The Hurt Locker (Id.)
Regia: Katryn Bigelow; soggetto e sceneggiatura: Mark Boal; fotografia: Barry Ackroyd; scenografia: Karl Júlíusson; costumi: George Little; colonna sonora: Marco Beltrami, Buck Sanders; effetti speciali: Richard Stutsman, Blair Foord, Ernst Gschwind; montaggio: Chris Innis e Bob Murawski; interpreti: Jeremy Renner (sergente William James), Anthony Mackie (sergente J.T. Sanborn), Brian Geraghty (specialista Owen Eldridge), Ralph Fiennes (capo squadra), Guy Pearce (sergente Matt Thompson), David Morse (colonnello Reed), Evangeline Lilly (Connie James), Christian Camargo (colonnello John Cambridge); produzione: Kathryn Bigelow, Mark Boal, Nicolas Chartier, Greg Shapiro per First Light Production, Kingsgate Films, Voltage Pictures, Grosvenor Park Media, Film Capital Europe Funds, Summit Entertainment; origine: USA – 2008; durata: 131′.
Trama
Iraq, forse ci troviamo a Baghdad. Una squadra di tre artificieri dell’esercito americano ha ricevuto una soffiata su una bomba, piazzata dai ribelli in mezzo ad una strada polverosa, circondata da palazzi. Il protocollo prevede che essi si tengano a distanza, disinnescandola grazie ad un robot. A causa di un guasto, il sergente Thompson (Pearce) decide di indossare la tuta protettiva e avvicinarsi all’ordigno, sotto lo sguardo torvo degli abitanti che scrutano la scena dalle costruzioni circostanti. Con calma, il sergente sistema il materiale per far brillare la bomba e torna indietro, quando il soldato Eldridge si accorge di un uomo con in mano un cellulare. Vistosi scoperto, l’attentatore fa esplodere la bomba: Eldridge e l’altro sergente, Sanborn, sono abbastanza lontani, ma per Thompson non c’è scampo. Tornati al campo base i due trovano ad aspettarli il sergente Will James (Renner), che sostituirà il compagno deceduto. I tre affrontano insieme numerose missioni, scontrandosi a volte a causa del comportamento spavaldo e irrazionale di James, che si getta incontro al pericolo, incurante dei rischi. Ormai mancano pochi giorni al rientro della squadra, ma Eldridge viene catturato da due guerriglieri: i due commilitoni lo salvano ma, nella sua imprudenza, James ferisce il soldato ad una gamba. La sete di adrenalina del nuovo sergente è ormai degenerata in alienazione. A due giorni dal congedo, i due membri rimasti della squadra si salvano per miracolo da un uomo che si fa esplodere davanti ai loro occhi: la circostanza ricorda loro ancora una volta come il filo che separa la vita dalla morte sia sottilissimo, come ogni missione sia un lancio di dadi, dall’esito imprevedibile. Will James torna a casa. Ha una moglie, un figlio piccolo, ma ormai si sente inadeguato alla vita civile. Il film si chiude con James che indossa la tenuta protettiva da artificiere e con aria serena si prepara a disinnescare una bomba, durante il primo giorno del suo nuovo turno in Iraq.
La donna dietro la telecamera
Katryn Bigelow non è una sprovveduta. Ha esordito alla regia negli anni ’80, scoperta da Oliver Stone, che l’ha sostenuta come produttore. Ha al suo attivo un film di culto degli anni ’90, Point Break animato dalla sfida infinita tra il capo di una banda di rapinatori/surfisti Patrick Swayze e l’agente sotto copertura Keanu Reeves e nel 1995 ha girato lo sperimentale Strange Days, scritto e prodotto dall’ex-marito, James Cameron. Dopo una lunga pausa è tornata dietro la macchina da presa per dirigere Sean Penn ed Elizabeth Hurley nel raffinato Il mistero dell’acqua (2000), seguito dal costoso film indipendente K-19, che racconta la sfortunata vicenda del sottomarino sovietico omonimo, per il quale ricopre anche il ruolo di produttrice. Dopo un periodo nella pubblicità inizia un sodalizio col giornalista Mark Boal, che scrive per lei il copione di The Hurt Locker (il titolo si riferisce a un’espressione gergale dell’esercito che alla lettera si traduce come ‘l’armadio delle ferite’) ambientato nell’Iraq invaso dagli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001. Inizialmente poco considerato e salutato da benevole alzate di spalle alla presentazione, avvenuta alla Mostra del Cinema di Venezia, dove il film è in concorso ma viene battuto da The Wrestler (la regista accusò la giuria, presieduta da Wim Wenders, che secondo lei avrebbe subito pressioni esterne per ignorare il suo film, a vantaggio di un’altra produzione americana). Nel corso del 2009 invece viene molto elogiato dalla critica, nonostante gli incassi inferiori alle attese e riceve numerosi riconoscimenti. Se ai Golden Globe 2010 le tre candidature per il film drammatico, la regia e la sceneggiatura vanno a vuoto, agli Oscar The Hurt Locker riceve ben 9 candidature, presentandosi come l’outsider più accreditato.
Il racconto del redattore
Si torna all’antico e i candidati alla statuetta di miglior film non sono più ridotti a 5, come per le altre categorie del premio, ma diventano ben 10. In cima alla lista troviamo il favorito e visionario Avatar, diretto da James Cameron (che quindi gareggia contro la propria ex-moglie) completamente in 3D. In poco più di un mese di programmazione Cameron supera se stesso e Titanic, salendo al primo posto per il maggiore incasso di tutti i tempi, con oltre due miliardi di dollari, a fronte del budget faraonico di 237 milioni. Il cospicuo ritorno economico non gli porta fortuna e agli Oscar egli deve accontentarsi di 3 meritati premi tecnici alla fotografia, agli effetti speciali e alla scenografia, mancando tutti i trofei principali. Altro concorrente accreditato alla vittoria finale potrebbe essere Bastardi senza gloria, ultima fatica del mercuriale Quentin Tarantino, ma anche lui, nonostante le 8 candidature, vede le proprie speranze sgonfiarsi fino a ridursi all’unica statuetta conquistata dal sadico ufficiale nazista Cristoph Waltz come miglior attore non protagonista. The Blind Side, film sportivo con un’anima, porta in dote il sospirato Oscar per la migliore attrice a Sandra Bullock, nonostante ella fosse una seconda scelta e avesse avuto la parte sostituendo Julia Roberts, per la quale il ruolo era stato pensato. Quattro segnalazioni infruttuose ha il fantascientifico District 9 di Neill Blomkamp nel quale gli alieni giunti sulla terra sono internati in un campo di concentramento sudafricano (le implicazioni politiche riguardanti l’immigrazione sono troppo evidenti per piacere ai giurati dell’Academy). An Education, sceneggiato dallo scrittore Nick Hornby, si ferma a 3 nomination, ma ha il merito di svelare il grande talento della giovane Carey Mulligan, giustamente nominata tra le protagoniste. Non va meglio ai fratelli Coen, il cui A serious Man non va oltre le due candidature per il film e la sceneggiatura. Il piacevole Tra le nuvole con George Clooney, insensibile ‘tagliatore di teste’ che fa da mentore alla giovane Anna Kendrick e si innamora della conturbante Vera Farmiga ottiene 6 nomination e nessuna statuetta. Il drammatico Precious, storia struggente di un’adolescente di colore che, violentata dal padre, partorisce un bimbo con la sindrome di down ottiene due riconoscimenti per l’attrice non protagonista M0’nique, che interpreta la madre rancorosa e gelosa della ragazza e per l’adattamento di Geoffrey Fletcher, dal romanzo Push – La storia di Precious Jones. Due premi anche al delizioso Up della Disney Pixar, che vince come miglior film d’animazione e per la colonna sonora di Michael Giacchino. La ‘notte delle stelle’ si conclude col trionfo di The Hurt Locker, miglior film dell’anno e, a sorpresa, di Katryn Bigelow, quarta donna ed essere nominata alla regia e prima della Storia ad essere premiata in questa categoria (filmato in alto). Altri 4 premi arricchiscono il palmarès del film: miglior sceneggiatura a Mark Boal, miglior montaggio, miglior suono e miglior montaggio sonoro.