Sopravviverà all’era dello streaming il buon vecchio DVD?
Vecchio si fa per dire, perché il primo DVD risale al 1995, ma 25 anni sono tanti per un prodotto digitale. Se soccomberà all’era delle piattaforme, il cinema si sarà preso la sua vendetta, visto che uno degli innumerevoli motivi della sua crisi è stata individuata anche nella vendita dei DVD. A dire il vero, anche il DVD aveva già avuto la sua crisi adolescenziale, dovuta alla pirateria informatica, ma ora sta resistendo solo grazie ai tifosi che collezionano soprattutto serie.
Il DVD potrebbe resistere anche grazie ai cinefili che sulle piattaforme non trovano traccia di Kurosawa, Godard, Dreyer, Antonioni, De Sica (quello vero), Rossellini, ma nemmeno di Fellini, quando l’affare centenario sarà finito. Peccato che anche i produttori di DVD snobbino questa fetta di mercato; ci sono sempre meno titoli disponibili e quelli che si trovano sono film sempre più commerciali. Credo che il mercato DVD regga, effettivamente, solo con le serie.
Se diamo un’occhiata alla storia del DVD vediamo che nel 2005, le vendite di DVD negli Stati Uniti, che ne sono sempre stati i maggiori consumatori, ammontavano quasi a 14.000 milioni di euro, ossia circa due sesti del mercato di video domestici. Nel 2018, le vendite rappresentarono meno del 10% del mercato: circa 1.870 milioni di euro. Lo stesso accadde al Blu-ray: nel 2013 superava abbondantemente i 2.000 milioni di euro, cinque anni dopo era già sceso a poco più di 1.500 milioni. In 13 anni la vendita di DVD è caduta dell’86%.
Le piattaforme, a loro volta, non creano un vero e proprio archivio, quando un film comincia a scendere nelle richieste semplicemente viene tolto di mezzo. Dunque la più concreta speranza di sopravvivenza del DVD sembra proprio quella del collezionismo ma, se i produttori continueranno a ridurre il numero e la qualità dei titoli, come stanno già facendo, il DVD sarà destinato a scomparire.