Su Hugh Grant le cose da dire e da approfondire sono davvero tante. Attivo nell’industria cinematografica fin dal 1982, ha lavorato a quasi quaranta film, con un picco a metà anni ’90 e andando un po’ a calare dagli anni 2000. Non è uno di quegli attori apprezzati da tutti: Hugh Grant o lo ami o lo odi, non c’è una via di mezzo. Stessa cosa vale per i suoi film; c’è chi non può fare a meno di riguardarli di tanto in tanto e c’è chi se li risparmierebbe volentieri. A differenza dei più, non ho conosciuto Hugh Grant attraverso Bridget Jones o Notting Hill, anche se ovviamente ho poi adorato quei film, ma grazie a About a boy, che ho visto subito dopo aver letto l’omonimo libro di Nick Hornby. Di solito non mi aspetto granché da pellicole tratte da romanzi, soprattutto se a scrivere quel romanzo è stato uno dei miei scrittori preferiti, e invece è stato amore a prima vista! Quindi eccomi qui, a dedicare un po’ del mio tempo a questo attore dal ciuffo ribelle e dal fascino inglese. Iniziamo!
Hugh John Mungo Grant nasce il 9 settembre del 1960 a Londra. Nonostante fosse di una famiglia altolocata, passò tutta la sua infanzia nel quartiere di Hammersmith, conosciuto come uno dei più popolari e più poveri di tutta Londra. Suo padre, il Capitano James Murray Grant, dirigeva una ditta di tappeti e sua madre, Fyvola, era un’insegnante di lingue e musica. Grazie a lei impara a parlare fluentemente il francese, prende lezioni di piano dalla madre di Andrew Lloyd Webber (compositore di numerose colonne sonore, tra cui Cats, Il fantasma dell’opera, Evita) ed eredita anche il suo accento inglese signorile e “quei pochi geni da attore che ho“.
Nei ruoli che interpreta, tranne rarissime eccezioni, Hugh Grant non passa mai per l’uomo brillante e intelligente, piuttosto per quello bello e dannato, donnaiolo, arrogante e pieno di sé. Basta guardare qualche intervista per rendersi conto che l’attore sarà anche affascinante ed effettivamente un gran donnaiolo, ma possiede un sarcasmo sottile e un’intelligenza notevole. Se gli viene lasciata la parola riesce a intrattenere il pubblico con una parlantina degna di uno speaker radiofonico, con battute ironiche e osservazioni acute, su se stesso o, talvolta, sui suoi colleghi:
Fin da piccolo, Hugh è un bambino sveglio, molto bravo a scuola e a cui piace studiare; frequenta dapprima la Wetherby School e poi, grazie a una borsa di studio, la Latymer Upper School, dove si rivela uno studente brillante e uno dei migliori della scuola. Sempre con una borsa di studio, Grant inizia a studiare all’Università di Oxford, dove si laurea in Letteratura inglese. Subito dopo gli viene offerta la possibilità di prendere un Phd in Storia dell’arte all’Università di Londra, offerta che rifiuterà per mancanza di soldi. Chissà come sarebbe stato averlo come insegnante… in Professore per amore non sembra affatto male!
Nonostante lui stesso abbia più volte ammesso che non gli sarebbe dispiaciuto “riuscire a insegnare qualcosa a un gruppo di ragazzini“, la sua vera passione è sempre stata la recitazione. Adesso tutti conoscono il nome Hugh Grant, a prescindere che abbiano mai visto un suo film o meno, ma come tanti altri, anche Grant ha dovuto faticare non poco per rendersi noto al grande pubblico e per sfondare nel mondo del cinema. Nel 1982 partecipò al suo primo film, Privileged, prodotto dalla Oxford University Film Foundation e diretto da un suo caro amico, Michael Hoffman, divenuto poi un affermato regista e sceneggiatore, noto soprattutto per il suo Sogno di una notte di mezza estate del 1999. Privileged, purtroppo, è introvabile ed è difficile scoprirne qualcosa in più, però qualche foto sono riuscita a trovarla lo stesso così che anche te potrai ammirare la bellezza particolare di un giovanissimo Hugh Grant e, in particolare, i suoi “floppy hair”, divenuti poi celebri, alla massima potenza:
I primi ruoli
Gli anni ’80 sono costellati da tanti piccoli ruoli per Hugh Grant, che entra anche a far parte della Jockeys of Norfolk, un trio comico composto da Andy Taylor, Chris Land e lo stesso Grant. Il gruppo partecipò ad alcuni spettacoli al Nottingham Playhouse, per poi spostarsi a Edimburgo, dove sperava di ottenere successo. Un successo che però non arrivò; Andy Taylor ricorda: “sfortunatamente prendemmo questa decisione in un momento decisamente sbagliato, quando la stand-up comedy era in declino e veniva considerata con un po’ di disprezzo da tutti. Abbiamo fatto davvero fatica a farci notare e per le prime settimane nessuno ci considerava“.
Passato un primo periodo, il trio venne notato e invitato al Russell Harty Show, cosa che garantì il sold out a tutti i loro successivi spettacoli. Dopo questo piccolo successo a Edimburgo, Taylor, Land e Grant tornarono a Londra e, dopo una serie di programmi radiofonici, l’esperimento si concluse, anche se i tre sono rimasti amici da allora. E’ solo qualche anno dopo che a Hugh Grant viene offerto il primo ruolo cinematografico importante. Siamo nel 1987, momento in cui Grant aveva deciso di rinunciare alla carriera d’attore, e a volerlo è nientemeno che James Ivory, regista e sceneggiatore già celebre all’epoca dopo i successi di Camera con vista, Quartet e Jane Austen a Manhattan.
Grant viene chiamato a recitare in Maurice, film tratto dall’omonimo romanzo di E. M. Forster, una bellissima e complicata storia d’amore tra due uomini, Maurice (James Wilby) e Clive (Hugh Grant), a cui poi se ne aggiungerà un terzo, Alec (Rupert Graves, il Lestrade di Sherlock), che riuscirà finalmente a dare a Maurice tutta la felicità di cui ha bisogno. Il film è un grande successo e Hugh si aggiudica anche la Coppa Volpi come Miglior interpretazione maschile. Gli anni successivi partecipa a molti film, da lui chiamati “Europuddings“, in quanto: “ti davano uno script in francese, un regista spagnolo, un attore inglese. Lo script solitamente veniva tradotto in inglese in modo terribile e prendevano un attore inglese con l’idea che fosse poi più facile vendere il film in America“.
Nel 1991, Grant recita nel film di James Lapine, Chopin amore mio, proprio nel ruolo del pianista Chopin. Al suo fianco tanti grandi attori, tra cui Judy Davis, Julian Sands e, sopratutto, Emma Thompson, che sarà collega di Hugh Grant in più occasioni e che lui descrive come: “intelligente, divertente, matta come un cavallo” (vedi video sopra). L’anno successivo interpreta il ruolo di Nigel in Luna di fiele, thriller erotico di Roman Polański, accanto a una meravigliosa Emmanuelle Seigner. Nel 1993 torna a recitare per James Ivory in Quel che resta del giorno. altro film di successo sempre al fianco della Thompson e di Anthony Hopkins.
Hugh Grant, la svolta e il successo
Nel 1993 a Grant viene offerto il ruolo che gli cambierà la vita e darà finalmente slancio alla sua carriera. Si tratta di Quattro matrimoni e un funerale (che sta per diventare una serie tv) di Mike Newell, in cui interpreta Charles, il classico bravo ragazzo timidissimo e adorabile. Quando gli venne offerta la parte la prima cosa che passò per la mente di Hugh Grant fu: “deve esserci un errore, il mio agente mi ha appena mandato uno script buono!“. Nessun errore, lo script era per lui e il provino fu un successo, almeno per il regista. Lo sceneggiatore, Richard Curtis, con cui poi Grant lavorerà a diversi film, non era della stessa idea, in quanto aveva in mente un personaggio completamente diverso, più nerd e imbranato. Il film fu comunque un gran successo, vinse un Golden Globe, quattro BAFTA e un Premio César, finendo poi al 23esimo posto nella lista dei migliori film britannici del XX secolo. Il finale del film è ormai celebre, ma forse non conosci una versione più recente (ed esilarante) rifatta da Hugh Grant e Graham Norton:
Da questo momento in poi tutti lo vogliono e il fenomeno Hugh Grant si diffonde in tutto il mondo. L’attore partecipa a numerose produzioni hollywoodiane, tra cui le più famose sono Imprevisti d’amore del 1995, in cui recita al fianco di Julianne Moore (che a quanto dice lui lo odia), e il bellissimo Mickey occhi blu del 1999, uno dei miei preferiti. Qua sotto una delle scene più spassose del film, in cui Michael cerca di chiedere in sposa Gina, figlia di una famiglia mafiosa. Come prevedibile, le cose non vanno proprio nel modo previsto…
Nel 2000 recita per Woody Allen in Criminali da strapazzo, commedia riuscita anche se non tra le più famose del regista.
6 anni, 6 film, tutti di enorme successo
Siamo nel 1999 e per Hugh Grant sta per arrivare un nuovo successo planetario in un film ormai cult, amato e stra citato. Ovviamente sto parlando di Notting Hill, commedia romantica per eccellenza, che racconta la storia “surreale, ma bella” di William Thacker, librario divorziato, e della famosissima attrice Anna Scott (Julia Roberts). La sceneggiatura è ancora una volta di Richard Curtis che per il film offrì anche casa sua. Ebbene sì, la famosa dimora dalla porta blu era il suo appartamento! Un’altra piccola curiosità divertente sul film è che Hugh Grant non amava baciare la sua costar perché, a detta sua: “Julia aveva una bocca troppo grande“. Comunque sia, ogni scena di Notting Hill è diventata celebre, come lo è diventato il quadro di Chagall che Anna regala a William, la frase “la felicità non è felicità senza una capra che suona il violino” o la panchina dove passavano il tempo i due amanti e che adesso si trova al Queen Gardens.
Nel 2001 arriva finalmente Il diario di Bridget Jones, con la magnifica Renée Zellweger, destinata a interpretare un personaggio che sarà amato da generazioni e generazioni e nel quale tutti noi, almeno una volta, ci siamo ritrovati. Il film non ha certo bisogno di presentazioni, così come non ne ha bisogno Daniel Cleaver, magistralmente interpretato da Hugh Grant. Confesso che ho sempre avuto un debole per Daniel, così come ce l’ho per Hugh, però, film dopo film, chi non farebbe il tifo per Mr Darcy? E chi non vorrebbe sentirsi dire una cosa simile: “Non penso affatto che tu sia un’idiota. Oddio, è vero che c’è qualche cosa di ridicolo in te, nei tuoi modi e tua madre è piuttosto imbarazzante. E devo ammettere che sei veramente pessima quando ti capita di parlare in pubblico, e tutto quello che ti passa per la testa lo fai uscire dalla bocca senza tener tanto conto delle conseguenze. Ma il punto è… quello che cerco di dirti… in modo molto confuso… è che, in effetti, probabilmente, malgrado le apparenze… tu mi piaci. Da morire. Così come sei“.
Tre anni dopo arriva il sequel, Che pasticcio Bridget Jones, che niente ha da invidiare al primo e che riscuote nuovamente un successo mondiale. Indimenticabile la lotta nella fontana tra Darcy e Cleaver. Nel 2002 Hugh Grant diventa Will Freeman, protagonista di About a Boy, di cui ti accennavo all’inizio. Film con cui ho conosciuto l’attore (e da cui è iniziata la mia fissazione), riporta in scena alla perfezione la storia raccontata da Nick Hornby nel suo omonimo libro. Hugh Grant, nel ruolo di uomo annoiato e insensibile, è perfetto e neanche dopo mezz’ora di film siamo irrimediabilmente affezionati.
L’anno dopo è il turno di Two Weeks a Notice, in cui recita accanto a Sandra Bullock; una commedia che non annoia mai, con un classico lieto fine che non può certo mancare in film del genere. Nel 2003 arriva una delle sue commedie più celebri, sempre firmata Richard Curtis, e must watch di natale: Love Actually. Nel film interpreta un neoeletto premier britannico che ci regala un notevole balletto a ritmo di Jump, scena che lui ha odiato, ma che noi, d’altra parte, abbiamo amato:
Al suo fianco di nuovo Emma Thompson, con cui aveva recitato nuovamente nel 1995 per Ragione e sentimento, e Colin Firth. Tra gli altri anche Liam Neeson (in un ruolo insolito per lui, ma indimenticabile), Alan Rickman, Keira Knightley e un grandissimo Bill Nighy. Dopo questi grandi successi, Hugh Grant partecipa ad altri film divertenti e piacevoli, ma che non ottengono il successo mondiale dei precedenti. Parlo di American Dreamz, Scrivimi una canzone, per il quale Grant ha dovuto imparare a cantare e ballare per rendere credibile il suo personaggio, una pop star in pensione, Che fine hanno fatto i Morgan (commedia davvero carina, insieme a Sarah Jessica Parker), Professore per Amore.
Finalmente, nel 2012, gli viene offerto un ruolo (in realtà più di uno, ben cinque) in Cloud Atlas, magnifico film di stampo fantascientifico diretto dalle sorelle Wachowski. Un nuovo successo mondiale che ha incassato 130 482 868 $. Dopo un’altra pausa, nel 2016 arriva Florence, al fianco di Meryl Streep, con cui instaura un bellissimo rapporto sul set e nella vita reale. Il film è stato candidato a numerosi premi, ma ne ha vinto soltanto uno, quello di miglior attrice in una commedia per la Streep. Nel 2020 Hugh Grant dovrebbe tornare nei cinema con The Gentlemen, un poliziesco diretto da Guy Ritchie con protagonisti Matthew McConaughey, Michelle Dockery, Henry Golding e Colin Farrell.
La vita privata
All’apice del suo successo in campo professionale, a inizi anni ’90, Hugh Grant era celebre anche per la sue relazione con la bellissima attrice Elizabeth Hurley, con la quale formava una coppia stellare. I due sono stati insieme per tredici anni, dal 1987 al 2000 e la donna gli è stata accanto anche durante lo scandalo che sommerse Grant nel 1995, quando fu sorpreso dalla polizia di Los Angeles insieme a una prostituta e venne poi arrestato con l’accusa di atti osceni in luogo pubblico. Di quell’episodio infelice ne parla, con grande umorismo, in un’intervista al Tonight Show:
Nonostante si siano lasciati nel 2000, Hugh e Elizabeth sono rimasti grandi amici e Grant ha fatto da padrino a Damian, figlio della ex compagna, mentre lei ha fatto da madrina a Tabitha, figlia nata nel 2011 dalla compagna Tinglan Hong, con cui ha anche un bambino, Felix, nato nel 2012. Nel 2014 riconosce un terzo figlio, nato nel 2012 da una relazione con Anna Elisabet Eberstein che, nel 2015, lo rende padre per la quarta volta. Insomma, una vita movimentata la sua.
Per concludere, ti lascio qui sotto un video molto divertente in cui Hugh Grant ripercorre i suoi più grandi successi cinematografici, aggiungendo in qua e là qualche commento sarcastico e qualche aneddoto esilarante: