Laputa – Il castello nel cielo, terzo lungometraggio del grande maestro giapponese dell’animazione, Hayao Miyazaki, è il nostro secondo appuntamento per la rubrica I racconti dello Studio Ghibli.
Questa terza opera potrebbe rientrare dentro al genere d’azione/avventura ed è sicuramente tra tutti i film di Miyazaki quello che più gli si avvicina. Laputa – Il castello nel cielo è anche il lavoro meno denso di tematiche, sono presenti echi di messaggi anti-guerra e pro-ambiente, ma rimangono nel sotto-testo dell’intera trama a differenza di altre opere come La Principessa Mononoke. Come mai? Secondo quanto detto da Miyazaki le intenzioni nella realizzazione di Laputa – Il castello nel cielo era quella di creare un film che piacesse ai bambini. Possiamo dire che quest’obiettivo è stato pienamente centrato.
Laputa: qual’è la storia?
Siamo in una terra alternativa immersa nel cyberpunk, protagonista è una ragazza di nome Sheeta, rapita da un agente del governo di nome Muska, viene tenuta dentro un dirigibile quando quest’ultimo viene attaccato da un gruppo di pirati guidati dall’ irritabile Capitano Dola.
Cosa vogliono i pirati? Cosa il governo? A quanto pare il medesimo oggetto, un amuleto di cristallo che è stato tramandato nella famiglia Sheeta di generazione in generazione. Nel tentativo di sfuggire al capitano Dola e ai suoi figli, Sheeta perde l’equilibrio e cade nel vuoto. Riesce a salvarsi, quello che ha al collo non è un semplice amuleto, all’interno di esso è celato un potere misterioso che le permette di atterrare come una piuma, a terra viene salvata da un ragazzo di nome Pazu, che la porta a casa sua.
Il pericolo però è sempre più vicini ed inseguiti dai pirati e dal governo, si nascondono in una miniera abbandonata.
Lì incontrano un vecchio bizzarro che racconta storie di un’isola galleggiante chiamata Laputa e il cristallo sembra essere strettamente connesso ad esso. Usciti dalla miniera, i bambini vengono catturati da Muska.
Laputa non è più una leggenda e l’obiettivo di tutti è poterla raggiungere. Il film ha forti elementi fantasy ma funziona bene grazie al fatto che i protagonisti (Sheeta e Pazu) sono umani e riconoscibili come tali. Anche qui la protagonista, Sheeta, viene rappresentata come una ragazza straordinariamente forte e schietta una cosa non usuale nella metà degli anni ’80.
Il nemico non ha nessun lato positivo, Muska è un personaggio diabolico e cattivo, nessuna delle sue motivazioni può portarti ad empatizzare con lui. Per questo motivo ci sono i pirati che rimangono in una zona grigia, né troppo negativi né troppo positivi.
Laputa: guerra e violenza
Se Laputa è un film contro la guerra e la violenza è anche quello in cui quest’ultima è più usata: si vedono, infatti, gli eroi che usano pistole e un numero morti estremamente elevato (solo i cattivi, tranquilli).
Laputa però non è mai gratuitamente violento, ma rimane un prodotto di pura narrazione; concedendo a progetti successivi un’iniezione più vigorosa delle sue opinioni.
La ricerca di questo regno mitologico perduto da tempo non può non ricordare la saga di Indiana Jones, è come se Verne incontrasse Cobb con opera d’animazione. Riferimenti alla cultura occidentale li si possono trovare anche nei disegni del sottomarino giallo di Heinz Edelmann o nel surrealismo pittoresco di Terry Gilliam e sicuramente nell’atmosfera Dickensiana e medievale che avvolge i due ragazzi.
Laputa, come molte altre narrazioni, si divide tra bene e male: Sheeta, è una ragazza che trascorre i primi minuti del film cadendo nel cielo, viene presentato così subito al pubblico il coraggio della fanciulla e la sua capacità di fronteggiare ciò che la spaventa.
Lo spettatore fin dai primi minuti del film è subito proiettato in un mondo dove la crudeltà la si da quasi per scontata, conosciamo i protagonisti e gli altri personaggi attraverso la scena di un tentativo di rapimento ai danni di una giovane ragazza. Una tensione che si sente sulla pelle per i primi quindici minuti, e di cui non conosciamo bene le cause così come non le conosce Sheeta.
Laputa: tecnologia, natura ed ossessioni
Il castello nel cielo rappresenta l’utopia stessa di Hayao Miyazaki: Laputa è un luogo tecnologicamente avanzato, ma strettamente intrecciato con la natura. In questo film è evidente cosa il regista ami rappresentare; ovunque sfrecciano aerei in ambienti armoniosi di alberi e piante.
In Laputa – Il castello del cielo puoi anche vedere alcuni dei robot più incredibilmente belli che Miyazaki abbia mai disegnato: una serie di macchine umanoidi silenziose ed enigmatiche dal design iconico che riesce a sottolineare davvero questa idea di tecnologia che coesiste con l’ambiente in armonia.
L’isola è un luogo pieno di misteri, è un paradiso simile all’Eden ma anche una temibile arma da guerra. Laputa è una città con un potere distruttivo così alto da essere apparentemente responsabile di disastri come quelli scritti nel Vecchio Testamento biblico.
Una delle caratteristiche di Hayao Miyazaki e di tutto lo Studio Ghibli in generale è la capacità di inserire elementi magici in un mondo che sembra essere assolutamente normale.
Un esempio è la scena delle rocce parlanti all’interno della miniera, nella quale vediamo Sheeta e Pazu scoprire che all’interno non ci sono delle semplici pietre, questa cosa trasforma quello che normalmente sarebbe un ambiente standard in qualcosa di magico, fuori dall’ordinario.
Sono delle aggiunte sottili e minuziose che rendono il lavoro di Miyazaki unico nel suo genere. Ai bambini viene detto che non è necessario vivere in una favola per affrontare delle avventure fantastiche, poiché il mondo stesso in cui viviamo è ricco di meraviglie!
Laputa: attimi sospesi
Non solo azione ma anzi, molta parte della trama viene portata avanti in momenti in cui sembra non accadere proprio nulla.
Ci sono scene del film in cui vediamo Pazu e Sheeta occuparsi di faccende semplici, come cucinare o occuparsi della manutenzione delle nave, sono proprio in questi attimi che che rompono la linearità del racconto a dare maggiore significato al tutto.
Dare un significato a quello che si vede non deve arrivare necessariamente dalla progressione della trama. Chi guarda un film può estrarre i significati che esso cela anche da azioni molto banali e semplici. Nonostante questo Miyazaki mantiene comunque un buon ritmo per tutta la durata del racconto.
Laputa: fonti d’ispirazione
Laputa – Il castello nel cielo è in parte ispirato dalla visita di Miyazaki ad una città mineraria gallese durante gli scioperi del 1984. Questa visione lo portò ad esserne ossessionato, si percepivano gli effetti del declino dell’industria, e a chi gli chiedeva la motivazione lui rispondeva che “ammirava il modo in cui combattevano per salvare il loro stile di vita”, come allo stesso modo hanno fatto anche i minatori nel suo paese natio, il Giappone.
Quest’esperienza di Miyazaki in Galles si trova in quasi tutti i fotogrammi di questo film: lo vediamo nella fantastica comunità mineraria, in cui puoi vedere minuscole case a schiera ammassate ed immerse tra le imponenti montagne. Una visita in Galles non bastò di certo e Miyazaki per riflettere sulla forza dei minatori tornò nel 1986 per prepararsi al film.
Il nome e il concetto stesso della città sospesa in aria, Laputa derivano dal romanzo più famoso di Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver. Tra le influenze di Miyazaki ci sono sicuramente elementi della cultura occidentale. L’esercito sembra avere dei tratti vagamente europeo. Macchine ed abiti da guerra sembrano essere stati pescati dell’era edoardiana.
Laputa: Miyazaki e i bambini
Nonostante lo sguardo cinico e misantropo che Hayao Miyazaki riserba per il mondo degli adulti, nutre comunque un forte ottimismo nei confronti dei bambini: sono quelli che un giorno erediteranno la terra e quindi anche gli unici che la possono salvare.
I bambini protagonisti di Laputa – Il castello nel cielo, così come nelle altre sue opere, sono fortemente legati agli ideali e riescono a vincere evitando se possibile di usare mezzi violenti contro altre persone. Il gigante e attrezzatissimo aereo militare messo a confronto dell’altro piccolo aereo di Pazu serve solo per mettere in evidenza la disparità tra l’avidità che attornia gli adulti con la curiosità dei bambini.
Curiosità
Al momento della sua uscita, il film non ebbe quasi nessuna attenzione occidentale. Mentre è passato in sordina in piccoli festival cinematografici americani alla fine degli anni ’80.
La grande distribuzione è avvenuta dopo il 2003, quando la Disney ha comprato i diritti di distribuzione. Lo Studio Ghibli era nato da poco ma è strano ancora oggi pensare a come venisse considerata l’animazione giapponese dagli stranieri, sopratutto quando il film ha caratteri fortemente occidentali come Laputa.