malapena riesce a scrivere il suo nome. Quel che è peggio, però, è che l’uomo non ricorda quasi nulla di quanto avvenuto nella sua vita prima del drammatico pestaggio.
Dopo un duro periodo di riabilitazione fisica e mentale, Mark torna a casa e trova il modo di alleviare il dolore legato al suo trauma, costruendo un villaggio in miniatura, ambientato in Belgio nel tempo della seconda guerra mondiale. Gli abitanti sono tutte donne, le ragazze che lo hanno aiutato e supportato nei suoi momenti difficili. Ci sono Roberta e Julie, rispettivamente la proprietaria del negozio di modellismo in cui Mark si rifornisce per costruire il suo villaggio e l’operatrice senza una gamba che gli ha insegnato a camminare di nuovo e ad affrontare il dolore; Carlala e Anna, una collega del bar in cui lavora e la sua infermiera a domicilio e infine Suzette e Nicol, rispettivamente la sua attrice preferita (di film per adulti…) e la vicina appena arrivata.
E poi, naturalmente, c’è Hogie, il suo alter-ego in miniatura, costruito a sua immagine e somiglianza, ma contraddistinto da peculiarità che il vero Hogie non riesce a dimostrare di avere. Forza, fascino, spregio del pericolo e un certo senso dell’umorismo. Le donne di Marwen stravedono per lui, ma allo stesso modo, proprio per sua volontà, non si avvicinano mai troppo perché rischierebbero di essere uccise.
Hogie infatti è costantemente minacciato da una serie di soldati nazisti che, nonostante vengano sempre uccisi, non si capisce come, resuscitano sempre e tornano costantemente alla carica cercando nelle maniere più ingegnose di porre fine alla sua vita. Come se non bastasse, nel villaggio aleggia sempre l’oscura ombra di Deja Thoris, una sorta di fata turchina demoniaca, con l’accento tedesco, pronta a tutto per ottenere tutte le attenzioni da Hogie, al costo di strappare la vita delle persone a lui vicine e di spedirle, con una sorta di incantesimo, a milioni di anni nel futuro.
Mark rivive parte della sua vita nelle avventure di Hogie e delle ragazze di Marwen, ma questo non basta ad alleviare lo stress, il dolore e l’ansia che il trauma gli hanno provocato. Non sembra essere sufficiente nemmeno il fatto che le straordinarie fotografie che realizza stiano per diventare oggetto di una mostra. A rendere ancora più difficoltosa la situazione, ci si mette anche il processo, in cui lui stesso è chiamato a testimoniare, per confermare quanto riportato dal suo avvocato e per guardare in faccia i suoi aggressori dopo molto tempo.
Le paure e le ossessioni, unite ad un notevole abuso di farmaci, rendono Mark un uomo estremamente fragile che, nei momenti più duri, si ritrova in mezzo alle sue stesse fantasie, costretto a confrontarsi con il suo alter-ego di plastica o ad affrontare la strega che quasi tutte le notti lo fa svegliare di soprassalto per gli incubi provocati. Ma sarà proprio grazie alle donne di Marwen, e soprattutto alle sue controparti reali, a cui l’artista si è ispirato per le sue creazioni in miniatura, che Mark uscirà lentamente dal suo guscio, pronto ad affrontare difficoltà che al momento sembrano insormontabili, ma che presto saranno solamente un ricordo.
La capacità di Zemeckis di raccontare storie semplici in maniera straordinaria non smette mai di stupire. Nonostante la critica non abbia elogiato particolarmente il film, passato quasi in sordina anche in Italia, all’inizio del 2019, c’è da dire che lo stile del regista, riversato anche in Benvenuti a Marwen, rimane assolutamente inconfondibile.
Tornato a lavorare in live-action, dopo un periodo in cui si è dedicato e specializzato alla produzione di film in motion capture, come Polar Express con Tom Hanks, o A Christmas Carol con Jim Carrey, Zemeckis ha deciso di produrre una delle sue ultime fatiche in una sorta di “tecnica mista”. Alle scene girate in live-action, infatti, si contrappongono in continuazione le avventure di Hogie immaginate dal protagonista e ricostruite in computer grafica. Ogni bambola ha le sembianze e le movenze della propria controparte reale, oltre naturalmente alla stessa voce. In più, molti dei momenti vissuti da Mark nella vita vera, vengono riversati, in un contesto diverso, anche nella piccola cittadina di Marwen.
L’autore è in grado agilmente di passare dalle scene reali a quelle girate in CGI, praticamente senza soluzione di continuità, sfruttando una serie di ingegnosi piani sequenza che rendono il film fluido e mai noioso. Certamente il tono del film è meno leggero di altri lavori del regista e nonostante le molte scene di fantasia, racconta una storia vera e assolutamente drammatica. Non manca mai però di strizzare l’occhio ai suoi altri lavori, in particolar modo ai suoi recenti film di animazione. E’ presente, inoltre, un geniale e sempre apprezzato omaggio all’intramontabile Ritorno al Futuro.
Un bravissimo e quasi inedito Steve Carell domina la scena di Benvenuti a Marwen, in cui interpreta il protagonista, in uno dei suoi rarissimi ruoli drammatici in cui dimostra di essere un attore davvero versatile, in grado di suscitare, nello spettatore, una buona dose di commozione, che è anche uno degli ingredienti principali dei film di Robert Zemeckis.
Il cast comprende anche Leslie Mann (Bling Ring), Merritt Wever (Birdman), Janelle Monáe (Il diritto di contare), Eiza González (Alita – Angelo della battaglia), Gwendoline Christie (Star Wars – Gli Ultimi Jedi) e Neil Jackson (Animali Notturni). Compare anche, ma solo in versione digitale, nel ruolo di Deja Thoris, la bravissima Diane Kruger (Bastardi senza gloria).
Coadiuvato dalla colonna sonora di Alan Silvestri, ormai da decenni collaboratore fisso di Robert Zemeckis, il film riuscirà ad incantare tutti e a commuoversi per le vicende raccontate nelle bellissime immagini di Benvenuti a Marwen, in cui, in un modo o nell’altro, ci riconosciamo un po’ tutti.
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